Dall'”Antologia di Spoon River”

Ernest Hyde
La mia mente era uno specchio:
vedeva ciò che vedeva, sapeva ciò che sapeva.
In gioventù la mia mente era solo uno specchio
in un vagone che correva veloce,
afferrando e perdendo frammenti di paesaggio.
Poi con il tempo
grandi graffi solcarono lo specchio,
lasciando che il mondo esterno penetrasse,
e il mio io più segreto vi affiorasse,
poiché questa è la nascita dell’anima nel dolore,
una nascita con vincite e perdite.
La mente vede il mondo come cosa a sé,
e l’anima unisce il mondo al proprio io.
Uno specchio graffiato non riflette immagine,
e questo è il silenzio della saggezza.
Edgar Lee Masters

Pubblicità

SottoSopra

Sopra: Marc Chagall, “L’uomo con la testa rovesciata”, 1919. Collezione privata

Cari amici del temenos, vi propongo, oggi, un percorso alternativo… aspetto le vostre riflessioni!

“A furia d’amarci”

Amiche e amici, vi propongo questi versi dirompenti di André Frénaud (1907-1993). Nato a Montceau-les-Mines nel 1907, fu deportato in Germania all’inizio della seconda guerra mondiale, ma, riuscito a fuggire, prese parte alla resistenza. Nel 1943 pubblicò la prima raccolta di versi, “I re magi” con la presentazione di L. Aragon. Seguirono “Le nozze nere” del 1946, “Enorme figura della dea Ragione” del 1949, “I contadini” de 1951, “Non c’è paradiso” del 1962, ecc.

“A furia d’amarci”

A furia d’amarci non ci conosciamo più,
perché non esiste più né tu né io,
ma un uccello cieco immobile sul vuoto,
che non canta, perfetto, che ringiovanisce.
Il fulgore del suo silenzio ripara le ferite.
Mio amore, ma tu e io diventiamo vergini!

André Frénaud in “THE LOVE BOOK. Le più belle poesie d’amore”, Mondadori, 2000.