Il mare

Lo scafo consunto e verdiccio
della vecchia feluca
riposa sul lido…
sembra la vela mozzata
che sogni ancora nel sole e nel mare.
Il mare ribolle e canta…
Il mare è un sogno sonoro
sotto il sole d’aprile.
Il mare ribolle e ride
con le onde turchine e spume di latte e argento,
il mare ribolle e ride
sotto il cielo turchino.
Il mare lattescente,
il mare rutilante,
che risa azzurre ride sulle sue cetre d’argento…
Ribolle e ride il mare!…
L’aria pare che dorma incantata
nella fulgida nebbia del sole bianchiccio.
Palpita il gabbiano nell’aria assopita, e al tardo
sonnolento volare, si spicca e si perde nella foschia del sole.

Dalla soglia di un sogno mi chiamarono
era la buona voce, amata voce.
Dimmi: verrai con me a vedere l’anima?
una carezza mi raggiunse il cuore.
Sempre con te… ed avanzai nel sogno
per una lunga, spoglia galleria;
sentii sfiorarmi la sua veste pura
e il palpito soave della mano amica.
Antonio Machado
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Potessero le mie mani sfogliare

Potessero le mie mani sfogliare
Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.

Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.

T’amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!

 
Federico Garcia Lorca

Non recidere, forbice, quel volto

Non recidere, forbice, quel volto
solo nella memoria che si sfolla,
non fare del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.
Un freddo cala… Duro il colpo svetta.
E l’acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di novembre”.

Eugenio Montale

Nebbia

 

Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l’alba, da’ lampi notturni e da’ crolli d’aeree frane.
Nascondi le cose lontane, nascondimi quello ch’è morto.
Ch’io veda soltanto la siepe dell’orto, la mura ch’ha piene le crepe di valeriane.
Nascondi le cose lontane: le cose son ebbre di pianto.
Ch’io veda i due peschi, i due meli, soltanto, che dànno i soavi lor mieli pel nero mio pane.
Nascondi le cose lontane che vogliono ch’ami e che vada.
Ch’io veda là solo quel bianco di strada, che un giorno ho da fare tra stanco don don di campane…
Nascondi le cose lontane, nascondile, involale al volo del cuore.
Ch’io veda il cipresso

Immagini dal Romanticismo

(Caspar David Friedrich, Il viandante sul mare di nebbia, 1818)

Non recidere, forbice, quel volto

 

Non recidere, forbice, quel volto
solo nella memoria che si sfolla,
non fare del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.
Un freddo cala… Duro il colpo svetta.
E l’acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di novembre.
 
Eugenio Montale

 

A un’attesa così lunga

A un’attesa così lunga

preferirei

essere morta,

posare la testa

su fredda roccia.

 La nebbia d’autunno

che all’alba

nasconde le risaie,

svanisce presto.

Ma la mia ansia quando finirà?

Iwano Hime