“Tutto può succedere”, diretta da Lucio Pellegrini, è la nuova serie family in onda a partire da questa sera su Rai 1 in prime time. Prodotta da Rai-Fiction e Cattleya, è il primo remake di “Parenthood”, serie TV americana di grande successo, ideata da Jason Katims. Riadattarla per il pubblico italiano ha richiesto un notevole sforzo da parte degli sceneggiatori Filippo Gravino, Guido Iuculano e Michele Pellegrini, che hanno tenuto a mantenere un’impostazione formale della narrazione, più consona agli spettatori nostrani, senza eccedere in conflitti melodrammatici e vicende romanzesche, come succede nella serie da cui prende spunto. Quindi via a dialoghi naturalistici, poca retorica dei sentimenti e tanto calore umano, tutto cadenzato da un ritmo serrato. Di cosa si parla in “Tutto può succedere”. Ovviamente di una famiglia, una grande famiglia, i Ferraro. I genitori sessantenni Ettore e ed Emma, interpretati da Giorgio Colangeli e Licia Maglietta, vivono in una casa con giardino fuori Roma. Hanno quattro figli grandi, due maschi e due femmine. Il maggiore è Alessandro (Pietro Sermonti), riveste il ruolo del “fratellone”, che cerca di aiutare gli altri e al quale tutti si rivolgono. Sposato con Cristina (Camilla Filippi), hanno due figli, l’adolescente irrequieta Federica e il piccolo Massimiliano, affetto dalla sindrome di Asperger. La secondogenita dei Ferraro è Sara (Maya Sansa) che, andata via di casa giovanissima, si trova costretta a tornarci perché abbandonata dal suo compagno Elia con Ambra e Denis, i figli adolescenti. Giulia (Ana Caterina Morariu) e Carlo (Alessandro Tiberi), infine, sono i “piccoli” della famiglia. Lei, brillante e benestante avvocato, è sposata con il collega Luca (Fabio Ghidoni), disoccupato che si è adattato molto bene a fare il “mammo” alla loro bambina di tre anni. Carlo è il classico Peter Pan. A trentatré ha l’eterna fidanzata che lo mette in crisi quando gli dice di volere un figlio, vive in un barcone sul Tevere sopra al suo locale, il Major Tom, dove organizza concerti. Ma il destino lo aiuterà a cambiare vita con l’arrivo di Robel, un bambino nato cinque anni prima, da una relazione occasionale con Feven, una violinista di origini eritree.
Una famiglia e tre generazioni a confronto per un affresco contemporaneo dell’Italia di oggi. Tanti personaggi con sfumature diverse, molte storie che si intrecciano tra loro, unite da un centro solido e sicuro, quello del capofamiglia Ettore che, seppure ingombrante, è granitico e presente. Gli fa da spalla Emma, la moglie un po’ svampita, che comprende più di quel che sembra, regalando affetto ai suoi figli smarriti o delusi dagli imprevisti della vita. Gli attori, tutti bravissimi, rendono “vivi” sullo schermo i personaggi che interpretano e la regia dà spazio alla spontaneità e alla verità della recitazione. “Tutto può succedere” alterna momenti di commedia a momenti drammatici, mettendo in evidenza i meccanismi di connessione che lega tutti i componenti della famiglia che, come tutte quelle reali ha momenti felici e problemi quotidiani da affrontare.
Clara Martinelli
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