Vi segnaliamo: “L’EFFETTO CASIMIR”, IL NUOVO EBOOK DI MASSIMO LANZARO

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Dalla quarta di copertina:
[…] Con la lucidità, l’ironia e la schiettezza di chi non vuol costruire teorie, come di consueto Massimo Lanzaro parte dal presupposto che le nostre nevrosi e la nostra cultura sono inseparabili. E sono legate entrambe da un filo rosso: le parole. Dopo le fumisterie verbali della politica, i gergalismi e il pentagonese, dopo lo scientismo sociologico ed economico, l’abuso mediatico della parola e tutte le altre violenze inflitte al linguaggio, chi lavora nel campo della psicoterapia ha smarrito la fede nella potenza della parola.
Come “guarire” dunque il nostro linguaggio? Cominciando a perorare il ritorno alla parola piena di senso e di materia. Questo è lo spirito (la forma) del volumetto, mentre gli argomenti (il contenuto) sono spesso intuizioni sorprendenti se non spiazzanti: dall’individuo borderline in una società borderline alla diagnosi di Diogene, dai Golem-Super-Io agli archetipi filmici, fino a Leonardo, Duchamp, il surrealismo e gli inediti intrecci tra arte e psiche

Link: https://operauno.wordpress.com/e-book/leffetto-casimir-nuovi-saggi-di-psicologia/

 

 

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Non andartene docile in quella buona notte

Non andartene docile in quella buona notte,
I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
Infuria, infuria, contro il morire della luce.

Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta
Perchè dalle loro parole non diramarono fulmini
Non se ne vanno docili in quella buona notte,

I probi, con l’ultima onda, gridando quanto splendide
Le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia,
S’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono,
Troppo tardi imparando d’averne afflitto il cammino,
Non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli austeri, prossimi alla morte, con cieca vista accorgendosi
Che occhi spenti potevano brillare come meteore e gioire,
S’infuriano, s’infuriano contro il morire della luce.

E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi,
Benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego.
Non andartene docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morire della luce.

Dylan Thomas

Nel punto atomico dove scompare il tempo

Non esiste cultura, antica o moderna, arcaica o civilizzata, che non possieda i suoi miti. Molti miti si assomigliano, pur appartenendo a popoli vissuti in epoche diverse e in luoghi molto lontani. In alcuni miti dell’America si raccontano storie uguali a quelle di altri miti dell’Asia o dell’Africa o dell’Europa. Cambia il nome dei personaggi, cambia l’ambiente geografico, l’epoca, cambiano altri particolari ma l’intreccio di base e il significato sostanziale delle storie, restano gli stessi. Le fiabe, i miti, le narrazioni in generale consentono pertanto di studiare l’anatomia comparata della psiche collettiva, ovvero di “ipotizzare paragoni tra ieri ed oggi”. Alcune “costanti naturali” sono l’espressione più pura dei processi psichici dell’inconscio di massa e di base rappresentano gli archetipi in forma semplice e concisa, su cui di volta in volta si stratificano o con cui si intersecano elementi e contaminazioni culturali. Ad un livello più ampio alcune narrazioni sono ritenute una compensazione inconscia dei valori dominanti di una determinata società

(Massimo Lanzaro)

Carissimi, senza ulteriori e superflui commenti (tanto sapete già quanto sia ampia la mia stima), vi suggerisco l’ebook del dottor Massimo Lanzaro.
Assolutamente da leggere….

Gabriele

http://www.editoredimestesso.it/Massimo_Lanzaro/Home.html

Polvere, troppi ricordi

Piano americano
e sfioro il tavolo con una mano.
Pomeriggio strano,
e un desiderio che è fuggito lontano.

Polvere, gran confusione,
un grigio salone,
in quale direzione io caccerò
la polvere dai miei pensieri?
E quanti misteri coi pochi poteri
che la mia condizione mi dà.

Aria un po’ viziata,
quella finestra andrebbe spalancata.
Tela rovinata,
e la cornice tutta consumata.

Polvere, troppi ricordi,
è meglio esser sordi
e forse è già tardi
per togliere la polvere
dagli ingranaggi,
dai volti dei saggi
coi pochi vantaggi
che la mia condizione mi dà.

Enrico Ruggeri