Il padre, l’archetipo

Molti figli hanno la fortuna di incontrare un padre che vive ed esprime i lati inquietanti e i lati amorevoli dell’archetipo. Molti fanno però l’esperienza di un padre in cui queste polarità non sono in equilibrio: una è più forte dell’altra, quali che ne siano i motivi. Fare esperienza di un padre che esprime soltanto una polarità – soltanto la parte amorevole o solo quella distruttiva, e in cui la parte opposta rimane nascos – rappresenta una grave perdita per lo sviluppo del bambino. L a cosa peggiore è tuttavia non avere un padre, oppure averne uno che non è in grado di vivere né i lati distruttivi, né i lati amorevoli dell’archetipo paterno. Stranamente, in base alla mia esperienza, la circostanza che venga vissuto soltanto il lato distruttivo o soltanto quello premuroso non pare affatto un ruolo così importante. La cosa fondamentale è che nel padre concreto – o a ogni modo in una figura paterna – ci si possa confrontare con almeno un lato dell’archetipo paterno.
Adolf Guggenbuhl-Craig

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Una Risposta

  1. Prof, chiedo scusa se da questo post non ho ancora capito se per Adolf Guggenbuhl-Craig “fare esperienza con una polarità dell’archetipo del padre comporti una perdita nello sviluppo del bambino”, o se non è affatto un “ruolo importante, o se sia meglio “confrontarsi con almeno un lato dell’archetipo paterno”. Concordo che “la cosa peggiore sia non avere un padre, o che questi non manifesti nè i lati distruttivi, nè i lati amorevoli dell’archetipo del padre.”: un padre che delega il suo ruolo alla madre del bambino, per esempio, perchè incapace di assumersi la responsabilità della propria e della nuova vita. Rinunciando di fatto al diritto di essere ri-amato. Un abbraccio

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