Lasciato ho gli animali con le loro
mille mutevoli inutili forme.
Respiro accanto a te, ora che annotta,
purpureo fiore sconosciuto: assai
meglio mi parli che le loro voci.
Dormi fra le tue verdi immense foglie,
purpureo fiore sconosciuto, vivo
come il lieve fanciullo che ho lasciato
dormire, un giorno, abbandonato all’erbe.
Sandro Penna
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Essere o non essere, il “dubbio ontologico” che investe l’atto del dormire si trasforma in “criterio deontologico” nella scelta di “lasciar dormire” tradotto in pratica da un abbandono volontario. Volontario è anche l’abbandono, da parte dell’anima narrante, dell’ “inutile forma animale” per accostarsi ad una forma vegetale “viva”, che se pur “muta” …assai meglio gli parla che le voci animali. Tuttavia gli resta sconosciuta. Sconosciuta e “lieve” come un fanciullo…
Fin qui la mia analisi razionale. La mia parte emotiva non nega un certo imbarazzo nell’accogliere la testimonianza di questa esperienza alla quale è stato negato uno scopo, così come viene “abbandonato un corpo” e “accostato” ad un fiore.
la memoria, tessendo passato e presente crea questo metaforico gioiello di poesia che segue il pensiero fisso sentimentale di Sandro Penna.Grazie Gabriele di avercelo ripresentato.
Il fanciullo di Sandro Penna come il Don Giovanni mozartiano di Kierkegaard ?
…l’eros sensuale è immediatezza dell’estetica, se-duce perchè desidera; non è riflessione, se-duzione psichica, è invece spontaneità che zittisce le vessazioni della coscienza morale; trionfo del dionisiaco, del demoniaco sulla serietà dell’etica e sulla sistematicità della logica…
Eppure in Penna c’è la coscienza di un abbandono volontario, che mi gira e mi rigira in testa…