Canzone d’autunno

I singhiozzi lunghi
dei violini d’autunno

mi feriscono il cuore
con languore
monotono.

Ansimante
e smorto, quando

l’ora rintocca,
io mi ricordo

dei giorni antichi
e piango;

e me ne vado
nel vento ostile

che mi trascina
di qua e di là

come la foglia
morta.

 Paul Verlaine

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I due orfani

«Fratello, ti do noia ora, se parlo? »
«Parla: non posso prender sonno». «Io sento
rodere, appena… » «Sarà forse un tarlo… »
«Fratello, l’hai sentito ora un lamento
lungo, nel buio? » «Sarà forse un cane… »
«C’è gente all’uscio… » «Sarà forse il vento… »
«Odo due voci piane piane piane… »
«Forse è la pioggia che vien giù bel bello».
«Senti quei tocchi? » «Sono le campane».
«Suonano a morto? suonano a martello? »
«Forse… » «Ho paura… » «Anch’io».
«Credo che tuoni:
come faremo? » «Non lo so, fratello:
stammi vicino: stiamo in pace: buoni».

«Io parlo ancora, se tu sei contento.
Ricordi, quando per la serratura
veniva lume? » «Ed ora il lume è spento».
«Anche a que’ tempi noi s’aveva paura:
sì, ma non tanta». «Or nulla ci conforta,
e siamo soli nella notte oscura».
«Essa era là, di là di quella porta;
e se n’udiva un mormorìo fugace,
di quando in quando».
«Ed or la mamma è morta».
«Ricordi? Allora non si stava in pace
tanto, tra noi… » «Noi siamo ora più buoni… »
«ora che non c’è più chi si compiace
di noi… » «che non c’è più chi ci perdoni».

Giovanni Pascoli

A un’attesa così lunga

A un’attesa così lunga

preferirei

essere morta,

posare la testa

su fredda roccia.

 La nebbia d’autunno

che all’alba

nasconde le risaie,

svanisce presto.

Ma la mia ansia quando finirà?

Iwano Hime