Onde

…e ancora baci

Per gli innamorati non esiste spazio e tempo esiste solo quella sensazione di gioia mista ad emozione che li fa essere più simili agli ubriachi. Sì, perché gli innamorati si dissetano di baci e sguardi, e ancora baci.
Stephen Littleword, Aforismi

Autunno

Impressioni di settembre

Emozioni

Emozione, musica e cinema (4)

Emozione, musica e cinema (3)

Emozione, musica e cinema (2)

Emozione, musica e cinema

La vergogna

“La vergogna è un’emozione provocata da una rappresentazione. E’ l’idea che ci si fa di noi sulla base di ciò che pensano gli altri: seguo lo sguardo dell’altro, credo di leggervi disprezzo e provo vergogna. Può trattarsi solo di un momento spiacevole, ma può anche diventare un grande peso dell’esistenza”.

Boris Cyrulnik , “La vergogna”, in uscita da Codice edizioni

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Emozioni notturne

Mi sveglio nella notte e le emozioni sono lì. Ho paura del futuro, sono solo. Mi tormenta l’incapacità di rispondere a quello che ci si aspetta da me. Sarebbe più facile essere morto. Qualunque cosa io faccia, dovunque mi volga, è sbagliato. I pensieri notturni mi assalgono. Seduti sul bordo del letto, mi riempiono la testa di critiche taglienti e il cuore di disperazione. Mi agito e mi rivolto nel letto, oppure giaccio irrigidito e sveglio implorando la quiete e il sonno. Come dèmoni dalle nere ali, le emozioni vengono la notte per alcune ore. Le chiamano insonnia, incubi, depressione. Ma il linguaggio non fa che mascherare il volto delle emozioni che sono visitazioni da un altro mondo, il mondo infero, che mi rammentano Ade. Non mi staranno forse chiedendo, queste emozioni, di rendere omaggio per qualche ora a quel Dio così importante, invisibile nel mondo diurno, i cui interventi avvengono nelle tenebre, attraverso l’oscurità, e che è alleato di “hypnos” e di “thanatos”, e che, se riconosciuto, svuota la vita dei suoi programmi consueti, offrendole in cambio la forza, la pienezza e la bellezza di uno sfondo invisibile?

James Hillman, “Politica della bellezza”, Moretti & Vitali, Bergamo 1999

Emozione

Quando un’emozione avvizzisce, razionalizza.

Kahlil Gibran

Il mistero

Il mistero è la cosa più bella che possiamo sperimentare. E’ la fonte di ogni forma di arte e scienza. Chi non riesce a provare questa emozione e non sa stupirsi di niente, è come se fosse morto: i suoi occhi sono chiusi.

Albert Einstein

Inconscio e Magia – Psiche: “Incantesimo amaro”

Gentili amiche e amici, domani mattina alle ore 6:15 circa, su Rai 2, andrà in onda una nuova puntata della mia trasmissione Inconscio e Magia – Psiche. Un nuovo viaggio nella poesia sull’onda delle emozioni, che partirà dai sentimenti scardinanti e la commozione traboccante di Lirica antica della grandissima Alda Merini, per poi entrare nella poesia contemporanea italiana di Corrado Calabrò, ospite speciale in studio, di cui vi lascio questa brevissima lirica che in un’immagine racchiude e schiude Amore e Anima.

Natura fredda

Sei apparsa sul mio sentiero
come una nuvola fredda
che in un istante è grande quanto il cielo.

(1976)


Nell’Interiorità di Anima — “Bellezza”

Queste sono le emozioni che devono sorgere al contatto di ciò che è il bello sensibile: lo stupore, la meraviglia gioiosa, il desiderio, l’amore, e lo spavento accompagnato da piacere. Ma è possibile provare queste emozioni – e l’anima infatti le prova – anche riguardo alle cose invisibili; ogni anima, per così dire, le prova, ma specialmente quella che ne è innamorata.

Plotino, Enneadi, I 6, 4, citato in Gabriele La Porta, Dizionario dell’Inconscio e della Magia, Sperling & Kupfer, 2008.

Un racconto di Rûmi (sufi)

Cari amici, il post di oggi è dedicato a Rûmi. Attendo le vostre EMOZIONI, e ribadisco le vostre EMOZIONI.

In verità
siamo una sola anima,
tu e io.
Appariamo e ci nascondiamo,
tu in me, io in te.
Ecco il significato profondo
della mia relazione con te.
Poiché fra te e me non esistono
né tu, né io.
Siamo al tempo stesso
lo specchio e il volto.
Siamo ebbri della coppa eterna.
Siamo il balsamo e la guarigione.
Siamo l’acqua di giovinezza
e colui che la versa.

Noi e la terra

L’emozione di oggi è suscitata dalle parole vivide e penetranti di Rainer Maria Rilke:

…il nostro compito è quello di compenetrarci,
così profondamente,
dolorosamente e appassionatamente
con questa terra provvisoria e precaria,
che la sua essenza rinasca invisibilmente in noi.

La speranza di pure rivederti…

Carissimi, vi propongo questa struggente e criptica lirica di Eugenio Montale:

La speranza di pure rivederti
m’abbandonava;

e mi chiesi se questo che mi chiude
ogni senso di te, schermo d’immagini,
ha i segni della morte o dal passato
è in esso, ma distorto e fatto labile,
un tuo barbaglio:

(a Modena, tra i portici,
un servo gallonato trascinava
due sciacalli al guinzaglio).

 

Attendo le vostre emozioni…

Il pensiero del cuore 2

Oggi il post è di Moreno. Ha parlato con il Pensiero del Cuore. Che arriva soltanto quando lo vuole lui (il Cuore) (raramente).

Carissimo Gabriele, a proposito di volersi nel Bene (e nel Bello), oggi vorrei condividere con tutti voi un’emozione meravigliosa.
Ieri stavo giocando con il mio nipotino di 4 anni. Mentre vivevamo una lotta serrata tra draghi e cavalieri (ovviamente il drago, da me rappresentato, veniva sconfitto dal prode bimbo-cavaliere) il mio tesoro ridendo mi ha detto “zio, ma io ti voglio bene sempre”.
E’ stato uno squarcio di gioia immensa, indescrivibile. Ho visto in un istante la potenza del Tutto, la gioia dell’Immenso, il significato di ogni cosa. Mi sono sentito svincolato dal Pensiero del Mondo.
E’ proprio vero che il Bene rende liberi..

Moreno (il Drago Giullare)

Un grande amore, il tempo e la giovinezza. Due scomparse misteriose.

UN GRANDE AMORE, IL TEMPO E LA GIOVINEZZA.

DUE SCOMPARSE MISTERIOSE

(Parte IV)

 

Una gondola porta i due amanti verso l’isola di Torcello. Sono entrambi dei vincitori. Hanno rimosso le loro paure per amore. L’avvenire è per loro apparentemente terribile.

Ma ugualmente si lasciano trasportare. II conte ha arginato i ricordi di lutti e la piccola Stati ha accettato di vedere la morte del suo uomo. La soccorre la speranza che il suo seme germogli in lei. Si attacca con tutte le forze a questa luce interna. Sola.

Una nebbia fitta avvolge i due amanti. Muto il gondoliere procede verso un appuntamento comunque definitivo. È il sangue che deciderà.

Pensieri veloci solcano le menti nell’attesa. Con la testa di Donata rannicchiata quasi sotto l’ascella il conte lancia il suo sguardo contro il manto bianco che si alza dall’acqua, Figure si delineano dal sudario di vapore. Ancora lutti atroci. Persone che diventano vecchie con il trascorrere degli anni, come fatale. Ma tutte con lo stesso interrogativo negli oc­chi. E lui immancabilmente senza parole. A sperare nell’impossibile.

«Fossi io per una volta ad andare per il viaggio terminale»: quante volte ha supplicato l’Eterno inutilmente?

La ragazza ha un lieve sussulto. Forse sta trattenendo le lacrime. Certo, è ancora giovane. Ma il nobile sa che non sopporterebbe più un altro abbandono definitivo. II dolore lo farebbe impazzire. Ma è totalmente impotente. Le forze che l’hanno messo in questo stato sono divenute sorde. Han­no decretato l’attuale sua condizione e non vogliono più sentire nulla. Per sempre. Tanto vale rassegnarsi.

Crudele e impassibile l’ovatta d’acqua osserva immota l’imbarcazione che conduce i dolenti all’isola di Torcello. Hanno superato le proprie paure, ma non il dolore. II suo morso ora attanaglia il ventre di entrambi e non lascia la presa.

Finalmente appare la sagoma della basilica. Vicinissima è sbucata dal nulla.

«Fatemi scendere e poi porterete leggermente più al lar­go la signora,» ordina il cavaliere al servo.

Quindi si alza in piedi e con la massima tenerezza si libera dall’abbraccio: «Sta’ tranquilla, torno».

E dalle viscere si leva un guizzo di sentimento e tremore. Un nodo di emozione gli attanaglia il cuore e lo assedia, infondendogli una malinconia senza fine. Fissa i suoi occhi nelle pupille di lei e le trova annegate nello struggimento. Si ferma un attimo. Un presentimento oscuro: ecco cosa si è impadronito della sua mente partendo dalle tenebre più riposte delle angosce, signore dei tremori. Non deve cedere. Cosa sarà mai un duello? Ne ha affrontati mille e questo non cambierà nulla, anche perché il suo avversario non può vincere. Qualsiasi colpo tiri, qualunque sia la sua bravura, non potrà mai e poi mai prevalere. Per lui Torcello sarà la fine. Ma non c’è sapore di vendetta o di rivincita nel conte e meno che mai soddisfazione per l’umiliazione che andrà a infliggere a quell’arrogante. Ne ha viste troppe. Ricchi, guerrieri, sacerdoti, prostitute, infami, bugiardi, prodighi, generosi. Ondate di uomini che hanno sperato, pregato, riso, angariato, torturato, figliato. Maree di corpi giovani, forti, decrepiti, deboli, sfatti. Un magma dove è impossibile distinguere il bene dall’errore. Un flusso continuo e privo di luce. Tutti annichiliti dal bisogno e dalla volontà di un poco di luce. Negata. Così il tempo stritola senza distinzione. Una morte in più e dunque nulla. Anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno. Ha dovuto reagire e proporre il duello unicamente perché non poteva permettersi che qualcuno scoprisse il suo tremendo segreto. Perché di questo si tratta. Un terribile mistero è sepolto nel cuore del nobile. E non deve essere svelato. Mai, per nessuna ragione. La pena sarebbe troppo spaventosa. Anche peggiore di tutti gli spasimi che ha dovuto affrontare finora. II guanto di sfida l’ha lanciato per coprire il suo pozzo nero.

Donata lo vede appena con gli occhi velati. La saluta. Si volta. Scende a terra. Due uomini lo stanno aspettando, i suoi padrini. Non c’è voce in lei. Tutto si è fermato. L’angoscia ha lasciato il posto al vuoto, all’abisso. La gondola si sposta, compie pochi metri e si ferma. L’isola davanti è di nuovo inghiottita. La giovane non vede nulla. Sente soltanto i passi che si allontanano. Poi si fermano. Rapidi saluti. Sono gli altri.

Ecco la voce arrogante del Veniero: «Benvenuto, conte, all’ultimo appuntamento,» grida con un empito da infame.

Un odio senza sapore e colore la riempie. Un secondo.

Quindi svanisce. Non ha tempo per quel tracotante violento. È tutta tesa ad ascoltare.

II suo uomo non ha proferito una sola sillaba.

«Dove sei, amore? Dove ti celi in quella chiara oscurità? Stai attento. Ti prego, sappiti preservare. Non posso vivere senza di te, lo sai. Mi è impossibile.»

«A voi, signori!» una voce sconosciuta ha dato il via al terremoto che le scardina il cuore. Un gelido rumore si spande dall’isola. È un sordido digrigno di denti. È il cozzo dei ferri. Stanno duellando. Chi le ha messo un serpente nel corsetto? La sta mordendo sul seno, peggio, le sta scavando tra le costole. La strazia più del boia con le sue tenaglie roventi. I secondi non passano mai e il rumore delle spade prosegue incessante. Che non si fermi più, perché il suo arresto vorrebbe dire che la morte è entrata a Torcello. Ma può proseguire un duello all’infinito? Sì, se Dio vuole.

«Ma che sto pensando? Sto impazzendo.»

Con le mani rattrappite sul petto, in piedi sulla gondola, i capelli sciolti, gli occhi persi, Donata attende. E persino il battelliere avverte un sentimento di pietà, lui che odia i nobili. Ma quella ragazza è troppo tenera. Eppure nulla può aiutarla. E il perfido impatto delle lame prosegue. Almeno non ci fosse la nebbia! La giovane cerca di forare gli spettri che le si parano davanti. Porge l’ennesima supplica. Alme­no per poter guardare il suo uomo e illudersi di proteggerlo con le pupille. Così un’ombra si delinea, poi un’altra e quindi vaghe figure si stagliano, ridisegnandosi attraverso la gabbia fumosa dell’alba: quattro immobili e due in movimento. Sono loro. La nebbia si sta illanguidendo. Come la sicumera del Veniero.

Ha tirato almeno dieci colpi mortali, sempre convinto di aver raggiunto il segno. Il sorriso già delineato sulle labbra ha dovuto raggrinzirsi per lasciare il posto allo stupore. Ma come fa questo maledetto a schivare tutto? Con veemenza ha insistito. Nulla da fare. Una voce comincia a serpeggiargli dentro. Finora il conte non ha sferrato attacchi, ha solo evitato di essere colpito. Cosa accadrà quando si farà sotto? Non è ancora paura, ma qualcosa di simile.

Nell’Interiorità di Anima — “Emozione”…

Emozione (1)

… L’emozione infatti è la fonte principale della presa di coscienza. Senza emozione non c’è trasformazione delle tenebre in luce, dell’inerzia in moto. […] Un complesso è realmente superato soltanto quando lo si è consumato vivendolo fino in fondo…

Carl Gustav Jung, citato in John Weir Perry, Emozioni complessi relazioni, in AA.VV., Anima – Per nascosti sentieri, Moretti e Vitali, 2001, pag. 186

Emozione (2)

Queste profonde emozioni viscerali, del fegato, dei genitali, del cuore, queste risposte del sangue animale ci tengono in sintonia, in contatto con il mondo che ci circonda, con la sua bellezza… questi divini influssi, come Blake chiamava le emozioni, non sono nostri. Il desiderio, la rabbia, la paura e la vergogna sono echi dell’anima del mondo, il presentarsi nel mondo di qualità che danno al nostro corpo e al nostro spirito informazioni su come essere…

James Hillman, Politica della bellezza, Moretti e Vitali, 1999, pag. 64

Estasi (1)

La Luce Increata è l’Energia divina. Chi la contempla risente dapprima la presenza di Dio vivente. Questa sensazione dell’Immateriale è immateriale, intellettuale, ma affatto mentale. Essa rapisce l’uomo in un altro mondo con tanta potenza e sottigliezza che egli non si accorge del momento e non sa più se è nel suo corpo o al di fuori. Tuttavia egli ha del suo essere una coscienza più forte e più lucida, più profonda; nello stesso tempo, preso dalla dolcezza dell’amore divino, dimentica se stesso e il mondo; in ispirito, afferra l’Inafferabile, vede l’Invisibile e lo Respira.

Anonimo Maestro Spirituale, citato in Pietro Bornìa, Il Guardiano della Soglia, introduzione di Giuliano Kremmerz, Rebis, 1987, pag. 19

Estasi (2)

L’innamoramento si può a buon diritto considerare un’estasi, nel senso letterale, fisico-dinamico della parola, come ek-stasis, in quanto disloca il già dislocato, le due opposte tinture maschile e femminile, facendo intravedere al di là della loro opposizione l’androgino, il maschile nel femminile e il femminile nel maschile e la loro reciproca fusione.

Franz von Baader, Filosofia erotica, Rusconi, 1982, pag. 29