Cinema: è uscito nelle sale italiane “87 ore – gli ultimi giorni di vita di Francesco Mastrogiovanni”, film documentario di Costanza Quatriglio

locandinaPresentato in anteprima  al Festival “ARCIPELAGO” e uscito ieri nelle sale  “87 ore – gli ultimi giorni di vita di Francesco Mastrogiovanni” di Costanza Quatriglio, un film documentario che  racconta gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni,  maestro elementare di 58 anni, originario di Castelnuovo Cilento, legato al letto di contenzione fino alla morte, sopraggiunta appunto dopo 87 ore. Continuamente ripreso da nove videocamere di sorveglianza poste all’interno del reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania, il racconto mostra il lato disumano di quel ricovero coatto. Si tratta di un documento unico perché per la prima volta le telecamere hanno dato la possibilità di vedere come il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) venga spesso usato come strumento di repressione e punizione, piuttosto che come mezzo di contenimento. Una violazione dei diritti umani all’ordine del giorno nel nostro paese, sulla quale si battono da anni l’associazione “A Buon Diritto” di Luigi Manconi. Scritto da Costanza Quatriglio con Valentina Calderone e con la collaborazione di Luigi Manconi, avvalendosi della testimonianza della nipote di Francesco Mastrogiovanni, Grazia Serra, e dei suoi genitori, il film è prodotto da Marco Visalberghi (“Sacro Gra”) per DocLab col patrocinio di Amnesty International e in collaborazione con Rai 3, che lo manderà in onda il 28 dicembre. Cosa è successo per aver indotto i medici a ricorrere ad un simile trattamento? Partiamo dall’inizio. E’ il 31 luglio 2009. Il maestro viene bloccato e prelevato dalla spiaggia di un campeggio del Cilento da un grande dispiegamento di forze tra carabinieri, polizia municipale e guardia costiera,, perché la sera precedente aveva guidato velocemente  nella zona pedonale di Acciaroli in stato confusionale. L’uomo viene trasportato con un’ambulanza presso il reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania in provincia di Salerno per essere sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio. Addormentato per la forte sedazione, Mastrogiovanni viene spogliato, legato al letto con le cinghie che gli bloccano polsi e caviglie, lasciato ad agonizzare con la noncuranza di medici ed infermieri che gli passano accanto.  Il 4 agosto  morirà di edema polmonare.

87-ore“In quel mondo a circuito chiuso, le videocamere di sorveglianza servivano a osservare i pazienti. – dichiara Costanza Quatriglio –  Immagini a scatti che restituiscono la meccanicità della procedura, la reificazione dei corpi, una disumanità filmata da un occhio disumano che si sostituisce alla relazione degli esseri umani con gli altri esseri umani. Quando ho cominciato a studiarle, mi sono apparse immediatamente come l’espressione del grado zero della coscienza. I corpi bidimensionali, privati di ogni soggettività, inseriti in un meccanismo che porta all’assuefazione, all’addormentamento della ragione. Tutt’altro che facile decidere di realizzare il film e tutt’altro che facile portarlo a compimento. Ma a dirci come è morto Mastrogiovanni non è infatti il racconto della sua sofferenza, né la crudele indifferenza di quelle immagini, ma uno sguardo, uno sguardo umano, quello del medico legale che osserva il corpo ormai libero da quelle cinghie di contenzione che per giorni hanno stretto caviglie e polsi. L’osservazione diretta, l’unica osservazione possibile, di un essere umano verso un altro essere umano. La relazione con un corpo che non può più parlare ma che può essere ancora ascoltato.” La Quatriglio, autrice di docu-film molto apprezzati,  integra queste riprese, che occupano gran parte del documentario, con le testimonianze della nipote e della sorella che si sono battute affinché i responsabili venissero puniti. “87 ore” si presenta come un esempio di cinema civile, che ci mostra e analizza i fatti così come si sono svolti, passando dalla crudezza del film-inchiesta all’orrore del thriller claustrofobico.

Clara Martinelli

 

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Nel nome del figlio

Tre film, attualmente nelle sale, parlano delle scelte che l’attesa o la nascita di un figlio costringe a fare sia individualmente che nella coppia. Il primo è “Ho ucciso Napoleone”, diretto e scritto da Giorgia Farina con Federica Pontremoli, ha come protagonista Anita (Micaela Ramazzotti), donna in carriera, licenziata perché rimasta incinta del suo capo (Adriano Giannini). Razionale, fredda, completamente dedita al suo lavoro, in un primo momento pensa di rinunciare al bambino. Poi, per calcolo, decide di tenerlo. Ma, andando avanti con la gravidanza, e, con l’aiuto di figure femminili che le faranno scoprire la solidarietà tra donne, Anita acquisirà una nuova consapevolezza, facendo venire fuori la parte più morbida e materna di se stessa, tessendo un nuovo modo di vivere. In questo caso, la nascita è servita alla madre a svelarle i lati più reconditi del suo essere e ad accettarli.

Il secondo film che prendiamo in considerazione è “Second Chance” di Susanne Bier. In questa storia i neonati presenti sono due, figli di coppie totalmente diverse tra loro. Una sembra serena come una famiglia borghese può essere. Marito poliziotto e padre amorevole, moglie benestante e accudente. Altra coppia, altro scenario. Lui manesco e spacciatore, lei prostituta. Entrambi tossicodipendenti. La casa dove vivono è piccola, sporca e fatiscente, il loro bimbo di pochi mesi sopravvive abbandonato a se stesso, mentre i suoi genitori si fanno di eroina. Il poliziotto, amico d’infanzia del padre, irrompe nella loro vita a causa della segnalazione da parte di un vicino, esasperato dalle grida. Nel sopralluogo, l’uomo trova il bambino coperto di feci e chiuso in un armadio. Pensa a suo figlio, amato e protetto, e chiede che il neonato venga sottratto ai genitori. Ma la legge non lo consente, perché il bimbo è sano, non denutrito. Tutto cambia quando, qualche giorno dopo, la brava moglie borghese trova il figlioletto morto nella culla e la follia prende il sopravvento in quella che, all’apparenza, sembrava una coppia equilibrata. Anche in questo caso, la nascita, anzi le nascite di due bambini cambieranno le carte in tavola ad un destino già delineato, facendogli prendere una piega diversa.

Il terzo film, infine, è “La scelta”, scritto e diretto da Michele Placido, liberamente ispirato al testo teatrale “L’innesto” di Luigi Pirandello. Laura, interpretata da Ambra Angiolini, e Giorgio, impersonato da Raoul Bova, non riescono ad avere figli. Anche qui, l’ambiente è quello borghese, lui proprietario di un ristorante, lei insegnante di musica. Una vita fatta di serate con parenti e amici, tutto filerebbe liscio se non fosse per il mancato annuncio di una gravidanza. Ma ecco che l’imprevedibile è in agguato. Una sera, tornando a casa, Laura subisce uno stupro e rimane incinta. Il bimbo tanto cercato è arrivato in modo non convenzionale. Cosa fare? Per Giorgio è difficile accettare un figlio non suo, concepito con una violenza. Per Laura, dopo un primo momento di smarrimento, sente che la vita che si sta formando dentro di lei le appartiene e decide che vuole tenerlo. Un’altra attesa, un’altra nascita che costringe ad un cambiamento, una metamorfosi, a superare i propri egoismi e ad accettare i propri limiti. E anche a prendere coscienza che si diventa altro quando una nuova vita irrompe nella nostra ordinata e predisposta esistenza.

Clara Martinelli

A tutti i folli

A tutti i folli.
I solitari.
I ribelli.
Quelli che non si adattano.
Quelli che non ci stanno.
Quelli che sembrano sempre fuori luogo.
Quelli che vedono le cose in modo differente.
Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo.
Potete essere d’accordo con loro o non essere d’accordo.
Li potete glorificare o diffamare.
L’unica cosa che non potete fare è ignorarli.
Perché cambiano le cose.
Spingono la razza umana in avanti.
E mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni.
Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero.

Steve Jobs

Follia

“Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell’intelletto in generale”.

Edgar Allan Poe

Follia per l’amor perduto

(Johann Heinrich Fussli, La follia di Kate, 1806)

Il bambino con il pigiama a righe

Primo incontro

Saggezza e follia popolare

(Pieter Bruegel il Vecchio, Proverbi fiamminghi, 1559)

Donne sull’orlo di una crisi di nervi e le bugie degli uomini

Sulla fortuna

La Fortuna ama le persone non troppo sensate; ama gli audaci e quelli che non hanno paura di dire “Il dado è tratto”.

Erasmo da Rotterdam

“Senti, Louise, non torniamo indietro”.

La notte, mi fai impazzir…

Amour fou: amici mai

 

Curiosità d’amore

“A Vronskij bastò un solo sguardo, lanciato col garbo dell’uomo di mondo, per capire che si trattatava d’una signora dell’alta società. Si scusò e fece per salire nella vettura ferroviaria, ma provò il desiderio di osservare ancora una volta la sconosciuta, non solo perché era bella e tutta la sua persona spirava grazia ed eleganza, ma perché nel suo viso c’era qualcosa di tenero e carezzevole che egli aveva notato quando era passata dinanzi a lui”.

Lev Tolstoj

Amore tragico

Riflessione

 Il terrorismo non ha e non avrà mai giustificazione.

Gabriele

Marsilio Ficino: “La follia poetica”

Giorgione o Tiziano, “Concerto campestre”, 1509 ca.

Oggi entriamo nel primo degi stadi della FOLLIA secondo Marsilio Ficino… aspetto le vostre riflessioni:

L’anima è tutta piena di discordia e dissonanza; quindi per prima cosa è necessaria la follia poetica, che attraverso i toni musicali risvegli ciò che è intorpidito, attraverso la dolcezza dell’armonia plachi ciò che è turbato, e infine attraverso la consonanza delle cose diverse cacci la dissonante discordia e temperi le varie parti dell’anima.

da “Libri de vita coelitus comparanda”

Passione

Di fronte alla passione, la ragione è impotente e, con la ragione, la volontà.

Umberto Galimberti

Passione come delirio

La passione amorosa è delirio; ma il delirio non è poi così straordinario; tutti ne parlano e ormai non fa più paura. Enigmatica è semmai la perdita di delirio: dove porta?

Roland Barthes

Morbo della follia

Ci sono situazioni di gelosia che portano a una distruzione totale. […] Mi chiedo se questo tipo di gelosia non sia semplicemente la copertura, o il contenitore, di una follia più grande.

Rafael López-Pedraza

Noi siamo il dio che ci sussurra dentro

Conosci te stesso

Il vero pazzo, colui che gli dei deridono o rovinano, è colui che non conosce se stesso.

Oscar Wilde

la contemplazione della bellezza

Perdita di delirio

Cerchiamo di rispondere insieme a Roland Barthes. Mi raccomando, ascoltate la vostra interiorità

La passione amorosa è un delirio; ma il delirio non è poi così straordinario; tutti ne parlano e ormai non fa più paura. Enigmatica è, semmai la perdita di delirio: dove porta?

 

“CRAZY CONDOMINIO”

Carissimi, oggi vi propongo un post particolare. È un lungo intervento di Marina. Merita. È un saggio sulle nevrosi quotidiane di chi non conosce l’arte del Dono (di cui Marina è esperta).

CRAZY CONDOMINIO. (I nomi delle persone sono di fantasia.)

Da circa quindici anni vivo qui, in un condominio della Roma “bene”: buongiorno buongiorno, buonasera buonasera, ciao ciao, cagnolini e cagnoloni al guinzaglio, macchinoni, sacche da golf, stuoli di filippini, rapporti formali…ma da un po’ di tempo qualcosa è cambiato…

Non so cosa mi sia successo perché, improvvisamente, la gente vedendomi si ferma, anzi spesso mi rincorre, ed io sono diventata una sorta di REFUGIUM PECCATORUM.

Io sono lì, in perfetta solitudine, anzi in perfetta compagnia del libro che mi ha sorteggiato, che aspetto il pulmino del trasporto scolastico che riaccompagnerà mia figlia Nanna…e non riesco a leggere! Anzi non mi fanno leggere perché si fermano e parlano, parlano, parlano…ed io che credevo di avere una famiglia, come dire, bizzarra?, mi riscatto e capisco che le mie figlie mi hanno salvato. Da cosa? Ma dall’avere una cosidetta “famiglia normale”.

Prendi AMALIA,

leggevo L’arte di Farsi Rispettare di Shopenhauer, quando lei vedendomi, credo come un’apparizione, ferma accanto al cancello ha attaccato:

“Ciao Marina, non sai quanto mi faccia piacere incontrarti e non sai quante volte avrei voluto venire a trovarti. Tu che sei un mito, con la tua situazione sei una grande, ma come fai? e no perché io non ce la farei, ne sono certa…ma poi parlo prorpio io con la famiglia che mi ritrovo. Mia sorella e mia madre sono fuori di testa, ogni volta che ci incontriamo ci prendiamo a botte e mio padre, che mi ha comperato un appartamento qui vicino, perché tu sai che io sono in affitto qui? e non sai quanto lo ha pagato questo appartamento, una follia!, è un medico affermato, non so se te lo avevo detto…comunque, anche lui è un altro sciroccato, siamo una famiglia di matti, pensa che l’altro giorno sono passata a casa sua per salutarlo e mi ha apeto la porta un travestito, sono entrata e ne ho trovati altri tre. Ma ti rendio conto?…………… Va be, dai, ti saluto, magari un giorno vengo a trovarti se ti fa piacere e scusa sai, scusa….”

(Ma scusa di che? Mica l’ho capito?)

Prendi VALERIA,

Leggendo Vent’anni dopo di Dumas…

“Ah Marì, che stai a fa’ qui? (neanche il tempo di risponderle) Ah, stai aspettà Arianna, certo che pure tu fijetta mia stai a fa ‘na vita, sempre sola te vedo…Pure mi marito me l’ha detto: quella è na’ santa, la devono fa santa!

Ma che te credi Marì, pure io nun ce la faccio più, nun ce la faccio più, Nun è tutto oro quello che luccica! Me sà tanto che un giorno de questi ammazzo quarcuno… Ma nun me senti urlà dentro casa? Lo so io quello che passo tutti i giorni…eheheh, ma tanto adesso che mio figlio è grande io alla vita mia nun ce rinucio più: a parte che tra due mesi me ne vado pe’ du’ mesi in Sud America. Lo sapevi che mi’ fratello c’ha ‘na villa là? (non ho il tempo di fiatare) Tutta n’artra vita là, ah Marì!!! Qua tocca che ce svejamo tutte e due io e te, che la vita passa…. Tutta n’artra cosa e poi tu già ce lo sai che io l’estate me ne vado quattro mesi ar mare a lavorà e così non devo vedè tutti i giorni mi’ marito…che per carità, je vojo bene, ma nun je la faccio più, me ne devo annà me devo ripijà la vita mia, solo che poi me vengono i sensi de corpa nei suoi riguardi e allo stesso tempo me dico pure: ma come faccio io a campà se lo lascio a questo? (Il marito è costruttore).”

“Ma scusa non hai una casa al mare ed un lavoro?”

“E lo so….però sai te vojo fa ‘na confidenza: a volte penso che Francesco se lo lascio muore e dico ar Padre Eterno: Signore, è come se me sentissi che Francesco potrebbe morì…perdoname Dio mio ma se così fosse, per me sarebbe una vera liberazione….. Va be va’, te sto a stressà, scusa sai, scusa.”

(Ma scusa de che? Mica l’ho capito.)

Prendi FRANCESCO (marito di Valeria).

Leggendo Cent’anni di Solitudine di Marquez….

Ciao Marina, come stai?

-Bene…

Certo che io e te stiamo sempre soli…però, pure tu qualche errore nella vita lo avrai fatto. Te sei scelta gli uomini sbagliati. Va be’ che pure io…te lo dico in confidenza: guarda che a mia moglie di me non gliene frega niente. Che te credi?

-Niente, non credo niente….(veramente tua moglie ti vorrebbe vedere morto…ogni sera, come un mantra, si raccomanda a Dio Padre)

Va bene, scusa sai, scusa….”

(Ma scusa di che? Mica l’ho capito?)

Prendi PAOLO,

Leggendo Il corpo e l’anima di Krenheider.

Buongiorno Signora,

legge? Bella Giornata oggi. Aspetta la piccola vero? Guardi volevo dirle che la stimo tantissimo e che le sue ragazze sono bellissime, come la mamma…. (e ti pareva, va be!). Sa, domani mi opero, è già la seconda volta, mi vengono dei melanomi, sa i tumori maligni della pelle?…ma io sono un positivo e supero tutto alla fine. Pensi che lavoro in un ufficio postale. Mi conceda l’espressione: ambiente di merda, con la M maiuscola. Ma perché il mondo è così? Ma poi, non creda, ogni famiglia ha la sua…pensi che mia moglie dieci anni fa ha dichiarato fallimento, con tutte le conseguenze che un azione fallimentare porta….tutti ci hanno voltato le spalle: mia madre, fra l’altro è una iena, mio padre è morto, i fratelli è come se non ci fossero e la famiglia di mia moglie ci si è scagliata contro. E poi, devo farle una confidenza: mio figlio sta convivendo in casa nostra con il suo compagno…. Comunque, signora, mi scusi tanto sa, mi scusi…”

Fermiamoci qui….ci sarebbe di peggio…tipo le frustate col guinzaglio ai cani e le botte alla neosposa di cinquant’anni (come se io mi dovessi sposare fra qualche anno per prendere le botte! A cinquant’anni ci si sposa per amore, PAOLA!)

Comnque , ritornando al ritornello “Mi scusi”…Ma niente niente la gente mi viene a raccontare le cose più assurde perché si sente in colpa nei mei riguardi perché io sono madre di due ragazze autistiche?

Ciao ciao. Siamo tutti matti!

CRAZY CONDOMINIO. (I nomi delle persone sono di fantasia.)

Da circa quindici anni vivo qui, in un condominio della Roma “bene”: buongiorno buongiorno, buonasera buonasera, ciao ciao, cagnolini e cagnoloni al guinzaglio, macchinoni, sacche da golf, stuoli di filippini, rapporti formali…ma da un po’ di tempo qualcosa è cambiato…

Non so cosa mi sia successo perché, improvvisamente, la gente vedendomi si ferma, anzi spesso mi rincorre, ed io sono diventata una sorta di REFUGIUM PECCATORUM.

Io sono lì, in perfetta solitudine, anzi in perfetta compagnia del libro che mi ha sorteggiato, che aspetto il pulmino del trasporto scolastico che riaccompagnerà mia figlia Nanna…e non riesco a leggere! Anzi non mi fanno leggere perché si fermano e parlano, parlano, parlano…ed io che credevo di avere una famiglia, come dire, bizzarra?, mi riscatto e capisco che le mie figlie mi hanno salvato. Da cosa? Ma dall’avere una cosidetta “famiglia normale”.

Prendi AMALIA,

leggevo L’arte di Farsi Rispettare di Shopenhauer, quando lei vedendomi, credo come un’apparizione, ferma accanto al cancello ha attaccato:

“Ciao Marina, non sai quanto mi faccia piacere incontrarti e non sai quante volte avrei voluto venire a trovarti. Tu che sei un mito, con la tua situazione sei una grande, ma come fai? e no perché io non ce la farei, ne sono certa…ma poi parlo prorpio io con la famiglia che mi ritrovo. Mia sorella e mia madre sono fuori di testa, ogni volta che ci incontriamo ci prendiamo a botte e mio padre, che mi ha comperato un appartamento qui vicino, perché tu sai che io sono in affitto qui? e non sai quanto lo ha pagato questo appartamento, una follia!, è un medico affermato, non so se te lo avevo detto…comunque, anche lui è un altro sciroccato, siamo una famiglia di matti, pensa che l’altro giorno sono passata a casa sua per salutarlo e mi ha apeto la porta un travestito, sono entrata e ne ho trovati altri tre. Ma ti rendio conto?…………… Va be, dai, ti saluto, magari un giorno vengo a trovarti se ti fa piacere e scusa sai, scusa….”

(Ma scusa di che? Mica l’ho capito?)

Prendi VALERIA,

Leggendo Vent’anni dopo di Dumas…

“Ah Marì, che stai a fa’ qui? (neanche il tempo di risponderle) Ah, stai aspettà Arianna, certo che pure tu fijetta mia stai a fa ‘na vita, sempre sola te vedo…Pure mi marito me l’ha detto: quella è na’ santa, la devono fa santa!

Ma che te credi Marì, pure io nun ce la faccio più, nun ce la faccio più, Nun è tutto oro quello che luccica! Me sà tanto che un giorno de questi ammazzo quarcuno… Ma nun me senti urlà dentro casa? Lo so io quello che passo tutti i giorni…eheheh, ma tanto adesso che mio figlio è grande io alla vita mia nun ce rinucio più: a parte che tra due mesi me ne vado pe’ du’ mesi in Sud America. Lo sapevi che mi’ fratello c’ha ‘na villa là? (non ho il tempo di fiatare) Tutta n’artra vita là, ah Marì!!! Qua tocca che ce svejamo tutte e due io e te, che la vita passa…. Tutta n’artra cosa e poi tu già ce lo sai che io l’estate me ne vado quattro mesi ar mare a lavorà e così non devo vedè tutti i giorni mi’ marito…che per carità, je vojo bene, ma nun je la faccio più, me ne devo annà me devo ripijà la vita mia, solo che poi me vengono i sensi de corpa nei suoi riguardi e allo stesso tempo me dico pure: ma come faccio io a campà se lo lascio a questo? (Il marito è costruttore).”

“Ma scusa non hai una casa al mare ed un lavoro?”

“E lo so….però sai te vojo fa ‘na confidenza: a volte penso che Francesco se lo lascio muore e dico ar Padre Eterno: Signore, è come se me sentissi che Francesco potrebbe morì…perdoname Dio mio ma se così fosse, per me sarebbe una vera liberazione….. Va be va’, te sto a stressà, scusa sai, scusa.”

(Ma scusa de che? Mica l’ho capito.)

Prendi FRANCESCO (marito di Valeria).

Leggendo Cent’anni di Solitudine di Marquez….

Ciao Marina, come stai?

-Bene…

Certo che io e te stiamo sempre soli…però, pure tu qualche errore nella vita lo avrai fatto. Te sei scelta gli uomini sbagliati. Va be’ che pure io…te lo dico in confidenza: guarda che a mia moglie di me non gliene frega niente. Che te credi?

-Niente, non credo niente….(veramente tua moglie ti vorrebbe vedere morto…ogni sera, come un mantra, si raccomanda a Dio Padre)

Va bene, scusa sai, scusa….”

(Ma scusa di che? Mica l’ho capito?)

Prendi PAOLO,

Leggendo Il corpo e l’anima di Krenheider.

Buongiorno Signora,

legge? Bella Giornata oggi. Aspetta la piccola vero? Guardi volevo dirle che la stimo tantissimo e che le sue ragazze sono bellissime, come la mamma…. (e ti pareva, va be!). Sa, domani mi opero, è già la seconda volta, mi vengono dei melanomi, sa i tumori maligni della pelle?…ma io sono un positivo e supero tutto alla fine. Pensi che lavoro in un ufficio postale. Mi conceda l’espressione: ambiente di merda, con la M maiuscola. Ma perché il mondo è così? Ma poi, non creda, ogni famiglia ha la sua…pensi che mia moglie dieci anni fa ha dichiarato fallimento, con tutte le conseguenze che un azione fallimentare porta….tutti ci hanno voltato le spalle: mia madre, fra l’altro è una iena, mio padre è morto, i fratelli è come se non ci fossero e la famiglia di mia moglie ci si è scagliata contro. E poi, devo farle una confidenza: mio figlio sta convivendo in casa nostra con il suo compagno…. Comunque, signora, mi scusi tanto sa, mi scusi…”

Fermiamoci qui….ci sarebbe di peggio…tipo le frustate col guinzaglio ai cani e le botte alla neosposa di cinquant’anni (come se io mi dovessi sposare fra qualche anno per prendere le botte! A cinquant’anni ci si sposa per amore, PAOLA!)

Comnque , ritornando al ritornello “Mi scusi”…Ma niente niente la gente mi viene a raccontare le cose più assurde perché si sente in colpa nei mei riguardi perché io sono madre di due ragazze autistiche?

Ciao ciao. Siamo tutti matti!

Antiveleno

Ormai abbiamo maturato la certezza che qui noi siamo un antitodo, piccolo piccolo, alla violenza odiosa che pervade il mondo.

Una fiammella. Un faro sperduto sulle coste di un Oceano tempestoso e permanentemente buio.

Mi piace, mi piace a dismisura sentirvi e percepirvi.

Non credevo in Internet. Ma voi mi donate tantissimo.

E ora, sono entusiasta di aver principiato questa storia da Cappellaio “toccato”.

(Cioè “toccato” da chi?)

On the Road

Ed ecco il secondo Post di oggi, sabato. Lo reagala Matteo a tutti noi. Inviandoci un Kerouac splendente:

“Ciao Gabriele, ciao compagni di zattera, per resistere bisogna essere un pò pazzi..e per fortuna molti di noi …. vorrei condividere questo frammento di Kerouac del lontano 1959

“la gente che mi interessa,
perchè per me l’unica gente possibile sono i pazzi,
quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati,
vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo,
quelli che mai un luogo comune,
ma bruciano , bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali color giallo,
che esplodono come ragni attraverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno OOOOOOOOh”

Jack Kerouac, On the Road