Al pari di un profilo conosciuto,
o meglio sconosciuto, senza pari
Fra gli altri animali, unica terra
La tua forma casuale quanto amai.
Sandro Penna
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L’anello di congiunzione tra la specie generata dalla coscienza e la progenie dell’inconscio non può che avere una forma che, più che sfuggevole, sia duttile, plasmabile da un’epifania. E’ vero che il simbolo (unica terra!) è della stessa materia di cui sono fatti i sogni. Ed io sono sua nonna!
una logopea mirabile,quanto ardua da interpretare,
ha composto il Penna.
Per correr miglior acque,alza le vele
omai las navicella del mio ingegno
Insomma ci rinuncio.
Buona serata,caro Gabriele
Si sa che quando il tempo colora i capelli d argento e dipinge sul viso scheggie che frantumano la pelle, solcata da un viso vissuto fra risi e pianti e gli anni si sommano come la pila dei libri vicno al tuo comodino, si sa che la morte prima o poi soggiunse, lo si sa sempre ma pian piano si è più consapevoli.
La lasci entrare ed essa entra non è ancora la tua ora, ma ogni tanto la sua immagine si mostra, non spaventa è solo la normale andatura del tempo, sai che c’è.
Non fa favoritismi può portar via infanti, giovani, come grandi.
Precario è il lavoro, precaria la vita, che male c’è è solo la vita.
Bella come questa precarietà della vita è descritta da Ungaretti:
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
ma non è riferito solo ai soldati, ma a tutti noi, ognuno di noi si trova in questa precarietà, è la natura della vita, anche il più giovane, che si è posto il problema solo talune volte, è sottoposto ad essa.
Apparenza e precarietà un bel binomio, oltre alla caducità della vita si scorge
sempre qualcos’ altro,
si scorge il profumo di Altrove,
può avere a che fare con qualcosa di più profondo e non superficiale,non precario e non sottile come il filo di una foglia appesa per miracolo ad un albero che al primo soffio cade. Può sembrare ma si sa che non è…
E’ bello poter osservare la superficie e poi la profondità,
la superficie dell acqua scivola via scorre veloce, ma nella profondità della vita
sul fondale ogni cosa è chiara, cristallina..
l’ essenza della vita e della natura giace impalpabile nella profondità che per chi ha voglia e tempo può essere portata a galla.
L’ Amore e L’ eternità possono sembrare solo parole si superficie(banali, strausate) per chi non ha voglia di approfondire.
Sicuro che la vita custosisce gelosa nel suo grembo il suo prezioso mistero e tesORO.
nello scritt di sopra: dopo
“la pelle” la virgola non ci va
“Stelle”, figliola, sono stelle cadute, quei libri…
“Tornano in alto ad ardere le favole.
Cadranno colle foglie al primo vento.
Ma venga un altro soffio,
Ritornerà scintillamento nuovo.”
(Giuseppe Ungaretti)
Per chiarire meglio il discorso e la mia posizione rispetto a ciò che mi riferisco nel commento qui sopra faccio un’ aggiunta.
La precarietà di cui parlo è solo l apparenza della vita(la superficie, lo sguardo superficiale), per me l’ essenza della vita giacciono nelle profondità e allora ci va uno sguardo più attento e non solo superficiale, la verità e l’ essenza della vita si colgono nell amore.
Nel commento sopra parlo delle parola amore, che spesso è usata in modo superficiale(per questo nel commento ho scritto strausata e banale).L’ amore non quello streotipato, ma quello profondo che realmente salva la vita.Questo tipo di amore, nella sua accezione profonda,è ciò che realmente leva questa precarietà alla vita per darne una connotazione profonda e in questa accezione allora porta spontaneamente alla riflessione su una definizione
più continua ed onesta in cui si apre una finestra sulla veduta dell’ eternità.Solo in questo senso iù profondo e con suo peso è il mio discorso.Cmq rimane non facile trovare le parole giuste per parlare di ciò, appena se ne accena il discorso si corre il rischio di “banalizzarlo”, è molto più facile “sentire”.
Certo è che basta guardare in alto, nelle “profondità” dei desideri e dei sogni, perchè muti anche la percezione dell’essenza di una forma, tanto per ritornare al Penna…
Per esempio la conoscenza della morte, dal punto di vista del seme…
[…] Nella profondità dei vostri desideri e speranze,
sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;
E come i semi sognano sotto la neve,
il vostro cuore sogna la primavera. […]
(Gibran)
…oppure dell’Amore, dal punto di vista di un vegetale maturo:
“Quando l’ amore vi chiama seguitelo
anche se le sue vie sono ardue e ripide
e quando le sue ali vi avvolgeranno, abbandonatevi a lui
anche se la sua lama, celata fra le sue penne, vi può ferire
e quando vi parla, credetegli
anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni
come il vento del nord devasta il vostro giardino
poiché come l’ amore vi incorona, così vi crocifigge
e come vi matura, così vi poterà
e come ascende alla vostra cima e accarezza i rami più teneri
che fremono al cospetto del Sole
così scenderà alle vostre radici, le scuoterà
dove si aggrappano con più forza alla terra
Come covoni di grano vi accoglierà in sé
vi batterà finchè non sarete spogli
vi passerà al setaccio per liberarvi della pula
vi macinerà fino all’ estrema bianchezza
vi impasterà finchè non siate cedevoli alle mani
e vi consegnerà al suo sacro fuoco
per diventare il sacro pane nei conviti dell’ Eccelso
In voi tutto questo l’ amore compirà
affinchè capiate i segreti del vostro cuore
e in quella conoscenza possiate divenire frammenti del cuore della vita
ma se avrete timore e ricercherete soltanto la pace e il piacere dell’ amore
allora sarebbe meglio che copriste la vostre nudità e oltrepassaste l’ aia dell’ amore
nel mondo senza stagioni dove potrete ridere
ma non tutto il vostro riso
e piangere, ma non tutte le vostre lacrime […] ”
(Gibran)