Distogliere il pensiero

Così come si provocano o si esagerano i dolori dando loro importanza, nello stesso modo questi scompaiono quando se ne distoglie l’attenzione.
Sigmund Freud

11 Risposte

  1. Che cosa …superficiale….non la condivido….
    penso sia giusto non enfatizzare un dolore
    ma….distogliere…l’attenzione e far si che scompaia
    mi sembra alquanto semplicistico…..secondo me…
    Dipende………..

    Tutto si supera perchè lo si “vede” e lo si “riconosce”
    ci son dolori che sembran tali…e non lo sono
    tipo la fine di un amore stanco……
    Altri invece……sono diversi……i veri dolori sono diversi
    e vanno affrontati e compresi .

  2. Ho fame: il mio corpo ha fame..
    Odio: la mia mente odia ..

    L’anima si fa affascinare, nel bene e nel male da sintomi di malessere che non le appartengono e che, abilmente, la depistano nella individuazione del vero problema.

  3. Penso che il caro zio Sigmund ci abbia offerto una preziosa chiave per elimanre parte dei dolori che proviamo: quelli psicosomatici…quelli dell’anima malata che in qualche modo ci vuole dire che sta male e vuole essere curata.

  4. D’accordo Beatrice, ma l’anima malata vuole veramente stare bene ed essere curata? Probabilmente se il dolore persiste e nessuna cura sembra funzionare, non accaniamoci alla sua guarigione. Forse quell’anima ha proprio bisogno del suo dolore per sentirsi viva e presente, per gridare “esisto” come altrimenti forse non saprebbe fare!

  5. Vero Stefania! Per come la vedo io la patologizzazione e’ parte della natura di Anima…forse dobbiamo soltanto cambiare prospettiva e RIvedere il nostro concetto di “curare”…pero’, scusate, in questo sono marcatamente Hillmaniana…non perché ripeto a pappardella…solo perché ha toccato irreversibilmente le mie corde…

  6. Cara Stefania e cara Marta,

    scusate se rispondo solo ora, ma ieri non mi sono più connessa.
    Vi confesso che questo quesito me lo sono posto anche io un’infinità di volte….e spesso ci ho anche pianto.
    Riconosco che ammettere che un’anima possa essere malata e che non vi siano cure efficaci per la sua guarigione mi ha fatto male, male perchè vedere un’anima che soffre non lo sopporto, soprattutto quando è un’anima che dentro ha tanta luce da illuminare il mondo intero. Tuttavia penso che esistano anime per le quali il loro dolore sia fonte di esistenza, di vita, perchè come dite voi, gustamnente, è il loro unico modo di dialogare col modo…in altro modo non lo sanno fare o non lo possono fare. Anche io sono hilmaniana, e come te Marta, parlo perchè in un certo qual modo la cosa mi ha toccato da vicino….mi sono accanita, certamente per il grande affetto verso questa anima, nel voler ridare luce ad un’anima sofferente, nel volerla aiutatre a guarire. Tuttavia nel mio piccolo non ho trovato le cure adeguate, eppure mi sono “inventata” di tutto nella spasmodica ricerca di trovare la cura giusta per le sue sofferenze…ma è stato tutto inutie…quindi ho dedoto amaramente che o io non sono stata in grado di trovare le cure, le parole e l’amore adatto per aiutarla a guarire oppure che quell’anima dolorante ha davero bisogno del suo dolore per poter vivere, è parte di se stessa…magari è così e basta oppure, chissà, è solo un momento della sua esistenza in cui ha bisogno di stare così, poi quando i tempi interiori saranno maturi guarirà da sola…oper lo meno me lo auguro per tuttutte le anime “malate”….
    un abbraccione care amiche

  7. E’ proprio così Beatrice, l’anima dolorante può guarire da sola quando “i tempi interiori saranno maturi”!
    Occorre imparare ad attendere, eventualmente offrendole solo un supporto affinchè riesca ad accettare e tollerare i propri limiti, la non onnipotenza. Ritengo, inoltre, che il “grande affetto” può anche nuocere, non sempre è rispetto, quindi, non sempre è proprio “grande affetto”… e se fosse egoismo?

  8. …è vero, Stefania, concordo in pieno!
    Sulla questione “grande affetto” penso dipenda da persona a persona, da situazione a situazione…perchè vedere che una persona cara sta male fa soffrire e penso sia naturale volerla aiutare, ma a volte sì è vero questo altruismo potrebbe sfociare in una forma latente di egoismo.
    Però mi domando spesso, ma non è proprio l’affetto che viene dai cari quando si sta male a lenire un pochino le malattie di anima? cioè, anche se come abbiamo detto ognuno ha i suoi tempi di guarigione e a volte il troppo affetto potrebbe essere deletierio, ma non dare e cure affetto a queste anime malate non le farà poi sentire abbandonate facendole sentire anche non amate o poco importanti?
    Non lo so, su questo punto ammetto che ho tante domande….penso sia davvero una questione del caso singolo….

  9. Quando ho potuto esternare ai miei cari, con tutti i mezzi a me conosciuti, ciò che mi preoccupava e che richiedeva la mia attenzione sotto forma di “attacchi emotivi”, sono riuscita anche ad attenuare il dolore, derivante molto spesso dall’incapacità del mio interlocutore di ascoltarmi. Incapacità dovuta ad esperienza diversa del dolore, all’età, anche al momento poco opportuno alle mie esternazioni, al fatto che vedere la madre soffrire scatena nel figlio o nella figlia una sorta di rimozione del problema per difesa di un certo equilibrio o per conservare un certo diritto a “stare male per primi” (e quindi all’assistenza).
    Anche io ho fatto gli stessi errori nel propormi come “ascoltatrice” e quel senso di “colpa”, per non aver a volte dato il giusto valore al dolore altrui, “suona” in me come quel “limite originale” dal quale ho preso coscienza che dovevo rivedere le mie esigenze e relazionarmi in maniera diversa con il dolore. Quello che non faccio più è distogliere il pensiero, mio e degli altri, dal dolore, perchè non è vero che scompare: cambia forma e si sposta. E si carica di significato. Se esplode in maniera irruenta e nei momenti meno opportuni, è perchè abbiamo distolto troppo a lungo il nostro pensiero da Lui.

  10. …e se nella loro sofferenza e nel loro silenzio queste anime invece chiedessero proprio di essere ascoltate e curate?
    una volta una persona molto saggia mi ha detto che proprio quando un’anima malata rifiuta le cure e l’affetto che gli viene offerto dai cari, quando più si chiude in stessa tanto più quello è il momento di non abbandanrla e offrirgli affetto….ma magari la persona in questione conosceva la situazione e, dopo averla valutata, ha ritenuto opportuno darmi questo consiglio…
    sì, stefania, questo quesito è un mio cruccio!
    Sono disposta ad attendere che i tempi di guarigione di ognuno maturino, ma nell’attesa sinceramente mi pongo mille quesiti e spesso non è facile comprendere quale sia la cosa giusta da fare…

  11. Se l’egoista fosse invece chi ha l’anima malata?
    Se questa persona approfittasse un po’ dei suoi mali per bramosie narcisistiche, poco interessandogli che altri si spacchino per aiutarlo?

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