Danae

 

“Klimt affronta un soggetto tratto dalla mitologia greca antica: Danae fu fecondata nel sonno da Zeus, trasformatosi in pioggia d’oro. L’artista rinuncia alla consueta struttura verticale a favore di uno sviluppo ellittico. Infatti la donna è rappresentata rannicchiata in primo piano, ripiegata su sé stessa, avvolta in una forma circolare, che rimanda alla maternità e alla fertilità universale. Serenità e pace si leggono sul volto e nella posizione fetale della fanciulla. Danae diviene una fanciulla persa nel sonno e nella dimensione onirica, totalmente dimentica di sé e in balìa dei propri istinti sessuali. In nessun altro dipinto di Klimt la donna è così interamente identificata con la propria sessualità. Il corpo completamente abbandonato di Danae è circondato e ricoperto dai capelli, da un velo orientaleggiante e sulla sinistra da una pioggia d’oro. Nello scroscio della pioggia d’oro, che riecheggia di preziosismi bizantini, Klimt aggiunge un simbolo, un rettangolo verticale nero, che rappresenta il principio maschile”.

Testo tratto da Wikipedia

(Gustav Klimt, Danae, 1907)

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Pandora

(Jules Joseph Lefebvre, Pandora, 1882)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Epimeteo, angosciato per la sorte di suo fratello (Prometeo) si affrettò a sposare Pandora, che per volontà di Zeus era stupida, malvagia e pigra quanto bella: la prima di una lunga serie di donne come lei. Subito essa aprì il vaso che Prometeo aveva affidato a Epimeteo raccomandandogli di tenerlo chiuso, e nel quale si trovavano tutte le Pene che possono affliggere l’umanità: la Vecchiaia, la Fatica, la Malattia, la Pazzia, il Vizio e la Passione. Subito esse volarono via a stormo e attaccarono i mortali. Ma la fallace Speranza che Prometeo aveva pure chiuso nel vaso, li ingannò con le sue bugie ed evitò così che tutti commettessero suicidio”.

Da “I miti greci” di Robert Graves, edizioni Longanesi.

“Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù”

Sopra: Dosso Dossi, “Giove pittore di farfalle, Mercurio e la Virtù”, 1523-24 ca.

Amatissimi,

vi propongo oggi questo particolare dipinto del grande pittore Giovanni di Niccolò Luteri, detto comunemente Dosso Dossi (1486? – 1542 ca.), uno dei principali artisti attivi alla corte ferrarese degli Este all’epoca dell’Ariosto.

Caliamoci ora in quell’epoca e nella Ferrara nel primo Cinquecento, e comprendiamo i complessi intrecci allegorici ed esoterici che animano l’opera. Che vi sia un messaggio nascosto, “secreto”? Aspetto le vostre riflessioni.

Eos e Titone

Ad Afrodite

O mia Afrodite dal simulacro
colmo di fiori, tu che non hai morte,
figlia di Zeus, tu che intrecci inganni,
o dominatrice, ti supplico,
non forzare l’anima mia
con affanni né con dolore;
ma qui vieni. Altra volta la mia voce
udendo di lontano la preghiera
ascoltasti, e lasciata la casa del padre
sul carro d’oro venisti.
Leggiadri veloci uccelli
sulla nera terra ti portarono,
dense agitando le ali per l’aria celeste.
E subito giunsero. E tu, o beata,
sorridendo nell’immortale volto
chiedesti del mio nuovo patire,
e che cosa un’altra volta invocavo,
e che più desideravo
nell’inquieta anima mia.
” Chi vuoi che Péito spinga al tuo amore,
o Saffo? Chi ti offende?
Chi ora ti fugge, presto t’inseguirà,
chi non accetta doni, ne offrirà,
chi non ti ama, pure contro voglia,
presto ti amerà.”
Vieni a me anche ora:
liberami dai tormenti,
avvenga ciò che l’anima mia vuole:
aiutami, Afrodite.

Saffo

la parte nascosta ed il daimon

Nell’Interiorità di Anima — “Hestia”

Hestia è, nella mitologia greca, la personificazione divina del “focolare”, in special modo del fuoco domestico (come centro cosmico) e del fuoco sacro degli altari preposti ai sacrifici. Figlia di Crono e di Rea, sorella di Zeus, è la dea della purezza e della verginità, della santità e della stabilità della famiglia. Nel mondo latino sarà venerata col nome di Vesta.

Hestia Tamia

Per essere Hestia bisogna imparare a dire di no, dare a ciascuno la sua giusta misura e non di più, imparare a individuare coloro che non ne hanno mai abbastanza e controllare la loro voracità, perché la persona che non ha il coraggio di rifiutare non potrà impedire che vengano dilapidati i beni. Questo si applica alla vita domestica, ma ancor di più alla vita organizzativa, perché l’identificazione con l’organizzazione è generalmente meno forte dell’identificazione con la famiglia e il pericolo dello spreco è maggiore. Che si tratti di una segretaria che controlla i conti in uscita e l’inventario del materiale, di un impiegato che prende a cuore la conservazione degli attrezzi e dei veicoli o di un caporeparto che sorveglia da vicino gli interessi della “sua” compagnia, hanno tutti in comune il fatto di dover esercitare la vigilanza sul posto, al centro, nel cuore dell’organizzazione. Devono possedere uno spirito poco litigioso ma giusto e mantenere una certa severità, pur non guastando il clima di calore e di simpatia che permette di identificarsi con la propria impresa invece di contrapporvisi. La figura di Hestia spesso è incompatibile con quella del padrone, perché in genere questa funzione è dominata dalla figura di Zeus. Spesso è preferibile che una persona meno identificata con le politiche organizzative abbia l’incarico di farle rispettare. Sfortunatamente, le qualità specifiche alla Hestia non sono abbastanza riconosciute coscientemente né “ufficialmente”, sicché le persone che le sviluppano non sono ricompensate e remunerate di conseguenza. È l’organizzazione che ci perde.

Ginette Paris, La grazia pagana, Moretti e Vitalli, 2002, pagg. 124-125