I colori dell’Alchimia

Cari amici,

vediamo insieme  il significato ermetico del NERO, del BIANCO, del GIALLO e del ROSSO secondo la filosofia esoterica.

 

Questi sono i colori dell’alchimia, la scienza parallela alla magia che vuole trasmutare non il piombo in oro, come credono gli stolti, ma la mente asfittica dell’uomo, chiusa e ottusa, in un’intelligenza aperta e tollerante (oro).

Le tonalità corrispondono a questi significati:

Nero (Nigredo) —   È la notte, l’oscurità del dolore. È quella scheggia della nostra vita in cui tutto sembra senza speranza e senza scopo. I problemi avviluppano e soffocano. Tutto è tetro e cupo. Ma è anche il momento in cui una voce lontana comincia a sussurrare: «Attento, così stai soffrendo troppo, devi cambiare». E nel buio pesto si accende un pallido fuoco. La coscienza ha intrapreso il lentissimo giro del «cangiamento».

Bianco (Albedo) —    È il momento in cui la persona inizia a capire che è necessaria una trasformazione.

Giallo (Citrinitas) —  È il momento in cui il processo si è messo in moto e inizia il percorso della mutazione di sé. Ma questo sentiero è doloroso, occorre lasciarsi dietro i difetti, le preoccupazioni, le piccole meschinità e gli egoismi. È una fase dura e spesso chi intraprende il sentiero è tentato a questo punto di tornare indietro. Eppure c’è anche una forza interiore, ormai matura, che non rinuncia e continuamente sprona a proseguire.

Rosso (Rubedo)  —   È l’esplorazione raggiante della nuova personalità. Il vecchio io è come una crisalide, avvizzisce e lascia il posto alla nuova farfalla. La mente si è aperta e le piccole meschinità, le invidie, i rancori, i tremori, le paure e le angosce sono ormai alle spalle. È la rinascita. Una nuova vita attende chi ha iniziato il calvario.

 

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Nel punto atomico dove scompare il tempo

Non esiste cultura, antica o moderna, arcaica o civilizzata, che non possieda i suoi miti. Molti miti si assomigliano, pur appartenendo a popoli vissuti in epoche diverse e in luoghi molto lontani. In alcuni miti dell’America si raccontano storie uguali a quelle di altri miti dell’Asia o dell’Africa o dell’Europa. Cambia il nome dei personaggi, cambia l’ambiente geografico, l’epoca, cambiano altri particolari ma l’intreccio di base e il significato sostanziale delle storie, restano gli stessi. Le fiabe, i miti, le narrazioni in generale consentono pertanto di studiare l’anatomia comparata della psiche collettiva, ovvero di “ipotizzare paragoni tra ieri ed oggi”. Alcune “costanti naturali” sono l’espressione più pura dei processi psichici dell’inconscio di massa e di base rappresentano gli archetipi in forma semplice e concisa, su cui di volta in volta si stratificano o con cui si intersecano elementi e contaminazioni culturali. Ad un livello più ampio alcune narrazioni sono ritenute una compensazione inconscia dei valori dominanti di una determinata società

(Massimo Lanzaro)

Carissimi, senza ulteriori e superflui commenti (tanto sapete già quanto sia ampia la mia stima), vi suggerisco l’ebook del dottor Massimo Lanzaro.
Assolutamente da leggere….

Gabriele

http://www.editoredimestesso.it/Massimo_Lanzaro/Home.html

Fascino e legame amoroso

Il fascino che una persona esercita su un’altra non sta in ciò che mostra della sua personalità nell’istante preciso dell’incontro … ma… nella sintesi del suo intero essere, che rilascia questa droga potente che cattura l’immaginazione e genera il legame.”

Anaïs Nin

ANÁBASIS

Ecco di nuovo un messaggio di Marina. È troppo significativo. Poi c’è la mia risposta.

Come sai, io questa poesia l’ho vissuta oniricamente circa due anni fa, senza conoscerla. “Vedo una ciocca dei miei capelli a terra ed una voce in sottofondo dice: IL NODO STA PER ESSERE SCIOLTO”. E mi viene in mente un brano del Codice dell’Anima di Hillman che io, peraltro, ho trascritto come frase all’inizio del mio libro: “Ecco che cosa dice il daimon quando parla: Le favole che racconto raccontano in modo autentico chi sono. Sto raccontando la storia che avalla ciò che è avvenuto. Sto leggendo la vita a ritroso. Racconto la storia del genio, non della piccola “Aurora”. …Costoro sono figure che sono state spinte avanti dalla propria immagine del cuore e hanno dovuto forzare la propria infanzia in forme insolite. Perciò per raccontare la verità io devo deformare la storia.” Quando la vita viene letta a ritroso, lealmente, ecco che i nodi si sciolgono e i segreti sono “svelati” alla luce della Ragione della Luce…quindi, quest’ultimi, credo che non siano interpretabili da tutti ma solo da coloro che hanno portato il più possibile in superficie la propria zona d’ombra e la propria innocenza. LAuroraLuce Come sai, io questa poesia l’ho vissuta oniricamente circa due anni fa, senza conoscerla. “Vedo una ciocca dei miei capelli a terra ed una voce in sottofondo dice: IL NODO STA PER ESSERE SCIOLTO”. E mi viene in mente un brano del Codice dell’Anima di Hillman che io, peraltro, ho trascritto come frase all’inizio del mio libro: “Ecco che cosa dice il daimon quando parla: Le favole che racconto raccontano in modo autentico chi sono. Sto raccontando la storia che avalla ciò che è avvenuto. Sto leggendo la vita a ritroso. Racconto la storia del genio, non della piccola “Aurora”. …Costoro sono figure che sono state spinte avanti dalla propria immagine del cuore e hanno dovuto forzare la propria infanzia in forme insolite. Perciò per raccontare la verità io devo deformare la storia.” Quando la vita viene letta a ritroso, lealmente, ecco che i nodi si sciolgono e i segreti sono “svelati” alla luce della Ragione della Luce…quindi, quest’ultimi, credo che non siano interpretabili da tutti ma solo da coloro che hanno portato il più possibile in superficie la propria zona d’ombra e la propria innocenza.

LAuroraLuce

Troppo giusto. Bisogna lavorare sull’OMBRA e sulle personalità, dentro la personalità. Si perde spesso, troppo spesso. Complessi e lacerazioni che generano egoismi, a volte ci tiranneggiano. Lentamente, però, riusciamo a scalfire quei Golem. Questo è il nostro compito. Questo.

I colori dell’Alchimia

Cari amici,

vediamo insieme  il significato ermetico del NERO, del BIANCO, del GIALLO e del ROSSO secondo la filosofia esoterica.

 

Questi sono i colori dell’alchimia, la scienza parallela alla magia che vuole trasmutare non il piombo in oro, come credono gli stolti, ma la mente asfittica dell’uomo, chiusa e ottusa, in un’intelligenza aperta e tollerante (oro).

Le tonalità corrispondono a questi significati:

Nero (Nigredo) —   È la notte, l’oscurità del dolore. È quella scheggia della nostra vita in cui tutto sembra senza speranza e senza scopo. I problemi avviluppano e soffocano. Tutto è tetro e cupo. Ma è anche il momento in cui una voce lontana comincia a sussurrare: «Attento, così stai soffrendo troppo, devi cambiare». E nel buio pesto si accende un pallido fuoco. La coscienza ha intrapreso il lentissimo giro del «cangiamento».

Bianco (Albedo) —    È il momento in cui la persona inizia a capire che è necessaria una trasformazione.

Giallo (Citrinitas) —  È il momento in cui il processo si è messo in moto e inizia il percorso della mutazione di sé. Ma questo sentiero è doloroso, occorre lasciarsi dietro i difetti, le preoccupazioni, le piccole meschinità e gli egoismi. È una fase dura e spesso chi intraprende il sentiero è tentato a questo punto di tornare indietro. Eppure c’è anche una forza interiore, ormai matura, che non rinuncia e continuamente sprona a proseguire.

Rosso (Rubedo)  —   È l’esplorazione raggiante della nuova personalità. Il vecchio io è come una crisalide, avvizzisce e lascia il posto alla nuova farfalla. La mente si è aperta e le piccole meschinità, le invidie, i rancori, i tremori, le paure e le angosce sono ormai alle spalle. È la rinascita. Una nuova vita attende chi ha iniziato il calvario.

La persona, le personalità: Didone, per esempio…

Didone, quando si innamora di Enea, non lo fa per sua scelta. E’ spinta da Afrodite. E’ posseduta da Afrodite.

Quando Enea va via, la sua passione non le lascia tregua; la spinge a fare e a dire cose terribili. Se ella non si fosse uccisa, quella passione si sarebbe, con il tempo, affievolita (anche perchè di lei, ad Afrodite, non interessava nulla).

Ma a Didone sarebbe rimasta una cicatrice dolorosa. Quasta lacerazione avrebbe creato una Didone dentro Didone stessa. Un’altra personalità che avrebbe voluto ed imposto la sua legge alla Didone primigenia.

Didone avrebbe continuato a vivere con, dentro di se’ la sua altra personalità e alla sua morte naturale (é questa l’ipotesi più importante di Jung) la sua seconda  identità avrebbe potuto insersi, attraverso la psiche collettiva, nella psiche singola di un nuovo o una nuova creatura. E’ questo il vero significato dell’EREDITA’ PSICHICA.

La seconda Didone avrebbe imposto con il tempo, lentamente ma inesorabilmente, la sua legge di sofferenza e vendetta. La nuova persona, che avesse ereditato la psiche ferita di Didone,  improvvisamente, quindi, un giorno si sarebbe trovata a pensare concetti e umori e scardinanti passioni non sue.