Non è il tuo amore che domando

Non è il tuo amore che domando.
Si trova adesso in un luogo conveniente.
Stanne pur certo, lettere gelose
non scriverò alla tua fidanzata.
Però accetta dei saggi consigli:
dalle da leggere i mie versi,
dalle da custodire i miei ritratti,
sono così cortesi i fidanzati!
E conta più per queste scioccherelle
assaporare a fondo una vittoria
che luminose parole di amicizia,
e il ricordo dei primi, dolci giorni…
Ma allorché con la diletta amica
avrai vissuto spiccioli di gioia
e all’anima già sazia d’improvviso
tutto parrà un peso,
non accostarti alla mia notte trionfale.
Non ti conosco.
E in cosa potrei esserti d’aiuto?
Dalla felicità io non guarisco.

Anna Achmatova

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ancora sulla paternità

Un giorno Jacob Freud, stava passaggiando per Freiberg. Era ben vestito e portava un berretto di pelliccia nuovo.
A sua volta, si trovò davanti un uomo. La situazione era imbarazzante: il marciapiedi, a quei tempi, era spesso uno stretto camminamento, tanto per evitare la superfiecie fangosa della strada. Jakob accennò ad un nuovo passo, ma con timidezza perché non ne faceva una questione di principio. L’invasore più veloce e, animato evidentemente da una certezza di superiorità, gli buttò il berretto nel fango, gridando: “Giù dal marciapiede, ebreo!”. Raccontando l’episodio al figlio, a questo punto si fermò. Ma il piccolo Sigmund lo incanzava perché, per lui, proprio qui veniva la parte più interessante del racconto. “E tu cosa hai fatto?” Con calma, il padre, rispsose: “Sono sceso dal marciapiede ed ho raccolto il berretto”.
… La mancanza di eroismo del padre che era stato per lui il modello assoluto, scese come un martello pesante sulla mente di Sigmund e ne decise il futuro. Ma un giorno Freud leggerà l’Eneide e capirà: suo padre si era trovato davanti alla stsesso bivio di Enea che fuggiva da Troia. Fronteggiando il nemico si deve decidere: è meglio combattere per l’onore, rischiando la morte, o pensare al futuro, alla continuità della famiglia o di un popolo?

Ma cosa si aspetta un figlio dal padre? Secondo la tradizione patriarcale, che questo episodio può riassumere, è qualcosa di diverso da quello che si attende dalla madre. In condizioni normali, ogni figlio ama la madre. E se la madre è vittima di una ingiustizia? Il figlio continuerà ad amarla, sforzandosi anche di compatirla. Ed il figlio, normalmente, ama il padre?
Certo, ma se il padre riceve una ingiustizia che cosa accade? Qui le cose si complicano perché il rapporto padre-figlio è molto più condizionato dall’ambiente. La coppia madre-figlio, soprattutto alle origini, ha una sua qualità così esclusiva da porsi quasi fuori dal mondo. Al contrario, l’immagine della coppia padre-figlio, si inserisce fin dall’inizio in un gruppo in cui si è almeno in tre. Fa già parte della società: anzi, ci si aspetta che proprio il padre insegni al figlio a essere nella società, così come la madre ha insegnato ad essere nel proprio corpo.

… Un simile figlio vuole che il padre sia forte e vincente. Se sarà vincente nel sengno del bene, della giustizia e dell’amore, meglio. Ma spesso la cosa importante è che il padre dia l’esempio del vincere ed il bene è in secondo ordine.
Ad un padre giusto, ma perdende verso il mondo, la tradizione dell’Occidente spesso ne preferisce uno ingiusto ma vincente: un paradosso ben noto a Shakespeare che costruì nel Re Lear il prototipo del padre rifiutato quando perde forza e prestigio.

… Da quando la distruttività della guerre mondiali e del Vietnam è stata associatà alla aggressività paterna, i padri non aggressivi sono in aumento…

…Il figlio si aspetta dal padre un affetto simile a quello materno ma questo non esaurisce la sua richiesta. Con me, chiede, sii giusto. Amami. Ma, con gli altri, sii prima di tutto forte, anche a costo di essere violento, anche a costo di essere ingiusto.

…In famiglia, il padre, deve osservare la legge morale, nella società, invece, deve rispettare per prima cosa la legge della forza o, per essere più precisi, una sorta di legge dell’evoluzione darwiniana, dove il “bene” coincide con la maggior capacità di assicurare la sopravvivenza a sé ed ai discendenti

…Di regola, la madre, sarà valutata come madre per quello che fa con i figli: compito grande certo, ma ben chiaro e identificabile. Il padre, invece, non è padre per quello che fa con i figli ma anche per quello che fa nella società

Luigi Zoja, tratto da Il gesto di Ettore, Bollati Boringieri