Inconscio (1)
Solo dopo che l’alchimia mi fu divenuta familiare capii che l’inconscio è un processo, e che la psiche si trasforma o si sviluppa a seconda della relazione dell’Io con i contenuti dell’inconscio.
Carl Gustav Jung, Ricordi, Sogni, Riflessioni, Rizzoli, 1998, pag. 254
Inconscio (2)
… Occuparsi dei contenuti dell’inconscio forma l’uomo e determina la sua trasformazione.
Carl Gustav Jung, Ricordi, Sogni, Riflessioni, Rizzoli, 1998, pag. 268
Inconscio (3)
Anche le figure dell’inconscio sono “prive di informazione” e hanno bisogno dell’uomo o del contatto con la coscienza per raggiungere la “conoscenza”.
Carl Gustav Jung, Ricordi, Sogni, Riflessioni, Rizzoli, 1998, pag. 362
Inconscio (4)
Mai e in nessun luogo l’uomo ha dominato la materia, se non ha osservato esattamente il suo comportamento e spiato con la massima attenzione le sue leggi. E solo in quanto lo abbia fatto, può dominarla in ugual misura. Così stanno anche le cose con quello spirito che oggi chiamiamo inconscio: esso è restio come la materia ed altrettanto misterioso ed evasivo: e obbedisce a “leggi”, che, per la loro inumanità e sovranità e sovraumanità, per lo più ci appaiono come un crimen lesae maiestatis hunamae. Quando l’uomo pone mano all’opus, egli ripete, come dicono gli alchimisti, l’opera creatrice di Dio. Andare incontro all’informe, al caos del mondo di Tiamat è infatti un’esperienza primordiale.
Carl Gustav Jung, Spirito Mercurio, in Studi sull’alchimia, Bollati Boringhieri, 1988, pagg. 265-266
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