Come la più delicata delle carezze, ti penso.
Senza che tu lo sappia, siedo i ricordi, accanto a te.
Al passaggio quiete della memoria, bacio lieve il tuo viso.
Piango silenziosamente, ogni giorno.
Segretamente.
Inconsolabilmente.
Mio caro papino BELLISSIMO, cuore del mio cuore.
Luce delle mie stelle.
Come posso, di questo tempo oscuro, abbracciarne la violenta durezza?
Come posso accettare la tua memoria svanita?
Solamente la voce è la stessa.
Il resto, il mondo intorno, inesorabilmente si è dissolto.
E stride.
Addolora.
Dilania.
So che sarà sempre così.
So che i giorni che arriveranno, ti nasconderanno perdutamente.
Senza soluzione.
Senza rispetto.
Come un abisso.
Mio caro papino, non temere, non dirò nulla.
Terrò le lacrime per me.
Tu resta lì dove sei, in quel non-luogo che il medico chiama in quel modo che spiazza e disorienta.
Stai tranquillo.
Scaccia i demoni che ti fanno visita.
Siediti, calmo.
Sii sereno perché, anche se non lo ricorderai, ogni giorno ti racconterò le gesta di un uomo bellissimo:
MIO PADRE
Tu.
(Michele)
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Fantastico. Scritto sublime ed emozionante.
Anniversario 2017
(A mio padre)
Padre mio anche quest’oggi se n’è andato
ed anche gli anni stan fuggendo via
tu già da un pezzo riposi senza affanni
io vedo passare in fretta gli anni.
Sedici anni veloci son passati
e tu riposi in alto e il primo sole
rubi al mattino e l’ultimo ora scalda
il viso in quella foto tua spavalda.
Un grande giorno questo “5 Maggio”,
che m’è costato un dì qualche fatica
tu nascevi in questo dì fatale
ma per l’Imperatore fu ferale.
Ed ora gli anni stanno andando via
i miei capelli imbiancano costanti
guardo ogni tanto all’uscio e un po’ ti penso
ma alle cose da fare ognor ripenso.
(Donnas 5.5.2017 – 23,35)
Edera amara
Sentire: “Figlio mio!”
Mai, mai l’ascoltai;
udire, appena in un sussurro lieve,
lieve per non svegliarmi,
un vezzo dolce su una culla
che dondola pian piano
al rosolante chiarore di un lumino,
sperso nel buio di un casolare antico,
anch’esso smarrito
tra le pieghe d’una memoria stanca.
“Figlio mio!”, sentir solo una volta,
ricordare un pensiero,
una carezza,
un pianto greve sul mio corpo infermo,
un canto lontan di ninna-nanna
che piano si smorza
mentre m’addormento.
Quante volte sognai d’avere un padre,
le cui premure restassero nel cuore
da custodir come reliquia sacra
e poter dire, davanti a un cimitero,
padre t’amai
ed il tuo amore è qui nella mia mente.
Nulla conservo
se non l’ombra nera
di giorni sepolti per non ricordare,
che rimuovo insieme al mio rimpianto
di non poterti, padre, amare tanto.
Salvatore Armando Santoro
Il mio contributo intorno alla figura del padre. Storie da dire e da raccontare, un padre assente dalla mia vita e non per colpa sua, richiamato a combattere una guerra in paese diversi contro gente che non gli aveva fatto nulla. Un padre sottratto agli affetti familiari e che alla fine crea e lascia un vuoto intorno a se. E chi devo ringraziare? Un folle, un matto, che assecondato da un sovrano vile che fugge quando il pericolo gli incombe addosso, scatena una guerra senza senso per costruire un impero che altri stanno abbandonando perché la grandezza di una nazione non si costruisce asservendo altri popoli ma collaborando con loro per un pacifico sviluppo comune.
Grande tristezza. Non lo sapevo che fosse così grave, una notizia che mi addolora tantissimo.
Questa poesia è uno splendido omaggio a un uomo eccezionale, credo unico.
Grazie e, per quel che vale, buon Natale di speranza.
Bellissima e commovente Lirica!!! Inconsolabile…. …Anche per noi, che Lo abbiamo seguito per tanti anni su Rai-Notte e che abbiamo letto i Suoi Libri.
Maestro Spiritale, che aveva per tutti una parola di comprensione, di sollievo, di crescita sapenziale; Colui che aveva strappato, ancora una volta la Fiamma del Sapere agli Dei, per donarla agli uomini, per metterla a loro disposizione; nell’Archetipo Collettivo di Tutti Noi, comunque resterà!…. ….. Ho un vuoto profondo nel mio Cuore! Ma, quando Lo penso, mi sento il Suo spirito combattivo ed indomito vicino: nelle difficoltà ritrovo così, la Forza per andare avanti.
Non so, se sono peggiorati i tempi, ma trovo sempre tante difficoltà e nuovi ostacoli nella mia vita presente; ostacoli socio-culturali, che Suo Padre e la mia generazione,pensavano ormai quasi superati. Una Preghiera….. Eugenia Pinna
Tuo padre continua a vivere in me e in tutti coloro che lo amano. Sono stordita dal dolore.
Un forte abbraccio.
Caro prof,
rimescolo i pensieri ed estraggo a caso: ne faccio una collana di improbabile sensatezza, solo per restituire quanto di questa sua ultima lezione non mi è entrato in testa, tanto è assurda la pretesa, da parte tua, che io sia in grado di immaginare per comprendere qualcosa di così astratto e terribilmente grande come la libertà.
Dunque, Prof: hai travasato la tua Anima nell’Anima, nutrendola, sfidando la volontà contraria della paziente, confidando nella sostanza di cui siamo fatti, facendo di noi il tuo centro fortificato.
Fin qui ci arrivo anch’io ma oltre per me è troppo, non vado, prof, perchè rinunciando a te stesso ti sei ricongiunto con le stelle, oltre il sensibile e lo scibile nell’insondabile.
La verità è che non ho studiato il modo per lasciarti andare. Dovrei rinunciare io a qualcosa che non sono pronta a cedere e quindi a perdonarmi.
Distinti e affettuosi saluti
Valeria
Non avevo capito che la poesia fosse personale. Mi dispiace! Ma i padri ognuno in fondo li racconta per come li vive. Ed è forse difficile per chi legge socializzare a fondo certe nostre emozioni che in fondo rimangono private e personali.
“Fa’ che questa sia l’ora in cui sguainiamo le spade insieme. Feroci atti sveglia, non per collera, non per rovina o la rossa aurora. Forza Eorlingas! Carica!”
(Théoden)