Conoscenza dell’amore
Esistono studi ponderosi che assorbon del tutto la mente
dei loro cultori – che sono infecondi sgobboni:
ma chi li ha visti, i frutti di tante pesanti fatiche?
L’amore invece, che occhi di donna han dapprima ispirato,
non vive di se stesso, murato nel nostro cervello,
ma nobile e fluido, al pari di ogni altro elemento vitale,
invade, rapido come il pensiero, le facoltà umane,
e di ciascuna raddoppia la forza e il vigore,
mentre trascende ed esalta la loro funzione.
L’amore fa dono a chi ama di un occhio sì acuto
che un occhio d’aquila n’è abbacinato, se prova a fissarlo.
[…] E quando è l’Amore a parlare, gli Dei gli rispondono in coro,
e tutto il cielo s’inebria a cotanta armonia.
Nessun poeta osa mai metter mano alla penna,
senza aver prima stemperato l’inchiostro in lacrime d’amore.
Solo così conquista il poeta le orecchie dei barbari,
solo così riesce a ammansire un crudele tiranno.
Questa teoria io l’attingo dagli occhi delle donne:
son essi a custodire, da sempre, il fuoco di Prometeo.
Son essi i libri, le arti, le scienze di un’accademia
che spiega, comprende e alimenta ogni umana realtà.
Senza di essi, nessuno avrà mai creato qualcosa di eterno.
William Shakespeare, Pene d’amor perdute, IV, 1 (IV, 3) vv. 323-333, 343-353, Mondadori, 1993, pagg. 133-135
Filed under: Alfabeto dell'interiorità | Tagged: Amore, Armonia, Conoscenza, Déi, donna, dono, Eterno, Fuoco, lacrime, occhi, poeta, Prometeo |
“Lo amavo.
Il mio stato d’animo oscillava da momenti d’inquietudine ed agitazione fisica a momenti di calma ed inazione: da entrambe quelle condizioni attingevo ad una parte di me remota della quale altrimenti non avrei scoperto l’esistenza. Mi sentivo rimescolare dentro.
Tutto era cominciato con lui.
Lui m’aveva indotto a scrivere e scrivere era faticoso e mi costringeva a trascorrere molto tempo in solitudine ed in quella solitudine mi maceravo e scavavo nei meandri della mia anima nell’assurdo intento di scorgere, anche solo per un momento la Scintilla Divina che aveva permesso la mia stessa vita, perché quella Luce la volevo mostrare a lui, volevo che mi riconoscesse.
Ero l’Arcano maggiore numero IX, l’Eremita e, con una fioca lanterna, vagavo nell’ostile e buio abisso del mio essere, cercando, cercando, cercando…dovevo trovare la parte mancante di me…”
Gabriele,
mi viene in mente un romanzo in particolare, scritto proprio da una donna inglese, morta tisica in giovane età; scritto nell’Ottocento con inflessioni dialettali del South England: CIME TEMPESTOSE.
Parole di fuoco dall’inizio alla fine. Tutti i tipi sentimenti, le assurdità umane: la vendetta, l’odio, l’amore, l’amore che non si comanda, neanche quello filiale….e chi più ne ha più ne metta e, questo, nella bigotta Inghilterra. Coscienze scosse nel profondo della loro ipocrisia.
La cultura mal si sposa con la letteratura. L’appesantisce!
Eppure, gli inglesi, il popolo più maschiista del mondo, danno il riconoscimento di miglior romanzo dell’Ottocento Inglese a “La fiera delle Vanità”, scritto da un uomo…e va be’, come da copione.
Buon San Valentino. Sognando il principe azzurro, in perfetto romanticismo, come piacerebbe agli inglesi. Goodnight Dear. (Amo Londra)
Mi è venuta in mente una poesia di Deniky Jiri Orten a me tanto cara. Un uomo (la controparte) parla dei propri occhi di uomo:
“O assorti occhi
O assorti occhi- occhi al di là degli occhi
occhi altri, dei quali lo sguardo non commuove
voi della fede cugini remoti dalla luce
voi per i quali balsamo è ciò che non si sana
voi spie di amori con tutti i loro nienti
voi che nel tempo della gioia gemevate
voi prima della morte già dalla morte presi
voi che sfuggite le poesie e le ragazze
voi foglioline piccole streghe gentili
che scovano i portelli segreti dell’androne
O assorti occhi- occhi al di là degli occhi
con voi contemplare i seni di un amante
con voi dissimularli con voi sognare di loro
voi risoluti per sempre a fare muta ogni voce
voi risoluti per sempre a non vedere più
voi unici voi vaghe iridi
voi che sapete con la sapienza di Dio
di un cuore assetato
che l’aver sete è come un eterno inverno
O assorti occhi- occhi al di là degli occhi.”
p.s. Gabriele ti ho appena visto in TV, ti mando un bacetto
ricambio il bacio.
grazie mille Cristina, di questo dono.
cime tempestose è uno dei miei romanzi totemici, ma posso consigliarti una lettura per me molto importante: “La foresta incantata” di Mary Stewart edito da Rizzoli. (da reperire in biblioteca). vedrai che leggiadria e forza. marmellata di petali di rosa e tè jasmine.
Ah, meno male, un romanzo ha bussato alla mia porta, finalmente, e si è fatto introdurre, appunto, da La Porta.
Stamattina sono andata in un terribile Centro Commerciale, Leonardo, mi pare che si chiami, a Fiumicino. No, Prof, non faccia quella faccia, lo so, ma dovevo fare la spesa…”non di solo pane” ma anche di quello vive l’uomo e, a proposito di marmellata a cucchiaiate, dovrebbe vedere le cucchiaiate di Chiara ed Arianna…
Va bene, questo per dirLe che per non abrutirmi totalmente mi sono fermata in libreria…ma nessun romanzo mi diceva niente, niente. Però, come si dice, bussate e vi sarà aperto, chedete e vi sarà dato, ed ecco che arriva il romanzo… GRAZIE.
Un bacio caro.
Marinariannachiara
Té al limone caldo…che freddo!
Cara Marina, ho imparato ad apprezzare i Centri Commerciali. Li trovo pieni di vitalità. sulla narrativa sono molto prevenuto. Mi piacciono poco i contemporanei. Sonata per Persone Buone con Cantico alle Tre Donne.