L’immaginazione ermetica II

Eugenio Garin, filosofo e umanista a noi contemporaneo, è forse il primo studioso che abbia spiegato il senso dell’Umanesimo, quello profondo, con la divulgazione e la credenza nella magia. La sua opera è utilissima per comprendere il clima letterario e filosofico in cui nasce un netto mutamento di tendenza, così sintetizzabile: Platone subentra ad Aristotele.

In realtà l’autore dei dialoghi è inteso nel quindicesimo secolo come “opposto” ad Aristotele, come se i due pensatori fossero stati “nemici” anche in Grecia. Cosa del tutto falsa. Il contrasto è però necessario ai vari Ficino e Pico della Mirandola, perché l’avversione ad Aristotele nasconde un radicale risentimento intellettuale contro l’accademismo dell’epoca, la rigidità intellettuale, la scolastica nelle sue forme estreme. Erich Auerbach ha giustamente osservato: «Il Simposio di Platone fu una specie di bibbia per i libertini spirituali italiani, francesi e tedeschi». La citazione di tale opera quasi come testo sacro esemplifica perfettamente la vera motivazione del «successo» del dialogo: l’esaltazione dell’amore e del corpo. A noi contemporanei può sembrare una cosa normale, ma in quei secoli fu una vera rivoluzione. La rigidità degli accademici aveva per secoli indicato il corpo umano e la natura come nemici di ogni ascesi spirituale, in quanto strumenti e portatori del “sensus”, ovvero delle passioni.

La carne conduce al peccato, anzi, è essa stessa peccato, perché in essa è prigioniero lo spirito, che deve essere redento tramite mortificazioni, penitenze, purificazioni.

Immaginiamo l’effetto che devono aver prodotto negli studiosi le parole del Simposio. Figuriamoci per esempio Marsilio Ficino nel suo studio di Firenze, direttamente collegato agli appartamenti privati di Lorenzo il Magnifico. Davanti ha il testo greco del Simposio, e lo sta traducendo. Che cosa legge Marsilio? Di una totale accettazione del corpo, dei desideri, delle passioni. Di una comprensione indulgente verso quella parte dell’umano ritenuta sino ad allora spregevole e ripugnante.

Ficino non deve credere ai propri occhi mentre redige la versione in italiano, perché attraverso i secoli Platone gli sta dicendo cose incredibili. L’amore è sempre lecito, anche quello omosessuale, perché attraverso il desiderio dei corpi si può giungere, dopo successive sublimazioni, alla contemplazione del bello in sé, sino al bene assoluto e universale. Amore e brama divengono strumenti di conoscenza. E come se non bastasse, in questo dialogo la figura principale, la personificazione della sapienza stessa, è Diotima, una donna.

Il movimento poetico e filosofico provenzale e del Dolce stilnovo avevano già fatto della donna un oggetto di venerazione, specchio dell’anima maschile, ma giammai fonte di saggezza. Invece ecco Socrate domandare, chiedere lumi, invocare da lei spiegazioni, insegnamenti spirituali. Incredibile: Socrate, il maesrro del maestro Platone, è in atteggiamento di sottomissione intellettuale, pronto a recepire il senno, l’accortezza, il discernimento di Diotima, di una donna! Ad affermare queste cose non è un pagano, ma l’ispiratore di sant’Agostino, uno dei padri della filosofia greca, appunto Platone in persona («padre», come attributo di Platone è qui adoperato anche come ispiratore dei padri della Chiesa durante la fase detta appunto “patristica”).

Se riusciamo a decifrare le emozioni di una simile riscoperta, il sussulto psichico che avvenne in Marsilio, in Lorenzo, in Pico, negli artisti loro vicini, forse capiremo l’essenza dell’Umanesimo. Certamente l’autorità del filosofo greco serve alle menti più aperte come mezzo di riscatto da una oppressione moralistica, tendente a sminuire ogni creatività non direttamente rapportabile al solco aristotelico. Il Simposio diventa la fonte d’ispirazione non solo di filosofi, ma soprattutto di letterati e artisti. Lo scritto parla a quelle orecchie bisognose di nuovo e di creativo, in termini di eros e di bellezza.

Dell’opera è recepita l’equazione eros-creatività e a tale sorgente bevono Botticelli, Raffaello, Tiziano e scultori come Luca della Robbia (Edgard Wind, Misteri pagani nel Rinascimento, Adelphi, 1971, pagg. 101-119). Chiunque abbia visto anche una sola volta le celebri Cantorie del museo del duomo di Firenze ha avuto modo di constatare come un vitalismo erotico, permeato di classicismo, sia subentrato in quelle menti di artisti, divenendo ispirazione costante di ogni loro opera.

L’entusiasmo per i contenuti del Simposio si estende a tutti gli altri dialoghi e, in quel fervore, l’attenzione si accentra sul Timeo e sulla figura centrale del testo, il demiurgo. Inquietante semidio, capace di solcare lo spazio delle idee purissime e quindi di tornare alla materia per vivificarla con l’anima. A molti sembra una sembianza filosofica, precorritrice di quattro secoli del Cristo. Ricerche, confronti, paragoni conducono ad altre fonti, ai cosiddetti neoplatonici, a Plotino, a Porfirio, ai filosofi del periodo alessandrino. In questo modo si realizza una scoperta fondamentale, come quella dell’eros creativo del Simposio. I neoplatonici praticavano una disciplina definita scientia scientiarum, la somma supposta di tutte le saggezze, la magia.

Di nuovo stupore, incertezze, e anche paura. Perché la magia è da sempre condannata dal cristianesimo. Come è allora possibile, si chiedono gli umanisti, che i seguaci di Platone, dallo spirito puro, dedito soltanto alla conoscenza, esaltassero una disciplina esecrata in seguito per secoli?

Marsilio Ficino chiede, e ottiene, da Lorenzo il Magnifico di fondare l’Accademia platonica a Firenze. Qui convoglia tutti i testi, finora reperiti, dell’antichità. Si compiono traduzioni parallele, si confrontano capillarmente le fonti, si approfondisce ogni frase, ogni rigo dei filosofi “antiqui”, finché i dubbi vengono fugati. Platone, e successivamente i neoplatonici, studiavano davvero la magia, concepita come sapienza totale ed esclusiva, da tramandare per via orale. Infatti, secondo Ficino, l’allievo di Socrate aveva chiaramente scritto nelle sue lettere, soprattutto nella settima, come il suo autentico insegnamento non fosse quello racchiuso negli scritti, ma quello tramandato per via orale. Nel profondo della sua coscienza, Marsilio Ficino giunge alla conclusione finale: la magia non è scienza da esecrare, ma semmai da studiare e da tentare di rapportare al cristianesimo (F.A. Yates ha dedicato un intero capitolo a quei cristiani che consideravano la magia naturalis non pericolosa e non avversa alla propria religione: “L’ermetismo religioso nel sec. XVI”, pagg. 191-227 del volume Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, 1981).

Stralci di traduzioni dal greco circolano nelle mani anche di chi non è né letterato, né filosofo, creando quello che oggi può essere definito un movimento di opinione. In questa situazione di rinnovamento, di scoperta, di stupore, si affermano gli studi sulla magia naturalis, intesa anche nei sui aspetti pratici, rituali.

Questa atmosfera è fedelmente resa da Garin: «L’unità di una vita universale, che fluisce dovunque e anima tutto, giustifica speculativamente la simpatia universale e le molteplici operazioni che l’uomo, immagine abbreviata del cosmo, viene a compiere. Che poi il nesso fra la totalità, oggetto dell’intuizione metafisica, e la molteplicità delle cose e degli eventi, in cui opera la magia, si presenti come qualcosa di arbitrario e fantastico, è logica conseguenza di quella visione metafisica e teologica. Il rapporto tra metafisica neoplatonica e pratica magica indica una precisa simmetria: la magia degli incantamenti è il momento scientifico adeguato alla teologia platonica. Come questa è in realtà una visione “poetica” del cosmo, sono spiriti quelli che muovono i pianeti… In un universo animato e consenziente, connesso e cospirante, in una simpatia onnicomprensiva, si parla con gli astri, con le pietre: si pregano, si comandano, si costringono, facendo intervenire, mediante preghiere e discorsi adatti, spiriti più potenti» (Eugenio Garin, Lo zodiaco della vita, Laterza, 1982, pag. 60).

 

Pubblicità

…uomini di vista acuta

Edward_Burne-Jones_Star_of_Bethlehem

Edward Burne-Jones, “The Star of Bethlehem”, 1885-1890

…[ i magi] «che praticano anche la divinazione… e che l’aria è piena di immagini che, esalando, si immergono nella visuale degli uomini di vista acuta»…

Diogene Laerzio, I 7, in Walter Burkert, “Da Omero ai Magi”, Marsilio.

Buona serata a tutti!


(Guercino, Paesaggio al chiaro di luna, 1616)

A proposito di Castaneda

Carissime e carissimi del “temenos”,

la nostra Map pina ci ha donato alcuni stralci di Carlos Castaneda. Buona riflessione!

«Don Juan mi insegnò che il mondo è molto più complesso di quanto siamo disposti ad ammettere di solito, e che ciò che normalmente ci aspettiamo dalla realtà ci viene imposto dal consenso sociale, il quale a sua volta non è altro che un trucco. Ci viene insegnato ad osservare e a comprendere il mondo attraverso un processo di socializzazione, il quale, quando funziona, ci convince che le interpretazioni della realtà che noi condividiamo sono anche i suoi confini. Don Juan interruppe in me questo processo, mostrandomi che ci è possibile trasferirci in altri mondi, dimensioni costanti ed indipendenti dalla nostra condizionatissima coscienza. La stregoneria (l’arte di manipolare la percezione) causa una nuova programmazione della nostra capacità di percepire queste altre dimensioni, che sono tanto reali, uniche, assolute ed accattivanti come lo è il nostro mondo profano di ogni giorno.»

e ancora meglio

Gli esseri umani sono composti anche loro da un numero incalcolabile degli stessi filiformi campi di energia. Queste emanazioni dell’Aquila formano un agglomerato chiuso che si manifesta come una sfera di luce dalle dimensioni corrispondenti a quelle del corpo della persona con le braccia estese lateralmente, apparendo quindi come un gigantesco Uovo Luminoso.

– 4 –

Solo una parte piccolissima delle fibre di luce all’interno di questo globo luminoso viene illuminata da un punto di intenso splendore situato sulla superficie dell’uovo.

– 5 –

La percezione si realizza quando i campi di energia del piccolo gruppo situato intorno al punto d’intenso splendore estendono la propria luce fino ad illuminare identici campi di energia all’esterno dell’uovo. Siccome solo i campi energetici illuminati dal punto di intenso splendore sono percepibili, questo punto viene chiamato “il punto dove viene assemblata la percezione” o, semplicemente il Punto d’assemblaggio (Punto d’unione).

– 6 –

Il Punto d’assemblaggio può essere spostato dalla sua posizione abituale sulla superficie dell’uovo ad un’altra posizione sulla superficie oppure all’interno. Dato che lo splendore del Punto d’assemblaggio fa brillare tutti i campi energetici con i quali viene a contatto, quando esso si sposta fa immediatamente splendere nuovi campi energetici, rendendoli percepibili. Questa percezione si chiama vedere.

– 7 –

Quando il Punto d’Assemblaggio si sposta in modo rilevante, rende possibile la percezione di mondi completamente diversi, altrettanto obiettivi e reali di quelli che percepiamo di solito. Gli Sciamani accedono a questi altri mondi per attingervi energia, potere, soluzione a problemi generali e particolari, o per trovarsi semplicemente di fronte all’inimmaginabile.

– 8 –

L’Intento (l’Astratto, lo Spirito, il Nagual, lAssoluto, l’Aquila) è la forza indescrivibile e smisurata diffusa nell’Universo. Essa ci mette in grado di percepire. Noi non acquisiamo consapevolezza perché percepiamo, bensì riusciamo a percepire in conseguenza dell’intrusione e del peso dell’Intento.

– 9 –

Gli Sciamani Toltechi mirano a raggiungere lo stato di Consapevolezza Totale per sperimentare tutte le possibilità di percezione che l’Uomo ha. Questo stato di consapevolezza implica perfino una morte alternativa.

Consolatoria a se stesso

Ma se non posso comunicare anche a te tutte le cose che ho detto a me stesso, dopo d’aver avuto certezza del tuo inevitabile allontanamento, allora non dubiterò d’essere lungi dal consolarmi, mio caro amico; anzi, di più, penserò di non trovare per me davvero nulla che mi riesca di sollievo, nessun argomento, se non te ne renda partecipe. Dopo d’aver messo in comune fra noi tante occasioni di pena e tante di dolcezza, così nelle opere come nelle parole,  nelle cose private e in quelle pubbliche, nella pace della casa e nei campi delle milizie, anche bisogna che noi, in comune, c’inventiamo un salutare rimedio al presente stato di cose, quale ch’esso sia.
Sembra difatti che piacere e dolore stiano appesi allo stesso capo e volta a volta s’inseguano e si convertano l’uno nell’altro: fra gli eventi, che sopraggiungono, anche i più gravosi, dicono i saggi, recano all’uomo di senno non minore motivo di rallegrarsi che di dolersi. Non altrimenti l’ape, dall’erba più amara, quale nasce attorno al monte Imetto, estrae un dolce liquore e diviene artefice del miele.

Giuliano il Grande, detto l’Apostata, “Consolatoria a se stesso per la partenza dell’eccellente Salustio”.

Proverbio arabo

Condivido con voi questo proverbio arabo che ho trovato su un testo delizioso della GIUNTI Demetra, “Aforismi sull’ottimismo“. Aspetto le vostre riflessioni!

L’ottimismo è un dono di Dio; il pessimismo una scoperta dell’uomo.

Veniamo solo per sognare

Ascoltate, ascoltate, amiche e amici, il “forgiatore di canti”, Tochihuitzin Coyolchiuhqui (XIV-XV sec.), poeta azteco nato verso la fine del XIV secolo e morto verso la metà del secolo seguente, che cito da “La poesia del mondo. Lirica d’Occidente e d’Oriente”, a cura del grandissimo Giuseppe Conte, Parma, Ugo Guanda Editore, 2003. I nostri cuori divengono “fiori” con le sue parole sorprendenti…

Non è vero, non è vero,
che veniamo sulla terra per vivere!
Veniamo solo per dormire.
Veniamo solo per sognare.

Il nostro corpo è un fiore.
L’erba diventa verde in primavera,
così i nostri cuori si aprono
e sbocciano come fiori.

Alcuni aprono la corolla,
poi appassiscono.

“…l’anello magico”

Care amiche e cari amici, ascoltiamo le parole  “significative” di Marina… E voi cosa sentite? E vedete?

“Nulla passa dalla quiete al moto senza che tu ne sia la causa per vie nascoste”.

Caro Gabriele,
questo verso immenso è come una perla che emerge dal fondo dell’oceano per averla immaginata, essersi tuffati, essere riusciti a trovarla e a portarla in superfice…è l’anello magico, che testimonia l’esistenza di un destino che abbiamo visto/percepito e del quale abbiamo portato un ricordo tangibile, per non dimenticare…è la volontà di accettare razionalmente “i segreti” (le cose nascoste che percorrono vie nascoste) che abbiamo visto/percepito con la “vista altra”, come in un sogno.
In fondo, a me parrebbe che, il poeta sia colui che con l’immaginazione immortala frammenti di Eternità rendendo visibile “il sogno del mondo”.

” Affinché i Sogni si realizzino,
pare che il Segreto sia nel
De-siderare
non solo Ardentemente ma
con Amore.”
(Lauroraluce)

Buona Domenica, FELICE!

“…una Sapienza Superiore”

Carissime-i, ecco Marina. La sua riflessione merita un successivo dibattito.

…però, però, in fondo, Wotan, Ermes, suggeriscono la ricerca di una Sapienza Superiore anche attraverso la comprensione profonda delle parole. E, a tal riguardo, mi viene in mente un altro mito che anni fa avevo incontrato per caso: Le nozze tra Filologia e Mercurio. Dopo questo incontro la vita di Filologia non sarà più la stessa: ora, per ascendere con Lui, dovrà abbandonare tutta la Sua sapienza terrena e percorrere il periglioso cammino verso la Sapienza Divina.
In fondo, pensavo a quanto “le domande” siano importanti, a quanto lo siano per me. Io chiedo, sempre: a casa, nel mio letto, in macchina, anche quando sono in mezzo agli altri, tanto è vero che mi si rimprovera di “assentarmi mentalmente”. Credo che fare domande a sé stessi o al Cielo sia la stessa cosa, ma solo quando le domande sono veraci. Perché chi pone domande cerca risposte e queste arrivano o scendono, come preferite, nelle loro forme, e se ci si affida all’Ermes che dimora in noi, Egli, ben noto anche per la sua destrezza manuale (prego, chiedere curriculum di Ermes ad Apollo per avere un punto di vista allargato), è capace anche di rubarle pezzo dopo pezzo le risposte, finché il puzle non sia completo…ed io, ebbene sì, ne so qualcosa: sono una spugna, che detto in altre parole è “io sono una gazza ladra”…come Wotan, che per averlo percepito ho preso inevitabilmente ad emulare, oltre che nella passione per i viaggi, anche nel goffo tentativo di diventare “un poeta”; figuriamoci!
Anni fa, all’inizio di tutto questo, nel pieno dell’ignoranza (ignorare) scrissi che nell’ultima delle mie vite io avrei voluto nascere Aquila Reale…creai, anni dopo un Blog, “L’Ultima Aquila Reale, dove soprattutto pubblico poesie…poi, scoprii, leggendo un libro che Odino, travestito da Aquila rubò ad uno Guardiano il Prato della Poesia.
Saluti.

“Vorrei poterti avere”

Amiche e Amici, lasciamoci avvolgere dall’abbraccio infinito di Alessandro Ventura:

VORREI POTERTI AVERE

Vorrei poterti avere
accanto
nella notte,
nelle luci discrete
di un mondo ancora sveglio,
così, senza un impegno,
solo perché ci va,
solo perché in quel momento
ognuno ha un suo segreto
bisogno di calore
e lieve oblio.
In una piccola porzione di mistero
potremmo ritrovare
le dolcezze perdute
che non hanno futuro
ma che forse promettono
prima che spunti l’alba
un abbraccio infinito.

…non sono proprio io

Marina ci scrive righe piene di Hermes. Leggete e quindi sentite le mie parole.

Gabriele,
riguardo al Gatto Cesare, oggi il suo padrone mi ha chiesto se voglio prenderlo in casa con me! Hi,hi,hi…che stregaccia che sono!
Pensa che in questi giorni pensavo a Cesare e credendo che avesse traslocato poco lontano da qui, dove perlatro il suo padrone ha comperato una villa, mi ero decisa di andare a trovarlo un giorno o l’altro… Poi, oggi, il padrone mi ha salutato moggio moggio dal giardino accanto, era venuto a prendere dei rimasugli di cose ed io gli ho chiesto di Cesare e lui mi ha detto che soffre tanto nell’appartamentino zona Piazza Bologna dove si sono trasferiti e mi ha detto che entra nella gabbietta e chiude lo sportellino come per dire che vuole venire qui e, siccome, durante il giorno stava qui in casa, lui ha pensato che volesse venire da me!
Fra l’altro, un mio amico “stregone” l’altro giorno mi ha detto: “Te lo ha portato via!”
Beh, insomma, la telepatia tra esseri umani va bene…ma adesso che uno recepisce i pensieri del gatto! Bah, sarà quella che gli antichi chiamavano “la simpatia di tutte le cose”!
Baci…in fondo, mi sento un tipo strano, tanto che a volte mi sorprendo a guardarmi con sospetto, come se ci fosse qualcuno dentro di me che non sono proprio io…

Cara, siamo “abitati” da altre personalità. In questo caso, secondo Jung, tu hai preso contatto con l’Amico interiore. Insomma il Doppio Celeste. Cesare ha stabilito un contatto. I gatti avvertono le essenze e gli spiriti dei luoghi.

Sophia e Armonia

Carissime e carissimi, Diego pone un tema molto valido. Ascoltate e poi sentite me.

Gentilissimo Gabriele, apprezzerei molto un suo commento su le due frasi che riporto a seguire e intanto la ringrazio della risposta molto interessante datami in precedenza.

“di quanti ho udito gli insegnamenti, nessuno é giunto a conoscere che la sapienza é disgiunta da tutte le cose”

e ancora:

“armonia non visibile, di quella manifesta più potente”

Caro Diego, ti piace Eraclito, eh? La Sophia non è imprigionata, né imprigionabile. E l’Armonia Animae è più occulta rispetto ad Armonia Mundi. Quindi non limitata, quindi con più “potere”.

Hermes ovvero Wotan

Carissime e issimi, Marina è in gran forma. Leggete e collegatevi a quelli che voi “IMMAGINATE” essere i vostri antenati in Anima.

Caro Gabriele,
già da qualche giorno le parole: Gioia, Enjoy, Abbondanza, mi colpivano attirando la mia attenzione…poi, ieri, ho preso il tuo Dizionario dell’Inconscio e della Magia e si è aperto a caso sulla definizione 470:GIOIA.
Leggere il significato ermetico di quella parola è stato come codificare una serie di immagini che, nel corso degli ultimi mesi, strada arrancando, m’avevano colpito: Inferno, Fuoco, Viaggio, Biografia, Storia, Cenere, Disperazione, Dolore, Purificazione, The Waste Land, Abrosia, Luogo Futuro, Intenzioni e Desideri, Volontà, SPIRITO SANTO.
Ho letto e riletto la definizione. Ne ho fatto un post sul mio blog. Ho pianto. Anche adesso.
In fondo, è proprio andata così: word by word gave me word, tanto che oggi le parole per me non hanno più lo stesso significato di una volta; chiudo gli occhi per immaginare dentro di me cosa siano le parole e vedo, incredibile!, io vedo degli spermatozoi.
Riguardo a Wotan, io sono bionda, gran parte della mia famiglia è siciliana (normanni), mia nonna è di origine austriaca: chi se non lui poteva venirmi in aiuto nella terra degli antenati?
Baci.

“Piccolo Ammiraglio”

Carissime e carissimi, leggete questa suggestiva e tenera lirica di Luigi. Poi leggete me.

Caro Professor La Porta, non so se ha avuto modo di leggere l’ e-mail che le ho inviato a riguardo ma per Lei chi è questo Piccolo Ammiraglio Naufrago? Ho sete di Sue impressioni…

Il Piccolo Ammiraglio Naufrago

Aveva labbra dischiuse,

come di marmellata;

un nasino di cera

che colava appena e

due palpebre tonde

come il Mondo,

forzieri tralucenti da

rivelare al nostro guardo

il loro tesoro:

due immensi dobloni

di turchese.

Quelli il mare, in quelli

la luce stellante dal

girotondo delle nuvole,

il volo di gabbiani che

dipinge nella brezza

la giostra del vento.

(di Luigi Roscigno)

Caro Luigi, il piccolo Ammiraglio è il Dio Smarrito, Mosè salvato dalle acque, Pollicino, Pinocchio nel legno…

“Cuccioli impauriti”

Tesoretti, ecco Matteo ed una sua riflessione molto gentile ed intensa. Leggete anche la mia risposta.

Siamo cuccioli inpauriti che hanno smarrito la loro identità e indossiamo maschere, vestiti chiusi da bottoni per cercare sicurezze e in base al vestito che indossiamo il cucciolo che è in noi si apppropria di un’identità che è data dal vestito, ma noi rimaniamo sempre cuccioli impauriti.
Probabilmente noi indossiamo tante maschere perchè ogni maschera è frammento di noi, una parte di noi e nel momento in cui c’è “fissità” in una maschera ne diventiamo prigionieri e anche se a volte sembra piacerci sempre di una catena anche se dorata stiamo parlando.
Quindi che dobbiamo fare? forse dobbiamo accettare le nostre maschere/vestiti e amarle, unendole tra di loro con una lunga cucitura unica che ci faccia amare quello che siamo e ci permetta, quindi, di amare un poco anche gli altri.
Con affetto
Matteo

Caro Matteo, noi siamo non soltanto cuccioli impauriti, ma anche smarriti. Non è la stessa cosa.

“La vita dell’immagine dopo la morte”

Carissime amiche e carissimi amici, oggi pomeriggio alle ore 17:00 sarò alla Pieve di San Michele, via Rocca di Cerbaia 3, Montecuccoli (Barberino del Mugello), ospite di due miei amici, Gianluca e Antonietta. Nella meraviglia di questo luogo affronterò il tema de La vita dell’immagine dopo la morte, attraverso alcune citazioni di Greg Mogenson, psicanalista junghiano attivo in Canada. Vi auguro un felice finesettimana. A presto!

“…quello sguardo”

Carissime e carissimi, ascoltate questa esperienza di Sveva. Gentile e leggiadra.

Sai cos’é? che io ogni tanto ci penso. Si, dico che ci penso alla morte. Ma non a quella che appartiene a tutti, alla mia; e penso a come morire per raggiungere la morte. Quella volta, la prima volta, mi capitò mentre canticchiavo sotto la doccia. Le gocce soffici picchiettiavano le spalle e le natiche; il vapore con tutta la sua umidità entrava nelle narici e mi massaggiava…e così, come le luci d’entrata di una prima teatrale, apparve l’idea, Quell’idea, che abbracciò teneramente i miei pensieri. E il cuore si strinse sentendo la vita…e “quell’idea” e “quella vita” si conobbero, si guardarono e cominciarono a sostenersi in “quello sguardo”, l’una il ponte dell’altra.

Amore e Forza

Variabile ha posto questo quesito significativo. Ecco la sua lettera e poi la mia risposta:

Quindi uno forte non ama? o ama con più difficoltà, o ama in maniera diversa?
Che ne pensa?

Gentile Variabile, le persone “esclusivamente” forti non credo possano amare. Perché nel momento stesso in cui lo fanno, diventano vulnerabili e non più forti

A proposito di ANIMALI

Animali

Uomo! libero pensatore – ti credi al mondo
solo a pensare, mentre la vita irrompe in ogni cosa:
delle tue forze la libertà dispone,
ma dai consigli tuoi è assente l’universo.

Rispetta nell’animale uno spirito attivo…
È un’anima, ogni fiore, dischiusa alla Natura;
nel metallo riposa un mistero d’amore:
tutto è sensibile; – E tutto ti sovrasta!

(Gerard de Nerval)

Platone sosteneva di amare “gli antichi perché più vicini agli dèi”…
La stessa idea che il rispetto degli animali consista nell’astenersi dall’ucciderli per cibarsene non è moderna, ma molto, molto antica. Il grande filosofo Plutarco condannava con veemenza l’uso di mangiare carne, e l’uso di pratiche crudeli per il solo scopo di ottenere “succulenti manicaretti”. Inoltre, il filosofo di Cheronea esaltava i Pitagorici per il loro rispetto e per la loro compassione verso gli animali. È il caso dei Giainisti, che praticano una forma estrema di non-violenza: rinunciano a cibarsi non solo di carne, ma anche di qualsiasi cosa contenga un principio vitale, come i semi. Tale credo è addirittura più antico del Buddismo (e quindi anche di Plutarco). Il rispetto dei monaci giainisti per la vita è tale che si mettono una pezzuola sulla bocca e procedono con una ramazza per evitare di uccidere senza motivo anche le creature più minuscole. In occidente, a parte rare eccezioni, si ha sempre avuta la presunzione tipica della ratio materialista, che tutto quello che viene ritenuto privo di ragione può essere assolutamente sacrificato agli scopi umani. Questo ad esempio anche la posizione di molti grandi filosofi, compreso Aristotele.
Si giudica tutto in base alla ragione, e quindi in modo razionale, e non in modo ragionevole.
Esiste un filo potente che unisce Buddisti, Giainisti, Pitagorici e Neoplatonici: Psiche, la sua immortalità e la fiducia nella trasmigrazione delle Anime (compresa l’incarnazione in corpi animali o vegetali). Ogni essere partecipa ad un’unica vita universale: «Essere vivi significa essere anime vive. Un animale – e tutti noi siamo animali – è un’anima racchiusa in un corpo» (Elizabeth Costello).

(vi riporto questi pensieri anche se non sono vegetariano, ma mangio comunque pochissima carne)

“Aprile”

Cari amici, oggi vi lascio alle parole in fiore di Maria Allo. Buon lunedì dell’Angelo!

Caro Gabriele, ti auguro una autentica e INFINITA RINASCITA!

Ancora COSE SPARSE….di me……chissà anche di voi!

APRILE

Scandaglio a nudo
paure
riflessi d’ un vissuto
inesplorato
iconografia sequenziale
d’istanti
segmenti di ricordi
cristallizzati
ma le tempie del mare
balenano
mia madre
in dissolvenza
i tratti del suo viso
l’ancora
della sua fermezza

Nel margine in frantumi
d’un silenzio
assaporo
il pane caldo
delle mie mestizie

Intanto mi fiorisce dentro
Aprile

Pasqua 2010

Un augurio di cuore per una buona Pasqua a tutti voi! Vi ringrazio per quello che mi/ci donate ogni giorno. Sono davvero felice del percorso che abbiamo costruito insieme e che spero continueremo a coltivare. Vi abbraccio e vi dedico questa poesia che mi ha inviato don Felice Riva:

Scoppia di gioia in cielo e sulla terra il Tempo,
quando il corpo di Cristo…
…si toglie le vesti della morte
e si consegna al Cielo.
Quella pietra così fredda
che viene rimossa
rotola ora ai piedi dei peccatori
per liberare la sua Grazia
e consegnare al mondo le chiavi
della Resurrezione.

Alda Merini

Passeri e Passeri

Cari, vi lascio Amalia. La sua lettera riporta una citazione a noi molto utile:

Della serie “Conosci te stesso e pensaci”. Ho trovato una cosa piccolina, una perla girellando per la rete. È la scena di un film di un regista greco, Constatin Pilavios. In un parco,un padre anziano ed un figlio sono seduti su di una panchina. Il figlio legge il giornale. Il padre sente il frullo delle ali di un passero e chiede: “Che cos’è?” Ed il figlio: “È un passero.” Ed il padre ripete: “Che cos’è?” Ed il figlio, spazientito “È un passero” ed il padre incalza: “Che cos’è?” Ed il figlio grida, come spesso accade “È un passero, hai capito, Passero! Passero!”. Il padre in silenzio si allontana e ritorna con il suo vecchio diario, lo porge al figlio e gli fa leggere questa pagina: “Oggi sono stato al parco con il mio figlio più piccolo. Mi ha chiesto per 21 volte che cos’è, e non era che un passero. Io gli ho risposto per tutte le 21 volte,è un passero. Senza arrabbiarmi ma provando una infinita tenerezza per l’innocenza di quel mio piccolo bambino!”. Il figlio capisce e abbraccia suo padre,baciandolo sulla fronte,come se fosse un bambino.

Emozioni

Carissime Amiche e Amici, avverto un mutamento di tendenza nelle vostre lettere. Sta sopravanzando un “che” di intellettualistico e razionale. Invece questo Blog è un luogo dove far fluire le Emozioni e la capacità di abbandonarci, senza giudizi esclusivamente logici, né erudizioni. Fatevi fluire… altrimenti il Cappellaio Matto dovrà cercare una nuova Alice.

Amore e debolezza

Valeria D.A. mi pone un interrogativo e una conclusione contemporaneamente. Leggete lei e poi la mia nota.

Come potrei essere stata fedele a chi non è mai stato in realtà quello che diceva di essere? Ho “semplicemente” proiettato sull’Altro i miei bisogni, i miei desideri e i miei sogni, me stessa! Un grosso errore!

Cara Valeria, è un errore e insieme una grande debolezza. Ma… ma… la debolezza porta ad Amare. Le persone forti sono potenti (KRATOS, il figlio di ODIO). Tutto ha più aspetti…

Ancora sulla PERSONA (Maschera)

Sentite Carlo e dialogate. Se volete.

Indossiamo sempre maschere…siamo ogni volta un Personaggio diverso… e le persone sincere? Mostrano solo quello che gli viene meglio!
Risposta alla domanda che mi è stata posta stasera ,dopo la mia pirandelliana affermazione… chi è concorde e chi no?

Memoria

Eccoci ancora a MNEMOSYNE. Matteo ci pone un tema fondamentale:

Mi piacerebbe sentire qualcosa su la citazione che Jung ha usato qualche volta quando parlava di sincronicità, prendendola in prestito da “Alice nel paese delle meraviglie” (il film nelle sale da poco del grande Disney) di Lewis Carrol, dove la Regina dice ad Alice “E’ una memoria ben misera quella che ricorda solo ciò che è già avvenuto”.
Un saluto affettuoso.

Matteo

Caro Matteo, hai colto un “aspetto” fondamentale. Quindi c’è una Memoria del Futuro? E se sì, perchè?

TROVARE L’AUTORE

Maria Sara mi chiede “qualcosa” che non so. Aiuto!

Gentile Prof. La Porta seguo, quando mi è possibile, la sua bella trasmissione e, a volte, prendo appunti su qualche frase o su qualche poesia o su un libro.
Ebbene tra i miei appunti ho trovato questa frase:
“Se crescesse un fiore ogni volta che mi fai sorridere camminerei per sempre su un prato fiorito”.
Vorrei conoscerne l’autore. Potrebbe aiutarmi? Grazie
Maria Sara Raimondo

Cara Maria Sara, ti confesso che non lo so. Chi di voi può essere d’Aiuto? Grazie a tutti. A presto!

“Preghiera e Morte (?)”

Cari, Amalia ci dona una bellissima storia di Bergson. Leggiamo.

A proposito di religione e forma ho appena letto questo su Wikipedia a proposito di Bergson.”nel suo testamento, redatto nel 1937, il filosofo scriveva: “Le mie riflessioni mi hanno portato sempre più vicino al cattolicesimo dove vedo l’inveramento completo del giudaismo. Mi sarei convertito se non avessi visto prepararsi da anni l’immane ondata d’antisemitismo che s’infrangerà sul mondo. Ho voluto restare fra quelli che saranno domani perseguitati”. Per sua richiesta, fu un prete cattolico a recitare le preghiere al suo funerale.

“Tra il Cristo e l’Ombra…”

Cari, vi lascio, senza commento, questa riflessione di Valeria D.A. Aspetto i vostri pensieri.

Tra il Cristo e L’Ombra si instaura un legame naturale che non può essere reciso.
Soltanto abbracciando il proprio destino, quell’Ombra “torna sui suoi passi”…, trova il suo scopo: mettere in risalto il “senso” profondo di tutte le cose di questo mondo di sotto.

Quello che sto realizzando, professore, è che più si odia il proprio destino (perchè un martire d’Amore non vuole il Male degli altri e meno che mai il Male delle persone che ama!) e più lui ti insegue; più si rinuncia (a lui) e più (lo) hai.
Meritare il Cristo significa “rinunciare”: la Sapienza è “ricerca della dotta ignoranza” e di “Perdenza” è figlia (rima).

Sempre su “Sogni”

Prendete con tutto di voi stessi queste parole di Marina:

…come il sogno del mondo…e come il sogno dell’artista che ispirato dal lei, musa, immortala le sue emozioni ed i suoi sentimenti in questo fermo immagine.
Ah, le muse, presenti sempre ad ogni iniziazione…

Filosofia della Luna

Amici, vi lascio Marina che attraverso molteplici sentieri percorre un ambito di Filosofia Ermetica.

Caro Signore dei Rimpianti,
non ridere di me…ma visto che non mi allacciano internet e che la maggior parte dei commenti che riesco a mandare a fatica non vengono poi pubblicati a causa del mal funzionamento della linea internet a cui fa capo la chiavetta…io oggi sono all’aperto, in macchina, su un’altura, sotto un ripetitore della Tim!
Eheheh…il carattere vuol dire molto nella vita! Cercherò di condensare i miei vissuti interiori dell’ultima settimana in questo commento.

Allora, riguardo ad Odin Wotan, oltre ai suoi due corvacci neri, Pensiero e Memoria, che sono rimasti appollaiati per lungo tempo davanti alla finestra della mia camera, dove all’epoca avevo cominciato a scrivere il libro, mi si presentò con l’immagine di uomo cosmico capace di sacrificare un occhio pur di attigere all’Antica Sapienza e con una indicazione ben precisa (naturalmente all’epoca non capii bene, poi col tempo…questa faccenda degli archetipi e dei miti va interiorizzata e soprattutto esperita per esserne coscienti alla luce delle sue ragioni):
“Word by word gave me word.”

Riguardo a Er, un giorno, all’esordio, aprii una pagina a caso di un libro:
“Lete, fiume dell’oblio, le cui acque avevano il potere di fare dimenticare l’esistenza passata alle anime avviate alla nuova nascita”. Era una semplice coincidenza? In molti l’avrebbero liquidata considerandola tale, non io, però, che leggendo lo stralcio di quel mitico racconto me ne sentii sfiorata, anzi, animata dall’istantanea intuizione, o forse la memoria, di come sia impossibile rintracciare il senso della propria esistenza se si resta fermi solo sul quotidiano e sul visibile…
Nella mia vita, dunque, sembrerebbe non esserci più posto per il cosiddetto caso…

…ed ecco apparire all’improvviso Psiche e il suo Cupido…e non è lui a cercare lei ma lei a cercare lui, pur se lui non vuole…ed ecco entrare in scena Venere che con l’intercessione di Saffo si pronuncia contro ogni aspettativa del mito, a favore dell’amor mortale che non permetterebbe a chi amato di non riamare a causa di invisibili intricatissime trame immortali!
Ahhhh questo fato!

“…e così per una serie di avvenimenti prodottisi in una sfera di cui egli era completamente inconscio, il destino del riluttante “amorino” si compì, senza la collaborazione della sua volontà conscia.” (Campbell)

Anche perché non bisogna dimenticare che l’arte del fuso è appannaggio delle divinità lunari! Queste donne…quando si mettono in testa una cosa fanno sempre un qualcosa di più…

Baaaci!

A proposito di Sogni

Sentite tutta la poesia presente in Valeria D.A. a proposito di “Sogni”. Struggente…

Caro professore, mi lascio ispirare dalla sua vita (ma quì sembrerà trasparire la mia!)…

La donna che lei va ad “ammirare” è sua nonna, come i suoi occhi chiari hanno sempre “visto” (il vestito color giallo-oro-verde-vitalità!) la donna che più di tutte ha avuto importanza nella sua vita.
La donna aspetta, seduta sulla soglia della “sua casa”; aspetta proprio lei, professore, che continui a leggerle quei libri (Il primo atto, il secondo, e il terzo… di una vita Immaginaria e di Sogno!), per poter ringiovanire giorno dopo giorno! (Sguardo che buca… l’obiettivo… e la sua Anima, professore!)

(Posso dirle, professore, che la giovane donna del quadro assomiglia molto a mia nonna paterna da giovane! Non me la ricordavo con i capelli rosso di luce! )

Arte e ragione

Carissimi, ecco Isabella. Racconta di sé e mi chiede un parere. Leggete lei e poi me.

Una richiesta di aiuto.
Dott. La Porta , le scrivo con la speranza di ricevere una sua risposta che possa alleviare quel dolore che mi divora dentro nell’anima.
ho perso l’amore di un uomo perché non sono stata capace di soffocare il mio amore per l’arte così come la sento io … Sono stata “condannata” perchè ho bisogno di dipingere , disegnare, incidere , anche se poi non sono capace di guadagnarci ..perché non mi so vendere e non so vendere i miei lavori e … se non si ha un lavoro non si è nessuno , se non si guadagna , non si ha valore. Ho fatto quadri su quadri , ma lui condanna”non hai mai fatto niente di concreto! ti adagi su cose astratte come una bambina incapace di vivere e realizzare cose concrete!Ti lascio perché è impossibile amarti, realizzare un futuro con te” … Ieri ho partecipato ad una collettiva..desideravo tanto che lui potesse essere fiero di me , lo desideravo tanto …. e invece mi ha detto “solo chi ha tempo e sta a carico di altri , può dedicarsi alla cultura , a cose astratte , belle ma inutili!ma chi sta a carico di altri , per me non ha dignità. io non ti stimo!”

Cara Isabella, sarò sincero con te. Non hai e non puoi avere nulla in comune con questa persona. Non perché lui sia cattivo, è semplicemente un uomo tutta RATIO. Attenta a non soffrire troppo. Leggi Luisa Colli, La morte e gli addii, Moretti e Vitali.

Immaginazione e non solo…

Ecco ancora Marina. Merita una lettura attenta.

Premesso che anche io di tanto intento assesterei pugni e calci, vorrei aggiungere che un malcelato eccessivo bisogno di vicinanza è diretta conseguenza della paura che, a mio avviso, attinge da quella parte di noi che risponde al richiamo (interiore e fortissimo) della natura creatrice, dura e terribile, della quale si può vedere ad occhio nudo la manifestazione nella tendenza a difendersi e a rispettare coloro che si comprende si sanno difendere: la ben nota lotta alla sopravvivenza nella quale vince il più forte. (La maggior parte delle paure sono endogene.)
La stessa fonte che ci fa indignare e venire la voglia di dare un pugno in faccia…ecco, in questo senso, una natura poetica, pur essendone terrorizzata (gli artisti sono esseri fragilissimi), riesce a “cantare pietosamente” piuttosto che dare un pugno in faccia.
L’immaginazione…..!
Potere del pensiero creativo ispirato, dunque, come resistenza all’aspetto buio della Volontà Creatrice.
Baci baci.

Cara Marina, il tuo sguardo è profondo e intenso. Sull’IMMAGINAZIONE la tua riflessione è mirabile.

Coincidenza!

A Marina è accaduta una splendida coincidenza! Eccola:

Caro Signore dei Rimpianti,
mi scusi se le rispondo qui riguardo ad Odin Wotan (a) e ad Er (b), ma con i miei modesti mezzi informatici non riesco a postare su Gabriele La Porta che è troppo carico di dati…

a)
“Word from word gave words to me…”
…scrivevo nella mia camera, ed arrivarono due corvi che si appollaiarono sul tetto della casa di fronte, come Pensiero e Memoria i due corvi di Odino; un vero re, astuto e crudele e capace di sacrificare un occhio e di legarsi ad un albero per giorni pur di abbeverarsi al Pozzo della Sapienza.

b)
poiché non solo gli scritti miei ma anche quelli altrui fanno parte del cammino, una mattina, il caso volle per me che un libro s’aprisse alla pagina 163: “Oggi è un nuovo inizio per te”. – Chissà a cosa si riferisce? – Mi chiesi e, come al solito non contenta, presi un altro libro che si aprì stranamente alla pagina 63: “Lete, fiume dell’oblio, le cui acque avevano il potere di fare dimenticare l’esistenza passata alle anime avviate alla nuova nascita”. Era una semplice coincidenza? In molti l’avrebbero liquidata considerandola tale, non io, però, che leggendo lo stralcio di quel mitico racconto me ne sentii sfiorata, anzi animata dall’istantanea intuizione, o forse la memoria, di come sia impossibile rintracciare il senso della propria esistenza se si resta fermi solo sul quotidiano e sul visibile…

Non è una semplice coincidenza. È UNA COINCIDENZA molto composita. E istruttiva.

“…nell’Immaginario”

Carissimi, Silvana mi “rimprovera” un pochino. Leggete la mia risposta, volutamente ferma.

Ho letto quanto ha scritto Francesca il 24 febbraio e lo trovo bellissimo. Forse per questo non capisco bene l’intervento tuo Gabriele e quello di Alba Giordana.
Pratico normalmente la trance per connettermi a realtà più elevate di questa che viviamo ed entità più elevate, per questo conosco bene quel ”nastro silenzioso ed immortale, pieno di garbo e onnipresente” ed ho sperimentato “verità più armoniche ” sentito “musica vera ” nutrito la creatura che sono da creatrice.
Quindi perchè attenzione a “non caderci dentro?“.
Perchè parlare di sensibilità e pazzia?
Sì io mi sento molto ”radicata” nella realtà quotidiana ma Francesca non dice di non esserlo.
O forse tra le righe c’è qualcosa che io non ho colto?
Ammetto che, di tanto in tanto, ho ancora qualche timore di perdermi, qualche dubbio risvegliato da qualche interpretazione ”convenzionale” di questi fatti, che so bene non essere vera, ma.. tant’è: la coda di paglia ancora mi spunta talvolta….
Forse è per questo che chiedo: cosa c’è di poco meno di entusiasmante nelle parole di Francesca? Di quella descrizione così azzeccata di questi mondi meravigliosi, sereni e pieni di conoscenza?
Di diverso per me è che non sento il cuore come un buco ma alle volte anche troppo sollecitato e non nel vuoto mi sembra di andare, ma come dice Francesca, piuttosto cerco di diventare ”vuota“: di abbandonare gli appigli per lasciarmi trasportare e scendere di più dentro me.
Non vedo dove posano essere i problemi.
Credo che le insidie siano piuttosto nel credere vera la nostra realtà quotidiana.
Non ho capito Francesca o non capisco voi?
Grazie se mi darete chiarimenti.
Silvana

Cara Silvana, attenzione al “perdersi” in meravigliosi giardini carnivori. Non si scherza nell’IMMAGINARIO rutilante.

“Ombra e Luce”

Cari Amici miei, Stefano mi ha sollecitato interiormente a rendervi esplicita una mia propensione. Leggete lui e poi la mia “confessione”.

Ho anche riletto il messaggio del Reverendo Rosso. Credono nella sola umanità di Gesù e pensano di poter così trasmettere insegnamenti più accettabili per tutte le culture e i popoli. Il Cristianesimo da rivelazione diventa filosofia e il nazareno da Messia diventa un maestro di vita. Ma c’è davvero bisogno di una “religione” del genere? Non sarebbe meglio a questo punto far riferimento a Siddharta, Gandhi, Martin Luther King…? Che poi, dal punto di vista della filosofia dell’interiorità ci possa essere qualcosa di interessante in quello che dicono è un altro paio di maniche. Ma non è certamente Cristianesimo questo.

Caro Stefano, scegli la Strada che vuoi. La Mia è quella dell’Ombra nella Luce e della Luce nell’Ombra.

Segreti e misteri

Cari Amici, vi lascio una lettera di Stefano e la mia risposta.

E’ il principio su cui credo lavori il cosiddetto “Segreto”, codificato da decenni ma che sta divenendo di tendenza di questi tempi. Pare ci siano anche moderni studi di fisica quantistica a suffragio di queste teorie. Il New age è più un fenomeno culturale, anch’esso ritornato in auge attraverso gli scaffali di librerie esoteriche e di qualche supermercato, ma risalente se non vado errato agli anni ‘50-’60. Cosa pensa del Segreto, Direttore?

Caro Stefano, i segreti non sono tali perché qualcuno non vuole comunicarli, ma perché “ermeticamente chiusi” ovvero incomunicabili. Ma… Ma… poi improvvisamente diventano limpidi. Quando si è compiuta la strada.

Arlecchino e il suo “gioco”

Cari, Anticlimacus mi permette di riparlare di Arlecchino. Leggete la sua lettera e poi la mia risposta.

Caro Dott. Gabriele

L’interrogativo che mi ha posto è tanto curioso quanto singolare, non credo di avere tutti gli elementi per dare una risposta decisamente corretta ma ci proverò.

La maschera dell’arlecchino in sè può essere accostata al nobil giuoco, per alcuni fattori:
1) Il nome proviene dal germanico Hölle König (re dell’inferno)
2) Le Hellequins – o Herlequins – erano le donne che cavalcavano con la dea della morte
Re, donne cavalli tutte figure, simboli presenti negli scacchi. Quello degli scacchi è un gioco di segni, di simboli… un personaggio che ne incarna alcuni sin dal nome credo gli sia vicino.

Il costume in sè mi pare costituito da un numero imprecisato di triangoli, non vedo un immediato accostamento alla scacchiera ma forse vi è una soluzione geometrica, in questo senso al vostro indovinello.

Prima di salutarla visto i precedenti commenti espongo una mia personale idea di cosa possano rappresentare gli scacchi. Non vi è necessariamente uno scontro tra bene e male, entrando (per quanto mi è stato possibile) in quest’arte mi rendo sempre più conto che essa è una lotta contro se stessi ed i propri limiti; un foreggiare di scontri tra tecnica e fantasia, calcolo ed impeto… essenzialmente tra materia e spirito, due componenti della medesima struttura l’uomo e probabilmente del tutto .

Concludo dicendo di vedere i pezzi neri della scacchiera (oppure i pezzi dello sfidante)
non come il male, ma come l’inconscio, tra l’altro (i miei studi di filosofia sono un pò datati avviso) ci vedo i tre stadi della dialettica hegeliana all’interno.

Tesi = apertura (I fase di una partita di scacchi)
Antitesi = Mediogioco (II fase scontro, combinazioni ecc)
Sintesi = Finali (III ed ultima fase)

Curioso di sapere il legame tra arlecchino e gli scacchi la saluto caro dottore, ravvivando i miei complimenti per l’ottimo servizio che offre al nostro spirito.

Carissimo Anticlimacus, la mia fonte è WILLIAM WILLEFORD, Il Fool e il suo scettro, edizioni Moretti e Vitali. Il costume-scacchiera consente ad Arlecchino di “mettere in palio” la vita con la Morte stessa. Ê lui l’avversario. In realtà tutti i Fool sono bord-line. Tutti lottano in una terra di frontiera dove tutto può avvenire e cadere nella “parte di sotto”. Vedi Chaplin e Keaton in Luci della ribalta, quando gli oggetti si ribellano a loro. E due “Fool” cercano di mettere ordine nel CAOS improvviso.

Il Male e la prepotenza

Valeria ci scrive sinceramente una sua significativa riflessione. Eccola. Poi c’è la mia risposta.

“Guai a voi…” pronunciato con tono di compianto…

Immagino che gli orrori perpetrati sugli Esseri più deboli siano da imputare al Karma di questi che subiscono le violenze…
E ciò che non so perdonarmi è quel “punto debole” che offro al mio avversario perchè, accanendosi su di esso, possa conoscersi meglio…
Il perdono è di Dio e, forse erroneamente, penso che un atto di sottomissione aiuti a prendere coscienza dei propri limiti, della propria unicità e delle mille opportunità che questa offre. Ma ho serie difficoltà a dialogare con chi fa del male “gratuitamente”, con chi “sottomette” qualcuno per privarlo della coscienza che il dono della vita è di tutti e non un diritto acquisito. Preferirei non doverlo re-incontrare lungo il mio cammino perchè il tempo delle parole può anche finire…

Cara Valeria, tu hai delle difficoltà che francamente ho anch’io. Per esempio nei confronti dei “bulli”. So, però, che debbo sforzarmi. Ma un pugno sul muso ai prepotenti che dileggiano i deboli lo tirerei volentieri. E volentieri avrei tirato una fucilata ai nazisti, ai soviet e… Vedi, come a 65 anni debbo imparare ancora molto?