Croce e delizia

Mi ridestava la voce
del giovane operaio che cantava
dentro la stanza vuota.
O mia vita felice cui confido
ogni mia dolce pazzia solitaria.
E’ bello lavorare
nel buio di una stanza
con la testa in vacanza
lungo un azzurro mare.
Forse la giovinezza è solo questo
perenne amare i sensi e non pentirsi.
I tuoi calmi spettacoli. La vita.
L’amore che li lega. Sole sul colle.
E più tardi la luna. Aiuto, aiuto!
E’ nel dolce scompiglio del tuo viso
l’amore della folla. Quanti amici
per un amico qui confuso e solo.
Ma che grazia di sole e d’acque sporche
ci separò d’un tratto la mattina.
Amore, amore
lieto disonore.
Appena entrato, il vino
gentile della pioggia, in acqua sporca
si muta
Solo un fanciullo ascolta la mia voce.
E di me parla il mondo: arido bene

Sandro Penna
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Notturno a Boccheggiano

Vola per questo borgo solitario,
leggero come ali di farfalla,
un gran silenzio che i pensieri affranca
quiete regala alla mia mente stanca.
Passi felpati per non far rumore,
battenti di cotone alla mia porta,
batacchi claudicanti non ne sento,
né ansimar di vecchi o passi stanchi.
Lieve la notte il sonno m’offre lieto,
mi culla dolcemente, mi circuisce,
m’avvolge e mi carezza con affetto
i miei ricordi annebbia e diluisce.
Sull’ali della notte mi trasporta,
tutti i pensieri neri mi cancella
le pene andate e le future ancora
tutte mi offusca e pace mi regala.
Per tant’ore con la nera mia compagna
passeggio per i vicoli del borgo,
sopra i castagni volo e mi ristoro
come un gabbiano plano,
scivolo lieve tra le nebbie stanche
che affogano nel guazzo la campagna.
Dopo accarezzo ancora il sole
che da un pezzo scivola sui tetti,
che gli embricini, ancora d’acqua mézzi,
fa fumare festanti ed il calor regala.
Apatico nel letto mi rigiro,
al privilegio d’una pace cercata,
d’una serenità voluta,
ancor m’attacco
quasi a goderne i vantaggi fino in fondo,
come dal calice gustar gli ultimi sorsi d’un vino
lungamente invecchiato e ben fruttato.
Poi alle tiepide lenzuola infin rinuncio
ed al tedio d’un giorno uggioso mi abbandono.

Armando Salvatore Santoro

Restai insaziata tutti i miei anni

Restai insaziata tutti i miei anni.
Arrivato il pomeriggio, tremante
avvicinai il tavolo per mangiare
e assaggiai un vino strano,

quello che avevo visto sulle tavole
quando affamata – tornando a casa –
guardavo attraverso i vetri la ricchezza
che non speravo di possedere mai.

Non conobbi l’abbondanza del pane –
era diversa la briciola
che avevo divisa con gli uccelli
nella sala da pranzo della natura.

Il troppo mi urta – è così insolito.
Mi sentivo a disagio, spaesata –
come una bacca ai fratta montana
trapiantata sulla strada.

E non avevo fame. Allora capii
che la fame è un istinto
di chi guarda le vetrine dal di fuori.
L’entrare, la disperde.

Emily Dickinson

Notturno

Ho tanta paura
delle foglie morte,
paura dei prati
gonfi di rugiada.
Vado a dormire;
se non mi sveglierai
lascerò al tuo fianco
il mio freddo cuore.

Che cosa suona
così lontano?
Amore. Il vento sulle vetrate,
amor mio!

Ti cinsi collane
con gemme d’aurora.
Perché mi abbandoni
su questo cammino?
Se vai tanto lontana
il mio uccello piange
e la vigna verde
non darà vino.

Che cosa suona
così lontano?
Amore. Il vento sulle vetrate,
amor mio!

Non saprai mai
o mia sfinge di neve,
quanto
t’avrei amata
quei mattini
quando a lungo piove
e sul ramo secco
si disfa il nido.

Che cosa suona
così lontano?
Amore. Il vento sulle vetrate,
amore mio!

Federico Garcia Lorca

Buon FERRAGOSTO!

Buon Ferragosto,
con pane, salame, prosciutto e, soprattutto, con un buon VINO (mi raccomando, leggete Thomas Moore)!

Sopra: Michelangelo Merisi da Caravaggio, “Bacco”, 1596-97 (part.)

Poesia d’amore (1)

Matilda, nome di pianta o di pietra o di vino,

 di ciò che nasce dalla terra e dura,

parola nel cui aumento albeggia,

nella cui estate scoppia la luce dei limoni.

In questo nome crescon navigli di legno

circondati da sciami di fuoco azzurro marino,

e quelle lettere sono l’acqua di un fiume

che sfocia nel mio cuore calcinato.

Oh nome scoperto sotto un rampicante

come la porta d’una galleria sconosciuta

che comunica con la fragranza del mondo!

Oh invadimi con la tua bocca bruciante,

indagami, se vuoi, coi tuoi occhi notturni,

ma lasciami nel tuo nome navigare e dormire.

Pablo Neruda

Pianeti interiori

Voglio un carico di vino di rubino

Voglio un carico di vino di rubino, e un libro di versi.
Mi occorre appena lo stretto necessario,
e un pezzo di pane.
Poi io e te seduti in un luogo deserto …
Questa è una vita superiore al potere d’ogni sultano.
Non t’affliggere così vanamente,
vivi contento,
e nell’ingiusta via della tua sorte,
vivi con giustizia.
Giacché in conclusione
questo mondo è il nulla,
pensa di essere il nulla,
e libero vivi.
Per quanto d’ogni lato io volga lo sguardo,
scorre nel giardino un rivo di paradiso.
La piana è divenuta un paradiso,
non parlare d’inferno!
Siedi qui in paradiso,
assieme a un volto di paradiso.

Omar Khayyam

Inconscio e Magia – Psiche: “Tempo senza fine”

Carissimi, eccovi il tempo nel tempo senza fine di Mario Luzi (1914– 2005). In quale viaggio vi spingono i vostri venti interiori?
Presenterò questa lirica nella mia trasmissione Inconscio e Magia – Psiche, in onda domenica 7 marzo su Rai 2 verso le 6:15 circa. E come sempre aspetto le vostre emozioni. Buon finesettimana!

Amanti

Che mi riserva rivederti, amore,
quale viaggio t’hanno dato i venti?
L’oscuro avvolge questi giorni chiari,
circola forse in questa luce densa
qui dove a macchie dondolanti o ferme
filtra oro ed il vino matura.
Spicco dal cielo questo frutto splendido,
chiudo gli occhi su quel che porta seco,
o lo stare sulle spine
o il dirsi addio a cuore gonfio,
questo tempo nel tempo senza fine.

Rosario Naddeo

A tutti gli amici del Temenos ed anche a chi capita per la prima volta o per caso su questo blog: è tornato il Viandante. Mi ha mandato una bellissima lettera e un’ottima bottiglia di vino.

Per ora non posso dire altro.

Ma immaginavo che avrei fatto lieti tutti gli amici di Interagiranime nel comunicare il suo ritorno.

Comunque ci è vicino.

…Per concludere ecco a voi Pessoa. Vi mando con affetto una poesia che ho letto molte volte in trasmissione e che mi è stata anche segnalata da Tony Kospan il 10 settembre scorso:

SOLTANTO NON SAREBBE

“La vita sarebbe

forse più semplice

se io

non ti avessi mai incontrata

Meno sconforto

ogni volta

che dobbiamo separarci

meno paura

della prossima separazione

e di quella che ancora verrà

E anche meno

di quella nostalgia impotente

che quando non ci sei

pretende l’impossibile

e subito fra un istante

e che poi

giacchè non è possibile

si sgpmenta

e respira a fatica

La vita

sarebbe forse

più semplice

se io

non ti avessi incontrata

Soltanto non sarebbe…

la mia vita.”

L’Uomo di Dio

Ebbrezza, Estasi, Entusiasmo dell’immenso Rûmî:

 

L’Uomo di Dio è, senza vino, ubriaco,
l’Uomo di Dio è, senza cibo, già sazio.

L’Uomo di Dio è pazzo e stupito,
l’Uomo di Dio non mangia e non dorme.

L’Uomo di Dio è re sotto il saio,
l’Uomo di Dio è, in diroccate rovine, tesoro.

L’Uomo di Dio non è d’aria e di terra,
l’Uomo di Dio non è d’acqua e di fuoco.

L’Uomo di Dio è mare senza sponde,
l’Uomo di Dio piove perle senza bisogno di nube.

L’Uomo di Dio ha cento lune e cieli,
l’Uomo di Dio ha pur cento soli.

L’Uomo di Dio è per Realtà sapiente,
l’Uomo di Dio non ha dottrina di libro.

L’Uomo di Dio è oltre fede e non-fede,
l’Uomo di Dio è oltre il male ed il bene.

L’Uomo di Dio è cavaliere venuto dal Nulla,
l’Uomo di Dio è venuto su glorioso destriero.

L’uomo di Dio è Shams ad-Dîn nascosto,
l’Uomo di Dio tu cerca e tu trova.

di ritorno da Verona

Questo post  è dedicato a Rosario Naddeo. Stavo facendo lezione e poi arriva Cristina, la segretaria del Bernheim che mi dice che un signore mi aveva portato una bottiglia di vino ed una lettera ed era fuggito via. Mi dispiace di non averlo incontrato, ma ho letto la sua lettera a tutti gli studenti, soprattutto ho detto del vino che era abbinato a Jung, uno splendido Taurasi del 2000. Tutto ciò, caro Rosario, mi ha provocato una commozione al di là dello struggimento. IMMOTA. FORTE.

p.s.1: a Verona ho visitato la mostra di Escher. Merita davvero. e poi il catalogo costa relativamente poco.

p.s.2: tarte taten (si scrive così?) stradolciosa per tutti.