Il brivido

Mi scosse, e mi corse
le vene il ribrezzo.
Passata m’è forse
rasente, col rezzo
dell’ombra sua nera,
la morte. . .
Com’era ?
Veduta vanita,
com’ombra di mosca:
ma ombra infinita,
di nuvola fosca 
che tutto fa sera:
la morte. . .
Com’era ?
Tremenda e veloce
come un uragano
che senza una voce 
dilegua via vano:
silenzio e bufera:
la morte. . .
Com’era ?
Chi vede lei, serra
nè apre più gli occhi. 
Lo metton sotterra
che niuno lo tocchi,
gli chieda—Com’era?
rispondi . . .
com’era ?—

Giovanni Pascoli

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Una sera d’inverno

La tempesta copre il cielo di tenebra,
Sollevando vortici di neve;
Ora ulula come una belva,
Ora piange come un bambino,
Ora sul tetto decrepito
A un tratto fa rumoreggiare la paglia,
Ora, come un viandante in ritardo,
Bussa alla nostra finestra.

La nostra vecchia capanna
E’ triste e buia.
Perchè tu, mia vecchietta,
Te ne stai zitta presso la finestra ?
O forse dall’ululato della bufera
Amica mia, tu sei oppressa,
Oppure sonnecchi al ronzio
Del tuo fuso ?

Beviamo, amica mia buona
Della mia povera giovinezza,
Beviamo per il dolore; dov’è la coppa ?
Il cuore sarà più lieto.
Cantami la canzone della cincia
Che viveva cheta oltre il mare;
Cantami la canzone della fanciulla
Che al mattino andava a prendere l’acqua.

La tempesta copre il cielo di tenebra,
Sollevando vortici di neve;
Ora ulula come una belva,
Ora piange come un bambino.
Beviamo, amica mia buona
Della mia povera giovinezza,
Beviamo per il dolore; dov’è la coppa ?
Il cuore sarà più lieto

Aleksandr Puskin