Sognai un Sogno! che vorrà mai dire?
Regina ero, e vergine,
guardata da un buon Angelo:
pena senza perché mai non s’inganna!
Piangevo notte e giorno le mie lacrime,
e lui me le asciugava;
giorno e notte piangevo
celandogli la gioia del mio cuore.
Così sulle sue ali volò via;
il mattino arrossì;
io il pianto mi asciugai,
e i miei timori armai di scudi e lance.
Egli presto tornò: ma mi ero armata,
così che tornò invano;
gioventù era passata,
e grige chiome stavan sul mio capo.
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E fu così che fuggì il presente non vissuto con trasporto e consapevolezza.
Resistenza ad abbandonarsi a certe situazioni per paura di llludersi?
…Mi fa pensare quella istintiva identificazione con l’oggetto assente, il cui ruolo è quello di “asciugare il pianto dagli occhi”: l’adesione panica con l’immagine archetipica, l’angelo, ristabilisce un equilibrio ma blocca l’emotività, necessaria a riconoscere quell’esperienza se mai dovesse ripresentarsi…
[…] non è “indefinito”, “musica”, “mistero”, non è poesia,
se gli oggetti, dal fondo degli spazi o dalla notte dei tempi, non siano in grado di ritrovare d’improvviso il proprio nome e di soverchiarci, di abbagliarci e di spaventarci […] (G. Ungaretti)
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