Questo silenzio fermo nelle strade,
questo vento indolente che ora scivola
basso tra le foglie morte o risale
ai colori delle insegne straniere…
forse l’ansia di dirti una parola
prima che si racchiuda ancora il cielo
sopra un altro giorno, forse l’inerzia,
il nostro male più vile… La vita
non è in questo tremendo, cupo, battere
del cuore, non è pietà, non è più
che un gioco del sangue dove la morte
è in fiore. O mia dolce gazzella,
io ti ricordo quel geranio acceso
su un muro crivellato di mitraglia.
O neppure la morte ora consola
più i vivi, la morte per amore?
Salvatore Quasimodo
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Salvatore quel giorno era in un pozzo di tristezza.Poveretto! In compenso la tristezza ha pagato bene come poesia.Una delle sue più belle,almeno per me,Buon pomeriggio ,caro Gabriele
Bene: cioè fa male… Metto i guantoni…
…”Stando tra i morti impari a campare come loro e finisci per essere morto credendoti vivo…
[…] Io con tutti i dubbi che ho e che ho espresso, mi pare di essere più vivo che morto e se mai di credermi morto da vivo, più che vivo da morto” […]
(Da “Un pellegrino” di Vittorino Andreoli)
lasciate che gli inconsapevoli morti accompagnano i loro consapevoli morti