Credevo che il mio viaggio

Credevo che il mio viaggio
fosse giunto alla fine
mancandomi oramai le forze.

Credevo che la strada
davanti a me
fosse chiusa
e le provviste esaurite.

Credevo che fosse giunto
il tempo
di trovare riposo
in una oscurità pregna
di silenzio.

Scopro invece che i tuoi
progetti
per me non sono finiti
e quando le parole ormai
vecchie
muoiono sulle mie labbra
nuove melodie nascono dal
cuore;
e dove ho perduto le tracce
dei vecchi sentieri
un nuovo paese mi si apre
con tutte le sue meraviglie.

Rabindranath Tagore

Pubblicità

Notte d’inverno

Il Tempo chiamò dalla torre
lontana. . . Che strepito! È un treno,
là, se non è il fiume che corre.
O notte! Nè prima io l’udiva,
lo strepito rapido, il pieno
fragore di treno che arriva;
sì, quando la voce straniera,
di bronzo, me chiese; sì, quando
mi venne a trovare ov’io era,
squillando squillando
nell’oscurità.
Il treno s’appressa. . . Già sento
la querula tromba che geme,
là, se non è l’urlo del vento.
E il treno rintrona rimbomba, 
rimbomba rintrona, ed insieme
risuona una querula tromba.
E un’altra, ed un’altra— Non essa
m’annunzia che giunge?—io domando.
—Quest’altra! – Ed il treno s’appressa 
tremando tremando
nell’oscurità.
Sei tu che ritorni. Tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco. 
Hai freddo? paura? C’è un tetto,
c’è un cuore, c’è il cuore che t’ama
qui! Riameremo. T’aspetto.
Già il treno rallenta, trabalza,
sta. . . Mia giovinezza, t’attendo! 
Già l’ultimo squillo s’inalza
gemendo gemendo
nell’oscurità . . .
E il Tempo lassù dalla torre
mi grida ch’è giorno. Risento 
la tromba e la romba che corre.
Il giorno è coperto di brume.
Quel flebile suono è del vento,
quel labile tuono è del fiume.
È il fiume ed è il vento, so bene, 
che vengono vengono, intendo,
così come all’anima viene,
piangendo piangendo,
ciò che se ne va.

Giovanni Pascoli

Accendere una luce nell’oscurità

A quanto possiamo discernere, l’unico scopo dell’esistenza umana é di accendere una luce nell’oscurità del mero essere.

Carl Gustav Jung

Pierre Puvis de Chavannes – Il sogno (1873) Walters Art Museum

La semplicità simbolica del dipinto si presta a rappresentare il passaggio dall’oscurità dell’inconscio alla radiosità del giallo alchemico. Le figure che donano fiori, rappresentano un mutamento essenziale, la tenebra dell’angoscia ha ceduto il passo alla luminosità, seppure inconsapevole. Finalmente la stagnazione ripetitiva del dolore si è rovesciata in una luce ricolma di armonia

In bianco e nero

Gentile Professore,
credo, come le ho già detto precedentemente, di aver compreso la necessità di liberazione dell’anima insita nella poesia, perchè psicologicamente è scavarsi dentro e tanto più si va a fondo, tanto più emerge la sofferenza o la gioia ed allora non è più un raccontarsi, ma un esistere per mezzo della poesia. Le regalo questa, se non le rubo tempo. Con simpatia e grande stima.

In bianco e nero

Ritorni di luce,
ingialliti di desiderio,
finalmente infiammano.
Contorni anneriti si espandono, si stirano, si striano,
si attraggono
e confondono,
in dolenti scricchiolii,
i silenzi sciolti di pellicole in bianco e nero,
di me, che muoio a poco a poco,
sotto le ceneri dei tuoi ultimi occhi neri.
E d’amore estremo brucio mille memorie, di me,
che precipito a poco a poco,
senza fardelli,
in balzi sordi di perduta grazia.
Perché ora so,
che anche se io fossi nell’ oscurità intera ,
mi accenderei ad ogni luce d’argento,
di ogni tua lacrima persa,
ad incollare i tuoi sanguinanti flagelli d’amore.
(Silvana)

Stringi la mia mano

Liberami dalle mie ombre, oh Signore, dalla rovina e dal disordine dei miei giorni poiché la notte è oscura e il Tuo pellegrino è accecato. Stringi la mia mano…

Tagore

René Magritte

Questo dipinto L’ impero delle luci è la trasposizione pittorica del  Sè junghiano.
Secondo lo psicanalista il Sé è l’incontro, dentro di noi, della parte umana e di quella divina.
Simbolicamente, il cielo, rappresenta il divino (Anima), l’oscurità quella
umana (Ombra), mentre il punto di equilibrio è dato dalle finestre illuminate.

Nella profondità della notte

Mi sveglio nella notte e le emozioni sono lì. Ho paura del fututo, sono solo.
Mi tormenta l’incapacità di rispondere a quello che ci si aspetta da me.
Sarebbe più facile essere morto. Qualsiasi cosa io faccia, dovunque mi volga, è
sbagliato. I pensieri notturni mi assalgono. Seduti, sul bordo del mio letto,
mi riempiono la testa di critiche taglienti e il cuore di disperazione. Mi
agito e mi rivolto nel letto, oppure giaccio irrigidito e sbeglio implorando la
quiete ed il sonno. Come dèmoni dalle neri ali, le emozioni vengono nella notte
per alcune ore. Le chiamano insonnia, depressioni, incubi. Ma il linguaggio non
fa che mascherare il volto delle emozioni che sono visitazioni da un altro
mondo, il mondo infero, che mi rammentano Ade. Non mi staranno forse chiedendo,
queste emozioni, di rendere omaggio per qualche ora a quel Dio così importante,
invisibile nel mondo diurno, i cui interventi avvengono nelle tenebre,
attraverso l’oscurità e che è alleato di hypnos e di thamatos, e che,  se
riconosciuto, svuota la vita dei suoi programmi consueti, offrendole in cambio
la forza, la pienezza e la bellezza di uno sfondo invisibile?
James Hillman

Lilith

Vi lascio una richiesta-considerazione di Fortunato. E quindi la mia risposta. Riflessioni, please.

Gentilissimo dr La Porta, mi è arrivato appena ieri il suo libro che ho già cominciato a leggerlo. devo dire che sin dalle primissime pagine ho riscontrato una esatta, netta, perfetta, parallela sintonia. Non ho certo la presunzione di avere la sua Cultura ma inspiegabilmente, devo dire davvero inspiegabilmente, leggendo quelle prime pagine de “il ritorno della grande madre” era come se legessi il mio progetto-proposta che ho appena presentato. ovviamnete molto più “terra terra” non certo nei suoi terminima esso riflette esattamente anche le mie convinzioni. Sto lavorando anche su di un’altro progetto specifico sulla donna (cito solo ad esempio Isabella Morra, Ipazia, Saffo) ma intanto sarebbe mio desiderio inviarLe copia di questo, sperando di poter avere l’onore di una sua critica. In caso di un suo sì dove potrei spedirglielo, in via Teulada 66? Tengo a precisare che il mio non è certo il frutto di una preparazione al suo livello: è molto più semplice e dettato e scritto seguendo soltanto le mie convinzioni. Le posso confessare una cosa? mi spiegherebbe perché sono “preso” da lilith”? non so perché ma è un mito che mi affascina e secondo me è riduttivo considerarla semplicemente una figura infernale. spero di non aver scosso anche il suo animo per questo come succede con chi me ne trovo a parlare, ad esempio con il mio sindaco, preparatissimo e anche lui molto appassionato di miti (lui è tifoso di “Artù”) e di religioni e profondamente cristiano e praticante e su questo tema svia. io invece non lo reputo affatto un argomento tabù, da ovviare. mi dà una sua opinione. sbaglio io o lui? mi perdoni se mi sono prolungato e attendo una Sua come sempre cortese risposta. Grazie ancora, Fortunato – Tufo

Sì, a via Teulada 66. Lilith è l’Ombra. La Bibbia ne fa un mostro non riuscendo ad integrare l’Oscurità nella Luce. Per Jung è indispensabile.

Io non so

Questa preghiera di TAGORE la invia don Felice Riva, uno della via di Francesco.

Non credo bisogni di motivi esplicativi questa mia scelta:

“Io so
questa vita è piena
di gioie e dolori,
di risa e di pianto.

Io non so
perché tutto questo;
quali saranno i frutti
del susseguirsi laborioso
di tutto l’universo.

Io non so
che avverrà poi
in questo mondo tanto oscuro …
se avrà o non avrà fine
il dolore dell’universo,
se le stesse speranze
dell’assetato di giustizia
saranno o meno appagate.

Io non domando
ai dotti di conoscere
il mistero della vita,
né pretendo di sciogliere da solo
i nodi che legano l’universo.

Io credo d’essere
legato ad un solo destino
assieme a miriadi di vite;
mi consegno perdutamente all’amore
che conduce il mondo.” ( Rabindranath Tagore )