Gaudio l’amarti

Gaudio l’amarti,
illimitato gaudio
credere al riso dei tuoi occhi,’
è vertigine ancora
la certezza d’esser da te cantata,
oh più tardi, negli anni non più miei,
or che tremare la vita sento
sul ciglio estremo…

Sibilla Aleramo

Quando sarai…

Quando sarai vecchia e grigia e pieno di sonno
avrai il capo
A tentennare presso il fuoco, togli questo
libro,
Leggilo con cura, e sogna il tenero sguardo
Che i tuoi occhi ebbero una volta, sogna anche
le loro ombre fonde;
E come tanti amarono i tuoi momenti di grazia
felice
E amarono la tua bellezza con falso o vero
amore;
Ma uno solo amò in te la tua anima errante
E amò le pene del tuo mutevole
volto;
E curva sui ceppi che rimandano il loro
bagliore,
Mormora pure, un po’ triste, come Amore
si volse in fuga,
E oltrepassò i monti
E nascose il suo volto in una miriade di stelle.

W. B. Yeats

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Nessuno può conoscermi

Nessuno può conoscermi
Come tu mi conosci

Gli occhi tuoi dove dormiamo
Tutti e due
Alle mie luci d’uomo han dato sorte
Migliore che alle notti della terra

Gli occhi tuoi dove viaggio
Han dato ai gesti delle strade un senso
Separato dal mondo

Negli occhi tuoi coloro che ci svelano
La solitudine nostra infinita
Non sono più quel che credevan essere

Nessuno può conoscerti
Come io ti conosco.

Paul Éluard

Sei stata mia compagna di scuola

Sei stata mia compagna di scuola
ma hai un anno meno di me
abbiamo un bambino che va a scuola mi
sono innamorato di te…
Fingerò d’essere una tua scolara
che s’è innamorata di te
mi sono fatta una frangetta
per cenare fuori con te…
Cerchiamo una locanda piccina
nella città ma non c’è
inventiamola affacciata sul fiume
che allevò me e te…

Di acqua nel fiume che è nostro
ce n’è e non ce n’è…
Inventerò un nuovo mese
ricco d’acqua per te…

Che si rifletta in me
nei miei occhi
china dalla veranda inverdita
sull’acqua che somiglia la vita

rubandomi e restituendomi a te.

Attilio Bertolucci

Convalescente

Ancora vita il tuo dolce rumore
dopo giorni bui e muti riprende.
Porta il vento di maggio l’odore
del fieno, il cielo immobile splende.
Gli occhi stanchi colpisce di lontano
il rosso papavero in mezzo al tenero grano.

Attilio Bertolucci

Per Raffaele

La madre

E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ ombra,
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
sarai una statua davanti all’ Eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando mi avrai perdonato
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’ avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Giuseppe Ungaretti

Roma

L’Epifania è così mite qui
come se già fosse aprile, ma le nuvole
sono quelle dell’anno nuovo
che inumidiscono gli occhi,
a guardarle,
perché così simili a quelle
degli anni che non sono più.

Si muovono lente,
bianche o d’un grigio chiaro
sul cielo celeste tramutantesi in azzurro
volgendo l’ora al mezzogiorno
che ci chiama alla Messa.

Quando usciremo dall’incenso in fretta
verso la casa che ride nell’alto sole dell’una,
la città che non ci lascia ricordare
neve e sole sulla neve e brina
ci avrà abbracciati, dolce meretrice,
ci avrà vinti per sempre.

Attilio Bertolucci

Sul molo il vento soffia forte

Sul molo il vento soffia forte. Gli occhi
hanno un calmo spettacolo di luce.
Va una vela piegata, e nel silenzio
la guida un uomo quasi orizzontale.
Silenzioso vola dalla testa
di un ragazzo un berretto, e tocca il mare
come un pallone il cielo. Fiamma resta
entro il freddo spettacolo di luce
la sua testa arruffata.

Sandro Penna

Un chiaro fuoco

Un chiaro fuoco m’abita e vedo freddamente
la violenta vita, illuminata tutta…
io non posso più amare oramai che dormendo
i suoi graziosi atti mescolati di luce.

I giorni miei, la notte, mi riportano sguardi
dopo i primi momenti di un infelice sonno,
quando sparsa nel buio è la sventura stessa,
tornano a farmi vivere, mi danno ancora occhi.

Se erompe quella gioia, un’eco che mi sveglia
ributta solo un morto, alla mia riva di carne.
E al mio orecchio sospende, il mio riso straniero

come alla vuota conchiglia un sussurro di mare,
il dubbio – sul bordo di un’estrema meraviglia,
se io sono, se fui; se dormo oppure veglio…

Paul Valéry

Ad altri da te

Amico da nemico io ti sfido.

Tu con monete false nelle borse degli occhi,
Tu amico mio dall’aria accattivante
Che per vera mi rifilasti la menzogna
Mentre spiavi bronzeo i miei più gelosi pensieri,
Che mi allettasti con luccicanti pezzi d’occhio
Finché il dente goloso del mio affetto trovò il duro
E scricchiolò, e io inciampai e succhiai,
Tu che ora èvoco a stare come un ladro
Nella memoria, moltiplicato da specchi,
In sorridente inobliabile atto,
Mano lesta nel guanto di velluto
E un martello contro il mio cuore,
Eri una volta una tale creatura, un così allegro,
Schietto, spassionato compagno,
Che non avrei mai detto né creduto
Mentre una verità spostavi nell’aria,

Che per quanto li amassi per i loro difetti
Come pei loro pregi,
I miei amici non erano che nemici su trampoli
Con la testa fra nuvole d’astuzia.

Dylan Thomas

Due anni più tardi

Nessuno ti ha mai detto che i tuoi occhi
Arditi e belli avrebbero dovuto
Essere fatti più esperti? O avvertita di come
Sia disperata la falena quando si brucia le ali?
Avrei potuto insegnartelo io;
Ma tu sei giovane, così parliamo un linguaggio diverso.

Oh, prenderai tutto quanto ti è offerto
E sognerai che tutto il mondo è amico,
Dovrai soffrire come tua madre ha sofferto,
E alla fine tu sarai spezzata;
Ma io sono vecchio e tu sei giovane,
E io parlo una lingua barbara.

W. B. Yeats

Io ti chiesi

Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.

Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste.

Hermann Hesse

Meraviglia

Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere.

Albert Einstein

Il vero viaggio

Il vero viaggio non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi.

Marcel Proust

Un po’ di pace

Un po’ di pace è già nella campagna
L’ozio che è il padre dei miei sogni guarda
i miei vizi coi suoi occhi leggeri.

Qualcuno che era in me ma me non guarda
bagna e si mostra negligente: appare
d’un tratto un treno coi suoi passeggeri
attoniti e ridenti – ed è già ieri.

Sandro Penna

Il vero viaggio

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.

Marcel Proust

Quando i tuoi occhi incontrano la mia solitudine

Quando i tuoi occhi incontrano la mia solitudine
il silenzio diventa frutto
e il sonno tempesta
si socchiudono porte proibite
e l’acqua impara a soffrire.

Quando la mia solitudine incontra i tuoi occhi
il desiderio sale e si spande
a volte marea insolente
onda che corre senza fine
nettare che cola goccia a goccia
nettare più ardente che un tormento
inizio che non si compie mai.

Quando i tuoi occhi e la mia solitudine si incontrano
mi arrendo nuda come la pioggia
e nuda come un seno sognato
tenera come la vite che matura il sole
molteplice mi arrendo
finché nasca l’albero del tuo amore

Tanto alto e ribelle
Tanto alto e tanto mio
Freccia che ritorna all’arco
Palma azzurra piantata nelle mie nuvole
Cielo crescente che niente fermerà.

Joumana Haddad

Brezza marina

Come è triste la carne… E ho letto tutti i libri!
Fuggire! Laggiù fuggire! Ho udito il canto degli uccelli ebbri tra l’ignota schiuma e i cieli.
Nulla, neppure gli antichi giardini riflessi negli occhi,
Potrà Trattenere il mio cuore che si immerge nel mare.
O notti! Neppure il deserto chiarore della mia lampada
Sul foglio ancora intatto, difeso dal suo chiarore,
E neppure la giovane donna che nutre il suo bambino.
Partirò! Nave che culli le tue vele
Leva l’ancora verso un’esotica natura!
Una Noia crede ancora, desolata da speranze crudeli, ai fazzoletti agitati nell’ultimo addio.
E forse gli alberi che attirano la tempesta
il vento farà inclinare sui naufragi
Perduti, senz’alberi, lontani da fertili isole…
Ma ascolta, mio cuore mio, il canto dei marinai!

             Stéphane Mallarmé

Viene l’autunno sonnolento

Viene l’autunno sonnolento. Brillano
dietro i lucenti vetri due lucenti
occhi.

Sandro Penna

Orribile notte

Orribile notte d’insonnia!
– senza la presenza benedetta
del tuo caro corpo accanto a me,
senza la tua bocca tanto baciata
anche se troppo scaltra
e sempre in malafede,

senza la tua bocca tutta menzogne,
ma così franca quando ci penso
e che sa consolarmi
sotto l’aspetto e la specie
di una fragola – e, buona commedia! –
di un plausibilissimo parlare,

e soprattutto il pentacolo
dei tuoi sensi e il miracolo
multiplo e uno, fiore e frutto,
dei tuoi duri occhi di strega,
duri e dolci a modo tuo…
Buon Dio! che terribile notte!

 Paul Verlaine

Cecità

“Il problema è avere gli occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio.”

Pier Paolo Pasolini

Parlavamo del più e del meno

Parlavamo del più e del meno, ieri
ieri i miei occhi cercavano i tuoi,

tu pure andavi andavi in cerca del mio sguardo
intanto che il discorso continuava.

Sotto il senso banale delle frasi
il mio amore seguiva i tuoi pensieri,

e quando tu parlavi mi fingevo
distratto ed ascoltavo il tuo segreto:

poiché la voce e gli occhi di Colei
che ti fa triste e gioioso rivelano,

malgrado ogni sforzo mesto e allegro,
l’essere interiore illuminandolo.

Ieri dunque son partito inebriato:
il mio cuore spera vanamente,

ha una speranza vana, falsa e dolce?
No, è vero? Non è vero che no?

Paul Verlaine

Ero solo nel mondo

Ero solo nel mondo, o il mondo aveva
un segreto per me? Di primavera
mi svegliavo a un monotono accordo
e il canto di un amore mi pareva.
Il canto di un amore che premeva
con gli occhi di quel cielo puro e fermo.

Sandro Penna

Nuotatore

Nuotatore
Dormiva…?
Poi si tolse e si stirò.
Guardò con occhi lenti l’acqua. Un guizzo
il suo corpo.
Così lasciò la terra.

Sandro Penna

La dura prova

La dura prova è ormai alla fine:
mio cuore, sorridi al domani.

Son passati i giorni angosciosi,
quando ero triste fino al pianto.

Anima mia, ancora un poco,
non stare a contare gli istanti.

Ho letto le parole amare,
e ho bandito le oscure chimere.

Gli occhi non possono vederla
a causa di un dovere doloroso,

l’occhio è ansioso di ascoltare
le note d’oro della sua voce tenera,

tutto il mio essere e il mio amore
acclamano il giorno felice

in cui,unico sogno, unico pensiero,
ritornerà da me la fidanzata.

Paul Verlaine

Il mio fanciullo

Il mio fanciullo ha le piume leggere.
Ha la voce sì viva e gentile.
Ha negli occhi le mie primavere perdute.
In lui ricerco amor non vile.
Così ritorna il cuore alle sue piene.
Così l’amore insegna cose vere.
Perdonino gli dèi se non conviene
il sentenziare su piume leggere.

Sandro Penna

Colloquio sentimentale

Nel vecchio parco gelido e deserto
sono appena passate due forme.

Hanno occhi morti, e labbra molli,
e le loro parole si odono a stento.

Nel vecchio parco gelido e deserto
due spettri hanno evocato il passato.

– Ricordi la nostra estasi d’allora?
– E perché vuoi che la ricordi?

– Batte ancora il tuo cuore solo a udire il mio nome?
Ancora vedi in sogno la mia anima? – No.

– Ah, i bei giorni d’indicibile felicità
quando univamo le nostre bocche! – Può darsi.

– Com’era azzurro il cielo, e grande la speranza!
– Vinta, fuggì la speranza, nel cielo nero.

Andavano così tra l’avena selvatica,
e le loro parole le udì solo la notte.

Paul Verlaine

Il mantello e la spiga

Sotto l’ombra sospiravi
pastore di ombre e di sotterranei segreti
parlavi di una vita trascorsa.
Come sempre le foglie cadono d’autunno.
Intona i canti dei veggenti
cedi alla saggezza
alle scintille di fuochi ormai spenti,
regolati alle temperature e alle frescure delle notti:
lascia tutto e seguiti.
Guarda le distese dei campi, perditi in essi
e non chiedere altro.
Lasci un’orma attraverso cui tu stesso
ti segui nel tempo e ti riconosci.
Correvi con la biga nei circhi.
E fosti pure un’ape delicata,
il gentile mantello che coprì le spalle di qualcuno.
Lascia tutto e seguiti.
I tuoi occhi dunque trascorrono svagati
ed ozi come una spiga.
Come sempre le foglie cadono d’autunno.

Franco Battiato

Canta la gioia

Canta la gioia! Io voglio cingerti
di tutti i fiori perché tu celebri
la gioia la gioia la gioia,
questa magnifica donatrice!

Canta l’immensa gioia di vivere,
d’esser forte, d’essere giovine,
di mordere i frutti terrestri
con saldi e bianchi denti voraci,

di por le mani audaci e cupide
su ogni dolce cosa tangibile,
di tendere l’arco su ogni
preda novella che il desìo miri,

e di ascoltare tutte le musiche,
e di guardare con occhi fiammei
il volto divino del mondo
come l’amante guarda l’amata,

e di adorare ogni fuggevole
forma, ogni segno vago, ogni immagine
vanente, ogni grazia caduca,
ogni apparenza ne l’ora breve.
Canta la gioia! Lungi da l’anima
nostro il dolore, veste cinerea.

Gabriele D’Annunzio

Nessuno

Io sono solo
il fiume è grande e canta
Chi c’è di là?
Pesto gramigne bruciacchiate.
Tutte le ore sono uguali
per chi cammina
senza perché presso l’acqua che canta.
Non una barca
solca i flutti grigi
che come giganti placati
passano davanti ai miei occhi
cantando.
Nessuno.

Attilio Bertolucci

Sabbie mobili

Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano già si è ritirato il mare
E tu
Come alga dolcemente accarezzata dal vento
Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando
Dèmoni e meraviglie
Venti e meree
Lontano già si è ritirato il mare
Ma nei tuoi occhi socchiusi
Due piccole onde son rimaste
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Due piccole onde per annegarmi.

Jacques Prévert

I gatti

 Un bel gatto forte, dolce e vezzoso
Passeggia nel mio cervello
Come a casa sua.
Si sente appena quando miagola,
Per quanto il tono è tenero e discreto;
Ma la voce è sempre profonda e ricca,
Sia che brontoli o s’acqueti.
Questo il suo incanto e il suo segreto.
Come penetra e filtra questa voce
Nell’intimo mio più tenebroso!
Mi riempie come un verso numeroso
E mi rallegra come un filtro!
Che quiete per i mali più crudeli!
Racchiude in sé tutte le estasi!
Non le servono parole
Per dire le più lunghe frasi.
L’unico archetto che morde
Sul perfetto strumento del mio cuore
E fa cantare più regalmente
La più vibrante corda
È la tua voce, gatto misterioso,
Gatto serafico, gatto strano!
Tutto in te, come in un angelo,
È sottile ed armonioso!

II

Che dolce profumo esala da quel pelo
Biondo e bruno!
Com’ero tutto profumato
Una sera che l’accarezzai
Una volta, una soltanto!
È lui il mio genio tutelare!
Giudica, governa e ispira
Ogni cosa nel suo impero;
È una fata?
O forse un dio?
Quando i miei occhi, attratti
Come da calamita, dolci si volgono
A quel gatto che amo
E guardo poi in me stesso,
Che meraviglia il fuoco
Di quelle pallide pupille,
Di quei chiari fanali,
Di quei viventi opali
Che fissi mi contemplano.

Charles Baudelaire

Demoni e meraviglie

 Demoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano di gia’ si e’ ritirato il mare
E tu
Come alga dolcemente accarezzata dal vento
Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando
Demoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano di gia’ si e’ ritirato il mare
Ma nei tuoi occhi socchiusi
Due piccole onde son rimaste
Demoni e meraviglie
Venti e maree
Due piccole onde per annegarmi.

Jacques Prévert

Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura

Se muoio sopravvivimi con tanta forza pura
che desti la furia del pallido e del freddo,
da sud a sud leva i tuoi occhi indelebili,
da sole a sole suoni la tua bocca di chitarra.

Non voglio che vacillino il tuo riso o i tuoi passi,
non voglio che muoia la mia eredità d’allegria,
non bussare al mio petto, sono assente.
Vivi in mia assenza come in una casa.

È una casa tanto grande l’assenza
che v’entrerai traverso i muri
e appenderai i quadri all’aria.

È una casa tanto trasparente l’assenza
che senza vita ti vedrò vivere
e se soffri, amor mio, morirò un’altra volta.

Pablo Neruda

Porto dentro il mio cuore

 

Porto dentro il mio cuore,
come un cofanetto pieno che non si può chiudere,
tutti i luoghi dove sono stato,
tutti i porti a cui sono arrivato,
tutti i paesaggi che ho visto da finestre o da oblò,
o dai ponti di poppa delle navi, sognando,
e tutto questo, che è tanto, è poco per quello che voglio.

Ho viaggiato per più terre di quelle che ho toccato…
Ho visto più paesaggi di quelli su cui ho posato gli occhi…
Ho fatto esperienza di più sensazioni
di tutte le sensazioni che ho sentito,
perché, per quanto sentissi, sempre qualcosa mi mancava,
e la vita sempre mi afflisse, sempre fu poco, e io infelice.

Non so se la vita è poco o è molto per me.
Non so se sento troppo o poco, non so
Se mi manca lo scrupolo spirituale, il punto di
Appoggio dell’intelligenza,
la consanguineità con il mistero delle cose, scossa
ai contatti, sangue sotto i colpi, fremito ai rumori,
o se un altro significato più comodo e felice c’è per questo.
Sia come si vuole, era meglio non essere nato,
perché , per quanto interessante in ogni momento,
la vita finisce per dolere, nauseare,
tagliare, radere, stridere,
a dar voglia di urlare, saltare, restare per terra, uscire
fuori da tutte le case, da tutte le logiche
e da tutte le pensiline,
e andare a essere selvaggi verso la morte fra alberi e oblii,
fra cadute, e pericoli e assenza del domani,
e tutto ciò dovrebbe essere un’altra cosa
più vicina a ciò che penso,
a ciò che penso o sento, che non so nemmeno
cosa sia, oh vita.

Fernando Pessoa

Caposezione

La mia bocca avrà ardori di geenna
La mia bocca sarà per te un inferno di dolcezza e seduzione
Gli angeli della mia bocca troneggeranno sul tuo cuore
I soldati della mia bocca ti prenderanno d’assalto
I preti della mia bocca incenseranno la tua bellezza
La tua anima si agiterà come una regione durante il terremoto
I tuoi occhi saranno carichi allora di tutto l’amore che si
è accumulato negli sguardi dell’umanità da quando esiste
La mia bocca sarà un esercito contro di te
un esercito pieno di contrasti
Vario come un incantatore che sa variare le sue metamorfosi
L’orchestra e i cori della mia bocca ti diranno il mio amore
Te lo sussurra di lontano
Mentre gli occhi fissi sull’orologio attendo
il minuto stabilito per l’assalto.

Apollinaire

Notte d’inverno

Il Tempo chiamò dalla torre
lontana. . . Che strepito! È un treno,
là, se non è il fiume che corre.
O notte! Nè prima io l’udiva,
lo strepito rapido, il pieno
fragore di treno che arriva;
sì, quando la voce straniera,
di bronzo, me chiese; sì, quando
mi venne a trovare ov’io era,
squillando squillando
nell’oscurità.
Il treno s’appressa. . . Già sento
la querula tromba che geme,
là, se non è l’urlo del vento.
E il treno rintrona rimbomba, 
rimbomba rintrona, ed insieme
risuona una querula tromba.
E un’altra, ed un’altra— Non essa
m’annunzia che giunge?—io domando.
—Quest’altra! – Ed il treno s’appressa 
tremando tremando
nell’oscurità.
Sei tu che ritorni. Tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco. 
Hai freddo? paura? C’è un tetto,
c’è un cuore, c’è il cuore che t’ama
qui! Riameremo. T’aspetto.
Già il treno rallenta, trabalza,
sta. . . Mia giovinezza, t’attendo! 
Già l’ultimo squillo s’inalza
gemendo gemendo
nell’oscurità . . .
E il Tempo lassù dalla torre
mi grida ch’è giorno. Risento 
la tromba e la romba che corre.
Il giorno è coperto di brume.
Quel flebile suono è del vento,
quel labile tuono è del fiume.
È il fiume ed è il vento, so bene, 
che vengono vengono, intendo,
così come all’anima viene,
piangendo piangendo,
ciò che se ne va.

Giovanni Pascoli

Contusione

Colore inonda la macchia, porpora cupo.
Tutto slavato è il resto del corpo,
ha colore di perla.

In un anfratto di rupe
risucchia il mare ossesivamente,
un solo vuoto è perno di tutto il mare.

Non più grande che una mosca
il marchio funesto
striscia giù per il muro.

Il cuore si chiude,
il mare cala,
gli occhi sono schermati.

Sylvia Plath

L’aspirante

Prima di tutto ce li hai i requisiti?
Ce l’hai
un occhio di vetro, denti finti o una gruccia,
un tirante o un uncino,
seni di gomma, inguine di gomma,

rattoppi a qualcosa che manca? Ah
no? E allora che mai possiamo darti?
Smetti di piangere.
Apri la mano.
Vuota? Vuota. Ma ecco una mano

che la riempie, disposta
a porgere tazze di tè e sgominare emicranie,
e a fare ogni cosa che gli dirai.
La vorresti sposare?
È garantita,

ti tapperà gli occhi alla fine della vita
e del dolore.
Con quel sale ci rinnoviamo le scorte.
Vedo che sei nuda come un verme.
Che te ne pare di questo vestito-

Un po’ rigido e nero, ma niente male.
Lo vorresti sposare?
È impermeabile, infrantumabile, abile
contro il fuoco e imbombardabile.
Credi a me, ti ci farai sotterrare.

E adesso, scusa, hai vuota la testa.
Ho la cosa che fa per te.
Su, su, carina, esci fuori dal guscio.
Ecco ti piace questa?
Nuda per cominciare come una pagina bianca

ma in venticinqu’anni d’argento,
d’oro in cinquanta, potrà diventare.
Una bambola viva, sotto ogni aspetto.
Sa cucire, sa cucinare,
sa parlare, parlare, parlare.

E funziona, non ha una magagna.
Qua c’è un buco, che è una manna.
Qua un occhio, una vera visione.
Ragazzo mio, è l’ultima occasione.
La vorresti sposare, sposare, sposare?

Sylvia Plath

Amore che vieni, amore che vai

Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque ti ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
e tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d’amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d’estate
io t’ ho amato sempre , non t’ ho amato mai
amore che vieni , amore che vai
io t’ ho amato sempre , non t’ ho amato mai
amore che vieni , amore che vai.

Fabrizio De Andrè