La fine di un amore

“… la morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d’essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o colei con cui ti sentivi intero. Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che ti inflisse, le sofferenze che ti impose. Il rimpianto ti consegna la memoria d’una persona pregevole anzi straordinaria, d’un tesoro unico al mondo, nè serve a nulla dirsi che ciò è un’offesa alla logica, un insulto all’intelligenza, un masochismo. (In amore la logica non serve, l’intelligenza non giova e il masochismo raggiunge vette da psichiatria.) Poi, un po’ per volta, ti pass
a. Magari senza che tu sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce e il rifiuto di rassegnarti ad esso scompare. Ti rendi finalmente conto che l’oggetto del tuo amore morto non era nè una persona pregevole anzi straordinaria, nè un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un’altra metà o supposta metà di te stesso e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull’anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa e ti accorgi di non essere più quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia si è infiacchita, la tua curiosità si è affievolita e la tua fiducia nel futuro s’è spenta perchè hai scoperto d’aver sprecato un pezzo d’esistenza che nessuno ti rimborserà. Ecco perchè, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perchè, anche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l’istante in cui esalerà l’ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio lo supplichi di vivere ancora un giorno, un’ora, un minuto. Ecco infine perchè, anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura tenti di resuscitarlo. Alzati Lazzaro e cammina.”…

Oriana Fallaci, Inshallah

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4 Risposte

  1. Mi ha fotografato

  2. La fine di un amore è sempre la dìfine di una parte di se stessi e inevitabilmente porta con se un cambiamento interiore….sempre: è nella dinamica dei rapporti crescere, maturare e cambiare. Se quel rapporto non ci avesse sfiorato, cambiato, migliorato o anche in qualche caso peggiorato allora sarebbe stato inutuile vivere quei giorni e quei giorni sarebbero stati giorni vuoti e buttati…ma invece, per fortuna, non è così! Quando l’altro tocca le corde della nostra anima, ci dona emozioni, ci rende nuovi, diversi significa che cmq vada in noi ha ladciato un segno indelebile e positivo…certo la fine di amore fa male, eccome se fa male…riprendersi da una delusione sentimenale, da un rifiuto, dalla fine della supposta corrispondenza d’amorosi sensi è difficile, curare le feirte e farle cicatrizzare è una cosa lunga, a volte forse impossibile, ci vuole tempo, molto tempo….molto tempo per risorgere, per tornare a agalla da un baratro buio e dalla disattese speranze….ma….ma se amore è stato quel vissuto io non lo rinnego: non penso siua stato tempo buttato…..non penso che mai quando si ama si possa dire di “aver sprecato un pezzo d’esistenza che nessuna ti rimborserà”: no, perchè quei giorni cmq li abbiamo vissuto, goduti, quei giorni faranno parte di noi per sempre e quei giorni hanno portato anche alla nostra crescita interiore. Inoltre se si è amato col cuore, non si deve mai rinnegare quell’amore qualunque cosa accada….

  3. Accanimento terapeutico?… uhmmmm…

  4. L’inferno è la sofferenza di non poter più amare.
    Fëdor Dostoevskij

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