L’usignolo e i suoi rivali

Egli coglieva ed ammucchiava al suolo
secche le foglie del suo marzo primo
(era il suo nuovo marzo), il rosignolo,
per farsi il nido. E gorgheggiava in tanto
tutto il gran giorno; e dolce più del timo
e più puro dell’acqua era il suo canto.
Cantava, quando, per le valli intorno,
cu. . . cu. . . sentì ripetere, cu. . . cu. . .
Ecco: al cuculo egli cedette il giorno,
e di giorno non volle cantar più.
Non più di giorno. Ma la notte! Appena
la luna estiva, di tra l’alabastro
delle rugiade, tremolò serena,
riprese il verso; e d’or in poi soltanto
cantava a notte; e lucido com’astro
e soave com’ombra era il suo canto.
Cantava, quando, da non so che grotte,
sentì gemere, chiù. . . piangere, chiù. . .
All’assïuolo egli lasciò la notte, anche la notte;
e non cantò mai più.
Or nè canta nè ode: abita presso
il brusìo d’una fonte e d’un cipresso.

Giovanni Pascoli

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Prima di tutto l’uomo

Non vivere su questa terra
come un estraneo
o come un sognatore vagabondo.

Vivi in questo mondo
come nella casa di tuo padre
credi al grano, alla terra, al mare,
ma prima di tutto credi all’uomo.

Ama le nuvole, le macchine, i libri,
ma prima di tutto ama l’uomo.
Senti la tristezza del ramo che secca,
dell’astro che si spegne,
dell’animale ferito che rantola,
ma prima di tutto senti la tristezza
e il dolore dell’uomo.

Ti diano gioia tutti i beni della terra;
l’ombra e la luce ti diano gioia,

ma soprattutto, a piene mani,
ti dia gioia l’uomo!

Nazim Hikmet