Una ferma conoscenza dei desideri fa ricondurre ogni scelta o rifiuto al benessere del corpo e alla perfetta serenità dell’animo, perché questo è il compito della vita felice, a questo noi indirizziamo ogni nostra azione, al fine di allontanarci dalla sofferenza e dall’ansia.”
Epicuro, “Lettera sulla felicità”
Filed under: Citazione, Sophia | Tagged: ansia, compito, Desideri, Epicuro, felice, Lettera sulla felicità, sofferenza, vita |
la ferma conoscenza dei desideri e, forse, anche la conoscenza di cosa sia un desiderio
scelta quella epicurea che si puo’ accettare o meno,ma di una formulazione di grande impeccabilità e chiarezza..Ed è questo il suo principale pregio. Buona e fresca serata,ovunque tu sia,caro Gabriele.
Buona serata anche a te! Mi sono concesso un lungo periodo di vacanze, ma ora sono di nuovo tra voi. Un caro saluto. Gabriele
Il “pharmacos” è, infatti, quel genio che rintraccia la felicità nel perseguire un ideale. Che cuce e poi scuce, fabbrica e sfabbrica, ma poi lo fa prima di disfarlo se non funziona: questo, si sa, procura tanta sofferenza e ansia. Che vanno fatte uscire prontamente. Loro e chi le rappresenta. Bene. Basta che altrettanto celermente ci si renda conto che quelli in uscita sono i “desideri” o, come si preferisce chiamarli, un’espressione di libertà. A me pare che quelli ballino addirittura. Che fatica!
(Ispirata dal Dott. Crepet, e dal desiderio di chiarezza di spirito di S. Agostino)
Si ringrazia il sito: http://aforisticamente.com/2014/09/16/200-frasi-citazioni-e-aforismi-sulla-danza/
Stamattina, davanti al vetro di sinistra, un ragno appeso a un filo invisibile faceva ginnastica. Guardando quel corpicino scuro salire e scendere nell’aria nitida, ho pensato che avevamo ricevuto entrambi il dono dell’esistenza. Ero di pessimo umore, mi ero svegliato male. Il ragno, invece, danzava. Della vita, che ci era stata donata nello stesso modo, in quel momento esso faceva un uso migliore del mio. Questo appunto è un po’ lungo, lo riassumo: stamattina ho preso lezioni di danza da un ragno e questo pomeriggio sto molto meglio.
(Christian Bobin)
Interessante questo di C.B.
Ci sará una differenza tra l’azione di un ragno e quella di un essere umano?
Entrambe tendono verso qualcosa; quella del ragno al soddisfacimento dei bisogni di un animale. Quella dell’uomo ai bisogni della propria anima.
Però ogni anima si differenzia dall’altra per il grado di coscienza nel riconoscere l’entitá dei propri desideri.
Così il ragno tende meccanicamente alla realizzazione di sé come ragno.
Non così gli uomini che per loro natura tendono ad andare oltre le loro apparenti possibilitá, ognuno secondo il grado di sensibilitá della propria anima.
Ciò crea una tensione ed una sofferenza soprattutto perché a risultato raggiunto si ha la certezza che non è mai quello il punto d’arrivo definitivo, ma ce n’è sempre un altro superiore.
Dunque, a differenza del ragno abbiamo l’istinto di sofferenza che ci guida a cercare il meglio.
È proprio questo che ci rende superiori a lui, ma anche più fragili.
Ah, certo, Ettore, volevi ritornare sull’argomento.
Secondo lo psicolinguista S. Pinker, ricordi Ettore?, parlare, per esempio, è una funzione che nell’uomo non ha nulla di miracoloso e il “bambinese” è una lingua attraverso la quale egli riesce ad astrarre e a soddisfare a lungo i propri bisogni se – e quando – l’interlocutore è qualcuno che lo capirebbe anche se non parlasse affatto. L’interazione continua tra parlanti è molto importante, quindi, ma la sopportazione o meno della frustrazione non incide sulla maturazione neurologica e psicologica quanto l’integrità dell’organo preposto ad una certa funzione.
In poche parole la lingua non serve solo per parlare, come anche …. e via via declinando tutti gli organi; senza parole, addirittura, gli entomologi sono riusciti a capire quanta serietà e passione c’è nel fare una ragnatela; ma con una parola, una per tutte Amore, si può riparare certamente il danno e riuscire a comunicare, cioè mettersi in relazione, per costruire una società…
Pinker, dunque, afferma quanto segue:
“…L’uomo sa parlare più o meno nello stesso senso in cui il ragno sa tessere la tela. La ragnatela non è stata inventata da uno sconosciuto aracnide geniale e non dipende dall’educazione ricevuta o da un’attitudine all’architettura e alla costruzione. In realtà il ragno tesse ragnatele perchè ha un cervello da ragno, che gli fornisce la spinta a tessere e la competenza per farlo,… Tra i numeri di bravura dello spettacolo messo in scena dalla natura, il nostro [il linguaggio] è semplicemente quello di una specie di primati che ha una sua specialità, il dono di comunicare informazioni su chi ha fatto che cosa a chi, servendoci della capacità di modulare i suoni che emettiamo quando espiriamo”.
Evviva “la mente anarchica” del ragno!
Evviva i ragni allora…
…va bene parlare con chi discorre piazzando concetti come il giocatore di scacchi posiziona i pezzi sulla scacchiera ..come fosse una ragnatela…con molta logica..
“O folle Aragne, sì vedea io te
Già mezza ragna, trista in su li stracci
De l’opera che mal per te si fé.”
(Dante-Purg.)
😁
…Che “visibile parlare”!
“Morti li morti, e i vivi parean vivi.
Non vide me’ di me chi vide ‘l vero,
Quant’io calcai fin che chinato givi”.
E, leggevo, …con molta simmetria… inafferrabile come concetto se non dall’artista che collabori con la divinità.
😊
O, certo,…anche a questo dovremmo indirizzare ogni nostra azione: la provocazione di un sorriso. Certo!
🙂