Il cerchio magico

Sopra: John William Waterhouse, “Il cerchio magico”, 1886

[…]

La mappa del cielo non è più un quadro ben proporzionato di corpi fisicamente determinati, in posizioni e distanze misurabili, in rapporti numerati, con radiazioni che si assommano o si elidono, che agiscono variamente secondo gli angoli d’incidenza, o le intensità. Ci avvolge un padiglione meraviglioso e terribile, da cui esseri demoniaci, divinità maligne o benevole, con i loro sterminati corteggi, dardeggiano influssi d’ogni sorta, esiziali e vitali. Perfino il «dolce» Petrarca canta: «hec supra horrificis diversa animalia passim / vultibus et variis cernuntur[…] figuris». E qui, nel mondo, bisogna giostrare per neutralizzare, o sviare e trasformare le radiazioni cosmiche, ora facendole convergere e concentrare, se benefiche, ed ora disperdendole, o attenuandole, se malefiche, con l’aiuto di pietre, di anelli, di sigilli, e così via. Non solo: bisogna esorcizzare dèmoni e pregare dèi; bisogna imprigionarli in immagini ingannevoli e seducenti – bisogna entrare, insomma, nel cerchio magico degli spiriti.

Eugenio Garin, “Lo zodiaco della vita “, Laterza, Roma-Bari 1976

 

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“Thisbe”: Babilonia come Verona

John William Waterhouse, “Thisbe”, 1909

Piramo e Tisbe, lui il più bello dei giovani, lei la più splendida delle fanciulle che mai l’Oriente abbia visto, abitavano case contigue, dove si narra che Semiramide cinse con mura di mattoni la superba città. La vicinanza li fece conoscere e favorì i loro primi incontri: col tempo crebbe l’amore. Si sarebbero legittimemente sposati, ma lo vietarono i genitori; una cosa però non poterono vietare, che si amassero di uguale passione.
Nessun confidente tra loro: parlano a cenni e quanto più è coperta la fiamma d’amore, tanto più arde.
La parete comune alla due case era solcata da una sottile fessura, che si era formata tanto tempo prima durante la costruzione. Questo difetto, che nessuno aveva mia visto in tanti secoli, foste voi, innamorati, a vederlo per primi (che cosa non vede l’amore?) e ne faceste un un passaggio per i vostri colloqui.
Di là solevano passare senza pericolo, appena sussurrate, le dolci parole d’amore.
Spesso immobili, Tisbe da una parte Piramo dall’altra, dopo aver cercato di afferrare l’uno il respiro dell’altra, dicevano:«O invidiosa parete, perché ostacoli il nostro amore? Quanto ti costerebbe lasciarci abbracciare con tutto il corpo o, se questo è troppo, aprirti solo un poco per poterci baciare? Ma non siamo ingrati e riconosciamo di esserti debitori, perché permetti alle nostre parole di giungere ad orecchie amiche».
Dopo aver parlato così invano separatamente, una sera si salutarono e ciascuno impresse alla sua parte di muro baci che non potevano giungere…

Ovidio, “Metamorfosi”, IV

Il cerchio magico

Sopra: John William Waterhouse, “Il cerchio magico”, 1886

[…]

La mappa del cielo non è più un quadro ben proporzionato di corpi fisicamente determinati, in posizioni e distanze misurabili, in rapporti numerati, con radiazioni che si assommano o si elidono, che agiscono variamente secondo gli angoli d’incidenza, o le intensità. Ci avvolge un padiglione meraviglioso e terribile, da cui esseri demoniaci, divinità maligne o benevole, con i loro sterminati corteggi, dardeggiano influssi d’ogni sorta, esiziali e vitali. Perfino il «dolce» Petrarca canta: «hec supra horrificis diversa animalia passim / vultibus et variis cernuntur[…] figuris». E qui, nel mondo, bisogna giostrare per neutralizzare, o sviare e trasformare le radiazioni cosmiche, ora facendole convergere e concentrare, se benefiche, ed ora disperdendole, o attenuandole, se malefiche, con l’aiuto di pietre, di anelli, di sigilli, e così via. Non solo: bisogna esorcizzare dèmoni e pregare dèi; bisogna imprigionarli in immagini ingannevoli e seducenti – bisogna entrare, insomma, nel cerchio magico degli spiriti.

Eugenio Garin, “Lo zodiaco della vita “, Laterza, Roma-Bari 1976

Aspettando la primavera

(John William Waterhouse, Battuta dai venti, 1902)

Trama del Mito

John William Waterhouse, “Le ninfe ritrovano la testa di Orfeo”, 1900

…considerare l’anima come un’intelligenza attiva, che conforma il destino di ciascuna persona e ne traccia la trama, è un’idea utile. I traduttori del greco antico rendono a volte con “trama” la parola mythos. Le trame che ingarbugliano la nostra anima e fanno uscire allo scoperto il nostro carattere sono i grandi miti.

James Hillman, “La forza del carattere”, Adelphi, 2000

E voi, in quale mito vi riconoscete? Quale sentite più vicino?

Rosa fresca aulentis[s]ima

John William Waterhouse, “The Soul of the Rose” o “My Sweet Rose”, 1908

«Rosa fresca aulentis[s]ima ch’apari inver’ la state,
le donne ti disiano, pulzell’ e maritate:
tràgemi d’este focora, se t’este a bolontate;
per te non ajo abento notte e dia,
penzando pur di voi, madonna mia».

[…]

(Cielo d’Alcamo, XIII sec.)

La tempesta

I morti tremano davanti alla tempesta, ma i vivi camminano con essa.

Kahlil Gibran

John William Waterhouse,  Miranda – La tempesta, 1916)