La Pieve e la sua gente

Smacchia-800

L’importanza della memoria…

La Pieve e la sua gente è un racconto appassionato di un uomo che guarda al mondo della sua infanzia e adolescenza, trascorsa in una famiglia contadina di una ridente valle delle Marche, con gli occhi di chi è in “esilio”. “Fuggito” infatti da lì a vent’anni sbattendo la porta, per cercare fortuna in città, come spesso accade, in seguito non potrà tornare, perché frenato da nuovi lacci e laccioli. Quel mondo riprende quindi forma nei ricordi e questi, sedimentati , assumono quell’aura di poesia, senza mai scadere nel sentimentalismo .
C’è in questo racconto qualcosa di molto diverso dalla nostalgia. C’è la volontà di non perdere la memoria, anzi di tramandarla anche a chi di quegli anni e soprattutto di quel tipo di vita ha solo sentito parlare e nemmeno poi tanto. Infatti gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, sono segnati da una grande rivoluzione sociale: i vantaggi economici del lavoro in fabbrica o negli uffici fanno premio sulle fatiche e sulle incertezze del coltivare la terra, spesso le grandi città del Nord diventano un polo di attrazione per i figli della campagna e il mondo della secolare civiltà contadina in pochi anni scompare. Si può guardare a queste trasformazioni con la prospettiva degli storici o dei sociologi, ma è altrettanto interessante riscoprire le storie personali, leggere la storia con gli occhi di chi l’ha vissuta. “La Pieve e la sua gente”, racconta tutto questo ed altro.

Nino Smacchia

 

Ed. Luoghi Interiori , pagg. 126, € 13)

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Partita di anime

Carissimi, è con piacere che vi suggerisco un altro romanzo dell’amico Giovanni Agnoloni.

Partita di Anime… due racconti a sé stanti, eppure legati da un filo sottile, sullo sfondo di un’Europa ormai priva di Internet. Nel primo, un giornalista indaga sull’omicidio di un assicuratore italiano nel cuore di Amsterdam. Sulle tracce dell’assassino, scoprirà di essere al centro di una partita di anime impegnate a ricucire il tessuto strappato delle proprie vite. Nel secondo seguiamo le peregrinazioni notturne di uno scrittore per le vie di una Firenze segreta, alla ricerca del suo amore perduto. Una lettera ci introduce nell’avvincente spin off di Sentieri di Notte, in attesa degli eventi che animeranno il suo sequel.

Giovanni Agnoloni è nato a Firenze nel 1976 ha pubblicato il romanzo Sentieri di Notte (2012), tradotto in spagnolo (Senderos de noche, 2014), e i saggi Tolkien e Bach. Dalla Terra di Mezzo all’energia dei fiori (2011), Nuova letteratura fantasy (2010) e Letteratura del fantastico. I giardini di Lorien (2004). Curatore e co-autore di Tolkien. La Luce e l’Ombra (2011) e co-traduttore (con Marino Magliani) di Bolano selvaggio (2012), ha tradotto opere di Amir Valle, Peter Straub, Tania Carver e Noble Smith. Scrive sui blog “La Poesia e lo Spirito” e “Postpopuli”.

Titolo: Partita di Anime
Autore: Giovanni Agnoloni
Edito da: Galaad Edizioni
Uscita: 20 Marzo 2014
Pagine: 88 p.

Curiosità d’amore

“A Vronskij bastò un solo sguardo, lanciato col garbo dell’uomo di mondo, per capire che si trattatava d’una signora dell’alta società. Si scusò e fece per salire nella vettura ferroviaria, ma provò il desiderio di osservare ancora una volta la sconosciuta, non solo perché era bella e tutta la sua persona spirava grazia ed eleganza, ma perché nel suo viso c’era qualcosa di tenero e carezzevole che egli aveva notato quando era passata dinanzi a lui”.

Lev Tolstoj

Libri

“I libri che da tanto tempo hai in programma di leggere, i libri che da anni cercavi senza  trovarli, i libri che riguardano qualcosa di cui ti occupi in questo momento, i libri che vuoi avere per tenerli a portata di mano per ogni evenienza, i libri che potresti mettere da parte per leggerli magari questa estate, i libri che ti mancano per affiancarla ad altri libri nel tuo scaffale, i libri che ti ispirano una curiosità improvvisa, frenetica e non chiaramente giustificabile. Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande, ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei libri letti tanto tempo fa che sarebbe ora di rileggerli e dei libri che hai sempre fatto finta di averli letti mentre sarebbe ora ti decidessi a leggerli davvero”.

Italo Calvino, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”

Bonsai

Andrea, uno di “noi”, mi scrive parlandomi del suo romanzo iniziatico “Bonsai”. Il libro è scaricabile gratuitamente da questo link:
http://www.feedbooks.com/userbook/12705
e vorrei, quindi, che più persone possibili potessero accedervi. Il tema trattato mi sembra di grande interesse. E mi piacerebbe anche sapere cosa ne pensate…

P.s. A causa dei Misteri Tecnologici  il link funziona a rate. A volte il server funziona perfettamente, mentre altre  non dà la disponibilità di scaricare.

BUONA LETTURA

Da molto tempo desideravo scrivere un’opera che parlasse di buddhismo. Ma non mi interessava raccontare la vita di Siddharta. Esistono moltissime opere che parlano di questo, in un solo istante me ne vengono in mente almeno una decina. E al contrario di ciò che si pensa in occidente Siddharta non era il Buddha, ma soltanto un Buddha. Buddha significa colui che è consapevole, e la buddhità è uno stato di coscienza. Non un attributo della persona, come siamo soliti credere noi occidentali che siamo abituati a legare ed identificare la santità e la divinità all’individuo senza considerare che ciò che rende santo o divino l’individuo è lo stato di consapevolezza che è stato in grado di raggiungere.

Consapevolezza

Consapevolezza è il termine chiave. La conquista della consapevolezza è proprio il tema centrale di Bonsai, ciò che mi ha spinto a realizzare l’opera. E tra tutte le discipline, più o meno accessibili, il Buddhismo Zen ed il Sufismo sono a mio parere quelle che riescono a determinare con più semplicità stati di consapevolezza.

In maniera differente, certo.

Perché lo zen, paradossalmente, porta alla consapevolezza attraverso l’inconsapevolezza, la ripetizione meccanica di alcuni rituali.

Scriviamo meglio.

Lo zen porta alla consapevolezza attraverso la ripetizione, spesso all’origine meccanica ed inconsapevole, di determinati riti come il tiro con l’arco, la preparazione del tè, la realizzazione di composizioni floreali, la cura dei bonsai… (o attraverso haiku, racconti ed indovinelli che mostrano come il linguaggio umano ed il pensiero logico non siano adeguati a comprendere la natura paradossale della realtà).

Mentre in alcune scuole di sufismo si parte sin dall’inizio con delle spiegazioni teoriche sul significato di esercizi e rituali. Perché nulla va fatto per fede, tutto deve essere fatto in coscienza: tutto deve essere compreso.

E poiché oltre a desiderare di scrivere di zen e consapevolezza, desideravo da molto tempo scrivere di sufismo, in particolare dei Fedeli d’Amore e del legame esistente tra Dante e Ruzbehan de Shiraz, ho realizzato un racconto in cui queste filosofie (distanti solo in apparenza) si intrecciassero.

Incoraggiamo Teresa a finirlo…

L’incipit per me segna il destino della lettura di un libro. E’ dall’incipit che nasce in me l’entusiasmo della lettura di un romanzo.
Caro Prof. riporto di seguito l’incipit di un romanzo che non ho mai finito di scrivere dal titolo – ancora non definitivo – “HO SALVATO NASSIRYA”.
Dopo averlo letto mi farebbe piacere sapere se dall’incipit lei avrebbe proseguito nella lettura o meno.
Un immenso abbraccio.

“Pioveva ormai da tre giorni. Come acqua di torrente in piena, l’aria si dissetava di quella pioggia e rimaneva sporca di terra; l’odore intenso di fango e l’umido vento gelido tenevano fermo il respiro nei polmoni che si gonfiavano e l’anima finiva per trasformarsi in una mongolfiera che intrappolata in una nuvola di tempesta non riusciva ad allontanarsi da quel pezzo di cielo senza Dio.
Rashid giocava con la pioggia e sotto la pioggia rideva; presto al mattino si lasciava scorrere sul viso macchiato, quelle salate lacrime di cielo; con quelle gocce dissetava il cuore; le ingoiava quelle gocce come pane, con le altre si bagnava i capelli crespi e folti. I suoi occhi erano scuri come la notte senza luna e senza stelle, ma abbagliava più del sole di Agosto la loro luce; anche quella via scura senza lampioni calpestata mille volte dai piedi scuri e curvi di Rashid si accendeva di vita al passar della sua voce, dei suoi sguardi e dei suoi sorrisi.”…

La scelta

Cari amici, cosa vi spinge nella scelta di un libro? Vi “guida” l’immagine della copertina? L’incipit? L’argomento? L’autore o il titolo? Quali sono le letture che vi hanno “folgorato”? Nei romanzi, ad esempio, quanto trovate determimante l’incipit? Io, spesso, è dopo la sua lettura che decido se proseguire o abbandonarlo.

Alcuni esempi…

IL PROCESSO
Qualcuno doveva aver calunniato Joseph K. perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato.

IL CASTELLO
Era tarda sera quando K. arrivò. Il paese era affondato nella neve. La collina non si vedeva, nebbia e tenebre la nascondevano, e non il più fioco raggio di luce indicava il grande Castello. K. si fermò a lungo sul ponte di legno che conduceva dalla strada maestra al villaggio, e guardò su nel vuoto apparente.

CENT’ANNI DI SOLITUDINE

Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio

IL DESERTO DEI TARTARI

Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione.
Si fece svegliare ch’era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa da tenente. Come ebbe finito, al lume di una lampada a petrolio si guardò allo specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato. Nella casa c’era un grande silenzio, si udivano solo piccoli rumori da una stanza vicina; sua mamma stava alzandosi per salutarlo.
Era quello il giorno atteso da anni, il principio della sua vera vita.