Forse ho un destino

Forse ho un destino. Forse è vicino e lo ignorerò, lasciandolo volare via tra la polvere che le ruote della Ford fanno alzare in aria, su una strada qualunque di un paese qualunque, su un tempo eterno e immobile come quello dell’altrove”.

Annemarie Schwarzenbach, “La notte è infinitamente vuota ”

 

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Per Raffaele

La madre

E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ ombra,
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
sarai una statua davanti all’ Eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando mi avrai perdonato
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’ avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Giuseppe Ungaretti

Natale

Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

Salvatore Quasimodo

A se stesso

Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo
T’acqueta omai. Dispera
L’ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera
E l’infinita vanità del tutto.

Giacomo Leopardi

La madre

E il cuore quando d’un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d’ombra
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
Come quando spirasti
Dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

Giuseppe Ungaretti

Mai senza di voi

Conosco vite della cui mancanza
non soffrirei affatto –
di altre invece ogni attimo di assenza
mi sembrerebbe eterno.

Sono scarse di numero – queste ultime –
appena due in tutto –
le prime molto di più di un orizzonte
di moscerini.

Emily Dickinson


Hazrat Inayat Khan

1. Vi è un solo Dio, l’Eterno, l’Essere Unico, non esiste altri che Lui.
2. Vi è un solo Maestro, lo Spirito Guida di tutte le anime, che costantemente guida verso la Luce i suoi fedeli.
3. Vi è un solo Libro, il sacro manoscritto della Natura, l’unica Scrittura che possa illuminare chi legge.
4. Vi è una sola Religione, il diretto avanzamento verso l’Ideale, che costituisce il vero scopo della vita di ogni anima.
5. Vi è una sola legge, la legge della reciprocità, alla quale obbedisce l’anima scevra di egoismo con vigile senso di giustizia.
6. Vi è una sola Fratellanza, la Fratellanza umana, che unisce tutti i figli della terra, senza distinzione, nella Paternità di Dio.
7. Vi è una sola Morale, l’Amore che, nato dall’abnegazione, sboccia in opere di bene.
8. Vi è una solo Oggetto di lode, la Bellezza, che attraverso le forme, eleva il cuore di chi l’adora dal Visibile all’Invisibile.
9. Vi è una sola Verità, l’effettiva conoscenza del nostro essere, interiore ed esteriore, che è l’essenza di tutta la Saggezza.
10. Vi è una sola Via, l’annientamento del falso ego nell’io vero, per cui l’essere mortale si eleva all’immortalità, in cui risiede ogni Perfezione.

Hazrat Inayat Khan

La memoria

La memoria è facoltà dell’amore, restituisce all’eterno ciò che il tempo divora e l’odio distrugge; non impedisce la perdita, non ostacola la morte, non è nel suo potere, come non è nel potere dell’amore.
La memoria è un modo della compassione

Francesco Donfrancesco

Nell’Interiorità di Anima — “Conoscenza dell’amore”

Conoscenza dell’amore

Esistono studi ponderosi che assorbon del tutto la mente

dei loro cultori – che sono infecondi sgobboni:

ma chi li ha visti, i frutti di tante pesanti fatiche?

L’amore invece, che occhi di donna han dapprima ispirato,

non vive di se stesso, murato nel nostro cervello,

ma nobile e fluido, al pari di ogni altro elemento vitale,

invade, rapido come il pensiero, le facoltà umane,

e di ciascuna raddoppia la forza e il vigore,

mentre trascende ed esalta la loro funzione.

L’amore fa dono a chi ama di un occhio sì acuto

che un occhio d’aquila n’è abbacinato, se prova a fissarlo.

[…] E quando è l’Amore a parlare, gli Dei gli rispondono in coro,

e tutto il cielo s’inebria a cotanta armonia.

Nessun poeta osa mai metter mano alla penna,

senza aver prima stemperato l’inchiostro in lacrime d’amore.

Solo così conquista il poeta le orecchie dei barbari,

solo così riesce a ammansire un crudele tiranno.

Questa teoria io l’attingo dagli occhi delle donne:

son essi a custodire, da sempre, il fuoco di Prometeo.

Son essi i libri, le arti, le scienze di un’accademia

che spiega, comprende e alimenta ogni umana realtà.

Senza di essi, nessuno avrà mai creato qualcosa di eterno.

William Shakespeare, Pene d’amor perdute, IV, 1 (IV, 3) vv. 323-333, 343-353, Mondadori, 1993, pagg. 133-135