Giobbe, Gale e Jung

Le “cinque fasi dell’elaborazione del lutto” proposto da E. Kübler-Ross nel 1970, rappresenta uno strumento che permette di capire le dinamiche mentali più frequenti della persona a cui è stata diagnosticata una malattia terminale, ma gli psicoterapeuti hanno constatato che esso è valido anche ogni volta che ci sia da elaborare una perdita solo affettiva, ideologica o simbolica. Da sottolineare che si tratta di un modello a fasi, e non a stadi, per cui le fasi possono anche alternarsi, presentarsi più volte nel corso del tempo, con diversa intensità, e senza un preciso ordine, dato che le emozioni non seguono regole particolari, ma anzi come si manifestano, così svaniscono, magari miste e sovrapposte.

1. Fase della negazione o del rifiuto: “Non è possibile”, “Non ci posso credere”; la fase è caratterizzata dal fatto che la persona, usando come meccanismo di difesa il rigetto dell’esame di realtà, ritiene impossibile di avere proprio quella malattia o di avere subito quella perdita.

2. Fase della rabbia: dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni. Una tipica domanda è “perché proprio a me?

3. Fase della contrattazione o del patteggiamento: in questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare, ed in quale progetti può investire la speranza, iniziando una specie di negoziato, che a seconda dei valori personali, può essere instaurato sia con le persone che costituiscono la sfera relazione del paziente, sia con le figure religiose.

4. Fase della depressione: rappresenta un momento nel quale il paziente inizia a prendereconsapevolezza delle perdite che sta subendo o che sta per subire. La depressione reattiva è conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti della propria identità, della propria immagine corporea, del proprio poteredecisionale e delle proprie relazioni sociali, sono andati persi.

5. Fase dell’accettazione: quando il paziente ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui, arriva ad un’accettazione della propria condizione ed a una consapevolezza di quanto sta per accadere; durante questa fase possono sempre e comunque essere presenti livelli di rabbia e depressione, che peròsono di intensità moderata. In questa fase il paziente tende ad essere silenzioso ed a raccogliersi, inoltre sono frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto.

C’è un vecchio film di Alan Parker “The Life of David Gale” (2002), in cui la narrazione ci mostra una persona che “perde tutto” (la famiglia, la carriera, la rispettabilità, la stima di se stesso) e infine forse definitivamente la possibilità di “investire di nuovo energie nelle cose della vita”. E che reagisce alle perdite in maniera paradigmatica e, a ben vedere, proprio secondo le fasi descritte dal modello citato, almeno fino ad un certo punto.

Ho rivisto questo film dopo tanti anni e ho potuto cogliere un particolare che mi ha fatto tiepidamente sorridere davanti lo schermo: il primo discorso affrontato da Gale nella sua lezione trae spunto dall’insegnamento di Lacan. Ma nell’insieme non ho potuto non pensare soprattutto a Jung ed alla sua personale “Risposta a Giobbe”.

Gale è uno stimato ed irreprensibile insegnante di filosofia che assieme alla collega Constance Harraway si batte per l’abolizione della pena di morte, ma viene condannatoalla pena capitale dopo essere stato incriminato per lo stupro e l’omicidiodella collega. Non rivelerò elementi spoiler, ma mi è tornata la sensazione che a sua volta questo personaggio trovi un modo originale, drammatico ed atrocemente elegante di dare una sua personale “Risposta a Jung”…

Dr Massimo Lanzaro

Pubblicità

25 Risposte

  1. … quando siamo strappati al corso normale degli eventi, impegni, interessi, abitudini. È come se fossimo chiamati a sospendere il giudizio, e scoprissimo una perplessità, una distanza sconosciuta da tutto quello che fino a poco fa ci appariva consueto e naturale, e perciò da amare e coltivare….
    il nostro compito è di creare noi stessi a partire da questo patrimonio di difficoltà”….
    Nessuno può evitare di dare e ricevere male, anzi diventeremo tanto più ricchi quanto più riusciremo a integrare i nostri impulsi distruttivi: nelle nostri parti scisse, nei nostri impulsi ripudiati perché fonte di angoscia, sono infatti insiti anche elementi preziosi della personalità e della nostra vita creativa…
    Accettare di compiersi, significa accettare la solitudine, il dolore, l’ignoto, connessi alla crescita. Significa in qualche modo raggiungere quella trasparenza dello sguardo che permetta di esperire la sofferenza senza necessariamente definirla come “male”, senza mai pensare al male come a una realtà irriducibile, solo nefasta per l’uomo

    Aldo Carotenuto, Le lacrime del male.

  2. Ho disegnato un cerchio… con il quale le invio un caro saluto, dottor Lanzaro. Grazie.

    – Esse in anima;
    – Contemplazione della “goccia”;
    – Incontro con… i sintomi (archetipi!);
    – “declinazione” della goccia;
    – Esse in anima!

  3. …..Bellissime …letture…..profonde…………..
    Bellissimo film…….incredibilmente bello……
    Risposta a Giobbe………..un Incanto…..Meraviglia di scritto…..giuro !!!!

    Ma…..in una ..pagina elettronica….tutto suona …come…..
    nonostante la “cura della sua profondità”………..distante..

  4. ……Ah….un ringraziamento…ad Adamo…. ; ).
    come non ringraziarlo….ai tempi ….già ne
    avevo ….riso…..

    Chiunque abbia vissuto abbastanza da capire cosa sia la vita, sa quale profondo debito di gratitudine dobbiamo ad Adamo, il primo grande benefattore della nostra razza. Egli portò nel mondo la morte.
    (Mark Twain)

    ………no……..dico………altre…. “perle di saggezza” ???!!!!??? : )

    https://gabrielelaporta.wordpress.com/2013/03/16/adamo/

  5. @Valeria: Ricambio sinceramente il saluto. Bentrovata!

    @Beatrice: “..diventeremo tanto più ricchi quanto più riusciremo a integrare i nostri impulsi distruttivi: nelle nostri parti scisse, nei nostri impulsi ripudiati perché fonte di angoscia, sono infatti insiti anche elementi preziosi della personalità e della nostra vita creativa”. Non so se ha visto il film: il personaggio di David Gale e il suo percorso sono peculiari perché, parallela alla personale autodistruzione c’è una arguta (?) creatività e consapevolezza (anche dell’angoscia) di cui palesemente (e teleologicamente) si gioveranno gli altri. Se alcuni dicono che Giobbe è un pò il precursore di Cristo, le scelte di Gale (sempre ricordando che si tratta di un film) hanno all’epilogo un paradossale elemento redentivo.
    Mi piacerebbe davvero avere ulteriori opinioni sull’argomento…

  6. Salve Massimo Lanzaro credo proprio che lei abbia ragione
    ogni singola particella del nostro essere è importante e ci rende ciò che siamo, unici come persone.
    E l armonia proviene proprio da questo “atto d amore” verso se stessi.

    Una buona giornata

  7. Caro Dott. Lanzaro,
    grazie per aver preso in conidirazione le mie riflessioni.
    Penso che il filo conduttore che leghi Jung-Giobbe-Gale sia l’amara constatazione che l’uomo in questo viaggio sia abbandonato a se stesso. Che quel Dio che dovrebbe essere Amore, consolazione spesso mostra invece una lato più oscuro, perverso, quasi satanico che non solo permette che l’uomo soffra, ma adddirittura si disinteressa delle umana sofferenze.Quello che tocca la psiche di Gale e lo conduce in qeul viaggio di “tramonto-alba”, morte-rinascita interiore è la raggiunta consapevolezza che di fronte alla onnipotenza di Dio ci deve ribellare, si deve prendere coscienza e combattere….chiaramente questo discorso rapporto alla psiche è un’esortazione a combattere le Ombre che albergano dentro ognuno, a combattere quelle zone nere che impediscono all’uomo di progredire, di prendere coscienza di sè….e di rinascere.
    Penso che Gale veglia mandare un messaggio: nessuno è onnipotente e chi è onnipetente, o meglio chi si reputa onnipotente è preso dal male, in lui albergano elementi satanici….tuttavia il suo è anche un messaggio di speranza perchè prendere coscienza del proprio male, dei propri limiti, significa – se si trova il coraggio – anche poter affronatre il male e combatterlo: ciò può portare ad un cambiamneto positivo, ad una trasformazione, una crescita interiore, dopo la quale nessuno di noi è più quello che era prima….
    Quanto all’arguta “macchinazione” di Gale penso che sia l’estremo tentativo umano di farsi giustizia da solo in un mondo in Dio non c’è…anche in quel modo arguto ed amaro che il finale del film mette in evidenza…
    inoltre penso che Gale, come Giobbe, in quelle sofferenze estreme avesse riconosciuto il traguardo del proprio processo di individuazione: egli era un “mezzo” per l’umanità di riscatto all’onnipotenza ed al male….
    Le mando un carissimo saluto e …..

    Mi permetto di riportare la rispsota che Jung stesso nel 1952 intervistato nel 1952 da M. Eliade diede sulla sua recente pubblicazione di Risposta a Giobbe:

    All’età di settantadue anni, il professor C. G. Jung non ha perduto nulla della sua straordinaria vitalità, del suo incredibile spirito giovanile. Ha appena pubblicato, uno dopo l’altro, tre nuovi libri: sul simbolismo di Aion [il Tempo], sulla sincronicità e Risposta a Giobbe,1 che ha già suscitato notevole scalpore, soprattutto tra i teologi).

    E’ un libro che ho sempre avuto in mente, anche se ho aspettato quarant’anni a scriverlo. Rimasi sconvolto la prima volta che, ancora bambino, lessi il libro di Giobbe: dunque Yahwèh è ingiusto, pensai, un malvagio. Infatti si lascia persuadere dal demonio, accetta di infliggere orribili torture a Giobbe su istigazione di Satana. Nella sua onnipotenza, non gli importa della sofferenza umana. Non mancano, nella letteratura ebraica, gli esempi dell’ingiustizia di Yahwèh, ma non è questo il punto; il punto è la reazione del credente all’ingiustizia. Il problema è: esistono nella letteratura midrashica testimonianze dell’esistenza di una riflessione critica o di una riconciliazione di questo conflitto presente nella divinità? In un testo di epoca tarda, Yahwèh chiede all’alto sacerdote Ismaele di benedirlo, e Ismaele risponde: « Possa Tu volere che la Tua misericordia vinca la Tua ira, e la Tua misericordia si sovrapponga al Tuo rigore… ».2 L’Onnipotente trova dunque che un uomo veramente santo sia superiore a lui.

    Ma potrebbe trattarsi di una questione di linguaggio; può darsi che ciò che chiamiamo l’« ingiustizia » e la « crudeltà » di Yahwèh siano solo formule approssimative e imperfette per esprimere l’assoluta trascendenza di Dio. Yahwèh è « Colui che è », dunque è al di là del bene e del male. E’ impossibile da concepire, da comprendere, da formulare e dunque è misericordioso e ingiusto insieme. Che è come dire che Dio non può essere circoscritto da alcuna definizione, che nessun attributo può esaurire le sue potenzialità.

    Io parlo da psicologo, e soprattutto mi riferisco all’immagine antropomorfica di Yahwèh e non alla sua realtà teologica. E come psicologo affermo che Yahwèh è contraddittorio e inoltre che questa contraddizione può essere interpretata psicologicamente. Per mettere alla prova la fedeltà di Giobbe, Yahwèh lascia a Satana una libertà d’azione quasi assoluta. Ebbene, questo fatto è gravido di conseguenze per l’umanità: si profilano eventi importantissimi nel futuro a causa del ruolo che Yahwèh si sentì obbligato ad assegnare a Satana.

    Di fronte alla crudeltà di Yahwèh Giobbe tace: questo silenzio è la risposta più bella, più nobile che l’uomo possa dare a un Dio onnipotente. Il silenzio di Giobbe è già un preannuncio di Cristo. Anzi, Dio si fece uomo e divenne Cristo per riscattare la propria ingiustizia verso Giobbe.

    Yahwèh ha sbagliato, ma non lo riconosce. E Giobbe lo sa forse, questo? La posterità, comunque, ha avvertito il lacerante conflitto causato dall’immoralità di Yahwèh. C’è la storia di un pio rabbino che non sopportava di leggere il Salmo 89.3 Giobbe è indubbiamente cosciente dell’ingiustizia divina e dunque è più conscio di Yahwèh. C’è una forma di superiorità nel progresso dell’uomo quanto a coscienza morale, a fronte di un Dio che è meno conscio. E’ questo il motivo per cui ci sarà l’Incarnazione.

  8. @Beatrice
    Grazie di cuore di aver trascritto lo stralcio di quella intervista.
    Jung dice “Io parlo da psicologo, e soprattutto mi riferisco all’immagine antropomorfica di Yahwèh e non alla sua realtà teologica”.
    Orbene mi chiedo (ed in passato mi sono chiesto: http://www.cgjungpage.org/index.php?option=com_content&task=view&id=905&Itemid=40)
    se Jung abbia per così dire trascurato la valenza simbolica e archetipica (allegorica, metaforica, in termini psicologici) di Yahwèh (che in altri scritti viene invece chiaramente equiparato all’archetipo del Se). In questo caso Giobbe stesso potrebbe essere “in chiave archetipica” come un pattern che noi umani abbiamo in comune nello strutturare una risposta psicologica al fenomeno della “perdita”, dell’ingiustizia e della conseguente solitudine/isolamento.
    Scissa dalle proprie radici inconsce, la coscienza diventerebbe unilaterale, “diabolica”, dal greco dia-ballein che significa divisione, separazione, come sappiamo. Tuttavia il lavoro sulla nostra totalità psichica prevede l’individuazione, il raggiungimento della coniunctio oppositorum dei poli insiti nel Se, ed ecco che nella storia di Giobbe simbolicamente vengono rappresentati lo Yahwèh misericordioso e ingiusto (diabolico) insieme….

  9. C’ era una volta la bella addormentata nel bosco, c’ era Cappuccetto Rosso e c’ era anche il lupo.

    Il lupo vedendo il corpo astrale di Rafeluzzzzzzu, ha avuto paura ed è diventato, un agnello.

    E’ stata una trasformazione, dovuto alla presenza del mio amico non su questa, terra, ma su un altro pianeta, il cui Immortale e magico Raf, può tutto.

    PER DON RAFFAELE, LA PSICOLOGIA E’ UNA DOTTRINA FRAGILE, DEBOLE E SENZA CONOSCERE I MISTERI DEL CIELO E DELLA TERRA.

    Carlos Castaneda, possiede in un pugno, tutto l’ insegnamento di Freud, Jung e di Adler. Ciao Rafelù. Mi mancono i tuoi scritti e dopo tante lezioni, condivido il tuo alto sapere. Grazie Rafè.Sono diventato un tuo discepolo.

    ” Le cinque fasi dell’elaborazione del lutto” presentate, dalla scienziata, E. Kübler-Ross, sono i momenti, in cui, per la perdita di una persona cara, per la perdita di un’ ideologia, scocca la sofferenza; oppure, quando ad una persona gli viene diagnosticata una malattia terminale.

    1) Fase abbiamo la negazione. .

    2) Fase della rabbia.

    3) Fase della contrattazione o del patteggiamento.

    4. Fase della depressione.

    5. Fase dell’accettazione.

    Nel vecchio film di Alan Parker “The Life of David Gale” (2002), come è stato descritto, si incontrano, quasi, i cinque moti psichici, presentati, della grande scienziata.

    Scienza e Regia, si sposano e fanno un grande figlio, un santone Grandioso… !

    Ricapitoliamo : la dott.ssa davanti ad un lutto, davanti ad una tragedia, davanti ad una malattia terminale, studia cinque dinamiche mentali. Ammettiamo che la sua ricerca sia validissima.

    PERO’ MANCA L’ ESSENZIALE, MANCA LA GUARIGIONE. NELL’ ARTICOLO NON SI PARLA D’ INTERVENTO, ALLE CINQUE FASI MENTALI.

    QUESTO E’ IMPORTANTE !

    POI QUALCHE PAPERINA, PUO’ ACCETTARE TUTTO.

    UNA COSA E’ LA DIAGNOSI, UNA COSA E’ LA TERAPIA.

    UNA COSA E’ TROVARE, DA PARTE DELLO PSICOLOGO, DELLO PSICHIATRA, UN COMPLESSO, UNA PAURA, UNA DEBOLEZZA, NELL’ ANIMA DEL SUO CLIENTE, UNA COSA E’ FAR USCIRE IL ” PAZIENTE ” DA CIO’ CHE LO DISTURBA E LO DOMINA.

    ESSERE DOMINATI, DA CIO’ CHE NON VORREMMO E’ LA VERA TRAGEDIA DELL’ UOMO.

    IL VERO OPERATORE DELL’ ANIMO UMANO E’ COLUI CHE GUARISCE.

    CHI INDAGA E NON SA GUARIRE, NON HA SAPUTO INDAGARE.

    MA CHI GUARISCE, HA SAPUTO INDAGARE

    La vera realtà, la vera magia è far uscire da quelle cinque fasi, descritte, le persone che ne sono contagiate.

    IL RESTO E’ VANITA’ ESPOSITIVA.

    Una preghiera, per le persone, indagate dalla Prof.ssa E. Kübler-Ross

    Rèquiem aetèrnam,
    dona eis, Domine,
    et lux perpètua lùceat eis.
    Requiéscant in pace.
    Amen.

  10. Cara Beatrice scusami per queste parole 😀
    Non pensavo che tu, proprio tu ancora parlassi di un fantomatico inesistente Satana…. Quanta indotta confusione… Yahwèh. non è un DIO, ma solo un dio minore della schiera degli DEI, praticamente un extraterrestre, un alieno, di un altro sistema solare, di un altro pianeta, ridisceso in questo mondo, per dominare questo mondo con una tecnologia superiore…. Ecco spiegato l’agire degli DEI, quasi in sintonia con i sentimenti umani e a volte anche assai più miseri. Il vero DIO NON HA NESSUN NOME PERCHE’ DAL FINITO NON E’ MAI POSSIBILE DEFINIRE CON NESSUNA PAROLA, CON NESSUN PENSIERO L’INFINITO….. Penso che in molti, per non potersi dare spiegazioni tangibili, si rifugiano nelle parole, nelle astrazioni, nell’intellettualizzazione e nelle definizioni simboliche o archetipali del mondo della psiche che a mio avviso, agisce solo nella superficie della carrozzeria che da qui chiamiamo “umana”, come anche quella stessa psiche religiosa ortodossa, non spiega proprio niente dei gusci di protezione, così’ come si rifiuta di accettare di capire la vera natura animico/spirituale dell’essere, ma per comodità (come anche per PAURE) , poggia tutte le sue teorie, solo sull’analisi degli effetti e non sulle cause prime che li hanno generate. Anche perchè disconosce che spesso quelle stesse cause prime vengono dirette/tessute dai mondi soprasensibili dell’essere IO SONO. E’ come applicare un giudizio solo dall’osservazione di una sola parte, di un ruolo che un attore sta mettendo in manifestazione, disconoscendo effettivamente che quell’attore ha fatto e farà tantissime DIVERSIFICATE PARTI ESISTENZIALI (per un quasi destino pre-assegnato, fintanto che non capirà chi è veramente) . SOLO CHI HA AVUTO DELLE VERE ESPERIENZE PRATICHE MISTICHE / EXTRACORPOREE O DI VERO CONTATTO DI UN CERTO LIVELLO (INIZIAZIONE) , PUO’ CAPIRE LA VERA REALTA’ TRASCENDENTALE SIA DEGLI UNIVERSI ESTERIORI COSI COME DEGLI UNIVERSI INTERIORI anche se spesso, qui, non si possono trovare né i termini né le parole adatte per descrivere l’indescrivibile…

  11. Carissimo Luiggggggione del mio Saracino Immortale Cuore 😀
    mentre scrivevo quelle parole….. nell’intimo, ho sentito la tua voce…. RIDEVI SOTTO I BAFFI……. HAHAHAHAHAHAHA 😀 Tre volte minchia, con tutto il rispetto per la vita e per ogni continuo necessario momento continuo, si parla sempre dell’aspetto della vita mortale come umani DISCONOSCENDO LA VERA VITA E LA VERA IMMORTALITA’ DELL’ESSERE’. Ecco spiegato il motivo, perchè in molti, spesso dopo il trapasso, restano ancorati per molto tempo, sui piani eterici appena appena superiori di questo mondo….. 😀 La tua bella filastrocca in questi casi è molto indicata, coincidente con una sincronicità programmatica già prevista e pianificata prima di ridiscendere in questo mondo 😀

  12. …ma io me lo tengo stretto a Raffaele…ma per fortuna….: ) : ) : )
    …che qua….tra lupi….agnelli….pecore……leoni…HHAhahhaha

    UEEE……iiiiiih…….che confusione…iammo belli ; )
    iamme……iamme…….

    ….meglio ….gli…..orsacchiotti !!!!!….HAhhaha !!!!

  13. Caro dott. Lanzaro,
    Ho letto con attenzione il suo pensiero…grazie, faccio tesoro dei suoi insegnamenti.
    Mi sono ricordata di un estratto di GIorgio Antonelli che lessi tempo fa….mi permetto di riportarlo….

    La presenta ricerca intende colmare una considerevole lacuna nel campo degli studi dedicati al pensiero Jung. La complessa rete di eresie conosciuta col nome di “gnosticismo” si colloca a una delle origini della complessa costituzione della psicologia dinamica e, in particolare, della psicoanalisi e della psicologia analitica. Non è forse stato lo stesso Jung, in una lettera a Freud, a definire la psicoanalisi una “reincarnazione” della “sophìa”, della sapienza gnostica?
    Cristo ha reciso l’ombra. Ciò significa che l’opera di redenzione è ancora lontana dall’essere ultimata. L’aiòn di Cristo si caratterizza come economia del dissidio con l’Anticristo, ovvero con “l’antìmimon pneuma”, spirito imitatore o contraffattore, termine a cui Jung ricorre più volte e che deriva dalla lettura dei testi gnostici “Pistis Sophia” e “Apocrifo di Giovanni”. La tesi sostenuta da Jung è che l’incarnazione deve continuare nella terza età dello Spirito Santo. A questa terza età dell’uomo pneumatico, che corrisponde poi all’uomo psicologico di Jung, rivolge già il suo sguardo il “principio d’una morale del male” cui avrebbe alluso Cristo, un Cristo rivisitato in ottica carpocraziana. L’uomo completo, assumendo quel principio, si distingue dall’uomo perfetto significato dal Cristo valentiniano che non ha sopportato alcuna commistione col male…

    “Risposta a Giobbe” si lascia anche considerare quale compendio di motivi gnostici. L’ambiguità dimostrata da Yahweh nel richiamare “l’attenzione della prima coppia umana sull’albero del bene e del male vietando loro contemporaneamente di mangiarne i frutti”, era già stata denunciata, tra gli altri, dai marcioniti. In completo accordo con Jung essi condannavano il Creatore che, in contraddizione con se stesso, comandava quello che aveva proibito e proibiva quello che aveva comandato. Allo stesso modo Jung sostiene che nel comportamento di Yahweh “erano presenti un sì e un no”.

    Il motivo dell’ignoranza del demiurgo, che provoca “il peccato che in realtà non aveva previsto”, compare nei “Problemi” di Apelle e nell’intervento del marcionita Megezio riportato da Adamanzio. Nello stesso scritto il bardesianita Marino rigetta l’ipotesi della “privatio boni” sostenendo che il serpente sin dall’inizio aveva istigato Eva. Jung utilizza più volte, con analogo intento, il motivo della preesistenza del serpente, motivo che compare anche nella “Risposta”…

    Una riprova della inclinazione doceta propria della cristologia junghiana è costituita dalla posizione assunta da Jung in merito alla resurrezione. La resurrezione è un mito, un’idea archetipica … s’assimila a un evento psicologico. Non può più essere sostenuta la tesi di una resurrezione letterale dell’uomo storico Gesù …

    Secondo Jung, Gesù avrebbe scoperto sulla croce il completo e definitivo fallimento della sua missione, del suo esperimento con la vita. Sulla croce Dio l’aveva abbandonato e nella deradicante prospettiva di quell’abbandono tutta la sua vita si rivelava una terribile illusione. Tuttavia Gesù era stato pienamente fedele al suo esperimento e questa fedeltà, alla fine, gli procurò il “corpo della Resurrezione”.

  14. Paul-Claude Racamier una volta ha scritto: “come terapeuti bisogna innanzitutto guarire dalla smania di guarire”.

  15. @Beatrice: grazie dell’estratto, interessantissimo

  16. Dottor Lanzaro, so che esula dall’articolo, ma vorrei chiederle lo stesso se esista una valenza simbolica e archetipica comune con cui leggere la vicenda di Giobbe e quella di Giona.

  17. @Valeria
    Buongiorno! Il messaggio del libro di Giona intenderebbe sostenere con l’apertura universalistica che stava avvenendo in alcuni ambienti del giudaismo postesilico, soprattutto nell’ambito della diaspora ebraica; da un punto di vista simbolico invece “essere in un grande pesce” come prodromo alla palingenesi ha conosciuto una discreta fortuna nella letteratura. Tra gli altri l’Orlando furioso, dove a finire nel ventre di una balena è Astolfo e naturalmente Collodi nel suo immortale Pinocchio. Esiste dunque molto probabilmente una valenza archetipica, che però non vedo particolarmente “legata” a quella di Giobbe.

  18. La perdita della vita è un dramma più per chi resta ….
    Egoisticamente, mai vorrei assistere alla perdita di chi amo, e non solo ….
    Eppure, sono consapevole che pochi vanno incontro al termine di questo viaggio, consapevoli di non averlo sprecato. Allora è bene gioire, in particolar modo, della liberazione di queste persone.

    Dunque il grande passo finale della nostra vita è preceduto da piccoli passi.
    Ogni morte psicologica, di chi muore in se stesso, è preceduta dalla fase della negazione: il difetto, il drago, non accetta di essere tale; esso si giustifica, ma va snidato dall’anima che lavora e sperimenta (chi fa autoanalisi è al tempo stesso drago e cavaliere).
    Quando il drago esce dalla caverna, reagisce con rabbia ed ira, ribellandosi con violenza (una caratteristica del drago è la disobbedienza e la insistente volontà di esistere).
    Quindi inizia una lotta che vede il cavaliere in cerca del modo migliore per affrontare ed eliminare la bestia. Per far ciò il cavaliere deve studiare attentamente tutte le caratteristiche del drago e comprenderne i meccanismi di azione e reazione.
    Uno dei momenti più subdoli della lotta è il senso di svuotamento parziale della personalità che il cavaliere prova nel momento in cui deve eliminare il drago: la bestia ha sempre fatto parte della personalità del cavaliere che, ora, rischia di sentirsi svuotato.
    Ma con un atto eroico finale, il cavaliere non si fa commuovere, ed accetta la definitiva cancellazione del drago. Ciò avviene con la totale comprensione dell’opera compiuta e con un rinnovamento del quadro psicologico del cavaliere, in cui il difetto lascia il posto alla virtù corrispondente.

  19. Ci risiamo, nel pieno della confusione INDOTTA e stracotta più completa..

    Penso che a molti di Voi, vi farebbe piacere sapere CHE YESHUA BEN JOSEPH NON MORI’ SULLA CROCE E NEANCHE RISUSCITO’ IL TERZO GIORNO’, MA DOPO UNA MORTE APPARENTE DI SOLE TRE ORE, AIUTATO DA GIUSEPPE/LA MADDALENA/NICODEMO/YESHUA BEN BARABBA (GIOVANNI IL GALILEO) /YESHUAN BEN PATIRA, DALLO STESSO PILATO ED ALCUNI POCHI FIDATI, STETTE DI NASCOSTO ANCORA PER 11 ANNI INSIEME ALLA SUA SPOSA, AI SUI DUE FIGLI PER ISTRUIRE I SUI DISCEPOLI SOTTO FALSO NOME. POI INSIEME AL FRATELLO GEMELLO CARNALE YESHUA BEN PANTIRA (DIDIMO/TOMAS GIUDA) E LA MADRE ADOTTIVA, MIRIAM OVVERO LA MOGLIE DI GIUSEPPE D’ARIMATEA DECISE DI CONTINUARE LA SUA RISVEGLIANTE DIVINA OPERA FINO A TARDA ETA’ NEL KASHMIR CON IL VENERATO NOME DI YUZ ASAPH , MENTRE GIUSEPPE D’ARIMATEA, LA MADDALENA, I DUE SUOI DIVINI FIGLI INSIEME ALLA DUE MARIE E QUALCHE FIDATO SUDDITO SCELSERO LA VIA DELL’OCCIDENTE. D’ALTRONTE ESSENDO INIZIATI A GRANDI MISTERI SAPEVANO BENISSIMO COME TELETRASPORTARSI/BILOCARSI O TRASMETTERE IL PENSIERO CONSAPEVOLMENTE DA UN LUOGO AD UN ALTRO CON IL PROPRIO DIVINO CONSAPEVOLE INTENTO…..

    CHE BELLA FALSA STORIA CHE CI VIENE RACCONTATA PER QUASI 2000 ANNI MENTRE COLORO CHE SAPEVANO…. SONO STATI SEMPRE PERSEGUITATI, TOTURATI ED ANCHE SOPRESSI IN OGNI LUOGO ED IN OGNI TEMPO…. ERANO ASSAI SCOMODI A QUEL POTERE INQUISITORIO CHE SI BASAVA SOLO SULLE PAROLE DI PAOLO DI TARSO…. (iniziato solo al terzo grado dei sette previsti necessari stati iniziatici di coscienza superiore)

    …nella terza età dello Spirito Santo. A questa terza età dell’uomo pneumatico, che corrisponde poi all’uomo psicologico di Jung, → UNA BELLA FALSA MINCHIATA

    …. Secondo Jung, Gesù avrebbe scoperto sulla croce il completo e definitivo fallimento della sua missione, del suo esperimento con la vita. Sulla croce Dio l’aveva abbandonato e nella deradicante prospettiva di quell’abbandono tutta la sua vita si rivelava una terribile illusione. Tuttavia Gesù era stato pienamente fedele al suo esperimento e questa fedeltà, alla fine, gli procurò il “corpo della Resurrezione”. CONTINUA LA GRANDE ODISSEA DELLE MINCHIATE DELLE MINCHIATE

    — non è forse stato lo stesso Jung, in una lettera a Freud, a definire la psicoanalisi una “reincarnazione” della “sophìa”, della sapienza gnostica? QUESTA E’ VERAMENTE UNA MINCHIATA COSMICA…. NON AVETE PROPRI NEANCHE L’IDEA DI CHE COSIA SIA LA VERA SOFIA.. il PLEUMA, L’ANIMA O LO SPIRITO IMMORTALE.

    ma forse e meglio se continuo con le mie tesi…

    IN QUANTO ALL’ESSENZA DEI TRE GESU’ A QUELLA COSCIENZA CRISTICA RAGGIUNTA DA TUTTI I GRANDI INIZIATI DI OGNI LUOGO E DI OGNI TEMPO… L’IMPRONTA ERA STATA CONCEPITA ANCHE AI TEMPI DELLO ZEPTEPI….. TANTO E’ VERO CHE E’ SCRITTO A CARATTERI NON ANCORA ALTERATI (GEROCLIFICI) ANCHE NEI TEMPLI VICINO ALLE TRE PIRAMIDI……

    Questa è proprio bella, la suggerisco a tutti gli inconsapevoli “ammuccalapuni”, anzi vi suggerisco di raccontarlo anche e soprattutto al vostro persona prete….

    in quanto al TENTATORE…. fu proprio il vero SALVATORE, il PROMETEO INCATENATO (ovvero thoth – Shiva / Krishina / Ermete – Pitagora / Socrate / Platone / Aristotele – Budda / Zorastro – Gesù ecc. proprio lui (CHE CON MILLE PRECEDENTI NOMI dovette pagare un grosso inumano tributo non solo su questo mondo , ma anche e soprattutto in altri mondi e piani di cosceinza) per aver di nascosto sabotato/alterato il programma originario, per aver concesso il fuoco, la luce, l’intelletto, alterando di proposito IL PROGRAMMA di genetica destinato ai giovani inconsapevoli LULU con alcuni SUOI PERSONALI DIVINI INTERSTELLARI GENI ISTILLANDO LA GENETICA DEGLI DEI. Poveri schiavi giovani umani, che se sarebbero rimasti ancora per millenni, (100.000 anni era la loro programmata età iniziale) I in un fantomatico EDEN (Centro di Clonazione e di manipolazione genetica) come inconsapevoli schiavi, privi di un seppur barlume di coscienza/intelligenza ….. (la devastante guerra atomica degli dei che si concluse anche sulla luna, fu una conseguenza per spartirsi il dominio sui nuovi umani) oggi grazie alla riesumata memoria (che è scritta nell’immortale cuore di alcuni esseri) non potremmo parlare di queste cose…. e neanche quello che fu distrutto come vera traccia storica che era presente nella biblioteca Alessandrina . Ma è anche vero che molte cose, molte inumane opere,. Così come all’evidente ed assai visibile traccia di vita non terrestre, ancora oggi non la voglio ufficialmente spiegarle alle masse ignare ed assai inconsapevoli e facilmente manipolabili/abbidonabili…. da quell’antica vera reincarnata ed ancora inevoluta malevola coscienza.

    Basta mi sono anche stancato di sentire così grandissime fesserie da contrapporre con tante altre strane parole che non basterebbe un libro intero per motivarle… Avete creato e volete continuare a definire un mondo come se fosse deducibile solo dall’aspetto psicologico / mentale.. Da quello stesso mentale che io chiamo mortale che nulla a che vedere con L’IMMORTALE CUORE, perché non riesce a concepire il concetto di CONTINUITA’ DOPO LA MORTE, proprio di questa ha cosi’ tantissima paura, perchè sa solo concepisce che sarà la sua vera morte, la morte di un ego mentale e psicologico NON CONOSCENDO IN CONCETTO DI INFINITO CHE IL CUORE GIA’ CONOSCE.

    Oltre che per tanti inconsapevoli ignoranti, anche e soprattutto per i poveri mortali animali intellettualizzati verrà la morte e dopo…. hahahaha……. ragazzi, angeli e demoni di ogni piano e di ogni ordine… che bel botto…. se ne vedranno di belle di cotte e di crude…. Spesso, SettantaMilaVolteSette saranno i tentativi, Minchia che grande lavoro che gli esseri di luce devono fare per convincere tantissime testa di rapanella ad oltrepassare il guscio della loro stessa incomprensione… Dovete anche sapere … questa è proprio nuova alla maggior parte della coscienza collettiva…. Spesso gli angeli perdono anche la pazienza, e a quel punto per un necessario compensativo riequilibrante aspetto, diciamo metaforicamente con un bel calcio in culo li rispediscono velocemente senza preavviso (senza un nuovo, ma con lo stesso programma vecchio) dentro un guscio umano che si sta formando in questo mondo…. con una tale velocità d’impatto che agli occhi dei veggenti e degli occultisti, viene definita “caduta continua seguita da rimbalzi e rinculi persistenti” 😀

  20. alimortacci de pippo,….Raffaele…

    te se rotto er tappo……!!!!!!!!!!!!

  21. No Carissimo Peter 😀
    è solo il mio forte Daimon interiore che ogni tanto gli concedo consapevolmente di prendere una boccata d’aria, mentre con l’intento trattengo quieto l mio bilanciante amorevole angelo della presenza… Sai nei mie mondi interiori c’è tantissimo movimento vibrazionale, soprattutto dovuto al fatto che, tempo fa ho fatto un piccolo saltino spazio/temporale dall’altra parte del velo 😀 E’ un rischio che sapevo d’incontrare, ma è anche vero, anche se sono l’ultimo del carro degli immortali guerrieri, in qualche modo ho tanto da raccontare, ne ha viste di tutti i colori, sia su questo piccolo mondo come anche su altri mondi con i relativi piani di coscienza più evoluti, come anche meno evoluti 😀 Comunque non ti allarmare… ho imposto al mio Daimon di calmarsi…. perchè si incazza facilmente quanto sente vere bagianate che io traduco in minchiate 😀

  22. Dottor Lanzaro, il mio punto di domanda è sulla diversa percezione da parte dell’uomo del Mistero di Dio prima della sua incarnazione nel Cristo, prima, cioè, che il suo tempo si intersechi con il tempo dell’umanità diventando “sale della terra”, parte di essa: non è da questo “atto di compassione” che l’uomo ha imparato a perdere se stesso per perdere la separazione tra sogno e realtà e diventare una sola cosa con essa? E forse è possibile stabilire un legame tra i messaggi contenuti nel Vecchio Testamento soltanto se celebrati alla luce del Nuovo Testamento: la moltiplicazione, l’esplodere delle vocazioni, quel compito che il Cristo si dice abbia fallito. Il cristianesimo si è diffuso nell’inconscio dell’Impero romano, minandolo alle sue fondamenta, parlando la lingua degli schiavi… Lo stesso Jung rivisita la IV Egloga di Virgilio.

  23. A chi interessasse reperire ulteriori miei scritti:

    http://www.ilquorum.it/author/massimo-lanzaro/

    Un caro saluto

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...