In una notte bianca

Ah, non avevo chiuso la porta,
le candele non avevo acceso,
non sai come, stanca,
non mi risolvevo a coricarmi.

Guardare come si spengono le macchie
d’abeti nel buio del crepuscolo,
inebriandomi al suono d’una voce
che somiglia alla tua.

E sapere che tutto è perduto,
che la vita è un maledetto inferno!
Oh, io ero sicura che saresti tornato.

Anna Achmatova

Pubblicità

Canzone d’autunno

Oggi sento nel cuore
un vago tremore di stelle,
ma il mio sentiero si perde
nell’anima della nebbia.
La luce mi spezza le ali
e il dolore della mia tristezza
bagna i ricordi
alla fonte dell’idea.
Tutte le rose sono bianche,
bianche come la mia pena,
e non sono le rose bianche,
perché ci ha nevicato sopra.
Prima ci fu l’arcobaleno.
Nevica anche sulla mia anima.
La neve dell’anima ha
fiocchi di baci e di scene
che sono affondate nell’ombra
o nella luce di chi le pensa.
La neve cade dalle rose,
ma quella dell’anima resta
e l’artiglio degli anni
ne fa un sudario.
Si scioglierà la neve
quando moriremo?
O ci sarà altra neve
e altre rose più perfette?
Scenderà la pace su di noi
come c’insegna Cristo?
O non sarà mai possibile
la soluzione del problema?
E se l’amore c’inganna?
Chi animerà la nostra vita
se il crepuscolo ci sprofonda
nella vera scienza
del Bene che forse non esiste
e del Male che batte vicino?
Se la speranza si spegne
e ricomincia Babele
che torcia illuminerà
le strade della Terra?
Se l’azzurro è un sogno,
che ne sarà dell’innocenza?
Che ne sarà del cuore
se l’Amore non ha frecce?
Se la morte è la morte,
che ne sarà dei poeti
e delle cose addormentate
che più nessuno ricorda?
O sole della speranza!
Acqua chiara! Luna nuova!
Cuori dei bambini!
Anime rudi delle pietre!
Oggi sento nel cuore
un vago tremore di stelle
e tutte le rose sono
bianche come la mia pena.

Federico Garcia Lorca

I cigni selvatici a Coole

 

Gli alberi sono nella loro bellezza autunnale,
i sentieri del bosco sono asciutti,
nel crepuscolo di ottobre l’acqua
riflette un cielo immobile;
sull’acqua fra le pietre
ci sono cinquantanove cigni.

È questo il diciannovesimo autunno
da quando la prima volta li contai;
li vidi, prima che finissi il conto,
tutti all’improvviso alzarsi
e disperdersi volteggiando in grandi cerchi spezzati
sulle ali rumorose.

Ammirai quelle splendenti creature
e ora il mio cuore è triste.
Tutto è cambiato da quando io,
ascoltando al crepuscolo
la prima volta, su questa riva,
lo scampagnio delle loro ali sopra il mio capo,
camminavo con passo più leggero.

Instancabili, amata e amante,
remano nelle fredde
correnti amiche o scalano l’aria;
i loro cuori non sono invecchiati;
passione o conquista ancora li accompagna
nel loro errante vagare.

Ma ora si lasciano andare sull’acqua immobile,
misteriosi, stupendi.
Fra quali giunchi costruiranno il nido,
su quale sponda di lago o stagno
incanteranno occhi umani quando al risveglio
un giorno scoprirò che son volati via?

 
William Butler Yeats

 

Amore

Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale

come se alzandomi la notte bruciante di febbre

bevessi l’acqua con le labbra sul rubinetto

ti amo come guardo il pesante sacco della posta

non so che cosa contenga e da chi

pieno di gioia pieno di sospetto agitato

ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo

ti amo come qualche cosa che si muove in me

quando il crepuscolo scende su Instambul poco a poco

ti amo come se dicessi Dio sia lodato sono vivo.

Nazim Hikmet