Conoscenza dell’amore
Esistono studi ponderosi che assorbon del tutto la mente
dei loro cultori – che sono infecondi sgobboni:
ma chi li ha visti, i frutti di tante pesanti fatiche?
L’amore invece, che occhi di donna han dapprima ispirato,
non vive di se stesso, murato nel nostro cervello,
ma nobile e fluido, al pari di ogni altro elemento vitale,
invade, rapido come il pensiero, le facoltà umane,
e di ciascuna raddoppia la forza e il vigore,
mentre trascende ed esalta la loro funzione.
L’amore fa dono a chi ama di un occhio sì acuto
che un occhio d’aquila n’è abbacinato, se prova a fissarlo.
[…] E quando è l’Amore a parlare, gli Dei gli rispondono in coro,
e tutto il cielo s’inebria a cotanta armonia.
Nessun poeta osa mai metter mano alla penna,
senza aver prima stemperato l’inchiostro in lacrime d’amore.
Solo così conquista il poeta le orecchie dei barbari,
solo così riesce a ammansire un crudele tiranno.
Questa teoria io l’attingo dagli occhi delle donne:
son essi a custodire, da sempre, il fuoco di Prometeo.
Son essi i libri, le arti, le scienze di un’accademia
che spiega, comprende e alimenta ogni umana realtà.
Senza di essi, nessuno avrà mai creato qualcosa di eterno.
William Shakespeare, Pene d’amor perdute, IV, 1 (IV, 3) vv. 323-333, 343-353, Mondadori, 1993, pagg. 133-135
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