Cinema: “Still Alice” e Julianne Moore nominata agli Oscar come Miglior attrice protagonista

  • Alice Howland è una donna alla soglia dei cinquant’anni, orgogliosa degli obiettivi raggiunti. È un’affermata linguista e insegna alla Columbia University, ha una solida famiglia composta dal marito chimico e da tre figli, Anna, Tom e Lydia, tutti e tre realizzati. Ma improvvisamente la sua vita cambia, quando le viene diagnosticata una forma presenile di Alzheimer. Tutte le sue certezze crollano, diventando una donna fragile e indifesa, anche agli occhi della famiglia che l’ha sempre vista come un pilastro.

    La pellicola è stata presentata in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival l’8 settembre 2014, ed ha partecipato in concorso alla 9ª edizione del Festival internazionale del film di Roma, dove ho avuto il piacere di vederla il 17 ottobre 2014.

    Il morbo di Alzheimer è la forma più frequente di demenza: è un deterioramento mentale che inizia il suo processo evolutivo in età senile ma può anche manifestarsi prima dei 65 anni. La malattia di Alzheimer, infatti, può comparire già dai 45 anni (la forma descritta nel film), con disturbi della memoria e manifestazioni di disorientamento, soprattutto spaziale. I primi sintomi sono alterazioni delle funzioni simboliche: afasia (difficoltà a tradurre le parole in pensiero e viceversa), agnosia (incapacità di riconoscere gli stimoli provenienti dai sensi), aprassia (incapacità a compiere movimenti complessi mirati a una certa attività). L’evoluzione della malattia è ascrivibile a una progressiva distruzione dei neuroni a causa della betamiloide, una proteina che finisce per incollare e raggrumare i neuroni; allo stesso modo diminuisce nel cervello la presenza di acetilcolina, una molecola di primaria importanza per la comunicazione tra i neuroni.

    Non si può parlare di cura del morbo di Alzheimer quanto piuttosto di accompagnamento nella sua evoluzione: la terapia farmacologica, infatti, si limita a rallentare la riduzione di acetilcolina, ma molte nuove ricerche sono in corso per bloccare il processo neurodegenerativo. Possono essere di sostegno sessioni di riabilitazione cognitiva per aiutare il malato di Alzheimer nella gestione della vita quotidiana. Come non c’è terapia, allo stesso modo non ci sono esami o analisi di laboratorio per diagnosticare il morbo di Alzheimer: per formulare una diagnosi serve la ricostruzione clinica delle alterazioni mentali del malato da parte della famiglia, nonché una valutazione accurata delle sue capacità fisiche e mentali.

    Il film verrà distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi a partire dal 16 gennaio 2015, ma precedentemente è stato proiettato in un numero limitato di cinema nel dicembre 2014 per avere la possibilità di partecipare agli Oscar 2015. In Italia arriverà il 22 gennaio, distribuito dalla Good Films.

    Massimo Lanzaro

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2 Risposte

  1. ‘ un vero castigo di Dio l’Alzheimer.Bisogna introdurre meno rame possibile:Pensa che in certi acquedotti ce n’è troppo.Un polivitaminico ne contiene ben 80 mg,una sciagura.E’ stato messo in atto un test che ci avvisa di un cammino troppo accelerato verso segni conclamati della affezione.Ben vengano film che ne toccano o affrontano più profondamente la dolorosa problematica.

  2. questo nuovo test che ci dice la nostra distanza da baratro.,caro Gabriele, ha anche un sito:
    http://www.canox4drug.com/it/

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