“Storie di Eroi” e “Amor vincit Omnia” a Viterbo

Nel fine settimana sarà ancora nell’alta Tuscia per due delle sei teppe-incontri attraverso il territorio di Anima.
Domani 28 agosto, al Museo del Duomo di Viterbo, alle ore 21:30 presenterò “Storie di Eroi”, il primo appuntamento della trilogia dedicata all’Iliade, con in scena i canti più belli di quest’opera straordinaria, per riascoltare le gesta di eroi e dèi dell’epopea omerica.
Sabato 29 agosto sarò ancora nella splendida Viterbo, al Gran Caffè Schenardi, a partire dalle ore 17:30, per l’appuntamento “Amor vincit Omnia”, attraverso gli scritti del grande filosofo Elémire Zolla. Interverrà negli incontri lo Psichiatra e Psicoterapeuta Carlo Piazza.
Vi auguro una felice giornata. A presto!

Pubblicità

Porto VI

In Melanesia il dio Gomawe ha il potere di donare la parola agli uomini. La fa immettendo nel corpo vuoto gli intestini e le viscere, a significare che la parola ha una violenza concreta. Viene dalla materia ed è materia. Giunge dall’energia ed è energia. Gomawe infatti oltre a dare «parola», dona anche le «frecce» e nel suo culto c’è una precisa corrispondenza tra la «parola» e la «freccia»; l’una rimanda all’altra, sono praticamente la stessa cosa.

Il filosofo Giorgio Colli nella sua Nascita della filosofia ha scoperto che i dardi scagliati da Apollo contro gli Achei nell’lliade sono i «pensieri».

Ecco due saggezze che si sviluppano in tempi, modi, spazi diversissimi, ma che giungono alle stesse conclusioni. A controprova che i simboli del profondo sono comuni da sempre a tutti gli uomini. Interpretare i simboli vuol dire dunque conoscere la storia assoluta dell’umanità, sia da un punto di vista psichico, che fisico, che biologico. Per questo lo studioso Elémire Zolla da sempre afferma: «I simboli sono cose concrete».

Guardare le cose da ogni angolatura.

Marsilio Ficino è stato l’inventore del Rinascimento. Era a capo del Cenacolo che dal 1478 in poi ha, di fatto, dato tutte le peculiarità della rinascenza. Con lui c’erano Poliziano (26 anni), Botticelli (35 anni), Pico della Mirandola (15 anni) e Lorenzo (28 anni).  E Marsilio ne aveva 45, maestro e guida di tutti.

Ma lui cominciò ad essere apprezzato da Cosimo dei Medici, predecessore di Lorenzo. Il Signore dei Medici conobbe Marsilio quando era giovanissimo.

Il punto fondamentale è che il Ficino era figlio del medico personale di Cosimo e quest’ultimo accettò di vedere il ragazzo solo perchè molto legato al suo terapeuta (tutti i medici Ca’ Fagiolo erano malati e sono morti prematuramente, tranne poche eccezioni).

Cosimo, quando vede Marsilio, si trova di fronte un ragazzo giovanissimo.  Ed allora lo mette alla prova; gli da un compito praticamente impossibile, una nuova traduzione dell’Iliade, da realizzare in pochi mesi.

Marsilio ci mette pochi giorni.

Da qui la fiducia del Signore, che mette a disposizione di quel giovane prodigio la Villa di Careggi, da quel momento in poi fucina di tutti i geni del Rinascimento.

La domanda è questa? Se Cosimo non avesse avuto paura delle malattie, non avrebbe avuto bisogno di quel medico, che aveva quel figlio. Quindi, persino la malattia può nascondere qualcosa di aureo. Inoltre Marsilio era piccolo, curvo e balbuziente, eppure Cosimo non ha neppure visto questi aspetti esteriori. E nessuno del Cenacolo si è mai fatto trarre in inganno dalle fattezze esterne del loro Maestro.