Finita è la notte e la luna
si scioglie lenta nel sereno,
tramonta nei canali.
È cosí vivo settembre in questa terra
di pianura, i prati sono verdi
come nelle valli del sud a primavera.
Ho lasciato i compagni,
ho nascosto il cuore dentro le vecchie mura,
per restare solo a ricordarti.
Come sei più lontana della luna,
ora che sale il giorno
e sulle pietre batte il piede dei cavalli.
Salvatore Quasimodo
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Sera: luce addolorata,
pigre campane affondano.
Non dirmi parole: in me tace
amore di suoni, e l’ora è mia
come nel tempo dei colloqui
con l’aria e con le selve.
Sapori scendevano dai cieli
dentro acque lunari,
case dormivano sonno di montagne,
o angeli fermava la neve sugli ontani,
e stelle ai vetri
velati come carte d’aquiloni.
Verde deriva d’isole,
approdi di velieri,
la ciurma che seguiva mari e nuvole
in cantilena di remi e di cordami
mi lasciava la preda:
nuda e bianca, che a toccarla
si udivano in segreto
le voci dei fiumi e delle rocce.
Poi le terre posavano
su fondali d’acquario,
e quiete di noia e di vita d’altri moti
cadeva in assorti firmamenti.
Averti è sgomento
che sazia d’ogni pianto,
dolcezza che l’isole richiami.
Quasimodo
titolo:
Verde deriva
Anche se la notte è finita, la luna si nasconde e scorre nelle vene della terra: soltanto nascondendo il cuore dietro le salde mura del passato (voltandosi indietro), è possibile tenere a bada quel ricordo, sopravvivere ad esso e fare in modo che, il battito che provoca nel petto, sia confuso con il “battito degli zoccoli dei cavalli sulle pietre”.