In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.
Nazim Hikmet
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Se si rivolgeva ad una donna,la madre , con quel “uomini” mi sembra abbia tolto tutto il riguardo alla femminilità seminato lungo la poesia.Ujn simpatico poeta Nazim,ma geloso delle sue parole che i traduttori dovevano invariare quanto a significato Che per lui era primario alla forma.
“Uomini” forse per lucido ragionare di testa che “madre” è sempre nutrice anche di sangue. Mirka
Credo che la Presenza di una persona (“..erano uomini..”) al giorno d’oggi sia cosa rara…
Hikmet fa anima:si mette a disposizione delle immagini dell’inconscio… Qualcosa che sia così vicino al corpo è Sophia: molteplici gli aspetti qualitativi, molteplici le parole da immaginare. Il Tao… ma mi fermo.
Penna nasconde le parole, è in rivoluzione intorno a se stesso…
Episteme è malinconia, indefinita è l’etimologia…
L’uomo per sua natura combatte per vincere, la donna combatte, se necessario, per dare la vita. Amo la poesia ma sono realista. Mirka