Amore

…”Se esiste una cosa come il vero amore, questo implica che esista anche il falso amore: non appena il sottile rivestimento romantico si consuma, la relazione diventa di piombo. Il piombo, considerato dagli alchimisti un metallo primario, è un simbolo altrettanto antico dell’oro, per simbolizzare un tipo di pesantezza e di mancanza di lucentezza che è contrario all’amore. Un’altra metafora per il falso amore è quella dell’oro degli stolti (la pirite), che sembra oro ma non lo è. Fu creato dagli alchimisti per creare l’ “olio di vetriolo” (l’acido solforico). L’oro degli stolti non è soltanto una forte delusione per i cercatori dell’oro letterale, è anche una sostanza che quando si ossida diventa esplosiva”….
Ginette Paris

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Cuori spezzati

Carissimi,
mi permetto di consigliare a tutti voi un libro appena uscito. L’autrice è Ginette Paris, una psicoterapeuta di cui abbiamo parlato molto. Il testo è “Cuori spezzati (Guarire dalla perdita di un amore)”, edito dalla Moretti & Vitali.

Gabriele

L’importanza di Artemide oggi

“La Vergine Artemide, archetipo della femminilità selvaggia, oggi diventa di nuovo importante. E’ una fortuna, perché da tempo non abbiamo più la rappresentazione di una femminilità primitiva che non si definisce in rapporto all’amante (Afrodite), né al figlio (Demetra o Maria, Madre di Gesù), né al padre (Atena), né al marito (Hera). L’unica relazione che intrattiene con l’uomo è una relazione fratello-sorella. E’ orientata verso la luna, mentre Apollo, suo fratello gemello, personifica la luce penetrante del sole. E’ importante che la femminilità sia rappresentata in maniera assoluta, e non in relazione a un’altra realtà dell’universo maschile, perché sia l’anima dell’uomo che le donne reali sentono periodicamente il bisogno di ritirarsi in un territorio chiuso al maschio. Bisogna poterlo fare senza per questo essere percepita come paria, strega o abbandonata”.

Ginette Paris

Hestia

“Certe famiglie concepiscono una Hestia che non è più la dea dritta e dignitosa, ma una sguattera volgare e chiassosa, che pur essendo il centro di qualcosa di molto intenso non è oggetto del rispetto famigliare: il centro della sala è sporco, disordinato. Lì Hestia è la negazione di se stessa, è la casalinga nevrotica piuttosto che la calma e previdente Padrona”.

Ginette Paris, “La grazia pagana”, Moretti & Vitali

Sessualità come percorso di conoscenza

La maggior parte degli individui considera la sessualità come uno dei piaceri più importanti della vita, ma non necessariamente un’esperienza spirituale. Eppure, per un gran numero di persone l’incontro erotico rappresenta la più profonda tra le esperienze umane, non solo come fonte di godimento, ma anche come percorso di conoscenza interiore e di illuminazione.

Ginette Paris

Riscatto di Afrodite

La nuova era della sessualità dovrà reintegrare tutti gli aspetti dell’archetipo di Afrodite: il polo fisico (potremmo dire”bio-energetico”) e il polo spirituale.

Ginette Paris

La cultura di Apollo

Nella nostra cultura, che privilegia la potenza civilizzatrice di Apollo e trascura quella di Afrodite, la maggior parte degli ospedali, dei luoghi di lavoro e spesso delle abitazioni somigliano più a caserme che a templi di Afrodite.

Ginette Paris

Il bosco di Artemide

Quando la vita di relazione assorbe tutta l’energia, è bene addentrarsi nel bosco protetto di Artemide e di lasciare che la natura prenda il posto delle relazioni umane

Ginette Paris

Abbandono amoroso

Le donne hanno meno paura, rispetto agli uomini, dei rischi connessi all’abbandono amoroso. Ogni amore ha in sé una misura di dolore, così come ogni nuovo incontro rinnova il dolore dell’assenza

Ginette Paris

Abbandono amoroso

Le donne hanno meno paura, rispetto agli uomini, dei rischi connessi all’abbandono amoroso. Ogni amore ha in sé una misura di dolore, così come ogni nuovo incontro rinnova il dolore dell’assenza. 

Ginette Paris

Afrodite in esilio

Dal momento in cui il mito di Eros ha soppiantato quello di Afrodite, la relazione fra l’uomo e la donna si è gerarchizzata, come accade ancora oggi. Il corpo e la donna non sono più vie di accesso ma un ostacolo

Ginette Paris

Nell’Interiorità di Anima — “Hestia”

Hestia è, nella mitologia greca, la personificazione divina del “focolare”, in special modo del fuoco domestico (come centro cosmico) e del fuoco sacro degli altari preposti ai sacrifici. Figlia di Crono e di Rea, sorella di Zeus, è la dea della purezza e della verginità, della santità e della stabilità della famiglia. Nel mondo latino sarà venerata col nome di Vesta.

Hestia Tamia

Per essere Hestia bisogna imparare a dire di no, dare a ciascuno la sua giusta misura e non di più, imparare a individuare coloro che non ne hanno mai abbastanza e controllare la loro voracità, perché la persona che non ha il coraggio di rifiutare non potrà impedire che vengano dilapidati i beni. Questo si applica alla vita domestica, ma ancor di più alla vita organizzativa, perché l’identificazione con l’organizzazione è generalmente meno forte dell’identificazione con la famiglia e il pericolo dello spreco è maggiore. Che si tratti di una segretaria che controlla i conti in uscita e l’inventario del materiale, di un impiegato che prende a cuore la conservazione degli attrezzi e dei veicoli o di un caporeparto che sorveglia da vicino gli interessi della “sua” compagnia, hanno tutti in comune il fatto di dover esercitare la vigilanza sul posto, al centro, nel cuore dell’organizzazione. Devono possedere uno spirito poco litigioso ma giusto e mantenere una certa severità, pur non guastando il clima di calore e di simpatia che permette di identificarsi con la propria impresa invece di contrapporvisi. La figura di Hestia spesso è incompatibile con quella del padrone, perché in genere questa funzione è dominata dalla figura di Zeus. Spesso è preferibile che una persona meno identificata con le politiche organizzative abbia l’incarico di farle rispettare. Sfortunatamente, le qualità specifiche alla Hestia non sono abbastanza riconosciute coscientemente né “ufficialmente”, sicché le persone che le sviluppano non sono ricompensate e remunerate di conseguenza. È l’organizzazione che ci perde.

Ginette Paris, La grazia pagana, Moretti e Vitalli, 2002, pagg. 124-125

Nell’Interiorità di Anima — “Afrodite”

Magia di Afrodite…

Afrodite (1)

La sua magia risvegliava un desiderio languido in tutti gli esseri che sfiorava. Gioiosamente li invitava a unirsi in coppia.

Ginette Paris, La rinascita di Afrodite, Moretti e Vitali, 1997, pag. 44

Afrodite (2)

L’acqua che fluisce sui ciottoli suona come una musica, seducente, quanto il desiderio, e il suo fragore è tale che non si può udire null’altro. L’acqua penetra con cadenza ipnotica, la schiuma ci seduce, il mare ci abbraccia: è Afrodite che appare…

Ginette Paris, La rinascita di Afrodite, Moretti e Vitali, 1997, pag. 45

Afrodite (3)

Nata dal mare e figlia del cielo, ecco simbolizzati i due poli dell’energia di Afrodite: in quanto “marina” ella riconduce alle origini, alla coscienza arcaica del corpo, alla sua corrente energetica; in quanto “celeste” è veramente una “porta del cielo”. Gli animali marini che spesso le vengono attribuiti sono simbolicamente connessi ad aspetti particolari della vita sessuale: il delfino, con la sua straordinaria seduttività e giocosità.

Ginette Paris, La rinascita di Afrodite, Moretti e Vitali, 1997, pag. 47

Afrodite (4)

Afrodite educa i barbari alle gradevolezze dei profumi, al gusto per i fiori, all’eleganza degli abiti e alla raffinatezza dei monili, e il fondamento di questa educazione è l’arte d’amare […]. Sono l’architettura, la scultura, l’urbanistica, che testimoniano, attraverso la durevolezza della pietra, lo spirito di Apollo, mentre Afrodite promuove le manifestazioni passeggere, fugaci della bellezza. I begli abiti sono fatti per essere indossati e per usurarsi; i fiori, come la femminilità e il desiderio, vanno colti nell’attimo in cui sbocciano […]. In realtà non c’è una grande differenza tra il ricamare su una pietra con il cesello e il ricamo fatto con i fili di seta, se non che l’uno è destinato a vincere il tempo e a far parte della storia, mentre l’altro è destinato al godimento immediato, qui e ora, a riflettere il Divino attraverso l’espressione di gesti quotidiani che trasfondono così l’arte di vivere. Possiamo provare una certa tristezza davanti alla bellezza effimera, fuggevole, che si dissolve in fretta, ma Afrodite ci insegna ad accettare questa malinconia, perché da essa nasce il desiderio che la bellezza si riveli ancora e si trattenga con noi.

Ginette Paris, La rinascita di Afrodite, Moretti e Vitali, 1997, pagg. 51-52

Vedi la recensione del testo di Ginette Paris, La rinascita di Afrodite, edito dalla Moretti & Vitali.