Tu, madre, che da i tristi occhi preganti

Tu, madre, che da i tristi occhi preganti
mi vigilavi pallida ne ‘l viso
e per l’onda felice de’ miei canti
abbandonata rifiorivi a ‘l riso;

tu che le angosce mie tumultuanti,
s’io ne ‘l silenzio ti guardava fiso,
indovinavi, e le braccia tremanti
a ‘l collo mi gettavi d’improvviso;

tu che per me in segreto avevi sparse
tante lacrime e ròsa lentamente
senza di me languivi di desío:

tu non questo credevi! Tu, con arse
le pupille, quel dí, ma pur fidente
ne ‘l mio destino, mi gridasti addio.

Gabriele D’Annunzio

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Una Risposta

  1. …E’ per l’onda felice di desio che è in questo canto, che un blocco di marmo potrebbe assumere la forma della… “Pietà”!
    Un addio è sempre un parto nella luce, un atto di fede: credo che un artista sia animato dalla stessa “nostalgia”, quando “mette a fronte” la sua opera. Che di “nostalgia” risuona.

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