il benessere

Il senso fisico è il metro di questo mondo; il senso religioso è il metro per il cielo.
Cerca il benessere del primo dal medico; implora il benessere dell’altro dall’Amato.

Jalal alDin Rumi

Marina…

Oggi ecco una riflessione molto indicativa per noi. E’ di Marina:

PROFESSORE,
Rita vuole il Suo aiuto. Però, visto che Lei ce lo chiede, Le dico che, personalmente, non sono in assoluto contraria alle medicine che, a volte, fanno un buon lavoro; ma dipende dalle situazioni, naturalmente.
Ciò che mi vede in assoluto in disaccordo, è l’uso prolungato nel tempo delle medicine che, oltre a creare assuefazione (noi ci assuefacciamo a tutto, ma proprio a tutto, anche alle consuetudini), CAMBIA IL CARATTERE: questo non mi piace.
E poi, che dire, ad esempio, si potrebbe cambiare il medico che, a lungo andare, può diventare anche lui un’assuefazione.

Riguardo alla Sapienza, alla quale Rita fa riferimento più volte, mi viene in mente che secondo Don Juan, lo sciamano americano del Castaneda, colui che voglia divenire un UOMO di SAPERE non deve avere paura d’impazzire, deve scegliere una strada del cuore e percorrerla in tutta la sua lunghezza.
Perché, in fondo, la vera battaglia non è l’accettazione di sé stessi ma l’accettazione dell’Infinito. Dobbiamo accettare volontariamente l’Infinito…oltre questo Don Juan non si spinge, perché ritiene che a ciò si fermi la sua SAPIENZA.

Insomma, pare che la vera SAPIENZA alla quale, infine, approdano tutti i sapienti (che ci arrivino studiando, perché sono magi, perché poeti o grandi artisti e scenziati o contadini in costante contatto con la natura ed i suoi cicli) è la scelta volontaria di una via del cuore che ci conduca il più possibile vicino alla possibilità d’intravedere l’Infinito.
Quando si parla di nostalgia…e la nostalgia, che sa di perduto, mette addosso inquietudine, o no? …a me moltissima.
Naturalmente, la via del cuore è una strettoia ed è un percorso da “visionari” in questo mondo del “cogito ergo sum” che ci circonda.

A proposito, la metafora dell’Infinito è l’IRRAGGIUNGIBILE.

Ho il sospetto che l’Infinito non si possa mai raggiungere: noi possiamo solo esserlo l’Infinito…il TUTTO.

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Medici dell’Anima

Il modello occidentale del vincente ad ogni costo sembra sia entrato in crisi. Ma attualmente chi è escluso rimane tale e molti si aggiungono nelle categorie di “chi non conta”.

L’Umanesimo non ha recuperato terreno, per ora.

Non riesco ad immaginare una inversione di tendenza rapida, ma tutti noi, che ci riconosciamo in Anima, abbiamo il compito, credo, di diffondere lo spirito dell’umanesimo di Ficino e del Rinascimento di Poliziano, Pico e Lorenzo.

Ficino fu definito da Pico “Medico dell’Anima”. Quindi, con linguaggio contemporaneo, “Medico dell’inconscio”.

Ha iniziato lui questa lunga strada che noi oggi timidamente percorriamo.

Considero questo BLOG, infatti, una sorta di monastero in mezzo a terre feroci e desolate per l’assenza di solidarietà.

E debbo testimoniare che ogni volta che leggo ciò che mi scrivete, mi rassereno.

Guardare le cose da ogni angolatura.

Marsilio Ficino è stato l’inventore del Rinascimento. Era a capo del Cenacolo che dal 1478 in poi ha, di fatto, dato tutte le peculiarità della rinascenza. Con lui c’erano Poliziano (26 anni), Botticelli (35 anni), Pico della Mirandola (15 anni) e Lorenzo (28 anni).  E Marsilio ne aveva 45, maestro e guida di tutti.

Ma lui cominciò ad essere apprezzato da Cosimo dei Medici, predecessore di Lorenzo. Il Signore dei Medici conobbe Marsilio quando era giovanissimo.

Il punto fondamentale è che il Ficino era figlio del medico personale di Cosimo e quest’ultimo accettò di vedere il ragazzo solo perchè molto legato al suo terapeuta (tutti i medici Ca’ Fagiolo erano malati e sono morti prematuramente, tranne poche eccezioni).

Cosimo, quando vede Marsilio, si trova di fronte un ragazzo giovanissimo.  Ed allora lo mette alla prova; gli da un compito praticamente impossibile, una nuova traduzione dell’Iliade, da realizzare in pochi mesi.

Marsilio ci mette pochi giorni.

Da qui la fiducia del Signore, che mette a disposizione di quel giovane prodigio la Villa di Careggi, da quel momento in poi fucina di tutti i geni del Rinascimento.

La domanda è questa? Se Cosimo non avesse avuto paura delle malattie, non avrebbe avuto bisogno di quel medico, che aveva quel figlio. Quindi, persino la malattia può nascondere qualcosa di aureo. Inoltre Marsilio era piccolo, curvo e balbuziente, eppure Cosimo non ha neppure visto questi aspetti esteriori. E nessuno del Cenacolo si è mai fatto trarre in inganno dalle fattezze esterne del loro Maestro.

Nell’Interiorità di Anima — “Compassione”

Compassione (1)

“In primo luogo v’è un gran bisogno di parlare della compassione, che nel medico deve essere innata. Dove non c’è amore non c’è arte.” Medico e medicina “null’altro sono che grazia concessa da Dio ai bisognosi”. L’arte si ottiene “per opera dell’amore”. “Così il medico dev’essere dotato di compassione e amore non minori di quelli che Dio nutre nei confronti dell’uomo.” La compassione è un “precettore dei medici. Io sotto il Signore, il Signore sotto di me. Io sotto di Lui all’infuori del mio ufficio, ed Egli sotto di me all’infuori del Suo ufficio”. Dunque ciascuno è subordinato all’ufficio dell’altro, e in tale amore l’uno è subordinato all’altro.

Paracelso, citato in Carl Gustav Jung, Paracelso come medico, in Studi dell’alchimia, Bollati Boringhieri, 1988, pag. 141

  

Compassione (2)

La chiave per giungere al Graal è la compassione, soffrire con, sentire la sofferenza altrui come se fosse la propria. Colui che scopre la forza propulsiva della compassione ha trovato il Graal.

Joseph Campbell, Riflessioni sull’arte di vivere, Guanda, 1998, pag. 38