Il maestro arriva quando l’allievo è pronto…
(Detto Buddista)
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Il maestro arriva quando l’allievo è pronto…
(Detto Buddista)
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La meditazione non è altro che un tornare a casa,
un semplice riposarsi un po’
all’interno del proprio essere.Osho
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Una donna è la storia delle sue azioni e dei suoi pensieri, di cellule e neuroni, di ferite e di entusiasmi, di amori e disamori. Una donna è inevitabilmente la storia del suo ventre, dei semi che vi si fecondarono, o che non furono fecondati, o che smisero di esserlo, e del momento, irripetibile, in cui si trasforma in una dea. Una donna è la storia di piccolezze, banalità, incombenze quotidiane, è la somma del non detto. Una donna è sempre la storia di molti uomini. Una donna è la storia del suo paese, della sua gente. Ed è la storia delle sue radici e della sua origine, di tutte le donne che furono nutrite da altre che le precedettero affinché lei potesse nascere: una donna è la storia del suo sangue.
Marcela Serrano
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Lascia che il tuo silenzio sia anche il mio parlarti
Mi piaci silenziosa, perchè sei come assente,
mi senti da lontano e la mia voce non ti tocca.
Par quasi che i tuoi occhi siano volati via
ed è come se un bacio ti chiudesse la bocca.Tutte le cose sono colme della mia anima
e tu da loro emergi, colma d’anima mia.
Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima
ed assomigli alla parola malinconia.Mi piaci silenziosa, quando sembri distante.
E sembri lamentarti, tubante farfalla.
E mi senti da lontano e la mia voce non ti arriva:
lascia che il tuo silenzio sia il mio silenzio stesso.Lascia che il tuo silenzio sia anche il mio parlarti,
lucido come fiamma, semplice come anello.
Tu sei come la notte, taciturna e stellata.
Di stella è il tuo silenzio, così lontano e semplice.Mi piaci silenziosa perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Basta allora un sorriso, una parola basta.
E sono lieto, lieto che questo non sia vero.Pablo Neruda
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Chi è colui che amo? Non lo saprete mai.
Mi scruterete gli occhi per scoprirlo e non vedrete
mai che il fulgore dell’estasi. Io lo imprigionerò
perché mai sappiate immaginare chi ho dentro il
mio cuore, e lì lo cullerò, silenziosamente, ora
dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Vi darò i miei canti, ma non il suo nome. Lui
vive in me come un morto nella sua tomba, tutto
mio, lontano dalla curiosità, dall’indifferenza, dalla malvagità.Alfonsina Storni
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Ho imparato che la calma è molto più destabilizzante della rabbia…
che un sorriso disarma molto più di un volto corrugato,
ho imparato che il silenzio di fronte ad un’offesa è un grido che fa tremare la terra.
Ho imparato che come un amore rifiutato non si perde ma torna
intatto a colui che voleva donarlo, così accade per la rabbia, le offese…
siamo noi a decidere se farci toccare o meno da un sentimento,
di qualsiasi sentimento si tratti.
Non importa se stai procedendo molto lentamente…ciò che importa è che tu non ti sia fermato.
Confucio
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Vi consoglio questa lettura, pubblicata da La Stampa
Chi ama è un creatore
di Massimo GramelliniSimposio termina alle prime luci del giorno: è tempo di alzarsi e di andare nel mondo, a mettere in pratica ciò che si è imparato. Ma i convitati dormono: il vino e la notte bianca ne hanno spento i sensi stremati. Soltanto Socrate continua imperterrito a bere e a intrattenere Aristofane e Agatone, lo scrittore di commedie e quello di tragedie. I due fingono di dargli ragione, ma l’oscillazione delle teste appesantite, più che di condivisione, è sintomo di crollo imminente. Quando anch’essi cedono alle leggi del sonno, Socrate – come una madre che ha messo finalmente a letto i ragazzini dopo averli rimpinzati per tutta la notte di favole – lascia la stanza, si sciacqua il viso e va incontro alla giornata che nasce.
Prima di uscire dietro la sua ombra, mi attardo in uno sguardo di congedo ai dormienti. Fedro, che all’inizio del Simposio ha ricordato come l’amore estragga il meglio dalle persone ed è stato abbastanza delicato da non aggiungere che tira fuori anche il peggio. Pausania, che invece lo ha detto, prestandosi ad affastellare i luoghi comuni che Socrate si è poi fatto bello a smontare. Erissimaco, il medico: a lui si deve l’illuminazione sull’amore umano come riflesso di quello eterno (fuori dal tempo) che è la struttura della realtà. Aristofane, che con la sua favola sugli uomini spaccati in due alla ricerca della metà perduta ha illustrato ironicamente la dottrina platonica dell’Uno e della Diade. Agatone, il padrone di casa, che ha saziato l’uditorio di aggettivi nel tentativo di definire l’indefinibile: l’amore, un’energia che non si può ingabbiare dentro le parole, ma solo sentire con il linguaggio muto dell’intuizione. E la sacerdotessa Mantinea, evocata da Socrate, che ci ha concesso di passeggiare nel santuario di Eros, apprendendo misteri che non andrebbero più dimenticati.
A giudicare dai commenti ricevuti, ce n’è uno che ha colpito i lettori di questa pagina in modo particolare: chi ama è un creatore. Se ama con il corpo genererà un figlio. Se ama con la mente genererà un’opera dell’intelletto. E se ama con il cuore, oltre ai figli e alle opere, genererà i frutti del proprio talento: perché tutti ne hanno uno, anche chi si è convinto (o è stato convinto) del contrario. Ecco il messaggio immortale di Platone: ogni essere umano viene al mondo per creare qualcosa attraverso l’amore. Basta che si svegli, si sciacqui il viso e vada incontro con la passione curiosa di un Socrate alla giornata che nasce.
Simposio di Platone (IV sec. A.C.)
Epilogo
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Solo e pensoso i più deserti campi
vo misurando a passi tardi e lenti;
e gli occhi porto, per fuggir, intenti
dove vestigio uman l’arena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti;
perché negli atti d’allegrezza spenti
di fuor si legge com’io dentro avvampi:
sì ch’io mi credo omai che monti e piagge
e fiumi e selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch’è celata altrui.
Ma pur sì aspre vie né sì selvagge
cercar non so, ch’Amor non venga sempre
ragionando con meco, ed io con lui.
Petrarca
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Mutano i cieli sotto i quali ti trovi, ma non la tua situazione interiore, poiché sono con te le cose da cui cerchi di fuggire. ”
Seneca
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Un dolore condiviso è un dolore dimezzato. Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata. ”
– Proverbio svedese
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