Posted on 4 novembre, 2015 by Gabriele La Porta
Questo silenzio fermo nelle strade,
questo vento indolente che ora scivola
basso tra le foglie morte o risale
ai colori delle insegne straniere…
forse l’ansia di dirti una parola
prima che si richiuda ancora il cielo
sopra un altro giorno, forse l’inerzia,
il nostro male più vile… La vita
non è in questo tremendo, cupo, battere
del cuore, non è pietà, non è più
che un gioco del sangue dove la morte
è in fiore. O mia dolce gazzella,
io ti ricordo quel geranio acceso
su un muro crivellato di mitraglia.
O neppure la morte ora consola
più i vivi, la morte per amore?
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Amore, gazzella, geranio, lettera, mitraglia, morte, Salvatore Quasimodo, silenzio, strade, vento | 19 Comments »
Posted on 24 gennaio, 2015 by Gabriele La Porta
Gelida messaggera della notte,
sei ritornata limpida ai balconi
delle case distrutte, a illuminare
le tombe ignote, i derelitti resti
della terra fumante. Qui riposa
il nostro sogno. E solitaria volgi
verso il nord, dove ogni cosa corre
senza luce alla morte, e tu resisti.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: balconi, Elegia, messaggera, nord, Salvatore Quasimodo, sogno, Terra, tombe | 3 Comments »
Posted on 15 gennaio, 2015 by Gabriele La Porta
Anche mi fugge la mia compagnia,
donne di ghetto, giullari di taverna,
fra cui passai gran tempo,
e morta è la ragazza
a cui ardeva il volto perenne
unto d’olio della pasta azzima
e la buia carne d’ebrea.
Forse è mutata pure mia tristezza,
come fossi non mio,
da me stesso scordato.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Anche mi fugge la mia compagnia, carne, donne, ebrea, ghetto, giullari, pasta azzima, ragazza, Salvatore Quasimodo, taverna, tempo, tristezza | 11 Comments »
Posted on 27 dicembre, 2014 by Gabriele La Porta
Giace nel vento di profonda luce,
l’amata del tempo delle colombe.
Di me di acqua e di foglie,
sola fra i vivi, o diletta,
ragioni; e la nuda notte
la tua voce consola
di lucenti ardori e letizie.
Ci deluse bellezza, e il dileguare
d’ogni forma e memoria,
il labile moto svelato agli affetti
a specchio degli interni fulgori.
Ma dal profondo tuo sangue,
nel giusto tempo umano,
rinasceremo senza dolore.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Bellezza, colombe, dolore, Luce, Memoria, Nel giusto tempo umano, Salvatore Quasimodo, sangue, vento | 4 Comments »
Posted on 3 dicembre, 2014 by Gabriele La Porta
Questo silenzio fermo nelle strade,
questo vento indolente che ora scivola
basso tra le foglie morte o risale
ai colori delle insegne straniere…
forse l’ansia di dirti una parola
prima che si racchiuda ancora il cielo
sopra un altro giorno, forse l’inerzia,
il nostro male più vile… La vita
non è in questo tremendo, cupo, battere
del cuore, non è pietà, non è più
che un gioco del sangue dove la morte
è in fiore. O mia dolce gazzella,
io ti ricordo quel geranio acceso
su un muro crivellato di mitraglia.
O neppure la morte ora consola
più i vivi, la morte per amore?
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Amore, ansia, Cielo, foglie, gazzella, geranio, lettera, mitraglia, morte, parola, pietà, Salvatore Quasimodo, sangue, silenzio, strade, vita | 3 Comments »
Posted on 25 novembre, 2014 by Gabriele La Porta
Deriva di luce; labili vortici,
aeree zone di soli,
risalgono abissi: apro la zolla
ch’è mia e m’adagio. E dormo:
da secoli l’erba riposa
il suo cuore con me.
Mi desta la morte
più uno, più solo,
battere fondo del vento:
di notte.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Cuore, Luce, notte, Riposo dell'erba, Salvatore Quasimodo, secoli, vento, vortici, zolla | 2 Comments »
Posted on 31 ottobre, 2014 by Gabriele La Porta
Distorto il battito
della campana di San Simpliciano
si raccoglie sui vetri della mia finestra.
Il suono non ha eco, prende un cerchio
trasparente, mi ricorda il mio nome.
Scrivo parole e analogie, tento
di tracciare un rapposto possibile
tra vita e morte. Il presente è fuori di me
e non potrà contenermi che in parte.
Il silenzio non m’inganna, la formula
è astratta. Ciò che deve venire è quì,
e se non fosse per te, amore,
il futuro avrebbe già quell’eco
che non voglio ascoltare e che vibra
sicuro come un insetto della terra.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Good News, Poesia | Tagged: Amore, analogie, battito, campana, eco, futuro, Il silenzio non m'inganna, morte, parole, presente, Salvatore Quasimodo, San Simpliciano, silenzio, vita | 4 Comments »
Posted on 9 ottobre, 2014 by Gabriele La Porta
In povertà di carne, come sono
eccomi, Padre; polvere di strada
che il vento leva appena in suo perdono.
Ma se scarnire non sapevo un tempo
la voce primitiva ancora rozza,
avidamente allargo la mia mano:
dammi dolore cibo cotidiano.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Avidamente allargo la mia mano, carne, cibo, dolore, padre, polvere, povertà, Salvatore Quasimodo, vento | Leave a comment »
Posted on 13 settembre, 2014 by Gabriele La Porta
Dove gli alberi ancora
abbandonata più fanno la sera,
come indolente
è svanito l’ultimo tuo passo
che appare appena il fiore
sui tigli e insiste alla sua sorte.
Una ragione cerchi agli affetti,
provi il silenzio nella tua vita.
Altra ventura a me rivela
il tempo specchiato. Addolora
come la morte, bellezza ormai
in altri volti fulminea.
Perduto ho ogni cosa innocente,
anche in questa voce, superstite
a imitare la gioia.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Imitazione della gioia, Poesia, Salvatore Quasimodo | 7 Comments »
Posted on 26 Maggio, 2014 by Gabriele La Porta
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
– t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero,
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello:
“Andiamo ai campi”. E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Poesia, Salvatore Quasimodo, Uomo del mio tempo | 1 Comment »
Posted on 22 Maggio, 2014 by Gabriele La Porta
Sprofonderà l’odore acre dei tigli
nella notte di pioggia. Sarà vano
il tempo della gioia, la sua furia,
quel suo morso di fulmine che schianta.
Rimane appena aperta l’indolenza,
il ricordo di un gesto, d’una sillaba,
ma come d’un volo lento d’uccelli
fra vapori di nebbia. E ancora attendi,
non so che cosa, mia sperduta; forse
un’ora che decida, che richiami
il principio o la fine: uguale sorte,
ormai. Qui nero il fumo degli incendi
secca ancora la gola. Se lo puoi,
dimentica quel sapore di zolfo
e la paura. Le parole ci stancano,
risalgono da un’acqua lapidata;
forse il cuore ci resta, forse il cuore.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Forse il cuore, Poesia, Salvatore Quasimodo | 2 Comments »
Posted on 23 gennaio, 2014 by Gabriele La Porta
Già la pioggia è con noi,
scuote l’aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque spente
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.
Ancora un anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d’improvviso un giorno.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Già la pioggia è con noi, Poesia, Salvatore Quasimodo | 3 Comments »
Posted on 3 marzo, 2013 by Gabriele La Porta
Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.
È cosí vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura,
per restare solo a ricordarti.
Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: canali, cavalli, compagni, Luna, mura, notte, Ora che sale il giorno, pianura, Poesia, prati, Salvatore Quasimodo, sereno, Terra | 2 Comments »
Posted on 7 gennaio, 2012 by Gabriele La Porta
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: campi, Cenere, Cuore, eco, fionda, giornata, padri, pietra, Salvatore Quasimodo, sangue, uccelli, Uomo del mio tempo, vento | 31 Comments »
Posted on 24 dicembre, 2011 by Gabriele La Porta
Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: bambino, Betlemme, Cristo, croce, Cuore, Eterno, fratello, ladri, Natale, pianto, presepe, Re Magi, Salvatore Quasimodo, stalla | 20 Comments »
Posted on 3 dicembre, 2011 by Gabriele La Porta
Tu non m’aspetti più col cuor vile
dell’orologio. Non mi importa se apri
o fissi lo squallore: restano ore
irte, brulle, con battito di foglie
improvvise sui vetri della tua
Finestra, alta su due strade di nuvole.
Mi resta la lentezza di un sorriso,
il cielo buio d’una veste, il velluto
colore ruggine avvolto ai capelli
e sciolto sulle spalle e quel tuo volto
affondato in un’acqua appena mossa.
Colpi di foglie ruvide di giallo,
uccelli di fuliggine. Altre foglie
ora screpolano i rami e già scattano
aggrovigliate: il falso e vero verde
dell’aprile, quel ghigno scatenato
del certo fiorire. E tu non fiorisci
non metti giorni né sogni che salgano
dal nostro al di là, non hai più i tuoi occhi
infantili, non hai più mani tenere
per cercare il mio viso che mi sfugge?
resta il pudore di scrivere versi
di diario o di gettare un urlo ai vuoti
o nel cuore incredibile che lotta
ancora con il suo tempo scosceso.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: cuor, finestra, foglie, fuliggine, giorni, gisllo, Il falso e il vero verde, Nuvole, occhi, orologio, rami, Salvatore Quasimodo, scosceso, tempo, uccello, vile | 33 Comments »
Posted on 2 dicembre, 2011 by Gabriele La Porta
Dove sull’acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d’uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po’ più in là dell’odio e dell’invidia.
Quel rosso del tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d’aquila.
E ora nell’aquila dei tuoi novant’anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d’Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo – difficile affinità
di pensieri – per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
“Baciamu li mani”. Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: affinità, Al padre, biviere, campiere, cicale, fucileria, Lezione, morte, padrone, paura, pensieri, rottami, Salvatore Quasimodo, vita vilipendio | 9 Comments »
Posted on 1 dicembre, 2011 by Gabriele La Porta
Già la pioggia è con noi,
scuote l’aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque spente
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.
Ancora un anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d’improvviso un giorno.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: acque, anno, aria, Già la pioggia è con noi, giorno, grido, laghetti, orti, pesci, rondini, Salvatore Quasimodo, vincere | 10 Comments »
Posted on 18 novembre, 2011 by Gabriele La Porta
Non m’hai tradito, Signore:
d’ogni dolore
son fatto primo nato.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Alfabeto dell'interiorità, Poesia | Tagged: Amen per la domenica in Albis, dolore, nato, primo, Salvatore Quasimodo, Signore, tradito | 2 Comments »
Posted on 8 novembre, 2011 by Gabriele La Porta
M’esilio; si colma
ombra di mirti
e il sopito spazio m’adagia.
Né amore accosta
silvani accordi felici
nell’ora sola con me:
paradiso e palude
dormono in cuore ai morti.
E un sepolto in me canta
che la pietraia forza
come radice, e tenta segni
dell’opposto cammino.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: Amore, cammino, esilio, mirti, morti, Ombra, pietraia, raici, Salvatore Quasimodo, segni, Un sepolto in me canta | 164 Comments »
Posted on 6 novembre, 2011 by Gabriele La Porta
Isole che ho abitato
verdi su mari immobili.
D’alghe arse, di fossili marini
le spiagge ove corrono in amore
cavalli di luna e di vulcani.
Nel tempo delle frane
le foglie, le gru assalgono l’aria:
in lume d’alluvione splendono
cieli densi aperti agli stellati;
le colombe volano
dalle spalle nude dei fanciulli.
Qui finita è la terra:
con fatica e con sangue
mi faccio una prigione.
Per te dovrò gettarmi
ai piedi dei potenti,
addolcire il mio cuore di predone.
Ma cacciato dagli uomini,
nel fulmine di luce ancora giaccio
infante a mani aperte,
a rive d’alberi e fiumi:
ivi la latomia d’arancio greco
feconda per gli imenei dei numi.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: alberi, arancio greco, Cavalli di luna e di vulcani, Cuore, fiumi, ghiacci, numi, predone, prigione, Salvatore Quasimodo, sangue, uomini | 4 Comments »
Posted on 15 ottobre, 2011 by Gabriele La Porta
«Mater dolcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d’acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi
come tutte le madri dei poeti, povera
e giusta nella misura d’amore
per i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo. » – Finalmente, dirai, due parole
di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore
lo uccideranno un giorno in qualche luogo. –
«Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
di treni lenti che portavano mandorle e arance,
alla foce dell’Imera, il fiume pieno di gazze,
di sale, d’eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,
questo voglio, dell’ironia che hai messo
sul mio labbro, mite come la tua.
Quel sorriso m’ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano,
e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,
non toccare l’orologio in cucina che batte sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti:
non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater. »
Salvatore Quasimodo
Filed under: Bene, Emozione, Poesia | Tagged: eucalyptus, gazze, lacrima, Lettera alla madre, Mater, morte, naviglio, nebbie, Salvatore Quasimodo | 31 Comments »
Posted on 10 ottobre, 2011 by Gabriele La Porta
Gelida messaggera della notte,
sei ritornata limpida ai balconi
delle case distrutte, a illuminare
le tombe ignote, i derelitti resti
della terra fumante. Qui riposa
il nostro sogno. E solitaria volgi
verso il nord, dove ogni cosa corre
senza luce alla morte, e tu resisti.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Poesia | Tagged: balconi, case distrutte, Elegia, gelida messaggera, notte, Salvatore Quasimodo, terra fumante | 9 Comments »
Posted on 28 settembre, 2011 by Gabriele La Porta
Dove gli alberi ancora
abbandonata più fanno la sera,
come indolente
è svanito l’ultimo tuo passo
che appare appena il fiore
sui tigli e insiste alla sua sorte.
Una ragione cerchi agli affetti,
provi il silenzio nella tua vita.
Altra ventura a me rivela
il tempo specchiato. Addolora
come la morte, bellezza ormai
in altri volti fulminea.
Perduto ho ogni cosa innocente,
anche in questa voce, superstite
a imitare la gioia.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Emozione, Poesia | Tagged: alberi, Bellezza, fiore, Imitazione della gioia, morte, Salvatore Quasimodo, sera, voce | 18 Comments »
Posted on 12 settembre, 2011 by Gabriele La Porta
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Ombra, Poesia | Tagged: Alle fronde dei salici, cantare, Cuore, fanciulli, lamento, madre, morti, piazze, piede straniero, Salvatore Quasimodo | 3 Comments »
Posted on 19 luglio, 2011 by Gabriele La Porta
Già la pioggia è con noi
Già la pioggia è con noi,
scuote l’aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque spente
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.Ancora un anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d’improvviso un giorno.
Salvatore Quasimodo
Spiegazione
Questo è un tema caro a Quasimodo: lo smarrimento di fronte alla caducità della vita. La coscienza dell’esile trama dell’esistenza.
Neppure il tempo, un breve godimento che immediato irrompe l’oscurità.
Gabriele
Filed under: Emozione, Poesia | Tagged: Già la pioggia è con noi, Salvatore Quasimodo | 12 Comments »
Posted on 18 luglio, 2011 by Gabriele La Porta
Ceruli alberi
dove più dolce suono migra
e nasce gusto alle pioggie nuove.
Ad una fronda, docile
la luce oscilla
alle nozze con l’aria;
nel senso di morte,
eccomi, spaventato d’amore.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Amore, Emozione, Poesia | Tagged: Amore, ceruli alberi, fronda, Luce, Nel senso di morte, nozze, piogge nuove, Salvatore Quasimodo | 3 Comments »
Posted on 15 luglio, 2011 by Gabriele La Porta
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Salvatore Quasimodo
Filed under: Emozione, Ermetismo, Poesia | Tagged: cuor della terra, Ed è subito sera, ognuno, raggio di sole, Salvatore Quasimodo, sera, solo | 15 Comments »
Posted on 22 dicembre, 2010 by Gabriele La Porta
Specchio
di S. Quasimodo
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
Filed under: Poesia | Tagged: Salvatore Quasimodo, Specchio | 1 Comment »