Cinema: “Human” di Yann Arthus-Bertrand

Presentato allo scorso Festival del Cinema di Venezia, “Human” del regista e fotografo ambientalista francese Yann Arthus-Bertrand è da ieri  nelle sale italiane in veste di  evento speciale fino a domani 2 marzo. Basta il titolo per spiegare di cosa parla questo film che dura tre ore e un quarto,  realizzato con esclusivi filmati aerei e storie raccontate in prima persona davanti ad una macchina da presa. Girato in 60 paesi, Arthus-Bertrand ha intervistato 2.020 persone in tre anni, realizzando una carrellata di umanità così varia da restarne stupefatti. Dall’Alaska, all’Equador, dall’entroterra americano, all’estremo Oriente, passando per gli indigeni delle più remote zone della terra, uomini e donne, ragazzi e ragazze  guardano dritto nella telecamera e si raccontano in 63 lingue diverse, rispondendo alle domande (gli intervistatori non compaiono mai, né si fa sentire la loro voce) che gli vengono poste. Quaranta quesiti sulla libertà, sul significato dell’esistenza,  sulle esperienze più dure che si sono dovute affrontare,  sull’omosessualità, sulla guerra, sulla condizione della donna, sul lavoro, sull’immigrazione. Volti diversi dicono la loro versione dei fatti, “costringono” gli spettatori ad un incontro con l’altro in forma massiccia, intervallati da stupefacenti riprese aeree che mostrano la natura incontaminata o file di persone che, con fatica, percorrono deserti o una folla umana che festeggia un evento.
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Non uno sguardo superficiale, ma coinvolgente abbastanza per far capire che all’altro capo del mondo esistono persone che condividono con noi valori e sentimenti. E che quindi tanto diversi non sono. Un’opera imponente necessaria nella nostra era globale dove il lontano è sempre più vicino e conoscerlo meglio ci aiuta a capirlo.  Soprattuto in questo periodo in cui grandi masse si accalcano alle frontiere per sfuggire a guerre e carestie. Ogni individuo con il suo dramma quotidiano, come i cittadini delle periferie di Mombay costretti a trasferirsi in città per non morire di sete e lì venire sfruttati per costruire grattacieli dove l’acqua viene usata per riempire le piscine. Qualcuno condivide la propria felicità di avere una vita serena. Dice la sua anche Pepe Mujica, capo di stato uruguaiano dal 2010 al 2015, noto per il suo sobrio stile di vita (tratteneva per sé solo una piccola parte del suo stipendio),  che lo ha fatto denominare il “presidente più povero del mondo”: “Abbiamo inventato una montagna di consumi superflui. Bisogna buttare, comprare, buttare. Ciò che sperperiamo veramente è la nostra vita”.
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Clara Martinelli
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Cinema da non perdere: “Bella e perduta” di Pietro Marcello

02-bella-e-perduta“Bella e perduta” di Pietro Marcello è un film dove realtà e fiction si confondono. Il protagonista è il pastore Tommaso Cestrone, detto l’Angelo della Reggia di Carditello perché, a sue spese, faceva il custode dell’edificio borbonico, completamente abbandonato a se stesso dallo Stato. Faceva perché proprio durante le riprese, la notte di Natale del 2013, è morto tra le vecchie mura che aveva cercato di salvare.  Tommaso, oltre alla reggia, si stava occupando anche di un bufalo trovato nel bosco, caduto da un camion diretto al macello. Dall’aldilà  Pulcinella, che ascolta i morti per parlare con i vivi, riceve l’incarico di accudire l’animale, chiamato Sarchiapone,  e insieme vanno alla ricerca di un nuovo padrone. Dopo un lungo viaggio, visto con gli occhi e commentato con le parole dell’animale (la voce è quella di Elio Germano), arrivano nella campagna della Tuscia, dove il pastore Gesuino prende in custodia il bufalo.  Una salvezza solo momentanea, perché il destino ha in serbo per lui una fine tragica. La “Bella e perduta” del titolo è  la bell’Italia abbandonata, quella dei monumenti destinati a sparire lentamente per trascuratezza. Ma anche della natura deturpata e distrutta dalle mire egoistiche dell’uomo. Il film è una denuncia come ammette Pietro Marcello, sulla “malasorte che si è scagliata sulla Terra di Lavoro, diventata in anni recenti Terra dei Fuochi, una terra che fu fertilissima e che oggi è stretta d’assedio da tre discariche”. La Reggia stessa, fatta costruire da Carlo di Borbone nel ‘700 come “fattoria modello, negli anni passati era diventata luogo di latitanza dei Casalesi e base per il traffico d’armi.

Bella-e-perduta_noEffect_slide00 L’idea per il progetto del film è venuta a Pietro Marcello, già molto apprezzato per il suo “La bocca del lupo”, seguendo le tracce di un libro di Piovene che parlava di un viaggio nella penisola. Cominciando proprio ad esplorare il luogo d’origine del regista, la Campania, venne fuori la figura di Tommaso Cestrone, salvatore della Reggia e dei bufali maschi, poco interessanti per l’industria perché non producono latte. La sua vicenda sarebbe dovuta diventare uno degli episodi del film, ma proprio durante le riprese fu stroncato da un infarto. E’ sembrato quasi un segno del destino che da quel racconto rimasto sospeso dovesse prendere vita la storia di “Bella e perduta”, in un incontro stilistico tra narrazione documentaristica e favola contemporanea.  La sceneggiatura, scritta insieme a Maurizio Braucci, è stata modificata, introducendo il personaggio di Pulcinella, in una sorta di passaggio del testimone con Tommaso. L’attore che interpreta la maschera napoletana si chiama Sergio Vitolo,  che nella vita di mestiere fa il fabbro, ma che si è prestato bene al ruolo.  Di “Bella e perduta” restano impressi, oltre che la narrazione poetica, la dimensione onirica della fotografia fuori dal tempo, lo sguardo azzurro e sereno di Tommaso, il suo viso forte e “vissuto”, la bellezza della natura dirompente, l’umiltà e la saggezza del bufalo, l’attenzione e la cura di Pulcinella con la quale svolge il suo compito. Un mix alchemico che ha già colpito la sensibilità di molti spettatori che lo hanno visto nei numerosi festival che lo hanno ospitato, tra i quali ricordiamo quelli di Locarno,  Toronto e Torino.

Clara Martinelli

 

Armonia verde

(Claude Monet, Lo stagno delle ninfee, armonia verde, 1899)Claude_Monet-Waterlilies

Gli animali

Gli animali sono, assai più di noi, soddisfatti per il semplice fatto di esistere; le piante lo sono interamente; gli uomini lo sono secondo il grado della loro stupidità. […] Questa dedizione totale al presente, propria degli animali, è la precipua causa del piacere che ci danno gli animali domestici.

Arthur Schopenhauer, Parerga e Frammenti postumi

Le piccole cose… secondo Anna Ferrara

” Il mio pensiero è andato subito al Feng Shui

http://www.fengshuicasa.it/psicologiaabitare.php

e qualche consiglio pratico (che mi rileggerò attentamente…..)

Sgomberare
Feng Shui

Una camera da letto in disordine, cassetti traboccanti e un luogo di lavoro caotico possono bloccarci. Sgomberi la sua abitazione con l’aiuto del Feng Shui e il suo Chi potrà riprendere a fluire liberamente!

Iniziare in piccolo

Quando si tratta di rimettere in ordine, la cosa più difficile è iniziare. Se in casa si sono già accumulate molte cianfrusaglie, è consigliabile iniziare in piccolo. Cominci con una stanza o con un determinato tema e proceda dall’interno verso l’esterno. Decida sul momento e valuti se quel particolare oggetto è ancora utile o meno.
Spazi abitativi

Nel soggiorno, i tavoli e i divani devono essere tenuti liberi. Non lasci riviste sparse qui e là sul tavolo da pranzo. Preveda piuttosto ad es. una vetrinetta che funga da mobile contenitore.

In cucina, il Feng Shui riveste un ruolo fondamentale, poiché questa stanza è simbolo di benessere. Organizzi in modo funzionale la cucina disponendo le spezie, gli utensili, ecc. in modo tale che tutto sia a portata di mano.

Nella camera da letto, il disordine può provocare problemi di sonno. Eviti dunque che cianfrusaglie ingombrino la zona attorno o sotto il letto. Non lasci i vestiti sparsi nella stanza e tenga liberi i comodini. Inoltre, cambi le lenzuola una volta alla settimana.
Luogo di lavoro

Un luogo di lavoro caotico può impedire di lavorare in modo produttivo; al contrario, una scrivania ordinata lascia spazio alle idee. Si disfi dei foglietti di appunti sparsi e svuoti regolarmente il cestino della carta. Altre piccole cianfrusaglie o addirittura generi alimentari non hanno nulla a che vedere con la scrivania.
Cantina e soffitta

In cantina e in soffitta si accumulano spesso notevoli quantità di cianfrusaglie. In questi locali dovrebbe essere riposto solo ciò che può veramente tornare utile, ad es. oggetti stagionali come sci o addobbi natalizi. La cantina e la soffitta dovrebbero essere ben organizzate in modo tale da poter trovare senza difficoltà ciò che serve.
Pulizia

Anche lo sporco e la polvere sprigionano energie negative. Per questo, è bene pulire le stanze regolarmente una volta alla settimana. Le stanze che vengono utilizzate più spesso, come la cucina e il bagno, dovrebbero essere pulite più di frequente.

si ringrazia:homegate.ch”

L’Aquila e i suoi cani

Venerdì 7 settembre 2012, entro nel recinto proibito delle macerie di L’Aquila, deserta da tre anni. Sto con Emergency che ha deciso di tenere qui il suo incontro annuale. Tre cani ci accompagnano durante la ricognizione. Tre cani di solida razza bastarda, che qualcuno nutre, che qualcuno abbandonò durante l’evacuazione forzata. Visitiamo il silenzio di una città proibita, scortati da tre cani che hanno resistito al decreto di espulsione e continuano a dimostrare la loro volontà di residenza. Hanno fornito esempio a nome di tutti. A loro dovrà un monumento la nuova città che risorgerà. Perché L’Aquila risorgerà e accanto al suo nome di nobile creatura dei cieli , ci saranno tre cani a fare da guardia perché nessuno la spopoli di nuovo.
 
Erri De Luca

Le pietre che dovremmo ascoltare

Le grandi pietre dell’Isola di PasquaRapa Nui – sono un enigma e un monito, testimoni, secondo i ricercatori, di un ecocidio che ci devrebbe far riflettere molto…

15 Moai fanno la guardia ad Ahu Tongariki, la più grande piattaforma rituale dell’isola

Proverbio Cree


(Edward S. Curtis, Ragazza Cree, 1928)
“Quando l’ultimo albero sarà morto, quando l’ultimo fiume sarà inquinato e l’ultimo pesce sarà catturato, solo allora vi renderete conto che non si può mangiare il denaro”.

Proverbio Cree

Prodigiosa Rotazione

Sovente i boschi sono rosa –
Sovente sono bruni.
Sovente le colline si spogliano
Dietro il mio paese natio.
Spesso è coronata una testa
Che ero solita visitare –
E altrettanto spesso un recesso
Dove usava stare –
E la Terra – mi dicono –
Sul suo asse ha girato!
Prodigiosa Rotazione!
Da appena dodici compiuta!

Emily Dickinson

La quiete di un parco

(Il Regno giardino di Dessau-Wörlitz è stato uno dei maggiori parchi inglesi dell’Europa ottocentesca)

Natura per meditare

(Alexandre Hyacinthe Dunouy, Rousseau medita nel parco di La Rochecordon vicino a Lione, 1770)

Utopia

Carissimi, cosa ne pensate?

Gabriele

“La Grande Madre” su ECORADIO

Carissime amiche e carissimi amici,

oggi andrà in onda la mia rubrica letteraria La Grande Madre su ECORADIO, ogni sabato alle ore 15:30 e in replica la domenica sempre alle ore 15:30. Un momento della giornata, questo vuole essere il programma, in cui fermasi a riflettere, insieme, attraverso i libri che più ci “aprono” alla nostra interiorità, e quindi al pensiero ecologico vissuto in profondità, ri-avvicinandoci all’intimità della natura, alla Grande Madre. Presenteremo saggi, romanzi, raccolte poetiche, testi di filosofia, ecc., con l’intervento anche di autori ed editori. Le frequenze sono per Roma 88.3 FM e per Napoli 92.1 FM. È possibile, inoltre, seguire la trasmissione su internet sul sito www.ecoradio.it cliccando, in alto, su “ascolta”. Vi aspetto. Un abbraccio!

…tra il nulla e il tutto

Ma alla fine,cos’è un uomo nella natura? Un
nulla davanti all’infinito, un tutto davanti al nulla,
qualcosa di mezzo tra il nulla e il tutto…

Blaise Pascal (1623-1662)

…il nostro compito è

…il nostro compito è quello di compenetrarci,
così  profondamente,  dolorosamente  e
appassionatamente con questa terra provvisoria e
precaria, che la sua essenza rinasca invisibilmente
in noi.

Rainer Maria Rilke (1875-1926)

Saper dire no

Spesso non sappiamo dire di no poiché temiamo di perdere l’affetto dell’altro; ciò è comprensibile, ma non dobbiamo dimenticare che è sempre nostro dovere continuare a credere in noi stessi anche quando gli altri non ci approvano o ci rifiutano e che un no, detto al momento opportuno, può aiutarci ad uscire dalla trappola di chi crede di potersi accettare solo in una condizione di sudditanza e di compiacenza. Le trappole cognitive che abitualmente ci impediscono di dire di no sono i seguenti pensieri: “L’altro potrebbe sentirsi ferito o rifiutato”; “L’altro potrebbe abbandonarmi”; “L’altro potrebbe rifiutare la mia collaborazione”; “L’altro mi ha detto di sì, quindi debbo dire di sì anch’io”; “Mi sento molto colpevole se l’altro ci rimane male”.

Recuperiamo, quindi, tutta la stima di noi stessi e, quando è opportuno, rispondiamo con un no fermo e deciso: “No, ho deciso…, non voglio”. I nostri diritti valgono quanto quelli degli altri. Spetta a noi che nessuno, chiunque egli sia, si senta legittimato a calpestarli.

Franco Nanetti

Anima mundi

Cercare l’Anima mundi per me significa attraversare il mondo come un cacciatore tribale, o un botanico, o un cercatore d’oro. Significa scrutare ogni cosa attentamente e “divinare”, come si dice, lo specifico genius loci. Per farlo, dobbiamo essere sensibili alle rappresentazioni del mondo, come lo sono gli animali, e anche sensibili alle nostre reazioni corporee intuitive, come pure sono gli animali.

James Hillman

Sofferenza

Ci sono parti della realtà, come l’estinzione degli animali e l’estinzione delle piante, che sono una sofferenza effettivamente insita nel mondo. Alla quale la nostra melancolia deve partecipare. E lo fa, eccome! Noi siamo dalla parte dell’anima mundi, e poiché quella sofferenza è nell’Anima del Mondo noi intimamente soffriamo della sofferenza che si sta producendo nel mondo. Ma il mondo non è solo sofferenza.

James Hillman

A proposito di ANIMALI

Animali

Uomo! libero pensatore – ti credi al mondo
solo a pensare, mentre la vita irrompe in ogni cosa:
delle tue forze la libertà dispone,
ma dai consigli tuoi è assente l’universo.

Rispetta nell’animale uno spirito attivo…
È un’anima, ogni fiore, dischiusa alla Natura;
nel metallo riposa un mistero d’amore:
tutto è sensibile; – E tutto ti sovrasta!

(Gerard de Nerval)

Platone sosteneva di amare “gli antichi perché più vicini agli dèi”…
La stessa idea che il rispetto degli animali consista nell’astenersi dall’ucciderli per cibarsene non è moderna, ma molto, molto antica. Il grande filosofo Plutarco condannava con veemenza l’uso di mangiare carne, e l’uso di pratiche crudeli per il solo scopo di ottenere “succulenti manicaretti”. Inoltre, il filosofo di Cheronea esaltava i Pitagorici per il loro rispetto e per la loro compassione verso gli animali. È il caso dei Giainisti, che praticano una forma estrema di non-violenza: rinunciano a cibarsi non solo di carne, ma anche di qualsiasi cosa contenga un principio vitale, come i semi. Tale credo è addirittura più antico del Buddismo (e quindi anche di Plutarco). Il rispetto dei monaci giainisti per la vita è tale che si mettono una pezzuola sulla bocca e procedono con una ramazza per evitare di uccidere senza motivo anche le creature più minuscole. In occidente, a parte rare eccezioni, si ha sempre avuta la presunzione tipica della ratio materialista, che tutto quello che viene ritenuto privo di ragione può essere assolutamente sacrificato agli scopi umani. Questo ad esempio anche la posizione di molti grandi filosofi, compreso Aristotele.
Si giudica tutto in base alla ragione, e quindi in modo razionale, e non in modo ragionevole.
Esiste un filo potente che unisce Buddisti, Giainisti, Pitagorici e Neoplatonici: Psiche, la sua immortalità e la fiducia nella trasmigrazione delle Anime (compresa l’incarnazione in corpi animali o vegetali). Ogni essere partecipa ad un’unica vita universale: «Essere vivi significa essere anime vive. Un animale – e tutti noi siamo animali – è un’anima racchiusa in un corpo» (Elizabeth Costello).

(vi riporto questi pensieri anche se non sono vegetariano, ma mangio comunque pochissima carne)

Contro il commercio di pelli e pellicce

Moltissimi cuccioli di questi animali verranno portati via, squarciati e massacrati barbaramente. Colui che non rispetta la vita non la merita.

Leonardo da Vinci

Milioni di animali in Cina continuano, ogni giorno, ad essere vittime di violenze, barbarie, stragi.

Cani, gatti, visoni, procioni (la lista è assai lunga, purtroppo) vengono brutalmente torturati, scuoiati vivi al fine lucroso, e quantomai vile, del commercio di pelli e pellicce che finiscono con l’essere acquistati anche in Italia, resi allettanti e in bella mostra nei nostri negozi. Vittime della moda, segni di stile e tendenze del momento (che a tutto si riferiscono fuorché ad anima e a cuore), gli animali divengono un prodotto, fulcro di business di dimensioni enormi. E i capi d’abbigliamento con inserti in pelliccia, proposti anche dagli stilisti delle maggiori case di moda, vengono indossati e sfoggiati con orgoglio da coloro che, forse inconsapevolmente, non comprendono tutto il dolore e la sofferenza celati ma che, con sapiente opportunismo, sono tagliati a misura d’uomo e ben confezionati.

Qualcosa si può fare per cambiare tutto questo, per fermare un autentico orrore.

La LAV (Lega antivivisezione) si sta battendo per realizzare l’ideale di “un mondo senza più pellicce”. E non solo. Da anni, infatti, è impegnata in numerose, preziose, campagne in favore dei diritti degli animali e contro il loro sfruttamento: l’abolizione della vivisezione, la lotta alla zoo mafia, l’approvazione e l’applicazione di leggi migliori con sanzioni più severe per quanti le violino, la difesa della biodiversità e dell’ambiente, nel rispetto del diritto alla vita di ogni essere vivente.

È essenziale far progredire sensibilità e cultura, diffondere una corretta informazione perché maturi una nuova consapevolezza.

Anche noi possiamo offrire il nostro contributo visitando il sito www.lav.it oppure www.nonlosapevo.com per inviare una cartolina virtuale al più importante gruppo di distribuzione organizzata che vende articoli con inserti in pelliccia. Perché un piccolo gesto può davvero salvare la vita di milioni di animali.

Non macchiamoci di complicità verso una crudeltà inutile il cui unico marchio o etichetta prettamente visibile è l’inciviltà, l’indifferenza, il regresso.

“Catastrofi Naturali”

Attenti! Attenti!

Vi lascio l’intervento di Nicola Gelo. Oggi è utilissimo. Leggete e scatenatevi.

Ho trovato un volumetto di Rudolf Steiner (ed. Archiati Verlag) intitolato “Catastrofi Naturali”. Sono qui raccolte due conferenze tenute da questo gigante dello spirito a Dornach (Svizzera) . Il tema è ovviamente l’agire della moralità umana sulla natura.

Eccone un breve passo:

«Quando sono state create le cause di queste catastrofi di natura? – Nel corso degli orrori e delle atrocità delle guerre, a causa delle efferatezze sorte con l’evoluzione ed il progresso dell’umanità.»

Cosa ne pensate?

Cacciator di cacciatori

Secondo il Corriere della Sera i cacciatori in Italia sono “solo” 750 mila, ovvero, nella stagione dei massacri, ops venatoria, ci sono 750 mila fucili che sparano per uccidere.

Facendo un calcolo minimo, per diletto 3 milioni di creature sono sterminate ogni giorno in quel periodo di “sport”.

Ebbene fondiamo l’associazione cacciator di cacciatori.

E con che cosa cacciamo?

Con l’Anima del Sindaco del Rione Sanità. 

Il pernacchio. 

La tangenziale e il rospo.

Qualche giorno fa quasi tutti hanno gridato allo scandalo: latangenziale di ASTI, che costerà 375 milioni è stata fermata per motivi ecologici.

Tutti ridono. E si indignano. E affermano: “Ma che ci importa a noi del Rospo?”

Rospo? E che c’entra? C’entra, c’entra.

Perchè la strada, se costruita, estinguerebbe una specie rara di questi animaletti. Ebbene, indipendentemente dalla politica, sto con il Rospone. Perchè l’umanità furiosa ha già crato troppi danni.

E adesso, un po’ di Rispetto sarebbe un grande segnale. In barba ai 375 milioni che potrebbero essere usati per opere in difesa della Natura. In breve, credo sia il momento di fare un’autocritica serena.. Ma severa. (Economisti, per favore, risparmiatemi le vostre “razionali” obiezioni. Tanto non vi sento. Sono sordo come un rospo, che per la verità ci sente benissimo…)

Porto I

Cari amici,

vi propongo ancora alcuni estratti del mio testo Storia della Magia. Grandi castelli, grandi maghi, grandi roghi, edito dalla Bompiani, 1994.

 

È dalla fine del XI secolo che in Catalogna esistono i chiostri di Santa Ma­ria di Ripoll, San Xugat e di Gerona. All’interno ci sono colonne e capitelli.

Tutti gli studiosi di critica d’arte hanno sentenziato da sempre che si tratta di buoni prodotti di quel periodo, dove sono state scolpite serie di animali fantastici le cui forme sono prodotte a caso.

Seguendo l’immaginazione più sfrenata, gli artisti hanno rappresentato un mondo inesistente, partorito da paure e incubi propri di quei secoli. Basta consultare un qualsiasi manuale per avere queste sentenze. Ebbene, alla fine degli anni Cinquanta, uno storico della musica, dell’arte e della filosofia, Marius Schneider, ha scoperto che quelle bestie «immaginarie» sono poste sui capitelli secondo precise simmetrie e significati e che ciascuna di esse è traducibile in una nota musicale. Trasformando in suoni l’architettura, Schneider è riuscito a realizzare una partitura, 0 meglio, tre canti di tipo gregoriano. I capitelli dei tre chiostri sono dunque un unico inno a Dio. Il fedele del 1100 guardava e contemporaneamente udiva la musica, dato che a quell’epoca tutti conoscevano perfettamente la chiave simbolico-sonora degli animali «fantastici».

Grande scoperta questa. Ma sarebbe bastato consultare un qualsiasi testo di filosofia medievale per sapere del rimando continuo tra belva e nota. Non è stato fatto, e per scoprire il mistero di Santa Maria di Ripoll, San Xugat e Gerona, si è atteso oltre otto secoli. Ma anche adesso nulla è cambiato.

I testi universitari di storia dell’arte continuano a parlare di «animali fantastici» creati a caso da sconosciuti artisti in preda a incubi mistici. Eppure Schneider ha scritto numerosi libri, pubblicati in molte lingue. La sua opera è stata coperta dal silenzio sebbene nel 1976, quando il suo saggio sui tre chiostri è uscito in Italia per le edizioni Archè, Elémire Zolla sul «Corriere della Sera» abbia parlato di risultati così importanti sul piano filosofico, artistico e musicale che di fatto la cultura occidentale non avrebbe potuto essere più la stessa. Troppo ottimismo.

La truppa accademica è sorda e cieca di fronte alle innovazioni, soprattutto per quelle che obbligano a rivedere luoghi comuni consolidati da anni di «insegnamento» e di prebende.

Così i tre inni di tipo gregoriano continuano a non cantare nelle orecchie sorde di fedeli e visitatori. Ma coloro che navigano sullHermes possono andare in biblioteca e leggere Pietre che cantano per scoprire che già nelI’antico Egitto è il Sole Canoro a creare il mondo mediante il suo grido luminoso e che i primi animali in cui ci si imbatte nei tre chiostri sono il Leone vittorioso e il Toro sacrificale. Nella tradizione mistica medievale, il primo è il giorno trionfante che risuona nella nota FA e il secondo è la notte umile e piena di abnegazione che canta il MI.

Che il FA e il MI ci siano propizi perché, secondo san Gregorio, è con queste note che si iniziano tutte le navigazioni per i mari (celesti).

Buon senso animale — “Gatti a Venezia”

Gatti a Venezia

Una delle città legate al gatto è Venezia. Prima ancora che la città si organizzasse attorno a Rivo Alto (Rialto) e si formasse la grande Serenissima, questo animale veniva considerato di utilità pubblica e come tale, doveva essere non solo curato, ma anche rispettato.

I gatti della città erano dei veri e propri predatori di topi che invadevano le case, i mercati ed i magazzini. Lottavano quotidianamente con le famose “pantegane”, grossi topi originari della Grecia.

I numerosi contatti commerciali tra Venezia e Bisanzio portarono all’importazione di tessuti meravigliosi trapunti d’oro e d’argento, raffinati gioielli carichi di pietre preziose, profumi, spezie rare. I mercanti veneziani scoprirono un’altra mercanzia altrettanto preziosissima, quella di animali di rara bellezza con occhi di oro, pelo lunghissimo e setoso: i gatti d’angora, considerati a Bisanzio gatti di compagnia. Nella città lagunare, non c’era palazzo abitato da nobili e mercanti in cui non si trovasse un gatto fiabesco, sdraiato mollemente su cuscini di fine broccato e lampasso, trattati come piccoli principi. Questa moda si diffuse velocemente facendo salire vorticosamente le richieste, a tal punto da essere pagati a peso d’oro.

A Venezia si ebbero così due tipologie gattesche: una di gran lusso e l’altra di gatti indigeni cosiddetti lagunari, non belli, ma certamente bravissimi per la caccia a topi e pantegane.

Ada Pavan Russo, Il Gatto: Anima di Iside, Tempio di Iside, 2002, pag. 35

Buon senso animale

Uno spazio dedicato agli animali, per dar loro voce e sguardo…

 

Buon senso animale (perdita del)

Critica da parte degli animali. – Temo che gli animali considerino l’uomo una creatura simile a loro, che ha perduto in misura estremamente pericolosa il buon senso animale: vedono in lui un animale che delira, che ride, che piange, un animale infelice.

Friedrich Nietzsche, in Gabriele La Porta, Dizionario dell’Inconscio e della Magia, Sperling & Kupfer, 2008.

Verrà un giorno nel quale gli uomini giudicheranno dell’uccisione di un animale nello stesso modo che essi giudicano oggi di quella di un uomo.

Leonardo Da Vinci.

Contro il traffico di cuccioli di cane e gatto

Il 29 e il 30 novembre la LAV (Lega Antivivisezione) sarà in centinaia di piazze in tutta Italia per raccogliere firme a favore della suddetta petizione e chiedere alle Istituzioni leggi e misure di controllo e contrasto del traffico.

Arrivano a migliaia ogni anno. Dai Paesi dell’Est. Sottratti alle madri appena nati. Per finire nei negozi di animali.

Questione di business. Un business, che arricchisce trafficanti senza scrupoli.

Per conoscere la piazza a te più vicina visita il sito della LAV.