«Credo malgrado tutto che ogni persona sia sola, tutto il tempo. Si vive soli. Gli altri ci stanno intorno, ma si vive soli. Ognuno è come imprigionato nella sua testa, e tuttavia noi siamo quello che siamo solo grazie agli altri. Gli altri ci “abitano”. Per “altri” si deve intendere la cultura, la famiglia, gli amici. A volte possiamo cogliere il mistero dell’altro, penetrarlo, ma è talmente raro! È soprattutto l’amore a permettere un incontro di questo genere. Circa un anno fa, ho ritrovato un vecchio quaderno dei tempi in cui ero studente. Lì prendevo appunti, fermavo delle idee. Una citazione mi ha particolarmente impressionato: «Il mondo è nella mia testa. Il mio corpo è nel mondo». Avevo diciannove anni, e questa continua a essere la mia filosofia. I miei libri non sono nient’altro che lo sviluppo di questa constatazione».
Paul Auster
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Sono anche io dello stesso parere,in fondo anche le persone che vivono con noi,quelle che in teoria dovrebbero conoscerci bene hanno solo una conoscenza parziale del nostro essere.Le nostre emozioni,i dolori,i nostri pensieri sono assolutamente vissuti in solitario.Buona giornata
tra tutti i suoi scritti , il testo ” pivot” mi pare — L’invenzione della solitudine –,romanzo autobiografico ,saggio generato dalla morte del padre con cui ha avuto problemi di convivenza .
Effettivamente durante la vita siamo un po’ come monadi imperfette,quantitativamente e qualitativamente,abbastanza soli,
Simpatico questo Paul,poeta, scrittore,attore regista…:Penso che non sia un soggetto affetto da solitudine, si è sposato già due volte.
Serena serata,caro Gabriele.
Propongo sguardi alternativi che indugiano su quel mondo fatto di “felicità incontrate”, di “pagine assolute, necessarie, al riparo dai gusti” … Qualcuno direbbe mai che anche i copia e incolla di nuova generazione hanno questo effetto, che sono “gli occhiali giusti sul naso di un bambino che fino a quel momento non aveva mai saputo di essere miope”?
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“Bisogna essere santi
per essere anche poeti:
dal grembo caldo d’ogni nostro gesto,
d’ogni nostra parola che sia sobria,
procederà la lirica perfetta
in modo necessario ed istintivo.
Noi ci perdiamo, a volte, ed affanniamo
per i vicoli ciechi del cervello,
sbriciolati in miriadi di esseri
senza vita durevole e completa;
noi ci perdiamo, a volte, nel peccato
della disconoscenza di noi stessi.
Ma con un gesto calmo della mano,
con un guardar “volutamente” buono,
noi ci possiamo sempre ricondurre
sulla strada maestra che lasciammo,
e nulla è più fecondo e più stupendo
di questo tempo di conciliazione.”
(“Santi e poeti”, di Alda Merini aveva 17 anni, quando ha composto questa poesia)
(Si ringrazia per la rapida fruizione il sito: http://www.artslife.com/2014/11/04/santi-e-poeti-la-poesia-inedita-di-alda-merini-primo-componimento-della-poetessa/ )
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[…] Non li ami come me (i Iibri), sei esigente, cerchi tra essi le pagine che restano incise nella memoria, infilzate come farfalle. Ma non dire che le altre, le dimenticate, sono da non leggere. Molto è portato via dal caso, quello che resta è appunto solo questo, un resto che non dimostra e non sostituisce niente di quello che si è perduto. Ami le pagine assolute, le necessarie, al riparo dai gusti. Ma i libri siamo noi, gente che si ammala, si sfilaccia, ingiallisce e viene dimenticata. Sono a immagine della nostra vita. Ama Un poco anche i libri del tuo tempo, ama un poco i tuoi anni che sono quelli che passano e non quelli che ti restano. […]
(Da “In alto a sinistra”, di Erri De Luca… aveva 19 anni. C’è un’armonia nei dialoghi – interiori! – con il padre, che io non ho percepito nelle pagine in lirica solitaria-in discesa libera.)
Sinceramente temo i fautori dell’individualismo “s-frenato”, e ancor più quelli che non danno valore alle relazioni umane(ovviamente ci sono relazioni e relazioni)… Paura misto a ribrezzo provo verso codeste persone!… basta guardare la bella società in cui viviamo…
credo che.so è troppo legati a questa terra… questo ci porta a on darsi la mano, affinché scatti la comunione passatemi il termine, “energetico” Amore, che come due poli elettrici servono per indurre luce, cosi noi abbiam perso, legati tropo a materia nel senso più comune, d’eser profondamente altro. non già, dopo il trapasso. ma sin da ora, in questa nostra condizione. Ma, abbiam scelto d’essere unici egoisticamente, un unicità insostenibile ecco, che si diventa altro, nei migliori dei casi. Solitudine. BUON SABATO a TUTTI…