Indifferenza e sentimento

Ma io non cerco la salvezza nell’indifferenza: il fremito è la miglior parte dell’umanità. Per quanto il mondo faccia pagar caro il sentimento, l’uomo, quand’è commosso, sente nel profondo l’immensità”.
J. W. Goethe

 

L’amore si muove per venirci incontro

Mi sono messa a immaginare come mi sarebbe piaciuto vivere quel momento. Mi sarebbe piaciuto essere piena di gioia, curiosa, felice. Vivere intensamente ogni istante, dissetarmi con l’acqua della vita. Avere di nuovo fiducia nei sogni. Essere capace di lottare per ciò che desideravo. Avere un uomo che mi amava.
Si, era davvero questa la donna che avrei voluto essere e che, all’improvviso, compariva e si trasformava in me.
Ho sentito la mia anima inondata della luce di un Dio, o di una Dea, in cui non credevo più. E ho percepito che, in quel momento, l’Altra abbandonava il mio corpo e si sedeva in un angolo della piccola camera. Io guardavo la donna che ero stata sino ad allora: era debole, ma fingeva di essere forte. Aveva paura di tutto, ma diceva a se stessa che non si trattava di paura, bensì della saggezza di chi conosce la realtà. Costruiva pareti intorno alle finestre da cui penetrava la gioia del sole, affinché i suoi mobili non si sbiadissero.
Ho visto l’Altra seduta nell’angolo della camera, fragile, stanca, delusa. Controllava e schiavizzava quello che avrebbe dovuto essere sempre libero: i sentimenti. Tentava di giudicare l’amore futuro in base alla sofferenza passata.
L’amore è sempre nuovo. Non importa che amiamo una, due, dieci volte nella vita: ci troviamo sempre davanti a una situazione che non conosciamo. L’amore può condurci all’inferno o al paradiso, comunque ci porta sempre in qualche luogo. È necessario accettarlo, perché esso è ciò che alimenta la nostra esistenza. Se non lo accettiamo, moriremo di fame pur vedendo i rami dell’albero della vita carichi di frutti: non avremo il coraggio di tendere la mano e di coglierli. È necessario cercare l’amore là dove si trova, anche se ciò potrebbe significare ore, giorni, settimane di delusione e tristezza.
Perché, nel momento in cui partiamo in cerca dell’amore, anche l’amore muove per venirci incontro.
E ci salva.
(Paulo Coelho – Sulla sponda del fiume piedra mi sono seduta e ho pianto)
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Sul matrimonio

Il matrimonio moderno è soprattutto un’istituzione di salvezza e non di benessere. Ma gli psicologi, i consulenti matrimoniali, gli psichiatri, ecc. continuano a ripetere che soltanto i matrimoni felici sono buoni matrimoni, ovvero che i matrimoni dovrebbero essere felici. In verità ogni percorso di salvezza passa anche per l’inferno. La felicità, nel modo in cui viene posta ai coniugi d’oggi, rientra nella sfera del benessere e non in quella della salvezza. Il matrimonio è un’istituzione volta prima di tutto alla salvezza, per questo è così pieno di alti e di bassi; è fatto di sacrifici, di gioie e di dolori. Ciascun partner, ad esempio, prima o poi è destinato a scontrarsi con il lato psicopatico dell’altro, vale a dire con quel lato del suo carattere che non è modificabile e che tuttavia ha conseguenze dolorose per entrambi.

Adolf Guggenbühl-Craig

Ciò che è dentro di te

Se riesci a mostrare ciò che è dentro di te, ciò che è dentro di te ti salverà. Se non riesci a mostrare ciò che è dentro di te, ciò che è dentro di te ti distruggerà.

Gesù

Individuazione e società

Individuazione non significa individualismo. Cooperare attivamente con ciò che oggi, in maniera errata e astratta, si definisce società, cooperare con il vicinato, con la comunità e con le organizzazioni di cui facciamo parte, impegnarsi per la salvezza dei propri simili, tutto ciò appartiene all’individuazione. Ogni singola anima è parte dell’anima collettiva. I nostri strati più profondi sono collegati all’inconscio collettivo, all’anima collettiva che congiunge tutti gli uomini e tutti i gruppi. E’ perciò difficile immaginare l’individuazione egoistica, intesa come passatempo privato.

Adolf Guggenbuhl-Craig

Benessere o salvezza?

Benessere e salvezza si contraddicono. La via della salvezza non esclude necessariamente la sofferenza. Il benessere ci spinge ad essere felici ed a non tormentarci con delle domande alle quali non sappiamo dare delle risposte. Un uomo felice siede a tavola con i suoi cari e si gode il lauto pasto. Un uomo che cerca la salvezza combatte con Dio, con il diavolo e con il mondo e si confronta con la morte, anche quando tutto ciò, in quel momento, non sia assolutamente necessario

Adolf Guggenbuhl-Craig

Tutti insieme

Stavo riflettendo, questa mattina, sulla differenza fondamentale tra donna e uomo.

La prima dona la vita, la crea, la porta in sé e poi, con atto di dolore, come suprema dedizione, la rende al mondo.

L’uomo, invece, con la sua RATIO prorompente ed ostentata, escogita ogni forma di tecnologia per le guerre, quindi toglie la vita.

Esattamente come dice Euripide, come più volte ho ricordato, nell’Alcesti. Questo umile pensiero mi ha permesso di capire anche che cosa desiderino tutti quei movimenti politici mascherati da religiosi con il loro desiderio sfrenato di sottomettere le donne.

Queste ultime impedirebbero loro di distruggere ogni cosa e di annientare ogni essere vivente, in nome di un fraintendimento sul DIVINO. Rimango sempre più convinto e certo che l’unica salvezza che abbiamo è di un ritorno  al Matriarcato.

Se non sarà possibile attuarlo in questa dimensione, lo faremo in un’altra.

Tutti insieme.

Porto XV

Annibale Paloscia è caporedattore presso i servizi culturali dell’agenzia ANSA. È uno dei giornalisti più stimati in Italia e ha insegnato a generazioni di reporter come diventare cronisti avveduti, capaci, ma soprattutto onesti.

A otto anni la sua vita è stata salvata dal fratello più grande, morto qualche giorno prima. Non è una battuta simbolica, ma un fatto realmente accaduto.

I genitori di Annibale, durante la guerra, mandano il figlio maggiore in Puglia nel tentativo di «salvarlo» dalle retate dei nazisti. Purtroppo il ragazzo muore per un banale accidente. La notizia arriva a Roma in ritardo di qualche giorno, dato lo stato delle comunicazioni in Italia.

Quando la famiglia l’apprende, lo sconforto è terribile e una zia di Annibale si affaccia alla finestra per chiamarlo. Lui stava giocando con alcuni bambini con un oggetto che ha trovato da poco. Sente le grida e si precipita verso casa. Fa pochi passi e un’esplosione terribile dilania i suoi amici. Annibale rimane illeso. La «cosa» con cui stavano giocando era una bomba a mano.

Così Annibale, per fortuna di tutti coloro che hanno avuto il piacere di conoscerlo e di apprezzarlo è stato tratto in salvo dal fratello. La morte sembra aver avuto pietà: ha preso un Paloscia, ma ne ha lasciato un altro.