I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere iddio
ma i poeti nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
Alda Merini
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POETI
Personaggi squilibrati,
inutili cercatori di gloria e di consensi,
cacciatori di pensieri,
catalogatori di sensazioni,
di perdizioni,
di ansie,
di sgomenti.
Inseguitori instancabili
d’una pace vanamente cercata,
pugnalatori della violenza
e della guerra.
Falsi profeti di una umanità
imperfetta,
confusa e ammucchiata
in luride cantine
dove l’odor acre del fumo
si confonde con il lezzo dei locali
e con l’urlo sguaiato delle locandiere.
Frequentatori squallidi di bordelli,
collezionatori di blenarrogie e di lue,
seminatori di inutili parole,
affamati senza speranza,
illusi senza futuro.
Barboni arrotolati nei cartoni,
con i manoscritti per cuscini,
che nessun contemporaneo mai leggerà,
che nessun critico mai commenterà,
che nessun editore pubblicherà.
Morti assiderati nella notte,
nel disgusto collettivo,
nell’oblio più profondo.
E poi cent’anni dopo
l’inutile enfasi dei vostri scritti,
osannati,
interpretati,
riscoperti,
che producono ricchezza
agli eredi di chi vi ha ignorato,
ai critici che non vi hanno commentato,
agli editori che vi hanno snobbato,
ai librai che vi hanno deriso
e regalato solo miseria e disprezzo.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 27.3.08 17:35)
POETI
Sogni dimenticati,
immagini disperse
nel buio del cuore.
Libri impolverati
nella memoria,
soli al mondo,
senza un nome;
la vita è il vostro cognome.
Vaghiamo senza una meta!
La nostra casa:
la Poesia.
Angela Francesca Russo (22 anni)
(Patù 2007)
Anche il buon senso lavora notte, perchè se fosse scoperto, sarebbe ucciso e nei peggiori dei modi!!!!
🙂
mi viene il buon vecchio Giordano Bruno…
…
L’acrobata ( di Michele Zarrillo)
C’è un mare
in silenzio quassù
e rete non ho
Ma cresce il tamburo nel blu
e mi lancerò
E fermano il fiato per me
ma li stupirò
Nel cerchio che poi
nel vuoto farò.
La case la gente le vie
lontane laggiù
Gli errori degli uomini qui
non contano più
La soglia del male che è in noi
io supererò
E fino in platea ti raggiungerò.
Amore che devo inventare
io come i poeti e gli uccelli
qui in terra equilibrio non ho
Ma il cuore mi spinge a rischiare
E su questo filo attaccato alla luna
ogni sera vivrò
Morendo davanti ai tuoi occhi
e al tuo seno mi libererò
Nel volo che so.
Accarezzo il tuo grano e poi
su nell’immensità
Qualunque promessa sarà
più vera da qua
Per lunghi secondi finché
dimenticherò
Che un uomo quassù
restare non può.
Amore che devo inventare
io come i bambini e gli acrobati a terra
un mio senno non ho
Ma il cuore mi spinge a rischiare
E su questo trapezio che passa ogni sera
e non torna mai più
E che tenerezza afferrarti le mani,
portarti nel blu
E non scendere più
…Perdonami questa bugia
più grande di noi
ma come vorrei
portarti lassù
non scendere più…
non scendere più…
W i poeti, W il buon senso,
W chi ha il coraggio di
GRIDARE a voce alta le proprie idee
anche se lì per lì possono “spaventare”….
gli altri…
e tutti gli altri potrebbero dire:
però ineffetti questa idea renderebbe tutto più semplice, però…
Mannaggia a tutti quei “Però”…(che hanno nomi e facce ben precisi)..
notte!!!
Faccio il Poeta
Gli orrori della guerra,
i pregiudizi religiosi,
infangano la Terra
d’istinti bellicosi…
Olocausti fratricidi,
malattie e povertà,
assassini, suicidi
e bugiarde verità
umiliano la gente,
contagiano il Sistema
e minacciano il presente
come un tragico anatema;
in un circolo vizioso,
droga, mafia e corruzione
deturpano il glorioso
onor d’una Nazione…
Siamo solo uomini:
ecco l’alibi perfetto
per i nostri crimini.
E io che faccio? Il poeta:
piazzista d’emozioni,
falsissimo profeta
e venditore d’illusioni;
inventor dell’acqua calda,
accendino per il cuore,
curioso che vi guarda,
ruffiano e mentitore;
strana specie d’animale,
preda e predatore,
un po’ intellettuale
e un po’ calcolatore
che scrive per diletto
e per le persone sole;
il mio peggior difetto
è giocar con le parole,
mentre il mondo muore
in oceani d’indifferenza,
ed orfano d’amore…
Ma che ci posso fare,
se ho scelto di sognare?
Davide Vaccino
(è morto quest’anno ed aveva solo 51 anni)
IL POETA
Il poeta
è come i gatti,
vede nel buio
e illumina la notte.
Santoro Salvatore Armando
(Boccheggiano 28.9.05 – 10,37)
IL POETA
Confuso tra la folla,
seduto ad un caffè,
per strada con gli amici
a casa con i parenti.
Se parla, tu l’ascolti,
come faresti abitualmente
e spesso non fai caso a tutto quel che dice.
Lui brontola, critica, impreca,
urla, borbotta,
come tutta la gente.
Tu guardi all’orizzonte,
le barche in mezzo al mare,
un fiore sopra un prato,
il sole che tramonta.
Tu guardi solo:
e non ci fai mai caso
se il sol gioca con l’onda
e in mar si fa cullare,
se un tramonto indora il colle,
colora la campagna,
se con il cielo si confonde
e a volte s’accompagna.
Tu guardi il prato coi suoi fiori,
ma lui di mille luci li avvampa,
di variopinti colori li ricama,
con lor s’abbraccia
e del loro vibrare si commuove,
spesso s’intenerisce.
Tu ascolti il parlar confuso della gente,
lui intreccia parole e li dipinge
con le dolci visioni
che la natura a secchi ci regala.
Tu continui a guardare:
lui osserva pensoso una miseria umana
e la descrive
con le parole che il cuor gli suggerisce,
ti scava dentro e scopre
le verità nascoste
e te li fa vedere nude e chiare
e poi ti impensierisce.
Tu discorri,
lui ci fa pensare
sulla nostra onestà intellettuale,
sulle nostre miserie,
sugli egoismi che stentano a morire,
sulle nostre grettezze
poco ostentate ma pronte ad affiorare
come una muffa
su un vecchio muro che non vuol morire.
Ecco il poeta:
se l’incontri per strada
guarda fisso i suoi occhi:
potrai leggere nel fondo del suo cuore
tutte le verità che certamente
anche tu hai nel petto addormentate,
e che lui, con semplice parole,
d’un colpo solo le ha tutte risvegliate.
Salvatore Armando Santoro
(20/06/2009 15:40)
Se tutto fosse
come non è
in questa guerra
tra poveri…
dove lo spirito
morente cerca
quell’anima per vivere
che io ti sogni
e tu, “non saperlo”…
che io t’amo nella
gioia, Pazzia del mio
cuore, tu non mi conosci
sotto questa veste
ed Io combattuto
tra l’amarti per sempre
in silenzio, in questa
magia, bruciando
infinitamente
per poi gelarmi
nelle acque più fredde
che Gioco, che visita
concessami dagli Dei…
sei con me
quando passeggio
respirando pienamente ogni
profumo, tutto sa di te
più, che se t’avessi vicino!!
Ascolta, ascolta,….
come se io no fossi con te
come se tu non fossi con me
dissolti, assorti in quel che,
non si spiega…
Senti, siamo nel Cuore
dell’Amore!
Che sia Paradiso o,
Inferno, Illusione,
Poco Importa…
Mio vecchio Cantore!
L’abbraccio più affettuoso del mondo è per te, Gabriele caro!
Buon giorno, caro Gabriele. Rosa
I poeti lavorano di notte. Non è la notte una grande metafora dell’inconscio? I poeti entrano in sè stessi e scavano, comprendono quel che il giorno-ragione non fa loro comprendere.
Un saluto
Valerio
Grazie, Luigi. Baci
Buon giorno, Rosa. Baci e abbracci
Valerio,
è quello che provo quando leggo Dino Campana, per esempio. Nella notte di Campana risplendono quelle Immagini primordiali come Costellazioni, risaltano come fossero un urlo!
Pianefforte ‘e notte
Salvatore di Giacomo
Nu pianefforte ‘e notte
sona luntanamente,
e ‘a museca se sente
pe ll’aria suspirà.
è ll’una: dorme ‘o vico
ncopp’ a nonna nonna
‘e nu mutivo antico
‘e tanto tiempo fa.
Dio, quanta stelle ‘n cielo!
Che luna! e c’aria doce!
Quanto na della voce
vurria sentì cantà!
Ma sulitario e lento
more ‘o mutivo antico;
se fa cchiù cupo ‘o vico
dint’a ll’oscurità..
Ll’anema mia surtanto
rummane a sta fenesta.
Aspetta ancora. E resta,
ncantannese, a pensà.
PIANOFORTE DI NOTTE
Un pianoforte di notte
suona in lontananza,
e la musica si sente
per l’aria sospirare.
è l’una: dorme il vicolo
su questa ninna nanna
di un motivo antico
di tanto tempo fa.
Dio, quante stelle in cielo!
Che luna! e che aria dolce!
Quanto una bella voce
vorrei sentire cantare!
Ma solitario e lento
muore il motivo antico;
si fa più cupo il vicolo
dentro all’oscurità.
L’anima mia soltanto
rimane a questa finestra.
Aspetta ancora, e resta,
incantandosi, a pensare.
(Traduzione di P. P. Pasolini)
A VALERIA
UN POETA
A Dino Campana
Quel vagabondo,
che vedi pensoso,
vestito di stracci,
con paio di scarpe consunte,
che al sole se ne sta stravaccato
su un vecchia panchina,
che guarda incantato ogni cosa
e legge un libretto
con la copertina tutta sgualcita,
che scrive sornione
qualcosa,
su un vecchio quaderno sdrucito,
quel vagabondo
che insegue incantato una lieve farfalla
volare,
che osserva su in cielo
e scuote la testa
guardando una scia biancastra
lasciata da un reattore che passa,
quel vagabondo,
schifoso,
indolente,
pezzente,
quel matto
che non ha una fissa dimora,
che vaga senza una meta,
quel vagabondo
può darsi che sia finanche un poeta!
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 06/03/2008 19.25)
Grazie, Salvatore. Mi verrebbe da chiosare che è vero: “Nemo propheta in patria”.
Leggo le tue poesie e i tuoi contributi con viva attenzione.
da mappolario:
Afrad,=i solitari coloro che non hanno un maestro umano.
i poeti
ciao map
patrizia
Solitari cara Patrizia si diventa quando si è sofferto tanto, e si deve parlare e dialogare con un dolore che è la nostra umana divina possibilità di esprimere l’inesprimibile.Chissà se è così, la vita è vuota quando l’anima è altrove, e questo mi fa trasalire dentro. Diventa sempre più difficile per me che non mi aspettavo una cosa simile.
x map,
” Accetta il turbamento
delle chiavi perdute, dell’ora sprecata.
L’arte di perdere non è difficile da imparare”
E.Bishop
NON , è facile accettare l’arte di perdere, Per me, fForse include anche accettare il limite che ogni persona ha,.
penso che se ci si riuscisse, forse, si potrebbe approdare ad una solitudine luminosa, e piena come quella del quadro di Hopper ,
ma……
patrzia
Carissimo Valerio,
il nostro blog è tornato in vita. Purtroppo c’è stato un problema legato al dominio, e dal fraintendimento che ne è sorto attualmente abbiamo rimediato tornando al dominio di wordpress. Quindi, per ora, l’indirizzo da usare è il seguente:
https://gabrielelaporta.wordpress.com/
Mi raccomando, diffondete a tutti gli amici la variazione. Grazie e scusa ancora!
Che Gioia… Immensa Professore, sà mi capitava in questi giorni trascorsi di non ritrovare più la mia casa dove vi abito con tanti amici, la Casa ha un Nome che è quello del suo Costruttore il quale Convive anchesso con Noi. Il Nome Casa_Blog_Gabriele La Porta!!! Che gioia Ritrovare lei e tutti gli Amici!!! 🙂 🙂 😀
Caro Giuseppe,
siete voi a colmarmi di gioia, continuamente ed incessantemente. La casa è di noi tutti, e i costruttori siete voi! Un abbraccio immenso
Majòòòòò, 😀 😀 😀 😀 😀 😀
un abbraccio ed un bacio!!!