Ciò che contraddistingue le menti veramente originali non è di essere i primi a vedere qualcosa di nuovo, ma di vedere come nuovo ciò che è vecchio, conosciuto da sempre, visto e trascurato da tutti. Il primo scopritore è comunemente il solito visionario volgare e privo di spirito: il caso.
Friedrich Nietzsche
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“Vivere nel tempo per me significa [vivere] dentro il presente, vivere dentro il proprio tempo. La sfida etica dell’essere umano è vivere dentro il proprio tempo. Per cui, non dobbiamo pensare a redimere il passato o a prevenire le difficoltà del futuro, in modo che non ci siano. Dunque viviamo dentro il tempo, facciamo quello che possiamo entro il nostro tempo, ma non è nostro compito redimere il passato”
Hillman
Versi tratti da T.S.Eliot “Burnt Norton” da “Quattro Quartetti”.
Il tempo presente e il tempo passato
Sono forse presenti entrambi nel tempo futuro,
E il tempo futuro è contenuto nel tempo passato
Se tutto il tempo è eternamente presente
Tutto il tempo è irredimibile.
“Ciò che poteva essere” è un’astrazione
Che resta una possibilità perpetua
Solo nel mondo delle ipotesi.
Ciò che poteva essere e ciò che è stato
Tendono ad un solo fine, che è sempre presente.
Passi echeggiano nella memoria
Lungo il corridoio che non prendemmo
Verso la porta che non aprimmo mai
Sul giardino delle rose.
Adoro questi versi…..abbraccione a tutti!
scusate…ma i post precedenti in realtà erano non per questo post, bensì per il POST “PRESENTE”….
ho confuso mentre scrivevo, rapita dall’ispirazione!! ahahah
baciii
A tutti noi… meno due… 😀 😉 !!!!
“Tu tra quelli che sembravano estranei” (Pablo Neruda)
Tu, chiara e oscura, Matilde bruna e dorata,
simile al grano e al vino e al pane della patria,
lì nelle strade aperte da regni poi divorati,
facevi cantare i tuoi fianchi e somigliavi, antica e terrestre araucana
all’anfora pura che arse col vino in quella regione
e ti conosceva l’olio insigne delle casseruole
e i papaveri che crescevan nel polline di antichi aratri
ti riconoscevano e si dondolavano
danzando nei tuoi piedi rumorosi.
Perchè sono i misteri del popolo essere uno ed esser tutti
e uguale è tua madre campestre che giace nelle crete di Nuble
alla raffica etrusca che muove le trecce tirrene
e tu sei una brocca nera di Quinchamalì o di Pompei
eretta da mani profonde che non hanno nome:
per questo al baciarti, amor mio, al premere le labbra sulla tua bocca,
nella tua bocca mi desti l’ombra e la musica del fango terrestre.
Non puoi immaginare caro Gabriele quanto condivida questa favolosa riflessione nella quale, nel mio piccolo, mi rispecchio in pieno… Grazie…