Quando si parla di Storia, si può argomentare, teorizzare, fantasticare, persino romanzare, aggiungere fatti immaginari a un substrato di fatti oggettivi. Si può anche, però, fare la Storia Immaginaria, valutando come sarebbero andate le cose se fossero cambiati alcuni presupposti: si tratta della cosiddetta Ucronia, la Storia Virtuale, non un tabù o una semplice esercitazione del pensiero, ma una vera e propria disciplina, che talvolta diviene strumento per capire ed interpretare il nostro presente. Il bel libro di Enzo Natta, “I diamanti di Kesserling” (ed. Tabula Fati, 2013) parte da questo spunto per costruire una storia su un pezzo di Storia: siamo in Liguria, terra dello scrittore, e precisamente nel Ponente, tra il mare della costa dei fiori e la catena montuosa delle Alpi Marittime. L’antefatto è un episodio del 1944, in piena Resistenza, quando si cercò di corrompere il feldmaresciallo Kesserling per la resa dei tedeschi in Italia. La contropartita, un immenso tesoro di diamanti portato dagli inglesi, e poi sparito, ad opera di un partigiano, Nemo; questi porta il tesoro con se per avvantaggiare la sua parte politica (Trotzkisca), ma viene intercettato ed ucciso, non prima però di avere trasmesso ad un sacerdote, come il messaggio lasciato nella bottiglia, l’informazione del nascondiglio dei diamanti. Passa il tempo e a distanza di sessanta anni, una miriade di personaggi loschi è alla ricerca del tesoro di Kesserling. Protagonisti sono due liguri autentici, il commissario Roberto Pollini e il cronista Giovanni Rosaspina, che entrano in gioco dopo la morte sospetta di un vecchio partigiano, a cui faranno seguito altri omicidi. Coinvolti saranno ogni sorta di avventurieri, dai piduisti ai mafiosi, dai servizi segreti al Mossad, ognuno viole raggiungere il tesoro dei diamanti per accaparrarselo, ma falliscono uno alla volta. Ciò che affascina del romanzo sono gli intrecci non solo del presente raccontato, ma anche del presente con il passato, e del passato con il passato. Artifizio della Ucronia. Il presente, il passato, quello che si svolse o che avrebbe potuto svolgersi; e così la Storia può prendere in qualsiasi momento vie innumerevoli, per farci rendere conto che quella effettivamente accaduta forse non è stata la migliore possibile, che il risultato non è stato nessun Sole dell’Avvenire – se ha prodotto, cronaca di tutti i giorni, una situazione così destabilizzata e corrotta. I due protagonisti, Roberto e Giovanni, sono troppo liguri, e quindi troppo disincantati e anche un po’ “chesternoniani”, per attardarsi su speculazioni sul bene e sul male. Portano avanti le indagini sempre un po’ sottotono, con mille colpi di scena, con mafiosi ridicoli che sembrano abbellirsi e darsi un tono per sembrare più raffinati, senza riuscirci, e figuri senza scrupoli, cinici e avidi. Sullo sfondo la Liguria, dove “i suoi abitanti tra gli ulivi” stanno davvero come in una cattedrale, e i cimiteri “aperti ai venti e all’onde” compaiono come teatro di ricerca dei diamanti, poiché si suppone di trovarli in una ignota e non ben localizzata tomba di Nemo. Le citazioni di film sono numerose e corrono parallele alla storia, dandole un’impronta “cinematografica” – si vede la grande conoscenza di cinema da parte dell’autore. Encomiabile è la difesa del fumo contro il “pensiero unico” del proibizionismo, condotta dal protagonista Giovanni e probabilmente propria anche dell’autore. Un libro insomma che si legge d’ un fiato, con mille spunti di riflessione portati avanti da una scrittura semplice e briosa. Con un finale a sorpresa che prelude però a nuove prossime imprese. Noi le aspettiamo.
Mario Sammarone
“I diamanti di Kesserling”, un romanzo di Enzo Natta (ed. Tabula Fati)
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