Da oggi a Roma inizia il “Festival del Romanzo Storico”

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Oggi, a Roma, alle ore 18,30, con la presentazione del romanzo “L’ultima legione occulta” di Roberto Genovesi (edito da Newton Compton) avrà inizio una rassegna culturale dedicata al romanzo storico. L’evento, che si svolgerà presso la sala conferenze della FUIS in Piazza Augusto Imperatore 4, vedrà la partecipazione di alcuni maestri del genere come Luigi De Pascalis, Andrea Frediani, Fabrizio Cordoano. “Si tratta di un’occasione per riportare alla memoria storie di un mondo passato che possono offrire ancora grande testimonianza, perché una civiltà che perde il legame  con il proprio passato  è una civiltà che rischia di camminare sul nulla”, afferma Mario Sammarone, curatore della rassegna. Organizzate dall’Associazione Editori Abruzzesi, il ciclo di sei conferenze terminerà il 26 febbraio con la presentazione del libro “Le lacrime degli eroi” (Einaudi) di Matteo Nucci.

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Cinema da non perdere: “45 anni” di Andrew Haigh

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“45 anni”  è un film  scritto e diretto da Andrew Haigh. Gli attori protagonisti Charlotte Rampling  e Tom Courtnay hanno vinto l’Orso d’Argento per la migliore interpretazione femminile e maschile all’ ultimo Festival di Berlino. I coniugi Kate e Geoff Mercer conducono una vita tranquilla nella campagna inglese e si preparano a festeggiare 45 anni di matrimonio con una grande festa. A pochi giorni dall’evento però, qualcosa arriva a turbare le loro esistenze. Una lettera, destinata al signor Mercer, lo informa che il corpo della sua prima fidanzata, morta in un incidente di montagna in Svizzera oltre cinquant’anni fa, è stato ritrovato perfettamente conservato in un ghiacciaio. Inesorabilmente la notizia sconvolge Geoff e Kate e  i loro equilibri di coppia. L’uomo cerca di nascondere il proprio turbamento, ma Kate, che non sapeva nulla della precedente relazione del marito, comincia a scavare nel passato venendo così a conoscenza di un inquietante segreto. “45 anni” mostra come un matrimonio che non ha mai subito un arresto possa, ad un certo punto, incrinarsi per cose mai dette. C’è tanto da indagare sul passato di Geoff, ma Kate si accorge che c’è tanto da capire anche di se stessa e di come abbia potuto chiudere gli occhi davanti alla realtà. Il velo le si squarcia pian piano, mettendo una dietro l’altra le informazioni che ottiene da sola e che il marito sarà poi costretto a confermare. L’amore che, pensava granitico, rivela più di una falla e lei si rende conto di essere stata una seconda scelta sentimentale per quell’uomo sposato quarantacinque anni prima. Un’opera emozionante e coinvolgente, strutturata su una sceneggiatura che pare ricalcare perfettamente il tranquillo quotidiano, intimo e domestico, di una misurata coppia inglese. I personaggi agiscono in maniera fredda e controllata, quasi fino alla fine del film quando Kate si lascia andare ad un pianto disperato, liberatorio e consapevole. E’ lo stesso Haigh ad ammettere che l’idea del film, tratto dal racconto “In Another Country” di David Constantine, gli è venuta perché c’era qualcosa di struggente in una relazione che inizia a vacillare proprio quando si avvicina all’ultimo ostacolo prima del traguardo.

Clara Martinelli

 

 

I rumori dell’alba

Come è forte il rumore dell’alba!
Fatto di cose più che di persone.
Lo precede talvolta un fischio breve,
una voce che lieta sfida il giorno.
Ma poi nella città tutto è sommerso.
E la mia stella è quella stella scialba
mia lenta morte senza disperazione.

Sandro Penna

Cinema: è uscito nelle sale italiane “87 ore – gli ultimi giorni di vita di Francesco Mastrogiovanni”, film documentario di Costanza Quatriglio

locandinaPresentato in anteprima  al Festival “ARCIPELAGO” e uscito ieri nelle sale  “87 ore – gli ultimi giorni di vita di Francesco Mastrogiovanni” di Costanza Quatriglio, un film documentario che  racconta gli ultimi giorni di Francesco Mastrogiovanni,  maestro elementare di 58 anni, originario di Castelnuovo Cilento, legato al letto di contenzione fino alla morte, sopraggiunta appunto dopo 87 ore. Continuamente ripreso da nove videocamere di sorveglianza poste all’interno del reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania, il racconto mostra il lato disumano di quel ricovero coatto. Si tratta di un documento unico perché per la prima volta le telecamere hanno dato la possibilità di vedere come il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) venga spesso usato come strumento di repressione e punizione, piuttosto che come mezzo di contenimento. Una violazione dei diritti umani all’ordine del giorno nel nostro paese, sulla quale si battono da anni l’associazione “A Buon Diritto” di Luigi Manconi. Scritto da Costanza Quatriglio con Valentina Calderone e con la collaborazione di Luigi Manconi, avvalendosi della testimonianza della nipote di Francesco Mastrogiovanni, Grazia Serra, e dei suoi genitori, il film è prodotto da Marco Visalberghi (“Sacro Gra”) per DocLab col patrocinio di Amnesty International e in collaborazione con Rai 3, che lo manderà in onda il 28 dicembre. Cosa è successo per aver indotto i medici a ricorrere ad un simile trattamento? Partiamo dall’inizio. E’ il 31 luglio 2009. Il maestro viene bloccato e prelevato dalla spiaggia di un campeggio del Cilento da un grande dispiegamento di forze tra carabinieri, polizia municipale e guardia costiera,, perché la sera precedente aveva guidato velocemente  nella zona pedonale di Acciaroli in stato confusionale. L’uomo viene trasportato con un’ambulanza presso il reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania in provincia di Salerno per essere sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio. Addormentato per la forte sedazione, Mastrogiovanni viene spogliato, legato al letto con le cinghie che gli bloccano polsi e caviglie, lasciato ad agonizzare con la noncuranza di medici ed infermieri che gli passano accanto.  Il 4 agosto  morirà di edema polmonare.

87-ore“In quel mondo a circuito chiuso, le videocamere di sorveglianza servivano a osservare i pazienti. – dichiara Costanza Quatriglio –  Immagini a scatti che restituiscono la meccanicità della procedura, la reificazione dei corpi, una disumanità filmata da un occhio disumano che si sostituisce alla relazione degli esseri umani con gli altri esseri umani. Quando ho cominciato a studiarle, mi sono apparse immediatamente come l’espressione del grado zero della coscienza. I corpi bidimensionali, privati di ogni soggettività, inseriti in un meccanismo che porta all’assuefazione, all’addormentamento della ragione. Tutt’altro che facile decidere di realizzare il film e tutt’altro che facile portarlo a compimento. Ma a dirci come è morto Mastrogiovanni non è infatti il racconto della sua sofferenza, né la crudele indifferenza di quelle immagini, ma uno sguardo, uno sguardo umano, quello del medico legale che osserva il corpo ormai libero da quelle cinghie di contenzione che per giorni hanno stretto caviglie e polsi. L’osservazione diretta, l’unica osservazione possibile, di un essere umano verso un altro essere umano. La relazione con un corpo che non può più parlare ma che può essere ancora ascoltato.” La Quatriglio, autrice di docu-film molto apprezzati,  integra queste riprese, che occupano gran parte del documentario, con le testimonianze della nipote e della sorella che si sono battute affinché i responsabili venissero puniti. “87 ore” si presenta come un esempio di cinema civile, che ci mostra e analizza i fatti così come si sono svolti, passando dalla crudezza del film-inchiesta all’orrore del thriller claustrofobico.

Clara Martinelli

 

Come funziona il male

Shakespeare o Dostoevskij, pensavo io, illuminano i labirinti morali fino ai loro ultimi meandri, dimostrano che l’amore è in grado di condurre all’assassinio o al suicidio e riescono a farci provare compassione per psicopatici e malvagi; è loro dovere, pensavo io, perché il dovere dell’arte (o del pensiero) consiste nel mostrarci la complessità dell’esistenza al fine di renderci più complessi, nell’analizzare come funziona il male, per poterlo evitare, e perfino il bene, forse per poterlo imparare.”

Javier Cercas

Cinema da non perdere: “Dheepan” di Jacques Audiard

DHEEPAN_Still

Vincitore della Palma d’Oro a Cannes, “Dheepan” di Jacques Audiard si troverà ancora per poco nelle sale italiane, ma è assolutamente da non perdere. Il protagonista, il Dheepan del titolo, è un ex combattente delle Tigri Tamil (Jesuthasan Anthonythasan, ex bambino soldato fuggito dallo Sri Lanka e diventato scrittore) che per fuggire dalla guerra civile dello Sri Lanka e chiedere asilo politico in Francia, forma una finta famiglia con una giovane donna, Yalini, e una bambina di nove anni, Illayaal. I tre si trasferiscono nella banlieu parigina, violenta e malfamata, e trovano rifugio in un agglomerato, dove Dheepan lavora come guardiano tuttofare. Yalini fa la badante ad un anziano, mentre la bambina frequenta una scuola e, superate le difficoltà iniziali, si inserisce molto bene. In questa normalità illusoria, quasi si convincono di essere una vera famiglia. Una routine rotta però dai traffici delle bande criminali del posto e le loro regole. Quando verranno coinvolti in una brutale esplosione di violenza, i fantasmi del passato torneranno a tormentare Dheepan e occorrerà prendere una decisione, se rimanere insieme o separarsi.
Jacques Audiard, regista de “Il profeta” e “Un sapore di ruggine e ossa”, con “Dheepan” rende un omaggio all’amore e alla possibilità delle persone che hanno subito grossi traumi di rifarsi una vita. I protagonisti del film all’inizio fanno addirittura fatica a parlare tra di loro e non per questione d’idioma, che è lo stesso, ma perché non si conoscono. Sono degli estranei l’uno per l’altro, i quali si ritrovano a vivere in un mondo nuovo, che si accorgono essere non tanto diverso da quello che hanno lasciato. Audiard mira a raggiungere lo spettatore, coinvolgendolo emotivamente e a partecipare attivamente alle vicende dei personaggi, attraversando con loro l’inferno della violenza e le rispettive trasformazioni: quella esteriore che ha a che fare con l’emigrazione e l’integrazione sociale, l’altra quella intima, domestica e interiore. Il regista affida ai gesti, agli sguardi, ai silenzi dei personaggi lo snodarsi della storia con asciuttezza e un certo sotto tono che rendono il film un esempio di linguaggio e di stile cinematografico.

Clara Martinelli

Creatura complicata è l’uomo

Creatura complicata è l’uomo: sa tanto di tante cose, ma conosce davvero pochissimo se stesso.
Il problema di cosa sia l’uomo è sempre l’ultimo che ci poniamo.
L’uomo è anche ciò che né lui né gli altri sanno di lui; si è contenti di non conoscere se stessi, perché niente più di questo disturba il roseo bagliore delle illusioni.
L’incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante.
L’uomo dovrebbe prima di tutto sforzarsi di conoscere sé stesso, per poi vivere in armonia con la propria verità.
Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito’.

Carl Gustav Jung

Presentazione del libro “Chi siete?” di Doriana Vovola ad Arezzo, opera che contiene le mie “Suggestioni”

280_0_4844867_458062Carissimi,

oggi, 21 novembre, alla manifestazione “Incontri d’ Autore” ad Arezzo, alle ore 17.30, presso la libreria Mondadori, la scrittrice Doriana Vovola presenterà il libro “Chi siete?”, edito da Europa Edizioni.  Musicologa, progettista culturale e artista multiforme, l’autrice declina il suo impegno alla sensibilizzazione e al sostegno attivo dei diritti umani, sociali e civili, animali e dell’ ambiente. Per la sua attività ha ricevuto diversi premi per i diritti umani dei popoli e dei singoli.

“..Prigionia e libertà, elettricità emotive e perdita di baricentro esistenziale. Sensitività, poesia, filosofia e mistica in paradigma teatrale come
atto di presenza verso popoli, etnie, culture, sensibilità devastate dalle persecuzioni. …Densa sospensione di aneliti, negazioni, fughe, volontà…
dinamiche battenti, sognanti di realtà nevralgiche che intrecciano, tagliano, donano, s’incuneano e sperano.
Se la prigionia fosse superficie d’ acqua cosa apparirebbe dell’ umanità affacciata sul suo specchio? Stati d’essere non più persone. Sentimenti
e prospettive che generano, alimentano e sfogano unicamente nella dimensione interiore. ‘Chi siete?’ pungola l’umanità, mostra l’ afflato
dell’umanità vittima della violazione. “…una rappresentazione di incanti. Una successione di energie al galoppo. …andare per coinvolgimenti. …psichici dirupi da cui è impossibile allontanarsi. Sottrarsi. …iniziano le voci, una per volta e tutte insieme.”
(dalla prefazione “Suggestioni” di Gabriele La Porta)

 

Indizi

Come spostando pietre:
geme ogni giuntura! Riconosco
l’amore dal dolore
lungo tutto il corpo.

Come un immenso campo aperto
alle bufere. Riconosco
l’amore dal lontano
di chi mi è accanto.

Come se mi avessero scavato
dentro fino al midollo. Riconosco
l’amore dal pianto delle vene
lungo tutto il corpo.

Vandalo in un’aureola
di vento! Riconosco
l’amore dallo strappo
delle più fedeli corde
vocali: ruggine, crudo sale
nella strettoia della gola.

Riconosco l’amore dal boato
– dal trillo beato –
lungo tutto il corpo!

Maria Cvetaeva (1892 – 1942)

“Lea” di Marco Tullio Giordana, questa sera in onda su Raiuno alle 21,20

lea2_jpg_1003x0_crop_q85Da non perdere, questa sera,  “Lea” di Marco Tullio Giordana, in onda su Rai uno alle 21,20.  Il film, che ha aperto il Roma Fiction Fest da poco concluso, racconta della storia esemplare di Lea Garofalo, la calabrese che ha lottato strenuamente contro le regole della ‘ndrangheta.  Cresciuta in una famiglia criminale (lei e il fratello erano ancora bambini quando il padre viene ucciso sulle scale di casa) a Petilla Policastro, in provincia di Crotone, compie il grosso errore di innamorarsi di Carlo Cosco, un delinquente, con il quale ha una figlia, Denise. I due non si sposeranno mai, perché Lea, ragazza moderna, ritiene che non sia necessario. Si trasferisce con lui a Milano, dove Carlo gestisce un traffico di spaccio e usura, davanti agli occhi della compagna e della figlia. Lea però non è come lui e la sua famiglia d’origine, vuole una vita diversa per lei e la figlia. Non un’esistenza fatta di violenza, menzogna e paura, ma una normalità che le permetta di crescere bene Denise. E’ il 2002 quando decide di diventare collaboratrice di giustizia, lasciando Carlo Cosco e rivelandone i traffici. Viene sottoposta con sua figlia ad un programma di protezione che, passati alcuni, decade per motivi burocratici. Lea, rimasta senza soldi, senza casa e senza una tutela, è costretta a vivere con la madre a Petilla Policastro e a chiedere aiuto a Carlo per il mantenimento della figlia. Denise, ormai adolescente, vorrebbe andare all’università per studiare giurisprudenza e ha bisogno che il padre la sostenga economicamente. Salgono a Milano e  Lea, allontanata dalla figlia con un tranello, viene rapita e uccisa. Ma Carlo ha fatto male i suoi conti. Fa credere alla ragazza che la mamma l’ha abbandonata, ma Denise che ha un legame fortissimo con Lea, sa che non è vero e che lui l’ha ammazzata. La sua volontà di giustizia permetterà d’individuare processare tutti i responsabili dell’omicidio della madre, costituendosi parte civile contro suo padre. Con un linguaggio realistico, asciutto e diretto, Marco Tullio Giordana ha diretto una grande storia di denuncia e impegno, rendendo omaggio a una donna semplice diventata un modello civile di coraggio. Scritta insieme a Monica Zapelli, con la quale aveva già affrontato questo tema  ne “I cento passi”, basato sulla vicenda di Peppino Impastato, la narrazione non cade mai nel sentimentalismo e nella retorica. Costruito per la televisione con la stessa cura usata per il cinema, il regista ha dovuto narrare un periodo cronologico piuttosto lungo e ricco di eventi. In soli 95 minuti, il racconto di Lea, interpretata dalla brava e intensa Vanessa Scalera, e di Denise, che ha il volto di Linda Caridi, con la sua carica emotiva è capace di coinvolgere lo spettatore fino al midollo.

Clara Martinelli

Non capirsi è terribile

Non capirsi è terribile –
non capirsi e abbracciarsi,
ma benché sembri strano,
è altrettanto terribile
capirsi totalmente.

In un modo o nell’altro ci feriamo.
Ed io, precocemente illuminato,
la tenera tua anima non voglio
mortificare con l’incomprensione,
né con la comprensione uccidere.

Evgenij A. Evtusenko

Il viandante

Io sono un viaggiatore e un navigatore
e ogni giorno scopro una regione nuova nella mia anima.”
Kahlil Gibran

“Sandokan”, un mito intramontabile ricordato al RomaFictionFest

Si chiude ufficialmente oggi, domenica 15 novembre, con la premiazione al Cinema Adriano, la nona edizione del RomaFictionFest, un brand dell’Associazione Produttori Televisivi, prodotta da Fondazione Cinema per Roma, sostenuta da Regione Lazio e Camera di Commercio di Roma, con il coordinamento artistico di Piera Detassis. Tra le tente sorprese del festival che quest’anno ha contato su molte presenze internazionali e un incremento del 20% di pubblico, vogliamo ricordare la retrospettiva con la riproposta degli episodi integrali, che gli organizzatori hanno dedicato allo sceneggiato televisivo “Sandokan”, riconosciuto ancora oggi come uno dei più famosi della storia della televisione italiana. Trasmesso dalla RAI  in 6 puntate, dal 6 gennaio all’8 febbraio del 1976, diretto da Sergio Sollima e interpretato da Kabir Bedy, Phlippe Leroy, Carole André, Andrea Giordana e Adolfo Celi. Tratto dai romanzi del ciclo indo-malese di Emilio Salgari, la sceneggiatura si ispira in buona parte ai libri Le Tigri di Mombracem e “I Pirati della Malesia”. La lavorazione dello sceneggiato fu molto complessa e  richiese circa quattro anni per poter essere realizzato, grazie soprattutto al grande sforzo lavorativo di Sollima, intenzionato a realizzare un prodotto realistico e imponente. “Sandokan” è stato il primo caso di “teleromanzo” italiano a essere realizzato con la cura e la grandiosità produttiva di un kolossal cinematografico e inaugurò l’inizio di forme di coproduzione con produttori italiani e stranieri, avvalendosi dell’opera di registi e intellettuali per rendere l’idea fiction come noi l’abbiamo oggi.

Quando Goffredo Lombardo e Elio Scardamaglia, rispettivamente produttore della Titanus e della Rai, dopo aver ricevuto il rifiuto da parte di molti altri registi, proposero a Sergio Sollima di dirigere Sandokan, egli ne fu entusiasta. Mise subito in chiaro però  che lo avrebbe diretto solo se gli avessero permesso di andare a girare sui luoghi veri, utilizzando attori asiatici, muovendosi tra India, Malesia e Thailandia. Il motivo della sua felicità nei confronti della proposta che gli era stata fatta era che Sollima conosceva molto bene Emilio Salgari. Sapeva che le opere dell’autore non erano semplici da trasporre in televisione e per semplificare decise di concentrarsi soprattutto su “Le Tigri di Mompracem” e  “I pirati della Malesia”, dando più spazio allo sviluppo coloniale inglese del periodo e alla storia d’amore tra Sandokan e Marianna. Anche alcuni personaggi secondari come Yanez e James Brooke acquistarono vigore e diventarono importanti ai fini della storia. Per la scrittura della sceneggiatura, Sollima si fece aiutare da Alberto Silvestri (coautore, anni dopo, del “Maurizio Costanzo Show”). Per la scelta del protagonista, Sollima organizzò un vasto e complesso piano di ricerche terminate quando ai provini a Mumbai, nel 1974, si presentò Kabir Bedi, un giovane indiano di religione Sikh, che si era presentato per interpretare Tremal-Naik. Ancora oggi, l’attore afferma che deve tutta la sua carriera al ruolo di Sandokan e a Sergio Sollima che ebbe il coraggio di affrontare una produzione così costosa per quei tempi. Lo ha ripetuto anche durante la reunion del cast in occasione della retrospettiva, realizzata in collaborazione di Samanta e Stefano Sollima (regista di “Romanzo criminale”, “Gomorra” e “Suburra”), figli di Sergio, scomparso la scorsa estate all’età di 94 anni. Dello sceneggiato si ricorda anche la bellissima canzone della sigla, scritta da Guido e Maurizio De Angelis (Oliver Onion), diventata ormai un cult. Mentre, tra le scene di maggiore intensità, la morte di Marianna, interpretata da Carole André, resta quella più commovente.

 

Clara Martinelli

Parole

Parole,
dove il cuore dell’uomo si specchiava
– nudo e sorpreso – alle origini; un angolo
cerco nel mondo, l’oasi propizia
a detergere voi con il mio pianto
dalla menzogna che vi acceca. Insieme
delle memorie spaventose il cumulo
si scioglierebbe, come neve al sole.

Umberto Saba

Oggi a Roma presentazione del volume “Storie in divenire: le donne nel cinema italiano” dei Quaderni del CSCI

eleonora

 Cari amici,

Oggi, alle 18,00 verrà presentato a Roma, presso la libreria “Altroquando  in via del Governo Vecchio 80, il volume “Storie in divenire: le donne nel cinema italiano”, a cura di Lucia Cardone, Cristina Jandelli e Chiara Tognolotti.

“Quella delle donne nel cinema italiano è una storia in divenire perché non è stata ancora scritta. Una storia che continua ad esser cominciata ed interrotta, ma che in molte desiderano conoscere e narrare. Certo dagli anni ’70 in poi, con l’ondata dei femminismi, anche in Italia l’esigenza di indagare le donne dello schermo è divenuta irrinunciabile, ma l’approccio è stato in qualche occasione rivendicativo ed ideologico, oppure, in alcuni studi di caso, meramente autoriale, nel pur giusto tentativo di riconoscere il talento e la qualità estetica di singole registe. Ciò che oggi ci sta a cuore è un racconto differente, capace di tenere insieme un panorama più ampio e mosso, in una certa misura collettivo, delle donne del cinema italiano colte nel loro insieme, dalle origini ai giorni nostri. E inoltre vogliamo parlare di loro e di noi, adottando il «partire da sé» come irrinunciabile pratica conoscitiva e prezioso strumento di indagine. L’idea è quella di mescolare le storie degli oggetti di studio con i soggetti che le narrano in un divenire storico, muovendo dalle varie professioni che hanno esercitato le donne nel cinema italiano – non soltanto registe e attrici ma anche sceneggiatrici, montatrici, costumiste e così via – per arrivare alle «donne di celluloide» ossia alle «personagge» che hanno abitato ed abitano gli schermi nostrani. La sfida consiste, dunque, nell’accogliere il numero più elevato possibile di voci femminili, quelle di chi ha fatto la storia del cinema italiano e quelle di coloro che oggi, per la prima volta in modo organico, desiderano raccontarla”.
«Quaderni del CSCI», n. 11, 2015, pp. 384 (@Daniela Aronica editora, Barcelona)

LE 7 LEGGI UNIVERSALI – parte quarta

Di Rita Zeppa

In questa ultima parte dedicata alle 7 Leggi Universali, voglio riportare più che una mia elaborazione come quella degli articoli precedenti fatta prendendo vari spunti su questo argomento da più letture prese dal web e dove spesso non era citata la fonte, questi brani tratti direttamente dal “Diario di una ragazza indaco” di Michela Marini (© COPYRIGHT Distribuito con Licenza Creative Commons) che andranno a concludere l’intero capitolo dedicato appunto alle 7 Leggi Universali.

QUINTA- LEGGE DEL RITMO O ARMONIA

Tutto si muove come un pendolo;
la misura del suo movimento verso destra è la stessa
del suo movimento verso sinistra;
il Ritmo è la compensazione tra le due oscillazioni.
Il Divino è Perfetta Armonia, ciò che appare disarmonico (miserie, sofferenze, ecc.) non sono una creazione del Divino ma dell’uomo. Tutti gli uomini che vogliono vivere nell’armonia e nella pace possono adottare come sistema conoscitivo e di giudizio la Legge del Ritmo che ha un valore universale, dal momento che sottintende non solo tutte le funzioni vitali ma anche tutto ciò che esiste nell’intero universo.
La Legge del Ritmo è semplice nel suo ricorrente dinamismo; a non si compiorta stupidamente come la logica che una volta stabilito un presupposto, si precipita come una valanga lungo la china degli inevitabili effetti, con risultati disastrosi; sempre in disaccordo con quanto implicito nel presupposto stesso.
A differenza dalla logica non deve mostrare un punto di partenza più o meno visibile, un presupposto di origine esteriore e materiale, scelto per motivi non sempre chiari o in base a percezioni sensoriali a volte errate o incomplete.
Il metodo di conoscenza Ritmica parte sempre da un Centro Spirituale invisibile, scelto per Fede o per Amore, da cui s’irradia un concetto che si “sente” interiormente con certezza la validità.
Tale concetto che all’origine è sempre abbastanza vago e indistinto, parte dal Centro da cui nasce e con un moto convettivo o parabolico, ritorna di continuo al suo punto di partenza.
Aggiornandosi con l’esperienza del suo viaggio e dove si ritempra assorbendo nuove forze per un ulteriore viaggio più esteso e proficuo. Tutto ciò avviene con ritmo rapidissimo che a livello psicologico si conclude in breve tempo in modo chiaro, con una illuminazione di tipo intuitivo.
Nel processo Ritmico – Intuitivo, a differenza di ciò che avviene nel processo Logico – Deduttivo, il Tempo non esiste, se non in modo provvisorio, in quanto pur nascendo dal Centro e identificandosi nel Moto Convettivo ascendente che crea il Tempo che passa verso il Futuro, una volta toccato il vertice della Parabola questo Tempo cessa di esistere, dal momento che comincia a regredire nel moto discendente che rappresenta il viaggio verso il Passato fino al Centro in cui viene riassorbito, prima di venir riemanato per un nuovo viaggio verso un futuro del tutto relativo, data la sua brevissima durata; ma di tutto ciò gli esseri umani non hanno assolutamente coscienza.

Infatti non riuscendo a percepire gli intervalli che caratterizzano lo svolgersi del Tempo, così come non percepiscono i ritmici intervalli esistenti nella luce del Sole o in una proiezione cinematografica, essi attribuiscono al Tempo una continuità ed una direzione unilaterale che esso non possiede assolutamente. Quindi nel Processo Ritmico di conoscenza, il Tempo nasce e muore di continuo dall’Eterno e nell’Eterno Presente Divino di un Centro Spirituale.
Il Metodo di conoscenza Ritmico, offre a chi lo pratica e crede con Fede certa nella sua validità, dei vantaggi straordinari, primo fra tutti il contatto con Dio che è Verità e Unica Realtà; poi la possibilità di viaggiare, in teoria, nello spazio e nel tempo sia in avanti che a ritroso, dal momento che nell’Eterno Presente d el Divino, tutto è già accaduto e nel contempo tutto deve ancora accadere, offrendo così all’uomo che si identifica pienamente nell’Attimo Presente, l’incredibile possibilità di modificare sia il Passato che il Futuro. Ma per riuscire in questo, non è sufficiente credere nella realtà di un simile potere.
Non basta conoscere la Verità per avere il potere di modificare a proprio piacimento la ritmica Realtà dell’esistenza, ma è necessario “DIVENTARE LA VERITA’, RINUNCIANDO A TUTTE LE ILLUSIONI CHE CI MANTENGONO SEPARATI DALLA REALTA’. LA VERITA’ E’ UN ESSERE VIVENTE CHE SI IDENTIFICA NELLA REALTA’ DIVINA.”

Infatti qualcuno disse:
IL PADRE ED IO SIAMO UNA COSA SOLA.
(Gesù)

SESTA – LEGGE DI CAUSA – EFFETTO

Non giudicate, per non essere giudicati;
perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati
e con la misura con la quale misurate sarete misurati
(Mt, 7,1-2)

Ogni causa produce un effetto, ogni azione genera un risultato.
La legge di causa–effetto è conosciuta nella cultura sanscrita come karman il termine deriva dalla radice sanscrita kr che significa “fare, compiere, produrre, agire, movimento” e perciò viene anche chiamata Legge del Karma. Si tratta di una legge di equilibrio universale che serve a bilanciare ogni squilibrio.
Le azioni umane ad esempio sono le cause, le cose che ci accadono sono gli effetti: “il caso non esiste”. Le azioni umane sono normalmente in balia dell’ego, dei nostri io, sottoforma di tensioni emozioni e pensieri. Senza consapevolezza non c’è libero arbitrio, non c’è libera scelta e quindi non si possono ottenere gli eventi desiderati.
La Legge di Causa – Effetto interessa tutti, anche chi ha sviluppato maggiori poteri.
Con grandi poteri arrivano grandi responsabilità.
Tutto quello che abbiamo ce lo creiamo noi costantemente. Non tutti coloro che patiscono tribolazioni, patiscono per caso. Colui/colei che ha sperimentato che cosa produce l’odio non può non amare. La verità rende libero l’uomo e lo propietta verso un destino migliore. Ciò che seminate raccoglierete, ciò che raccoglierete istruirà il destino del domani.
Non è una Legge di punizione bensì una Legge di giustizia. Ogni causa ha il suo effetto e tutti gli organismi le sottostanno: dall’atomo, all’uomo, al cosmo. Tutto è interconnesso, anche la più piccola azione ha la sua parte e la sua controparte, vale a dire l’effetto. Il problema di molti esseri umani è di non riuscire a collegare i fatti della propria vita con le azioni del passato, trovando sempre un capro espiatorio per le proprie disavventure negli altri o nel destino, con il risultato di sentirsi, di conseguenza, delle vittime.
Se si riuscisse a comprendere che l’azione negativa è in reltà il risultato dei propri errori, di pensiero o di cattiva condotta, si eliminerebbe quel risentimento e amarezza nei confronti della vita.
La comprensione e l’accettazione della Legge di Causa – Effetto, aiuta a farci sentire sempre più responsabili verso noi stessi e verso gli altri, attraverso l’azione veniamo quindi educati a compiere atti giusti verso noi stessi e l’umanità. tutto si riduce a pensiero, perché le altre azioni sono la conseguenza del pensiero.
Siamo e saremo ciò che pensiamo.
Il pensiero che produciamo, nasce nella nostra mente, và, parte, si amplifica e risuona tutt’attorno a noi e, come un suono infinito si propaga in tutto l’universo. Quindi non dobbiamo rapportare i nostri problemi a qualcosa di esterno; tutto dipende da noi, tutto è dentro di noi. Ciò significa controllare i nostri pensieri e le azioni che abbiamo compiuto durante la giornata, dalla mattina al momento del risveglio, fino a quando si va a dormire. Comprendere che ogni azione è condizionata dalla precedente, responsabilizza nei confronti dei propri pensieri, sentimenti, emozioni e azioni.
Le forme pensiero che gravitano intorno a noi ci possono più o meno condizionare. Un pensiero ricorrente quando ha una certa intensità diventa, in seguito, un’abitudine alla quale la mente torna spontaneamente.
L’energia segue il pensiero
Queste abitudini ci fanno agire in un determinato modo, spesso senza rendercene conto. Solo cambiando i nostri pensieri, immettendo principi e valori etici, possiamo uscire dalle forme pensiero negative e crearne di positive. L’armonia nella nostra vita dipende dalla padronanza dei nostri pensieri, perché sono i semi dei nostri sentimenti ed azioni e determinano il nostro destino.
La forza creatrice dei nostri pensieri ha un potere enorme.
Un pensiero cosiddetto buono e amorevole non necessariamente produce conseguenze buone, dicendo pensiero si intende sia la parola che l’azione. Non possiamo impedire ad un pensiero negativo di entrare nella nostra mente ma, è anche vero che possiamo impedirgli di fare fissa dimora nella nostra mente. Il nostro “oggi” l’abbiamo già costruito ieri.
Siamo i costruttori della nostra realtà
Impariamo a selezionare i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni.
Pensieri e intenzioni amorevoli creano una sinfonia.
L’Amore è la legge più grande di tutte, la Legge dell’Assoluto, spazza via tutto

SETTIMA – LEGGE DI GENERAZIONE

Tutto ha una polarità maschile e femminile. Nulla esiste senza un padre e una madre.
– Intesa su un piano simbolico non biologico –

La creazione ha bisogno del maschile e del femminile, due principi con identica intensità ma diversi poteri che completano l’universo creando armonia. Niente al mondo è più significativo dell’incontro fra i due principi, maschile e femminile. Ne gli uomini ne le donne possono dubitare del fatto che questi due principi e ciò che essi rappresentano, sono potenti, attivi e che si influenzano a vicenda allo scopo di creare. Quello che però non si sa è l’atteggiamento da tenete, il modo di considerarsi a vicenda per vivere nell’armonia, nella bellezza e nella pienezza, invece di provocare continuamente disordini, delusioni e tragedie.
L’intero Universo è in movimento grazie alle forze che si sprigionano dai due principi, maschile e femminile, quando questi sono in presenza l’uno dell’altro. Orientate convenientemente, queste forze riescono a proiettare dei fasci luminosi di una potenza tale che possono produrre fenomeni di un’importanza cosmica.
Tutto il creato, tutte le manifestazioni della vita e della natura sono opera dei due principi, maschile e femminile. Questi due principi sono un riflesso, una ripetizione dei due principi divini creatori: il Padre celeste e la Madre divina. In realtà, il Padre celeste e la Madre divina non sono Dio stesso: li si deve comprendere come due poli scaturiti da un principio unico: l’Assoluto, il Non Manifesto, che la Cabala chiama Aïn Soph Aur, ossia “Luce Senza Fine”.

Ciascuno di noi possiede quindi una parte maschile e una parte femminile, a seconda che l’individuo sia uomo o donna una delle due parti è visibile mentre l’altra è nascosta ma quella che non si vede è comunque presente. Ogni donna è donna nel proprio fisico ma possiede il principio maschile. Allo stesso modo, ogni uomo è uomo nel proprio corpo fisico ma possiede interiormente il principio femminile.

Se si conosce la Legge della Polarità e se si sa come utilizzare i due principi, maschile e femminile, emissivo e ricettivo, positivo e negativo, si possono risolvere tutti i problemi della vita. Ogni manifestazione, ogni nascita è il prodotto del lavoro dei due principi: il maschile, emissivo, proietta, insemina, dona il germe della vita; il principio femminile raccoglie, organizza per produrre un’opera completa e perfetta. Il lavoro di Creazione è quindi ripartito fra i due principi e non bisogna, nè sopravvalutare nè sottovalutare l’importanza dell’uno e dell’altro. Entrambi sono altrettanto importanti, altrettanto indispensabili ma in due modi diversi.
Il principio maschile invia delle onde o delle forze ma ciò non servea niente se non c’è l’altro principio che risponde, riceve ed opera su quello che ha ricevuto. E’ grazie al lavoro dei due principi che la vita è possibile anche là dove non li vediamo, anche nel corpo fisico, essi lavorano insieme ed è proprio quando l’uno domina a scapito dell’altro che iniziano le anomalie e gli squilibri. La scienza dei due principi è la scienza dell’equilibrio cosmico.
La potenza dell’essere umano risiede nel possedere i due principi, è l’unione in lui dei due principi, maschile e femminile che lo rende simile agli dei.
LA VITA E’ L’INFANZIA DELLA NOSTRA IMMORTALITA’ J.W. Goethe

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Rita Zeppa, iscritta nel registro Nazionale degli Operatori Olistici di ASPIN (Associazione dei Professionisti Italiani della Naturopatia e delle Discipline Olistiche), ai sensi della legge 4/2013, codice RM-0088-OP-P, livello “Professionista”. Counselor (Operatore professionale nelle Relazioni di Aiuto Psicologico ad orientamento Ipnologico Costruttivista) con livello “Professionista”, codice RM-0076-CO-P. Programmatrice Neuro Linguista, ha frequentato il corso di Counseling Professionale in Ipnosi Costruttivista e PNL dell’AERF di Roma presso il Centro di Ricerca Erba Sacra. Dirigente Consigliere di A.S.D. Magic Training, opera come Sport Coaching e Life Coaching. Reiki Master,Teacher Training of Shaktypat and III° Livello Trisaktipat of Trisakti – Yoga.
http://www.ritazeppa.it

LE 7 LEGGI UNIVERSALI – parte terza

QUARTA- LEGGE DI POLARITA’
(Attrazione Repulsione)

Si è sentito spesso affermare che siamo immersi in un Universo dove regna la dualità, dove per ogni cosa esiste generalmente il suo opposto cominciando dal bene/male, giorno/notte, bianco/nero ecc. e che non a caso gli opposti si attraggono e i simili si respingono. Si è alla costante ricerca di armonia in tutti gli ambiti della nostra esitenza, soprattutto nei rapporti personali ed interpersonali e di quello che per ciascuno di noi è il giusto senso della misura dato dalla capacità umana di compenderlo con i suoi limiti all’interno della dualità.

Quindi equilibrio ed armonia nei rapporti, senso della misura e la capacità di superare la dualità, sono tre aspetti fondamentali da maturare all’interno di un percorso di crescita volto anche all’integrazione graduale e riunificazione e sintesi dentro se stessi, al fine di arrivare a comprendere che tutti gli opposti in realtà sono complementari, in quanto due aspetti di una stessa medaglia o meglio ancora da intendersi come due forze di un’unica realtà. Quando si riesce ad evolvere veramente, cioè a salire ad un livello di coscienza che è al di sopra della dualità, si comincia ad osservare la realtà con i suoi eventi da una prospettiva diversa, notando come in realtà ogni divisione svanisce all’interno dell’Unità che ci accomuna come Esseri.

All’interno di questi percorsi, uno degli scogli più difficile da superare è il dualismo fondamentale di cui la realtà bi-polare ne è la massima espressione e dove l’umano ed il divino si incontarno come entità separate che rimarrano tali fintanto che non si riesca a riconoscere e a realizzare in se stessi questi due poli, ritrovando così l’originaria unità da cui tutti e tutto proviene.

La Legge di Polarità governa ogni cosa che è manifestata e le altre Leggi sono collegate ad essa, dando vita anche ai cicli del Sè e del non sè che attraverso la mente producono sia le circostanze che si sperimentano, che l’ambiente entro il quale si svolgono. Inizialmente regnava sovrana un’Unica Realtà, quella dell’Uno, l’Assoluto, l’Immanifesto che era già tutto completo in se stesso e in stato di immobilità da cui però periodicamente, questo Uno, l’Assoluto si desta e si manifesta attraverso una “ideazione cosmica”, ossia “il Pensiero eterno impresso sulla sostanza o spirito-materia, nell’Eternità; pensiero che diventa attivo all’inizio di ogni nuovo ciclo di vita” dando vita a sempre nuovi cicli di dualità. Un esempio di questa limitazione o restrizione che serve per compiere una scelta, è senza dubbio Spirito/Materia, dove lo Spirito è il volere positivo e la Materia il volere negativo all’interno di una coppia di opposti polari, da cui si manifestano una sequenza infinita di dualismi che, se presi in maniera separata appariranno come parziali ed incompleti.

Alcuni di questi opposti li troviamo come fondamenti di religioni e/o culture, e vengono chiamati con nomi diversi come Yin e Yang, Ishvara e Shakti, Puruscha e Prakriti, Eros e Logos, Sole e Luna, Conscio e Inconscio, Maschile e Femminile, Attivo e Passivo, etc. e si potrebbe quindi arrivare ad affermare che tutte le grandi leggi spirituali e cosmiche derivino in effetti dalla comprensione della Legge di Polarità in quanto tutte regolate dal flusso e riflusso di energie che scorrono tra i poli complementari. La saggezza vera, quando acquisita farà dissolvere nell’essere umano la polarità in quanto sarà stata riconosciuta, vissuta e fatto proprio, sia il polo Materia che quello Spirito. Il grande ostacolo per chi è sul cammino dell’evoluzione della propria coscienza è insito nel non saper riconoscere ed accettare la dualità e la sua funzione necessaria e positiva per ottenere una realizzazione autentica attraverso uno sviluppo totale che solo questo riconoscimento può dare.

Un buon lavoro su se stessi sarà quello che aiuterà a comprendere che tutto ciò che accade ha un senso ed un insegnamento che si rivelerà anche all’interno di situazioni di conflitto, di male o dolore, permettendoci di vedere il lato luminoso giusto e costruttivo di uno Schema Evolutivo di cui noi non riusciamo a vedere l’intero quadro ma solo piccole parti all’interno dell’espeienza chiamata vita. L’essere umano apprende attraverso la dualità e la conoscenza appresa o acquisita si presenta anch’essa sotto questa forma. Abbiamo vari tipi di conoscenza infatti, una superiore ed una inferiore, una intuitiva ed una razionale, una trascendentale ed una condizionale, una relativa ed una assoluta.

Al campo dell’intelletto appartiene ad esempio la conoscenza razionale che è ricavata direttamente delle esperienze che si hanno con gli oggetti e gli eventi nel nostro ambito quotidiano, dando vita ad una serie di opposti che possono esistere solo l’uno in rapporto dell’altro e di cui la loro funzione è quella di confrontare, misurare, discriminare, dividere e ordinare in categorie tutte le esperienze. Invece i significati e le significanze delle cose, primo e secondo aspetto delle Triade Spirituale, appartengono alla conoscenza intuitiva, e l’unico punto da non mancare è quello di ricercare un’esperienza diretta della realtà che riesca a trascendere sia il pensiero intellettuale che quello sensoriale. In questo modo tutte le differenze e i contrasti diventano relativi all’interno dell’Unità che tutto comprende. Basta guardare alla natura e ad i suoi mutamenti che mostrano la manifestazione e l’interazione dinamica di poli opposti che sono in relazione tra loro come due aspetti diversi della stessa cosa.

Il saggio è colui che diventa capace di mantenersi in equilibrio dinamico nella dualità, avendo compreso che ciascun essere umano è solo il risultato di un’azione reciproca tra il proprio lato maschile e femminile al suo interno e che anche esternamente ogni uomo ed ogni donna sono, con la loro personalità, il risultato di un’azione reciproca tra l’elemento femminile e quello maschile, e che essi sono complementari e necesari entrambi tanto nella costruzione di un rapporto interpersonale tanto come in quello personale.
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Rita Zeppa, iscritta nel registro Nazionale degli Operatori Olistici di ASPIN (Associazione dei Professionisti Italiani della Naturopatia e delle Discipline Olistiche), ai sensi della legge 4/2013, codice RM-0088-OP-P, livello “Professionista”. Counselor (Operatore professionale nelle Relazioni di Aiuto Psicologico ad orientamento Ipnologico Costruttivista) con livello “Professionista”, codice RM-0076-CO-P. Programmatrice Neuro Linguista, ha frequentato il corso di Counseling Professionale in Ipnosi Costruttivista e PNL dell’AERF di Roma presso il Centro di Ricerca Erba Sacra. Dirigente Consigliere di A.S.D. Magic Training, opera come Sport Coaching e Life Coaching. Reiki Master,Teacher Training of Shaktypat and III° Livello Trisaktipat of Trisakti – Yoga
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Le 7 Leggi Universali – parte seconda

di Rita Zeppa

Come anticipato nella prima parte di questo articolo, ecco di seguito alcuni accenni su tre delle 7 Leggi Universali, i 7 Principi immutabili a cui tutti noi dovremmo prestare attenzione se vogliamo compendere meglio chi siamo e a quali altre leggi siamo sottoposti oltre la legge fisica che la scienza ci ha abituato a prendere in considerazione e a cui come entità fisiche siamo e saremo sottoposti fintanto che saremo dentro un corpo umano e finchè non avvenga quella splendida metamorfosi che solo pochi Maestri hanno saputo mettere in atto, divenendo in questa dimensione coloro che pur abitandola non ne facevano parte. La loro coscienza era di altri piani e di conseguenza riuscivano a non sottostare alla legge fisica del corpo, la quale si piegava o scompariva davanti a loro compiendo agli occhi dei più, quelli che abitualmente identifichiamo come “miracoli”. Fintanto che ciascuna persona non compirà la vera trasformazione del suo ego, non si potrà affermare di essere divenuti dei veri “Alchimisti” e per constatarlo basterà guardare alle opere che si sanno compiere all’interno del mondo fisico.

PRIMA – LEGGE DI CREAZIONE
Ciò che regge tutto il Creato è la Legge di Creazione, una tra le leggi più importanti, oggi conosciuta anche come Legge di Attrazione, che ho trattato in diversi articoli che trovate su questo sito.

“In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1:1)

Il nostro Universo prima della sua esistenza era un’idea nella Mente di Dio (verbo) ed in essa dimorava anche il “come” doveva essere. Ci è stato insegnato che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, e la nostra somiglianza consiste nell’essere dei Cratori attraverso i nostri pensieri che prima o poi manifesteremo nel mondo e nel corpo per farne diretta esperienza fisica.
CIO CHE SI PENSA SI MANIFESTA. Noi manifestiamo quindi ciò che pensiamo e dovremmo abituarci a considerare i nostri pensieri come se fossero cose, oggetti reali. Ciò che ci accade e ci circonda altro non è che l’insieme dei nostri pensieri in quanto generatori di emozioni/vibrazioni, ed è per questo che qualunque cosa tratteniamo nella nostra mente sarà quanto vedremo dispiegarsi nella nostra realtà e in tutto ciò che faremo. Il caso, così come il destino non esistono, non siamo semplici spettatori della nostra vita, ma dei co-creatori che con le loro idee, credenze e convinzioni, creano la loro realtà, e purtroppo in molti ancora ignorano tutto questo vivendo l’esistenza tra esperienze belle e meno belle senza comprenderne la loro vera natura.

Il Libero Arbitrio che tutti noi abbiamo sin dalla nascita, è la capacità insita in noi di scegliere liberamente attraverso i pensieri che accettiamo di far dimorare nella nostra mente e se pensiamo in modo negativo e disarmonico creeremo una realtà disarmonica e piena di sofferenze, così come se lasciamo dimorare in noi pensieri di bontà, amore e positività, creeremo esperienze armoniose e belle. Tutto questo si manifesterà nella nostra realà materiale, compreso il nostro corpo e stabilendo per esso la salute o la malattia.

Un modo efficace per far si che la nostra mente dimori sempre di più in uno stato positivo, è avvalersi della meditazione e della preghiera, e quest’ultima racchiude in se il potere di creare delle vibrazioni armoniche che possono cambiare le condizioni di disarmonia che ci ritroviamo a sperimentare, agendo come un faro capace di illuminare le zone più buie e impervie. Ecco perchè il versetto di Lc 12:34 afferma con precisione “PERCHE’ DOV’E’ IL VOSTRO TESORO, LI’ SARA’ PURE IL VOSTRO CUORE”, dandoci modo di comprendere che le nostre ricchezze interiori saranno poi le ricchezze che andremo a sperimentare nella realtà, in quanto il cuore ha un potere enorme per emanare emozioni/vibrazioni più potenti di qualsiasi pensiero che ne rimane privo.

SECONDA – LEGGE DI ANALOGIA E CORRISPONDENZA
La comprensione di sé stessi è il mezzo con cui possiamo avvicinarci maggiormente alla conoscenza di Dio e del significato profondo della frase “Come in alto così in basso”, che sta anche ad indicarci che ciò che seminiamo nei nostri pensieri e con le nostre azioni, ricadrà nella realtà fisica che sperimentiamo. Tutto è un aspetto del Tutto, esattamente come il “Macrocosmo ripete se stesso nell’uomo, il microcosmo ed esso a sua volta è riflesso in tutti gli atomi minori”. Le nostre relazioni personali (microsistema) sono anche il riflesso di ciò che siamo come appartenenti alla società (macrosistema) e tutto ciò che trasformeremo o non trasformeremo, influenzerà tano l’una quanto l’altra. E’ importante quindi relegare un posto di primaria importanza alle realtà intangibili (idee e cause) piuttosto che al mondo fenomenico (emotivo e fisico) come invece siamo abituati a fare normalmente.

“Come in alto così in basso” sta anche a significare che l’energia segue il pensiero, e immaginiamo cosa può accadere se comprendendo ciò, facessimo lo sforzo mentale di dirigere l’attenzione dei notri pensieri solo al bene, sapendo che se tutti insieme pensassimo in questo modo, si avrebbe molto velocemente un passaggio vibrazionale di realtà, dove invece di regnare solo la Dualità, regnerebbe l’Unità, influenzando le prospettive di guarigione dell’umanità che sono strettamente connesse con la promulgazione della potenza e della buona volontà. Ciascuno di noi ha un ruolo al quale può decidere di adempiere in funzione di se stesso che all’interno di un gruppo, e divenirne consapevoli equivale a prenderne coscienza e ad agire secondo quest’ultima senza tentennamenti o ripensamenti.

Vi è un’analogia fra “Creatore” e “Cretura” e quando l’uomo riconoscerà in piena coscienza ciò e vivrà secondo questo stato di coscienza, l’illusione che ora ci sembra la realtà reale svanirà, come svanirebbe la nebbia sotto la potenza del sole. Chi segue un tale percorso lascerà scaturire in lui delle riflssioni di altra natura rispetto a quelle che abitualmente farebbe spinto solo dall’identificarsi come un ego distinto e separato, invece di una parte di un Tutto e permettendo che sia la bontà del cuore a guidare i suoi pensieri e le sue azioni. Si comincerebbe a sgretolare una realtà fondata sulla divisione e sul materialismo a favore di una realtà dove Tutto rispecchia il Tutto. Non saremo più soggetti a subire l’ambiente che ci circonda, ma saremo in grado di modellare le circostanze del presente per creare un futuro diverso per noi stessi e per l’intera umanità, e tutti insieme saremo in grado di influenzarlo in base al nostro volere.

TERZA – LEGGE DI VIBRAZIONE
Viviamo in un Universo che vibra e in esso tutto é movimento e tutto é vibrazione in modo diverso attraverso le diverse manifestazioni che riguardano tanto la materia, costituita di particelle energetiche in costante movimento, così come le idee, i sentimenti e i pensieri, ciascuno all’interno di una scala avente diversi gradi di frequenze evolutive che vanno dal denso al solubile fino a manifestarsi nella Coscienza Divina. La differenza di movimento, di vibrazione fa si che quanto essa è più elevata tanto lo sarà la manifestazione che seguirà nella realtà. Persino ciò che sperimentimo come solido è soggetto invece ad una vibrazione che non è visibile all’occhio umano, ma oggi visibile attraverso specifiche apparecchiature: questo dovrebbe farci riflettere su una questione importante, e cioè che non tutto è come sembra ad un primo impatto visivo e tattile. E’ insito in tutto ciò, compreso ciò che non è tangibile come le idee, i pensieri, le emozioni o il calore, il magnetismo e persino la luce ecc., che sono di più che semplici fenomi vibratori: sono essenzialmente stati vibratori che vengono emessi all’esterno con un impatto di una certa elevatura o meno.

La vibrazione per eccellenza è senza dubbio quella Divina che ha permesso al Divino, attraverso l’Amore, di creare un intero Universo, e la Legge della Vibrazione ci aiuta a vedere le diverse creazioni legate alle diverse vibrazioni che le precedono. Attraverso la comprensione di questa Legge si ha la possibilitá di intervenire sulle future manifestazioni agendo sui livelli inferiori di questa, per produrre le trasformazioni che desideriamo. Da qui nasce spontaneo vedere tutto ciò che ci circonda da una diversa prospettiva, perchè la comprensione di questo principio genera un stato spontaneo di rispetto verso tutto ció che é stato creato e verso la vita in generale. Quando si comprende che ogni essere gioca un proprio ruolo e che nulla è stato creato per caso in questo Universo, forse possiamo costatare che veramente la vita è un grande dono del Divino e del suo Amore. Questo è lo stato immutabile del principio con cui tutto è stato creato, ma che ciascuno di noi percepisce solo secondo il proprio livello di consapevolezza all’interno della scala della coscienza. La scelta che faremo condizionerà le nostre esperienze, e se sceglieremo l’Amore, vivremo nell’Amore con tutto ciò che esso implica, e saremo sempre in tempo, qualora ci accorgessimo di aver scelto qualcosa di sbagliato per noi, di correggere il tiro e desiderare altro, aprendoci all’Amore che il Divino ha manifestato intorno a noi e in noi.

Rita Zeppa, iscritta nel registro Nazionale degli Operatori Olistici di ASPIN (Associazione dei Professionisti Italiani della Naturopatia e delle Discipline Olistiche), ai sensi della legge 4/2013, codice RM-0088-OP-P, livello “Professionista”. Counselor (Operatore professionale nelle Relazioni di Aiuto Psicologico ad orientamento Ipnologico Costruttivista) con livello “Professionista”, codice RM-0076-CO-P. Programmatrice Neuro Linguista, ha frequentato il corso di Counseling Professionale in Ipnosi Costruttivista e PNL dell’AERF di Roma presso il Centro di Ricerca Erba Sacra. Dirigente Consigliere di A.S.D. Magic Training, opera come Sport Coaching e Life Coaching. Reiki Master,Teacher Training of Shaktypat and III° Livello Trisaktipat of Trisakti – Yoga
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Conosci te stesso

“Conosci te stesso” alla maniera di Jung significa familiarizzarsi con i demoni, aprirsi a essi e ascoltarli, cioé conoscerli e distinguerli”.

James Hillman, “I fuochi blu”

Da “Il mito della normalità. Intervista a Gabriele La Porta”, in vendita su Amazon.it

D. Secondo James Hiilman le nostre nevrosi e la nostra cultura sono inseparabili. Dopo le fumisterie verbali della politica, i gergalismi e il pentagonese, dopo lo scientismo sociologico ed economico, l’abuso mediatico della parola e tutte le altre violenze inflitte si son prosciugate le parole del loro sangue e chi lavora nel campo della psicologia ha smarrito la fede nella potenza della parola. Come “guarire” il nostro linguaggio? Basterà perorare il ritorno alla parola piena di senso e di materia, un po’ come accadeva ai testi alchemici? Confucio sosteneva che la terapia della cultura parte dalla rettificazione del linguaggio e Hillman sostiene che la psicologia alchemica offre spunti per questa possibilità di rettificazione. Che ne pensa?

R. Per me vale  molto di più James Hillman che l’opinione di innumerevoli cosiddetti esperti in camice paludato. Questo è il tempo del mutamento. Non capire la cateratta psichica è come rinunciare allo scandaglio mentale e costringersi ad una dolorosa prigionia”.

lanzaro

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“Cultura e Spiritualità” a Taranto

Gabriele La Porta Egidio Senatore TarantoCarissimi amici,

il 6 e il 7 novembre sarò, con Egidio Senatore, a Taranto per due appuntamenti del Convegno “Cultura e Spiritualità” presso il Mercure Hotel Delfino. Il primo incontro, una tavola rotonda con gli studenti di alcune scuole della città, si terrà il 6 novembre, dalle ore 9:00, ed avrà come tema “ANGELI COME UN RITORNO: SEGNI E COINCIDENZE”. Il secondo, il 7 novembre alle ore 17:50, tratterà il tema “SOGNI: CREATURE DEL MONDO INTERMEDIO”.

Vi aspetto numerosi!

Un abbraccio

Lettera

Questo silenzio fermo nelle strade,
questo vento indolente che ora scivola
basso tra le foglie morte o risale
ai colori delle insegne straniere…
forse l’ansia di dirti una parola
prima che si richiuda ancora il cielo
sopra un altro giorno, forse l’inerzia,
il nostro male più vile… La vita
non è in questo tremendo, cupo, battere
del cuore, non è pietà, non è più
che un gioco del sangue dove la morte
è in fiore. O mia dolce gazzella,
io ti ricordo quel geranio acceso
su un muro crivellato di mitraglia.
O neppure la morte ora consola
più i vivi, la morte per amore?

Salvatore Quasimodo

Prima di morire

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(Pieter Bruegel il Vecchio, Trionfo della morte, 1562)

Prima di morire tutti gli uomini dovrebbero sforzarsi di apprendere da che cosa stanno fuggendo, dove e perché”.

James Thurber