Fascino intramontabile

Fascino

(Jean-Baptiste Camille Corot, Donna con una perla, 1868)

“Il volto di una donna bellissima può avere dei difetti che non fanno che rendere più profondo il suo fascino”.

Henry James

 

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Pianto antico

L’albero a cui tendevi 
La pargoletta mano, 
Il verde melograno 
Da’ bei vermigli fiori
Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora,
E giugno lo ristora
Di luce e di calor. 
Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l’inutil vita
Estremo unico fior, 
Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra; 
Né il sol piú ti rallegra 
Né ti risveglia amor.

Giosuè Carducci

Angeli con la pistola

Angeli in musica

Siamo i messaggeri

Idoli del nostro tempo

« Non basta disprezzare la guerra, la tecnica, la febbre del denaro, il nazionalismo. Bisogna sostituire agli idoli del nostro tempo un credo. È quel che ho sempre fatto: nel “Lupo della steppa” sono Mozart, gli immortali e il teatro magico; nel “Demian” e in “Siddharta” gli stessi valori, solo con nomi diversi. »

Herman Hesse

Battiato mistico

Meriggiare pallido e assorto

 

 

 

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Eugenio Montale

 


 

Lo spirito di un’epoca

“Le donne di Boldini, sono nature flessuose e disinibite che mostrano senza reticenza un modello di bellezza erudito e, spogliandosi, affermano la loro autodeterminazione di individui maturi e emancipati, pienamente consapevoli della propria femminilità”. (T. Panconi)

(Giovanni Boldini, Ritratto della principessa Marthe Lucile Bibesco, 1911)

Imitazione della gioia

 

Dove gli alberi ancora
abbandonata più fanno la sera,
come indolente
è svanito l’ultimo tuo passo
che appare appena il fiore
sui tigli e insiste alla sua sorte.

Una ragione cerchi agli affetti,
provi il silenzio nella tua vita.

Altra ventura a me rivela
il tempo specchiato. Addolora
come la morte, bellezza ormai
in altri volti fulminea.
Perduto ho ogni cosa innocente,
anche in questa voce, superstite
a imitare la gioia.

 

Salvatore Quasimodo

La Gioconda

“Leonardo ha creato con la Gioconda una formula nuova, più monumentale e al tempo stesso più animata, più concreta, e tuttavia più poetica di quella dei suoi predecessori. Prima di lui, nei ritratti manca il mistero; gli artisti non hanno raffigurato che forme esteriori senza l’anima o, quando hanno caratterizzato l’anima stessa, essa cercava di giungere allo spettatore mediante gesti, oggetti simbolici, scritte. Solo nella Gioconda emana un enigma: l’anima è presente ma inaccessibile”.

Charles de Tolnay

(Leonardo da Vinci, La Gioconda, 1504-1510)

San Martino

La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale, 
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar; 
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar. 
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar.

Giosuè Carducci


L’Uno e il Bene

« L’Uno non può essere una di quelle cose alle quali è anteriore: perciò non potrai chiamarlo Intelligenza. E nemmeno lo chiamerai Bene, se Bene voglia significare una tra le cose. Ma se Bene indica Colui che è prima di tutte le cose, lo si chiami pure così. »

Plotino

La ricerca della verità

L’importanza della televisione

Le sorti della dea Fortuna

« Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo onesto e ben nato, ricevette in frequenti sogni, all’ultimo anche minacciosi, l’ordine di spaccare una roccia in una determinata località. Atterrito da queste visioni, nonostante che i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro. Dalla roccia infranta caddero giù delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica. Quel luogo è oggi circondato da un recinto, in segno di venerazione, presso il tempio di Giove bambino, il quale, effigiato ancora lattante, seduto insieme con Giunone in grembo alla dea Fortuna mentre ne ricerca la mammella, è adorato con grande devozione dalle madri. E dicono che in quel medesimo tempo, là dove ora si trova il tempio della Fortuna, fluì miele da un olivo, e gli arùspici dissero che quelle sorti avrebbero goduto grande fama, e per loro ordine col legno di quell’olivo fu fabbricata un’urna, e lì furono riposte le sorti, le quali oggidì vengono estratte, si dice, per ispirazione della dea Fortuna. »

Marco Tullio Cicerone

Sulla fortuna

La Fortuna ama le persone non troppo sensate; ama gli audaci e quelli che non hanno paura di dire “Il dado è tratto”.

Erasmo da Rotterdam

L’importanza della fortuna

Il mondo invisibile

“Domande come: che cosa significa questo quadro? Che cosa rappresenta? Sono possibili solo se si è incapaci di vedere un quadro nella sua verità, se si pensa macchinalmente che un’immagine molto precisa non mostri ciò che essa è con tanta precisione. Ciò equivale a credere che il sottinteso(se ce n’è uno?) valga più dell’inteso. Nella mia pittura non ci sono sottintesi”.

René Magritte

(René Magritte, Il mondo invisibile, 1954)

Perché vale la pena vivere: consigli di Woody Allen

E, secondo voi, per cosa vale la pena di vivere?

Gabriele

Il trionfo di Bacco e Arianna

Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuol essere lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Quest’è Bacco e Arianna,
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe ed altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati,
ballon, salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Queste ninfe anche hanno caro
da lor esser ingannate:
ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Questa soma, che vien drieto
sopra l’asino, è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto,
già di carne e d’anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s’altri poi non si accontenta?
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman non c’è certezza.

Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò c’ha esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Lorenzo de’ Medici

“Senti, Louise, non torniamo indietro”.

“…Se stasera ho voglia di morire è perchè non ti amo più”.

La notte, mi fai impazzir…

L’infinito

«Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare».

Giacomo Leopardi

“La Grande Madre” su ECORADIO

Carissime amiche e carissimi amici,

oggi andrà in onda la mia rubrica letteraria La Grande Madre su ECORADIO, ogni sabato alle ore 15:30 e in replica la domenica sempre alle ore 15:30. Un momento della giornata, questo vuole essere il programma, in cui fermasi a riflettere, insieme, attraverso i libri che più ci “aprono” alla nostra interiorità, e quindi al pensiero ecologico vissuto in profondità, ri-avvicinandoci all’intimità della natura, alla Grande Madre. Presenteremo saggi, romanzi, raccolte poetiche, testi di filosofia, ecc., con l’intervento anche di autori ed editori. Le frequenze sono per Roma 88.3 FM e per Napoli 92.1 FM. È possibile, inoltre, seguire la trasmissione su internet sul sito www.ecoradio.it cliccando, in alto, su “ascolta”. Vi aspetto. Un abbraccio!

Quando l’amore è più forte della morte…

Erano i capei d’oro…

Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ‘n mille dolci nodi gli avvolgea,
e ‘l vago lume oltre misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;

e ‘l viso di pietosi color farsi,
non so se vero o falso, mi parea :
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di subito arsi?

Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma, e le parole
sonavan altro che pur voce umana;

uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’io vidi; e se non fosse or tale,
piaga per allentar d’arco non sana.

Francesco Petrarca

Sospiri d’amore

Altri mai foco…

Altri mai foco, stral, prigione o nodo
sì vivo e acuto, e sì aspra e sì stretto
non arse, impiagò, tenne e strinse il petto,
quanto ‘l mì ardente, acuto, acerba e sodo.
Né qual io moro e nasco, e peno e godo,
mor’altra e nasce, e pena ed ha diletto,
per fermo e vario e bello e crudo aspetto,
che ‘n voci e ‘n carte spesso accuso e lodo.
Né fûro ad altrui mai le gioie care,
quanto è a me, quando mi doglio e sfaccio,
mirando a le mie luci or fosche or chiare.
Mi dorrà sol, se mi trarrà d’impaccio,
fin che potrò e viver ed amare,
lo stral e ‘l foco e la prigione e ‘l laccio.

Gaspara Stampa

Battiato e le “impressioni di settembre”

Lo dice anche una canzone…

Amour fou: amici mai

 

Amici?

Carissimi, secondo voi, si può restare amici dopo una grande passione?

Gabriele.

Sogni e risvegli

Il giardino spezzato

Potere onirico della musica

Desiderio di vendetta

(Artemisia Gentileschi, Giuditta che decapita Oloferne, 1612-1613)

“Quartine”

Oggi parliamo con Abou Said (968-1048), celebre poeta persiano di cui si hanno poche notizie certe. Autore di poesie mistiche, divenenne il precursore di una infinita serie di imitatori:

“Quartine”

Nessuno ripone vanamente le sue speranze nella tua grazia.
Il tuo eletto non conosce che felicità eterna.
Che il tuo amore sfiori un istante qualche atomo:
quell’ atomo vale più di un migliaio di soli.

٭

Il mio cuore non segue che il cammino del tuo amore,
non vuole che il tormento che gli verrà da te.
Il tuo amore prosciugò il deserto del mio cuore,
affinché nessun altro amore vi fiorisse mai.