Io sono solo
il fiume è grande e canta
Chi c’è di là?
Pesto gramigne bruciacchiate.
Tutte le ore sono uguali
per chi cammina
senza perché presso l’acqua che canta.
Non una barca
solca i flutti grigi
che come giganti placati
passano davanti ai miei occhi
cantando.
Nessuno.
Attilio Bertolucci
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Il Ciclope e Ulisse: ” Nessuno mi uccide…”
Ma quando il vino arrivò alla mente del Ciclope, anche allora io gli parlai con dolci parole: “Ciclope, tu mi domandi il mio nome famoso, e dunque io te lo dirò, ma tu dammi il dono dell’ospitalità, come mi promettesti; Nessuno è il mio nome; Nessuno solo soliti chiamarmi la madre e il padre e tutti gli altri compagni.” Così dissi, e quello subito mi rispose con animo spietato: “Nessuno lo mangerò per ultimo dopo i suoi compagni, quegli altri li mangerò prima; questo avrai come dono ospitale.”…
Ed allora io lo trassi dal fuoco più vicino e i compagni mi stavano intorno; un dio poi mi ispirò un grande coraggio; e quelli, avendo preso il palo di olivo, appuntito sulla cima lo conficcarono nell’occhio…
così noi reggendo quel palo infuocato lo giravamo nell’occhio di quello ed intorno al palo che era caldo scorreva il sangue; e la fiamma, mentre la pupilla bruciava, gli arse tutte le palpebre e le sopracciglia; e ne friggevano a fuoco le radici…
Così sfrigolava il suo occhio attorno al palo di ulivo; terribilmente e grandemente si lamentò ed attorno la roccia rimbombò e noi impauriti scappammo; ma quello trasse via dall’occhio il palo intriso di molto sangue. Poi essendo eccitato lo scagliò da sé con le mani e chiamava a gran voce i Ciclopi, i quali abitavano nelle caverne per le cime ventose intorno a lui; E quelli, ascoltando il grido, vennero chi da una parte, chi dall’altra e, fermatisi attorno alla spelonca, domandavano che cosa lo affliggesse; “Perché mai, così abbattuto, o Polifemo, nella notte divina gridasti in questo modo e ci rendevi insonni? O forse qualcuno dei mortali contro la tua volontà ti porta via le greggi? Oppure qualcuno uccide te stesso con l’inganno o con la forza?” A sua volta il forte Polifemo dall’antro si rivolse ad essi: “O miei cari, Così sfrigolava il suo occhio attorno al palo di ulivo; terribilmente e grandemente si lamentò ed attorno la roccia rimbombò e noi impauriti scappammo; ma quello trasse via dall’occhio il palo intriso di molto sangue. Poi essendo eccitato lo scagliò da sé con le mani e chiamava a gran voce i Ciclopi, i quali abitavano nelle caverne per le cime ventose intorno a lui; E quelli, ascoltando il grido, vennero chi da una parte, chi dall’altra e, fermatisi attorno alla spelonca, domandavano che cosa lo affliggesse; “Perché mai, così abbattuto, o Polifemo, nella notte divina gridasti in questo modo e ci rendevi insonni? O forse qualcuno dei mortali contro la tua volontà ti porta via le greggi? Oppure qualcuno uccide te stesso con l’inganno o con la forza?” A sua volta il forte Polifemo dall’antro si rivolse ad essi: “O miei cari, Nessuno mi uccide con l’inganno e non con la violenza.” Quelli poi rispondendo, dicevano parole alate: “Se nessuno usa violenza a te, poiché sei solo, non è possibile evitare la malattia che viene dal grande Zeus, orsù prega il re Poseidone tuo padre.” con l’inganno e non con la violenza.” Quelli poi rispondendo, dicevano parole alate: “Se nessuno usa violenza a te, poiché sei solo, non è possibile evitare la malattia che viene dal grande Zeus, orsù prega il re Poseidone tuo padre.”
…orsù, allora prega il re Poseidone, il re Poseidone prega allora, Poseidone allora prega il re, prega allora Poseidone il re.. Orsù!… 😀
Sensazione…
“I miei pensieri sono qualcosa che la mia anima teme.
Fremo per la mia allegria.
A volte mi sento invadere da
una vaga, fredda, triste, implacabile
quasi-concupiscente spiritualità.
Mi fa tutt’uno con l’erba.
La mia vita sottrae colore a tutti i fiori.
La brezza che sembra restia a passare
scrolla dalle mie ore rossi petali
e il mio cuore arde senza pioggia.
Poi Dio diventa un mio vizio
e i divini sentimenti un abbraccio
che annega i miei sensi nel suo vino
e non lascia contorni nei miei modi
di vedere Dio fiorire, crescere e splendere.
I miei pensieri e sentimenti si confondono e formano
una vaga e tiepida anima-unità.
Come il mare che prevede una tempesta,
un pigro dolore e un’inquietudine fanno di me
il mormorio di un incalzante stormo.
I miei inariditi pensieri si mescolano e occupano
le loro interpresenze, e usurpano
gli uni il posto degli altri. Non distinguo
nulla in me tranne l’impossibile
amalgama delle molte cose che sono.
Sono un bevitore dei miei pensieri
l’essenza dei miei sentimenti inonda la mia anima…
La mia volontà vi si impregna.
Poi la vita ferma un sogno e fa sfiorire
la bellezza nel dolore dei miei versi.”
(Fernando Pessoa)
Is There anybody out there?
PInk Floyd
il post che ho scritto prima tratto dall’ Odissea
Essere nessuno è la grande riscoperta interiore, perché nell’inconsapevole grande separazione si sono avuti tantissimi nomi e tantissime diversificate parti esistenziali che nella consapevole ri-contemplazione conducono ogni saggio pellegrino alla sua celata e mai celata immortalità dove nessuno sebbene sia nessuno è l’immensità. 😀
Un BuoN SAbato a tutti voi del Blog! Un saluto, che sia un sabato di Primavera al Nostro Stimato Professore La Porta! 😉
Sereno weekend, Gabriele carissimo! Un abbraccio traboccante d’affetto… 😉
Per Gabriele e per questo kairòs ….Baci
Sai quando il vento
senza corpo nè veli
tra volute e radici
ha sete di bacche frantumate
e soffocate lune
come acqua scorre
nè sentieri echi o steli
potranno fermarlo
diluvia contemporaneo a noi
e ai peccati del mondo
folgora rumori
sui fregi intarsiati del cancello
su corolle di brina
nel tempio dello spazio
sai quando il vento
rode e silenzia
il cielo delle parole
tensione di nascita e mai fine
vertigini di senso in agonia
trame su pelli mai accolte
e questo dolore
di suoni alle caviglie
sperimenta ogni giorno ogni momento
sai quando il vento
obliquo celestiale su visioni
imbriglia la mia sete
di ombra e rugiada
dilata sterili silenzi
ferite riaperte su orlo di abisso
lontana mi riascolto come nebbia
in una landa deserta
a carponi riannodo fili
infiorescenze messe a nudo
in esili risvegli
tutto un vocio
che sveste le parole come labile brusio
di destini infilzati
dentro l’arca che solcherà
i flutti delle nostre fiumare
sai quando il vento
impasto di fango e terra
decifra di noi un solo istante
e quella soglia al varco di respiro
caparbiamente ci plasma la vita
m.a
Per te, grande Gabriele e gli amici di questo tèmenos….Baci
Sai quando il vento
senza corpo nè veli
tra volute e radici
ha sete di bacche frantumate
e soffocate lune
come acqua scorre
nè sentieri echi o steli
potranno fermarlo
diluvia contemporaneo a noi
e ai peccati del mondo
folgora rumori
sui fregi intarsiati del cancello
su corolle di brina
nel tempio dello spazio
sai quando il vento
rode e silenzia
il cielo delle parole
tensione di nascita e mai fine
vertigini di senso in agonia
trame su pelli mai accolte
e questo dolore
di suoni alle caviglie
sperimenta ogni giorno ogni momento
sai quando il vento
obliquo celestiale su visioni
imbriglia la mia sete
di ombra e rugiada
dilata sterili silenzi
ferite riaperte su orlo di abisso
lontana mi riascolto come nebbia
in una landa deserta
a carponi riannodo fili
infiorescenze messe a nudo
in esili risvegli
tutto un vocio
che sveste le parole come labile brusio
di destini infilzati
dentro l’arca che solcherà
i flutti delle nostre fiumare
sai quando il vento
impasto di fango e terra
decifra di noi un solo istante
e quella soglia al varco di respiro
caparbiamente ci plasma la vita
m.a
…Quando il culto di una lapide su una tomba vuota (oggi si chiamerebbe nick-avatar-vuoto!) restituisce dignità ad un uomo e quell’uomo alla Memoria. Resistere all’oblio è l’unica speranza che resta all’essere umano. Ma l’essere umano ha imparato a misurare la propria resistenza soltanto in rapporto all’evidenza. Negandola. Sorte noscia!
“Fu Euro, calato a precipizio,
e la notte e le ondate che mi uccisero
dopo il nero tramonto d’Orione;
e sdrucciolai così via dalla vita,
io, Callàiscro. Mentre attraversavo
il mare della Libia,
disparvi giù aggirato dalle onde,
e i pesci mi spolparono.
Bugiarda mi sta sopra questa pietra.”
(Leonida, A.P. VII, 273 = LXII G.P.)
Grazie, Giuseppe. Buon sabato anche a te! Un abbraccio.
Ciao, Luigi. Ti abbraccio forte.
Ciao Maria. Grazie per questi tuoi splendidi versi. Un abbraccio.
Un sereno fine settimana e un caro saluto Gabriele.
Rosa.
(A PROPOSITO DEL DUCA)
Ground control to Major Tom …….
ground control to major tom ….
– –
SPACE ODDITY 😎
Grazie, Rosa. Ti abbraccio forte forte.
Ti invio dei versi scritti da me:
L’errore
L’errore,
lo sbaglio
prende il cuore.
Nasconde
l’io
sordo
che esplode
come lava
che avvolge
che sopprime
che allontana.
E chissà
dove andrà….
Desidero un tuo parere. Uno scroscio di saluti, caro Gabriele.
Rosa
Oggi è la festa della dea Flora!!!!!
Godiamoci i suoi frutti in questa bella giornata…
buona domenica tutti!!!
Ricordando Antonio Tabucchi e l’ultima grande interpretazione di Mastroianni “Sostiene Pereira”, la storia di un eroe antieroico, un uomo che, quando prende coscienza, decide di ribellarsi alla censura, di dar voce alla verità e, per salvarsi la vita, è costretto all’esilio.
Un Gioioso inizio di settimana, Gabriele caro! Un abbraccio grande come il Mondo… 🙂
Per la Pianura senza sentieri
giunge il cavaliere.
Cammina in pace e piano piano
con paura di Nessuno.
SONO LA PERIFERIA DI UNA CITTA’ INESISTENTE
Oggi, all’improvviso, sono giunto a una sensazione assurda e giusta. Ho capito, in una folgorazione intima, di non essere nessuno. Nessuno,assolutamente nessuno. Quando il lampo ha balenato, quella che pensavo fosse una città era una pianura deserta; e la luce sinistra che mi hamostrato me stesso non ha rivelato lì sopra alcun cielo. Sono stato derubato del poter esistere prima che esistesse il mondo. Se ho dovuto reincarnarmi, mi sono reincarnato senza di me, senza essermi reincarnato.
Sono la periferia di una città inesistente, il commento prolisso a un libro non scritto. Non sono nessuno, nessuno. Non so sentire, non so
pensare, non so volere. Sono una figura di un romanzo da scrivere che passa aerea ed evanescente senza essere esistita, fra i sogni di chi non mi ha saputo completare.
Penso sempre, sento sempre; ma il mio pensiero non contiene raziocini e la mia emozione non contiene emozioni. Da una botola lassù, stoprecipitando nello spazio infinito, in una caduta senza direzione, infinitupla e vuota. La mia anima è un maelstrom nero, una vasta vertigine intorno al vuoto, il movimento di un oceano infinito intorno a un buco nel nulla, e nelle acque che più che acque sono vortici, fluttuano tutte le immagini che ho visto e sentito nel mondo – ci sono case, volti, libri, casse, echi di musica e sillabe di voci, in un turbine sinistro e senza fondo.
E io, proprio io, ne sono il centro che esiste solo per una geometria dell’abisso; sono il nulla intorno a cui questo movimento gira, come fine a se stesso, con quel centro che esiste solo perché ogni cerchio lo possiede. Io, proprio io, sono il pozzo senza pareti, ma con la viscosità delle pareti, il centro di tutto con il nulla intorno.
FERNANDO PESSOA – IL LIBRO DELL’INQUIETUDINE
Con una tale mancanza di gente coesistibile come c’è oggi,
cosa può fare un uomo di sensibilità,
se non inventare i suoi amici,
o quanto meno, i suoi compagni di spirito?
F. Pessoa
Buona serata, Gabriele.
Rosa
Ciao, Rosa. Grazie e baci.
nessuno , è Nessuno!
Non so se si incolla ho trovato questo : http://leparoledellassurda.blogspot.it/2012/03/sta-vita-e-na-munnezz.html?m=1
la vita scorre altrove se non ci si immerge in essa, soprattutto se non si attraversa il guado (ossia il cercare di vedere le cose come sono, il cercare una via autentica) ma, si rimane a calpestar gramigna.Siamo anche nessuno, in questo scorre della vita/via che ha una sua colonna sonora, la nostra , .
ma…
saluti
ma…
“Trenta raggi si uniscono in un mozzo. nel suo non-essere sta l’utilità del carro.
Si cuoce l’argilla per fare un vaso: nel suo non-essere sta l’utilità del vaso.
Si forano porte e finestre per fare una casa: nel suo non-essere sta l’utilità della casa.
Perciò dall’essere viene il profitto, dal non-essere viene l’utilità”
Ora…
“Comprendendo chiaramente tutto ciò che ti circonda, puoi essere senza conoscenza?
Nel produrre e nell’allevare, produrre ma non possedere, produrre ma non farci affidamento, far crescere ma non dominare: questo si chiama la virtù oscura”. (Lao-Tzu)
Un uomo saggio pratica, coltiva in sè, la virtù oscura e non respinge nessuno: questa è la sua autenticità, che è l’abbondanza della sua famiglia, è la durata del suo villaggio, è la prosperità dello stato, è l’universalità dell’impero.
Fiume!, Spogliami e Lasciami Andare…..